Se gli Obituary, i Deicide, i Morbid Angel trovarono il successo sotto casa, i Cannibal Corpse furono tra le band più importanti del death a dover muovere il culo e farsi miglia e miglia di strada dentro un furgone scassato, partendo con la neve alta così, da Buffalo, New York e arrivando in Florida, ai fottuti Morrisound. Curioso, vero? Ai Morrisound oggi non va più nessun gruppo death, neanche a pagarlo. La scusa ufficiale è che pare siano poco aggiornati sulle moderne tendenze del metallo estremo (e sempre molto costosi). Eppure al tempo in cui dei ragazzi del nord rischiarono la vita pur di incidervi il loro primo album, i Morrisound ne sapevano quasi zero di death metal e su come si registrasse un disco di metal estremo, come del resto in qualsiasi altro posto del mondo, con la differenza che lì ciò che non conoscevano, lo inventarono.
Ma questo non è certo uno speciale sui fratelli Morris, qui parliamo di Cannibal Corpse. E per tornare a loro, fecero quel viaggione, che gli costò diverse piaghe da freddo al culo e alle mani e una quasi polmonite, ma fu il solo grande sacrificio che dovettero affrontare, perché bisogna ammettere che sul resto ebbero da subito la strada spianata.
Negli anni 80 i membri dei Cannibal erano tutti sbarbatelli sparpagliati in gruppastri (alla faccia dell’allitterazione) della piccola ma entusiasta scena di Buffalo, New York. C’erano i Tirant Sin, in cui suonavano Chris Barnes, Bob Rusey e Paul Mazurkiewicz. E c’erano i Beyond Death di Alex Webster e Jack Owen.
I Tirant Sin nel giro di tre anni passarono dalle cover dei Celtic Frost e degli Exciter alla realizzazione di tre demo originali. Fecero da supporto ai Dark Angel del tour di Leave Scars e poi si sfaldarono; cosa che successe più o meno anche ai Beyond Death. Sapete perché? Il mercato discografico, alla fine degli anni 80, non sapeva cosa farne delle ennesime band thrash metal. E come capita sempre in questi casi, alcuni membri delle band estinte tornarono a giocare a palletta e altri ripartirono con un progetto nuovo e più ambizioso. Nacquero così i Cannibal Corpse.
Sigla!
Dicevo che i Cannibal Corpse ebbero un sacco di fortuna. Nonostante l’espressione interdetta di molti metallari, quando si trovarono davanti l’orrida e delirante copertina di Eaten Back To Life, quei giovani pazzi erano destinati a un sanguinoso futuro. Nello stesso tempo che ci misero i Tirant Sin a nascere ed estinguersi, i Cannibal buttarono ottennero il loro primo contratto discografico con la Metal Blade.
Ebbero culo? Sì, ma non possiamo spiegare il loro successo solo in questo modo. Intendiamoci, ne ebbero. Però il gruppo era qualcosa che il mercato stava cercando con impazienza e appena misero il naso fuori dall’uscio qualcuno li scritturò e investì soldi su di loro.
Sapete come successe esattamente? Allora, Chris Barnes lavorava in un magazzino di dischi di una catena di negozi da supermercato. Insieme a lui c’era un tizio di nome John Grandoni, il quale conosceva un sacco di cose sul music business e aveva contatti interessanti nel giro metal. Tra lui e Chris nacque un rapporto paterno. Appena il ragazzo ebbe un demo del suo gruppo da far girare, John lo prese e lo spedì a un suo amico di nome Mike Faley, impiegato presso la Metal Blade.
E Mike lo mise sulla scrivania di Bob Slagel. Voi direte, ok, sai quanta roba gli arrivava a Slagel in quel periodo. Vero, ma appena il boss dell’etichetta si rigirò tra le dita salsicciose il demo di quei tali Cannibal Corpse e lesse il titolo di un brano: A Skull Full Of Maggots, ebbe quella che i critici letterari chiamano un’epifania.
“Merda”, disse Bob, “questo sì che è un titolo meraviglioso!”. E senza neanche ascoltare la registrazione inviò un contratto alla band. Esatto. Dentro il demo potevano esserci delle scorregge e qualche vaneggiamento da manicomio ma a Bob non interessava. Quel titolo e quel nome erano il disco. Punto.
Secondo Alex Webster, questo colpo di fortuna ebbe risvolti poco piacevoli sulla lunga distanza. Per lui il gruppo non era pronto per un contratto e tutto ciò che ne conseguì immediatamente. Era troppo presto. Lui e gli altri non avevano l’esperienza per un tour e nemmeno una padronanza tecnica sufficiente rispetto ai nomi che giravano nel death di quegli anni. Ecco perché Eaten Back To Life oggi suona così thrash e ingenuotto. Pur di fornire un disco alla Metal Blade il gruppo dovette infilarci tutto quello che aveva in repertorio, senza una selezione dei brani migliori. Non ce n’erano. Era tutto lì.
Chris Barnes, rispetto ad Alex, ripensa all’accaduto con un bel sorriso stampato sul grugno. Tecnica scarsa? Idee confuse? Inesperienza? “Che cazzo, amico, avevano un contratto con Bob Slagel! Io compravo tutti i dischi prodotti da quel tipo, a prescindere dal titolo e dal nome”.
Diciamo che Alex e Chris sono sempre stati un po’ agli opposti e questo alla lunga ha finito per… ma andiamo con ordine.
Per una poetica delle frattaglie
Un teschio pieno di vermi, che poi è il brano più tradizionalmente death del gruppo, almeno nella stagione lirica di Chris Barnes, non fu l’unico titolo a determinare una svolta nella storia dei Corpse, in un senso o nell’altro. Jack Owen ammette infatti per esempio che il temibile “T-Rex della libera espressione”, Entrails From A Virgin’s Cunt, non sia questo granché come brano, se analizzato musicalmente, ma con un titolo simile ha finito per diventare un superclassico assoluto per la band e la Passchendaele della guerra tra censura e rock.
Nel 1990 i Cannibal Corpse non erano solo i più osceni e offensivi deathster in circolazione, erano anche originali. Ma perché? Per il suono dei loro primi dischi? In effetti Scott Burns aveva fatto un gran lavoro ma se prendiamo i pezzi, a livello di stile erano un misto di vecchia europa, Slayer e Morbid Angel. Fu il concept esteso a un’intera band la vera novità. Tutto il gruppo, in ogni suo aspetto, era un tributo monomaniaco e ingiustificabile alla corrente estrema dello splatter cinematografico: un sottogenere diffusosi pochi anni addietro. Ricordiamoci infatti che prima di Evil Dead e Re-Animator, per i film ultraviolenti si parlava solo di gore.
I film horror estremi facevano già parte della cultura metallara. Tutte le band della NWOBHM, thrash o power avevano qualche pezzo ispirato a uno slasher movie o magari a un brutto fatto di cronaca nera capitato a un amico, ma erano episodi isolati, in repertori che alternavano queste macellerie a cose più ispirate dal folklore, la Storia più controversa, la cattiva politica sociale o le delusioni esistenziali. C’erano stati già gli Alice Cooper e i Death SS, come progetti discografici votati in tutto e per tutto all’horror, sia nel look che per la musica, ma i Corpse andavano oltre, settorializzandosi da soli. La base della propria ispirazione creativa era la sotto-corrente più indifendibile e malata della cultura horror.
E inoltre i Cannibal Corpse NON erano teatrali.
Il solo fattore non piegato alla scelta totalizzante fu proprio il look. I Dismember per esempio usarono spesso sangue finto per le foto sessions del “singolo” Skin Her Alive. Anche i Deicide lo fecero ai tempi di Legion. Ma i Cannibal, nelle foto session circolandi, erano solo dei capelloni in jeans e chiodo che si godevano una passeggiata alla vecchia stazione abbandonata di Buffalo. E forse questa loro non-divisa horror li rese cosa ancora più inquietanti. Chris Barnes sembrava un bel tipo, con un taglio di capelli orrendo ma dal viso armonioso e simpatico. Gli altri avevano tutti l’aria un po’ sfigata da nerd ma se escludiamo Bob e la sua calvizie incipiente o l’aria da trollato di Jack, sia Paul che Alex apparivano persino bellocci. E questi tizi dall’aria innocua cantavano di squartamenti, necrofilia e festoni fatti con le budella umane? Cosa cacchio c’era che non andasse in loro?
Insomma, chi pensa che i Cannibal Corpse siano qui oggi perché sanno suonare alla grandissima, perché hanno avuto un’indefessa mentalità professionale e perché vantano alcune delle più arrapanti produzioni death degli ultimi 30 anni, ha ragione, ma solo fino a un certo punto. All’inizio i motivi del successo erano altri.
E furono proprio quelli a scatenare gli attriti che poi condussero Chris Barnes fuori dal gruppo. Perché dopo un esordio così così (secondo Webster) e un secondo album, Butchered At Birth, pieno di “composizioni teoricamente sbagliate” (sempre Webster ma anche Jack Owen) arrivò Tomb Of Mutilated e con esso il pezzo che diventò la base di tutto il percorso discografico dei Corpse dal 1992 a oggi: Hammer Smashed Face.
Quel pezzo lo composero Alex e il batterista Paul Mazurkiewicz, nel breve periodo in cui si ritrovarono a suonare nel corridoio della sala prove, da soli. Il corridoio, esatto, e sapete una cosa? In quel momento non erano neanche certi che il gruppo esistesse ancora. Durante la realizzazione del disco che poi li consacrò, i Cannibal erano praticamente scissi in due, come un cadavere di una loro canzone. Da una parte c’erano Chris e Bob Rusey e dall’altra Alex e Paul. Jack come sempre era la coratella nel mezzo e non sapeva da che parte buttarsi. In quegli anni faceva da ponte e da paciere, permettendo che le fazioni nemiche e ostili tornassero a battere la stessa strada, invece di separarsi una volta per tutte. (Se volete sapere di più su questo momento complicato cliccate qui, altrimenti andate avanti)
Per Paul e Alex il gruppo doveva crescere in tanti aspetti: a livello tecnico, compositivo, professionale. Secondo Chris e Bob invece andava tutto bene, quello che contava era l’attitudine sul palco, avere una buona scorta di droghe e birra per i viaggi lunghi in furgone e continuare a darci dentro con le oscenità e la violenza sonora.
Bob in particolare non era proprio un fenomeno con la chitarra. Componeva un sacco di materiale per la band ed era pure uno dei fondatori, questo è vero, e molte delle cose di Eaten Back To Life e Butchered At Birth sono uscite dal suo cervello e persino diverse idee su Tomb sono partite da Bob. Purtroppo non poté suonare di persona la propria musica sul terzo disco perché Alex e Paul (convincendo anche Jack e quindi guadagnando la maggioranza) decisero all’ultimo momento, quando già si trovavano tutti in Florida ed era troppo tardi per discuterne, che non sarebbe stato Bob a suonare le sue stesse parti. Le avrebbe incise tutte Owen.
Anche James Hetfield prima del Black Album registrava tutte le ritmiche da solo. Forse è per questo che i vecchi album dei Metallica sono così coesi e potenti, ma all’arrivo di Kirk la band aveva già una sua gerarchia definita e nessuno avrebbe potuto contestare James per una pretesa simile. I Cannibal erano tutti amici alla pari. Tra loro nel giro di tre anni e mezzo si consumò una battaglia per il potere che finì per produrre un paio di vittime. Bob era il tipo atletico, quello che mena. Esperto di arti marziali, muscoloso e anche un po’ bullo, guardia del corpo degli altri quattro. Come gli si poteva dire: no, tu non incidi le tue parti perché Jack è più bravo di te a suonarle?
Eppure Alex, spalleggiato dall’immancabile Paul, gli impose di non occuparsene. E Bob ci rimase così male che non si arrabbiò nemmeno. Invece di piegare in due Webster e infilarlo nella custodia del basso, tornò in albergo a bersi qualche birra e poi scese in spiaggia ad abbronzarsi. E quello fu il suo errore definitivo. Perché mentre Tomb veniva fuori sulle bobine del Morrisound, diventò sempre più chiaro a tutti, escluso Barnes, che per Rusey, i giorni nella band erano finiti. Cliccate qui se vi interessa leggere di più sulla questione.
Tomb Of Mutilated ebbe successo… nei termini per cui un disco di metal estremo, con una copertina porno-zombie e dei pezzi intitolati I Cum Blood potesse averne. E questo perché il gruppo nel 1992 si ritrovò al fianco due inimmaginabili fan d’eccezione. Il primo era Jim Carrey, che li impose alla produzione di Ace Ventura per un’apparizione nel film. Il secondo fu la dogana tedesca.
La censura e i divieti in Germania regalarono una gran pubblicità ai Corpse e l’apparizione su un film demenziale di grandissimo successo fece il resto, portando il gruppo ad avere un pubblico fin troppo vasto per le pretese di un’offerta così intransigente. E ovvio, le cose girarono tanto bene perché la band si era fatta trovare pronta con il disco più riuscito di tutta la loro produzione fin lì, ma in fondo sappiamo tutti che la resa impeccabile di Tomb Of Mutilated e la maturità evidente delle composizioni erano l’ultima cosa che un pubblico di sbarbi in cerca di stranezze fosse in grado di notare.
Ace Ventura – L’acchiappacadaveri!
Quando ricevette la telefonata da Bob Slagel con la notizia della richiesta di un loro pezzo e un’apparizione in un film di Hollywood, alla band sembrò quantomeno strano. Appena si scoprì che tipo di film era, alcuni del gruppo divennero ancora più perplessi e dubbiosi. Alex, tanto per cambiare, si domandò se le avventure di uno strambo detecive zoofilo fossero un contesto adatto ai Cannibal Corpse. C’è da capirlo, non voleva che il gruppo finisse ridicolizzato da un film idiota, ma non si rendeva conto di quello che la band rappresentava agli occhi del mondo. I Cannibal erano una parodia.
Non c’erano dubbi che di tutti i possibili progetti hollywoodiani, di qualsiasi genere, Ace Ventura fosse il solo davvero adatto al lancio definitivo dei Cannibal Corpse. Jim Carrey amava il death metal e il grind. E da comico di razza, avvertiva chiaramente l’intento paradossale, dissacrante e demenziale della proposta di certi gruppi estremi. I Napalm Death con le loro canzoni cortissime e la pretesa di definire un pezzo di due secondi, You Suffer, come la loro prima hit, erano il gruppo preferito di Jim e il primo che tentò di coinvolgere. I Corpse furono la seconda scelta, ma andavano alla grande pure loro. E se avessero rifiutato, di sicuro Carrey avrebbe fatto chiamare i Carcass, con i loro testi ripresi pari pari da un manuale di anatomia…
Le band grind e death dovevano apparire a Jim perfettamente in tono con la dissacrazione che lui faceva di certo cinema americano d’azione. Roba come Macellati alla nascita gli doveva sembrare un esperimento sagace in barba a un sistema capace di assimilare pure la violenza foruncolosa e dissociata di Metallica e Slayer ma non forme di estremismo così assurde. E il pubblico di Ace Ventura, formato quasi solo da ragazzini, intuì la portata grottesca e ridanciana dei Cannibal Corpse, correndo ad acquistarli perché non il death metal, che nel mondo normale neanche si sapeva cosa fosse, ma QUEL gruppo death metal lì, era un maniacale e folle scherzo ai danni dei genitori e i benpensanti.
Uno su mille torna dal cimitero
Dire: “io ascolto i Cannibal Corpse” nel 1992 era come dire, “ehi amico, io sì che sono fuori di testa!”. Il successo di una band dipende dal concetto e l’identificazione che riesce a determinare. Di solito è quasi tutto oltre la musica. Dire, Greatiful Dead nel 1968 o Devo nel 1983, Iron Maiden nel 1984 o Nirvana nel 1994 ha un senso specifico che con la musica in sé, bella o brutta che sia, ha poco a che spartire. Un nome e un logo, una copertina e un titolo diventano bandiere identitarie, dichiarazioni di indipendenza sociale. “Figliolo, qual è la tua canzone preferita?” – “Io vengo sangue dei Corpi cannibalizzati, padre”
Il pubblico giovanile ha sempre bisogno di simboli essenziali che esprimano il proprio desiderio di non appartenenza al mondo convenzionale. Le magliette con Charles Manson indossate da Axl Rose rispondono dal 1993 a questo bisogno di dichiarare al mondo una mancata integrazione, di urlare la propria diversità e il gusto folle per ciò che altri trovano indegno e demente. I Cannibal Corpse racchiudevano (e in parte ancora oggi racchiudono) in un disco, in un nome e un’immagine, i tre gradi della “weirdytudine” anni 90. In due parole, in un pochi secondi sparati a tutto volume fuori dal finestrino dell’auto in corsa lungo la via principale, in una immagine porno-gore, i kids giustificavano ed esaltavano tutto quello che la scuola, e la società adulta non avrebbero mai accettato: la violenza, la pazzia, sapendo però che in fondo era tutto uno scherzo. Perché mentre Morbid Angel e Deicide sembravano fare dannatamente sul serio, i Corpse erano dei burloni. Gli altri si tagliavano le braccia e lanciavano schizzi di sangue o budella di capra sulla platea, i Corpse infilavano un cuore di montone nel paniere della nonna.
I Cannibal erano questo, un vaffanculo a tutte le pretese di crescere e di prendersi responsabilità sociali: al diavolo i film di Rohmer, il matrimonio e il posto in banca, io amo i serial killer, e forse un po’ riesco pure a capirli. Oggi che sui social l’uomo medio è un essere involuto che si balocca di scemenze comprate su amazon, un nerd dissociato che indossa t-shirt idiote fingendo di possedere un umorismo demenziale come unica chiave di lettura del reale, i Cannibal Corpse sono ancora la band death metal più diffusa e condivisa. E non c’è da stupirsene. Loro erano avanti e i fan che nel 1992 avevano quindici anni sono cresciuti, magari hanno anche fatto dei figli e acchiappato quel posto in banca, ma sotto la camicia inamidata portano ancora la t-shirt di Tomb Of Mutilated.
Chris Barnes – Il Dante Alighieri dei Serial Killer
Chris Barnes probabilmente, con i testi che ha scritto per i Cannibal, ha tirato fuori da se stesso tutto il buio viscerale che si è trovato dentro, spingendosi a un limite tale che nemmeno Dario Argento o Alice Cooper avevano mai avuto il coraggio o l’indecenza di esprimere. I testi dei primi quattro album dei Corpse toccano profondità malate e sadiane assolute, in una sublimazione creativa meravigliosa. Non vanno presi sul serio, inutile ribadirlo. Analizzandoli con un po’ di attenzione sembrano anche nei momenti più eccessivi, una combinazione dei film di Herschell Gordon Lewis (anche se la band cita da sempre Lucio Fulci) una biografia da discount di Ted Bundy e la gara infantile a chi si inventa la storia più schifosa durante la ricreazione.
I giornalisti non videro l’ora di contattare l’autore di quelle oscenità, ma solo per guardare negli occhi un figlio di puttanta tanto malato. I politici finsero di prendere sul serio quegli sberleffi creativi al succo di pomodoro. Del resto, se i ragazzi del 1992 amavano brani come Post Mortal Ejaculation, invece di I Love Your Smile di Shanice, un’istanza parlamentare a riguardo era d’obbligo e una crociata moralista contro certi avamposti della cultura moderna sarebbe stata una ghiotta parabola di voti di cui poter approfittare, almeno tra il pubblico Jeeesùista americano.
In tutto questo casino, mentre Jack, Bob e Chris se la ridevano come matti, Alex e Paul non ci trovarono niente di divertente. Erano frustrati perché nessuno faceva caso alla qualità musicale raggiunta dalla band. Nessuno si soffermava sulla crescita a livello tecnico avuta dal gruppo e tutti parlavano di quei testi osceni e basta come se i Corpse non fossero altro.
Beh, Alex bisogna capirlo. Nel 1991, non si era ancora ripreso da Swallowed In Black dei Sadus, che vide sbucare davanti agli occhi gli Atheist con Unquestionable Presence, poi la svolta tecnica dei Death di Human e i Pestilence di Testimony Of The Ancients. E i suoi Cannibal, beh… erano ancora indietro. Butchered At Birth, al confronto di quei grandi album finiva per suonare solo come un guazzabuglio pretenzioso. Alex sapeva che il gruppo avrebbe potuto fare molto di più e infatti, dandoci dentro lui per primo col basso e istigando gli altri a seguirlo, la band avrebbe alzato il tiro al livello dei colleghi. La cosa buffa è che nei ricordi degli Atheist superstiti, resta altissima la frustrazione al ricordo di quando, in tour con i Cannibal, il pubblico sbadigliava e li fischiava durante le loro esibizioni “jazzesche” e invece si esaltava e spaccava tutto appena salivano sul palco i Corpse. E mentre loro piangevano nel backstage, Alex Webster sul palco non faceva che invidiarli. Per lui la via da seguire era quella di Chuck Schuldiner, Tony Choy e Roger Patterson… A qualsiasi costo.
Fine di una storia
Pensateci un attimo. Siete in un gruppo che nel 1992 fa parlare tutto il mondo per la portata irriverente e il pessimo gusto dei testi delle proprie canzoni. Come pensate di muovervi per consolidare il buon andamento delle vendite e l’afflusso di gente ai concerti? Continuando sulla stessa strada? Sbagliato! Anche io avrei risposto così, ma col senno di poi vi dico che probabilmente sarebbe stato un errore. E da The Bleeding in poi, chi iniziò a vederci chiaro fu proprio Alex, mandando via Bob Rusey e sostituendolo con il più bravo e diligente Bob Barrett, già nei Malevolent Creation.
Chris non fu d’accordo con la scelta di cacciare Bob, ma si rese conto che Alex e gli altri erano decisi e in fondo lui si stava divertendo troppo per tirarsi fuori dai Corpse in nome di una vecchia solidarietà di principio con Rusey. Forse era vero che Bob, tolta la foga sul palco, non beccasse una nota. Inoltre Alex e Paul stavano tirando fuori delle cose troppo complesse per i suoi standard. Bob non aveva speranza di suonarle. Mentre Jack reggeva alla grande. Il gruppo stava crescendo parecchio musicalmente e associare dei testi immondi e un’immagine impresentabile con una musica di qualità era un’idea molto cazzuta. Purtroppo, abbandonando Bob Rusey al suo destino, Chris Barnes perse l’unico vero alleato all’interno della band. Da lì in poi restò solo.
In fondo la via dei Cannibal era quella che aveva già spianato a suo tempo Frank Zappa, mescolando musiche di grande complessità a testi porno-satirici che mostrassero le palle alla censura. I Cannibal Corpse e il death americano, rappresentano un esempio definitivo di questa contraddizione: testi gore e folli, musica ultra-violenta ma composta da trame ritmiche e solismi degni dei più intricati avamposti del jazz e del progressive.
Mentre però in studio, durante le travagliate incisioni di The Bleeding, Scott Burns, Alex e Paul diedero spesso in escandescenze perché le esecuzioni non erano perfette al millimetro, Chris Barnes sbadigliava e si rollava cannoni, buttando giù un altro testo su un serial killer compiaciuto e donne massacrate, come se le polemiche, le censure e persino i casi di cronaca nera associati a lui e le sue canzoni, non l’avessero neanche scalfito.
E quando alla fine The Bleeding uscì, a due anni da Tomb Of Mutilated, risultando come il primo disco davvero all’altezza delle pretese creative di Alex e Paul, il mondo continuò a parlare dei Corpse perché sul nuovo album c’era un pezzo intitolato Fuck With A Knife e She Was Asking For It. A quanto pareva, per Alex c’era bisogno di una svolta ulteriore…
A sentire le dichiarazioni di Barnes, non ci si capisce moltissimo riguardo le dinamiche e le implicazioni emotive riguardanti la sua uscita dalla band. Al tempo disse che non ci trovava nulla di male a seguire la via del tecnicismo. Purtroppo una volta avviata la questione del progetto Six Feet Under, gli impegni di questo secondo gruppo finirono per collimare con quelli dei Corpse, determinando un ritardo nelle registrazioni del nuovo album. Webster, come ha dimostrato poi anche nel caso di Jack Owen, non riesce mai a tollerare cose simili, ma ho come l’impressione che si sia trattato di una scusa.
Alex sentiva che il gruppo stava prendendo una strada di grandi ambizioni musicali e non era possibile che Barnes continuasse a richiamare l’attenzione di tutti con i suoi testi da idiota malato. Queste cose ovviamente non le pensa lui ma io sì. Voi obietterete che dopo l’uscita del frontman la band ha seguitato a parlare di sangue e budella, giusto, ma nella seconda parte penso di potervi dimostrare quante contraddizioni vennero fuori con i testi, al tempo di Vile e di Gallery Of Suicide.
Non mi sorprende che Chris abbia detto di recente: “mi invidiavano e facevano di tutto per farmi sentire escluso”. Lui non può che spiegarsi così l’allontanamento dal gruppo, ma il suo resoconto sulle ultime giornate passate con la band nel tentativo di incidere Vile la dicono lunga su quanto le posizioni tra il cantante e il resto della band fossero lontane. Semplicemente Chris non era in grado di cantare su quelle composizioni, proprio come in passato non lo era stato Bob Rusey di suonarci. Nei Cannibal o si cresceva musicalmente tutti insieme o si andava via.
Chris nel 1994 non capiva perché si dovesse intricare così tanto la formula, visto che bastava continuare a scrivere riff sempliciotti ribassati e urlarci sopra pensieri da serial killer per avere ancora un posto nel mondo. E siccome non capì questa cosa, ecco che nei Corpse, al suo posto arrivò George “Corpsegrinder” Fisher.
(Continua…)