Tutti hanno delle tappe fondamentali nella propria vita, che contribuiscono alla formazione dei gusti. Da piccola ero una divoratrice di romanzi. A casa c’era una grande libreria a cui potevo accedere, eccezione fatta per un paio di libri che mi avevano indicato come non adatti a me. Va da se che sono stati i primi che ho letto. Histoire d’O di Dominique Aury (che lo firmò con lo pseudonimo Pauline Reage) ha contribuito a formare la mia passione per la sessualità contorta, il rapporto di dominazione, la totale abnegazione al partner. Non importa che poi le mie relazioni si sarebbero basate su altro e sarebbero state abbastanza normali. A livello di pulsioni e immaginario erotico, da allora mi eccita l’idea della donna umiliata, posseduta, condivisa. La donna oggetto sessuale. La protagonista del romanzo, O, per amore di René, si affida a lui totalmente, annullando la propria volontà e prestandosi a ogni tipo di sfruttamento. Frustata, sodomizzata e sottoposta a rapporti di sesso orale e a scarificazione, viene educata a comportarsi come una vera e propria schiava sessuale.
Il romanzo è del 1954 e fa impallidire la letture pseudo bdsm che negli ultimi anni si sono avviate lungo la scia del successo di “50 sfumature di grigio”.
La seconda tappa formativa è stata la visione nel 1987 del videoclip Etienne di Guesch Patti, pregno di erotismo e ambiguità sessuale. Il testo parla di una fellatio, i termini come “tienilo bene”, “leccato”, “appiccicoso”, “allungato” e “acquolina in bocca” si sprecano , e Guesh Patti fa un provocante strip tease in un sordido teatro alla presenza di un uomo calvo e dei suoi scagnozzi che sono la versione gay di Danny Zuko.
Il video in bianco e nero termina con un esplicito riferimento al bukkake.
Terza e ultima tappa del mio percorso è stata la visione di Tokio Decadence nel 1992, film scritto e diretto da Ryū Murakami, che parla di Ai, una ragazza squillo per una agenzia di accompagnatrici di Tokyo. Tramite i suoi occhi, il regista porta lo spettatore lungo una discesa nella perdizione.
Uomini d’affari e impiegati frustrati si sfogano nel sesso a pagamento e nel sadomasochismo estremo. Al di là delle componenti di critica sociale, la protagonista che gattona, con un dildo vibrante infilato nell’ano, con assoluta serenità e consapevolezza del suo ruolo, è rimasto stampato nel mio immaginario.
Ormai avevo capito cosa solleticava le mie fantasie e in seguito il mio orientamento su porn hub e siti dedicati è stato prevalentemente asian/bdsm/hentai. Asian perché le orientali oltre a sembrare incredibilmente giovani e quindi meno navigate, hanno un atteggiamento di sottomissione, rassegnazione, vergogna che mi eccita un sacco. Il loro singhiozzato “No, please, no” è molto più efficace alle mie orecchie di uno sguaiato e occidentale “Oh my God, fuck me”.
I loro gemiti timidi e carichi di vergogna per l’orgasmo imminente e quasi colpevole, la loro vocetta flebile che forse mi riporta all’infanzia e agli “anime” con cui sono cresciuta, con me funzionano alla perfezione. Mi piace vedere fino a che livello di sopportazione arrivano queste ragazze. Sperimentano torture con eleganza e quasi se ne scusano. Non si capisce se piangano o godano. In genere hanno a che fare con uomini anziani e sgradevoli, mistress sadiche e incesti. Sia negli hentai che nei video asian bdsm ho notato che ha grande spazio l’inflation/enema o clistere che dir si voglia sia per via rettale che vaginale, e ho scoperto un mondo e un nuovo concetto di umiliazione. Che poi l’idrocolonterapia è pure di tendenza e fa tanto bene al microbioma intestinale.