Il necroporno, il miraggio 56k e i dvx scubetatti – Memorie di un segaiolo nato alle soglie del nuovo millennio!

Io ho avuto la (s)fortuna di nascere in una specie di generazione di mezzo. Sono dell’88 (niente battute nazi per favore) e quando ho avuto la mia prima esplosione ormonale il modo di fruire del porno per noi millenians era molto diverso da quello dei boomer. Sì, ho masticato un dizionario di termini sociali moderni l’altro ieri e non sono neanche sicuro di averli capiti. Non parlo solo delle diverse modalità di acquisizione, ma anche di quello che il mercato proponeva al suo pubblico. A ogni generazione i suoi artisti, no?

Dicevo, i vecchiazzi, quelli dell’adolescenza pre-internet, sono tipi da figa col pelo, attori villosi, riviste cartacee e vhs dal nastro consumato nascosti dentro custodie di documentari et simili. Quegli uomini davvero dovevano faticarsi il materiale, e alle volte era utilizzato se non riutulizzato più volte; perché spesso quello che rimediavi non era di prima mano. I filmini e le riviste “zozze” si facevano girare, andavano condivisi sul serio e senza amuchina da strofinarci sopra prima e dopo l’uso.

Riviste dalle pagine incollate tra loro, comprate in un’edicola a sessanta chilometri di distanza da casa propria, in una città in cui a nessun edicolante gliene fregava se tu fossi minorenne o maggiorenne. Perché del resto l’edicolante aveva strane tendenze e fissava il pacco dei ragazzi con l’intensità di un prete durante la prima comunione.

VHS della comunione su cui si registrava a metà pellicola quel film, anche se censurato, in onda su teleretelocaledelcazzoognunonehaavutaunaaitempi che beccava all’Una della notte guardandosi le spalle sperando che mamma o papà non entrassero all’improvviso, beccando il pargolo col pisellino in mano.

Poi lei arrivava alle tue spalle urlando “che diamine sta accadendo?!” e tu: “mamma non è come credi, stavo cercando le repliche dei cartoni animati e poi d’improvviso mi si è rotto l’elastico del pigiama e delle mutande. Poi per errore mi sono afferrato il pipino perché volevo imitarti mentre giochi alla guerra con papà” e il resto è storia, ma che ve lo racconto a fare.

La generazione Z poi cazzo ne capisce, che sono tipo alla ventesima pagina di pornhub, clinex a sinistra, lubrificante a destra e lombrico moscio centrale che si tintinnano tipo ding-dong? Aprono quel video intitolato “bella porcona lecca le palle del titolare per la promozione, ma poi lui le sfonda il culo col suo cazzone necro” e fanno “meh, accontentiamoci”, come se masturbarsi oggi sia una cosa naturale come respirare.

Il livello di attenzione nei confronti dello stesso sesso è così scarso che mi chiedo alle volte mentre mi smanetto pure io “però cazzo, bello quel parquet” e il pov si tramuta in un programma di Cielo sull’arredamento della casa in stile anni ottanta, e a volte ti ritrovi a fermarti l’impulso di masturbarti pure durante un episodio di Master Chef.

Uuuuu, infarcisci il tacchino per bene in quell’open space stile americano.

Ai miei tempi ci scambiavamo i DVD, duplicati tipo per la ventesima volta, con ancora le gocce di sperma incrostate sul lato della lettura del disco. Dentro ci si mixavano trenta film in divx scubettati per la bassa qualità dei neri (eravamo agli albori dei codec video).

Certe volte finivi a casa del tuo amico, l’unico con la connessione 56k, perché l’adsl era ‘na roba da ricchi che noi miseri provavamo solo agli internet point, a un euro e cinquanta l’ora. Il telefono col rumore del fax che ti sfondava il timpano appena alzavi la cornetta, e speravi che 1) il genitore non avessero voglia di chiamare qualcuno, 2) che non arrivasse poi una bolletta di una chiamata di cento minuti in Alaska. Mezz’ora per tirare giù la foto della tipa, per poi ritrovarti col pacco regalo.

L’immagine impressa di quel pipino più grosso del tuo sotto le tette più belle che tu abbia mai visto, e una lotta interiore tra masturbartici o abbandonarti al disgusto omofobico.

Una di queste sere sul cesso ripensavo a questo magico periodo, i film di Cicciolina e Moana passati alle superiori con i primi telefonini della Nec o come cazzo si chiamava quella marca, chi se ne frega. L’importante era la sega e lo sperma che riscaldava la mano e raffreddava il tuo cuore allontanandoti, smanettata dopo smanettata, dalla tua umanità.

L’adsl aveva ancora costi massicci, però arrivò anche con prezzi “a tempo di utilizzo” simili a quelli della 56k nei comuni che lo permettevano. E ovviamente il film di Troy ridoppiato in dialetto, o l’ultima patch di World of Warcraft su Emule si trasformava inesorabilmente in un porno non richiesto, ma apprezzato. E così che ho sviluppato la mia passione per i film giapponesi sul pissing e sborrate sui capelli.

Poi mi sono ricordato “ehi, Moana però era già morta quando io giocavo al cinque dita. Questo fa di me un necrofilo?”.