pino scotto

Hard Rock, il pubblico è smaliziato: vendi il primo e poi non te lo comprano più

Ho seguito con un certo interesse in questi giorni, sui profili Facebook di conoscenti e amici, i commenti, quasi tutti negativi, sulla rivista metal “Hard Rock”, che io non ho comprato ovviamente. Incuriosito da tanto clamore, ho chiesto a chi conosco se l’avesse per caso presa. Un amico di vecchia data mi ha detto di sì, e me la sono fatta dare in prestito. Giudizio finale, prima dell’analisi: il pubblico metal non è così erudito, ma nemmeno tanto babbeo che puoi fregarlo così facilmente, quindi per me Hard Rock ha fallito la sua impresa già col numero 1.

Se chi lo legge ha più di 40 anni, che è lo zoccolo duro del pubblico metallaro di oggi, sperare di attirarlo con una copertina degli Iron Maiden non è che una mossa paracula e se ne accorgono. Poi c’è la foto con la formazione di Bruce Dickinson, mentre dentro, l’articolo (una traduzione di un libro di Popoff) tratta il periodo di Paul Di Anno.

Perché questa scelta ? Mistero, che però non è passato inosservato alla gente, che ha fatto subito notare la cosa, con un misto di ilarità e indignazione. Sempre la gente che l’ha comprata o letta, ha sottolineato come la maggior parte dei pezzi sono stralci di libri (Louder Than Hell ad esempio) o articoli riciclati da blog e altre pubblicazioni. Non sfugge niente a nessuno.

Un lettore si è incazzato perché la foto interna di un articolo sull’hair metal che riporta “Faster Pussycat” raffigura invece “Vinnie Vincent Invasion”. Refuso di stampa o non conoscenza della materia ? Seconda cosa che non torna.

Terzo, le pagine sono poche per 6 euro e 90, come fatto presente da altri lettori; le altre due riviste più in commercio (Classix Metal e Rock Hard) a parità di prezzo offrono più pagine da leggere. Sempre i lettori criticano poi le 12 (troppe) pagine di intervista a Pino Scotto, manco fosse Dave Mustaine o Kerry King, e la misteriosa presenza di una cover band sempre nelle interviste, tali Orion (mai sentiti nominare, a dire il vero).

Perché ? Sempre i lettori si chiedono se non sarebbe stato meglio dedicare quello spazio a una band emergente italiana di brani originali. Commento che condivido. Non conosco poi questi Ragnarok italiani, intervistati da Francesco Coniglio, facilmente confondibili con le tante band folk metal e black straniere che portano lo stesso nome.

Lo stesso dicono in tanti, che commentando su Facebook, ammettono che di questa band non conoscevano nulla. Di principio è anche positivo offrire la possibilità a chi non è noto di farsi conoscere ma ci deve essere una misura. Due paginette sarebbero state più che sufficienti. Leggendo l’intervista sembra di trovarsi davanti a un fenomeno imprescindibile e non un gruppo di emeriti sconosciuti.

Altre persone sui social fanno notare che in alcune recensioni ci sono cose che non quadrano e varie castronerie degne dei tempi di Mancusi. Ne prendo atto.

Sfogliando tutto, l’impressione generale è quella di un collage che non piacerà né ai lettori più anziani, che queste cose le conoscono a memoria e neppure ai neofiti o ai più giovani, che troveranno molta confusione e un approccio non adatto alla fruizione moderna (con un click si ha tutto l’approfondimento più minuzioso gratis).

Quest’ultimi poi, si troveranno dinnanzi a gruppi troppo “vecchi” per loro, come Blue Oyster Cult o Kansas, oppure a nomi distanti dai loro gusti. Non è una rivista che approfondisce, come Classix Metal, e neppure sempre aggiornata sulle ultimissime tendenze, come Rock Hard.

Poteva prendere il meglio delle due, dicono sui social le persone, ma invece ne ha preso solo i difetti. Il pubblico metal non sgancia facilmente quasi 7 euro, questo è poco ma sicuro. Passata la smania “fisica” del primo numero da collezionare, già in moltissimi si dicono “non intenzionato a comprarne più”.

Voce del popolo. Qualcuno su Facebook scommette quanti numeri durerà: c’è chi assicura che “Hard Rock non mangerà il panettone”, l’ironia e gli sfottò sono ovunque, segno che a chi ha aperto il portafoglio, brucia, testuali parole di una persona, “avere buttato via dei soldi inutilmente”.

C’è una piccolissima parte, la tifoseria dei vari autori (Caserta, Fassina, Di Orazio, ecc) che, forse perché li conosce di persona, li incoraggia e li sprona. Pochi davvero però sul totale.

Domanda: a parte i commenti, positivi o negativi, quante copie ha venduto, Hard Rock ? Sopratutto: quante ne venderà del prossimo numero ?

Il popolo metal ha emesso un verdetto negativo, io personalmente non ho trovato il giornale così necessario, a fronte di una proposta vetusta e superata. Come detto prima, l’operazione non ha convinto quasi nessuno, chi vivrà vedrà.