C’è una interessante teoria, che in questi ultimi anni infiamma una parte dell’opinione pubblica, che analizza e studia il cosiddetto fenomeno Incel. Innanzitutto, cosa è un Incel ? La parola indica un “Involuntary Celibate”, ovvero una persona che, non per sua scelta, è esclusa dal mercato affettivo di una relazione e dal sesso a due (escluso quello a pagamento). Brutalmente possiamo definirlo un brutto estremo, un “inchiavabile”, un “caso umano”, o anche una persona che a furia di prendere pali dalle donne, rinuncia a volere instaurare rapporti con l’altro sesso. Secondo le teorie incel, il 20 % dei maschi viene ritenuto appetibile dal 80 % delle donne (teoria di Pareto applicata al sesso e alle relazioni dunque), mentre per i maschi, l’interesse sessuale per una donna ha la forma di una curva gaussiana armonica (un’onda): in poche parole, un uomo si tromberebbe il 99% delle donne a prescindere.
Secondo queste enunciazioni, resterebbe un 80 % di maschi, che si distribuiscono tra normo-carini, normaloidi, bruttini, brutti e brutti veri, a contendersi con alterne fortune il 20 % delle femmine, che per questioni estetiche deficitarie, o per carattere e scelte personali, si “accontenterebbero” di quel 20 %.
Per una donna, il cui istinto di procreare e proteggere la prole, la induce a cercare di “ipergamare” (cercare un partner superiore a lei), per l’uomo la natura ha predisposto l’istinto di fecondare e spargere più sperma possibile, senza badare troppo verso chi.
Per chi fosse curioso, vi sono molte altre implicazioni, troppo lunghe e macchinose da spiegare in sintesi, quindi basta andare sul web e digitare “incel” o incellismo, o visitare siti come Brutti.red o Il Forum Dei Brutti, per recuperare materiale.
Applichiamo e trasponiamo la questione al mondo che più ci appassiona, ovvero quello del metal. Ci sono molti ragazzi, poi diventati adulti, che nel corso degli anni si sono “buttati” a capofitto nel metal, diventando collezionisti compulsivi, aprendo fanzines, etichette, scrivendo su mille forum, partecipando a tutti i concerti possibili, girando ogni fiera del disco italiana, e cose di questo tipo, per un semplice motivo: non hanno mai avuto, o non possono avere una donna, una fidanzata, o risultare appetibili per una chiavata anche “mordi e fuggi”.
Per una legge di sublimazione, la libido, se non scaricata, deve confluire in qualcosa che la limiti, la renda più accettabile, per evitare rabbia e frustrazione. In un processo detto “cope”, che alla brutta suona come “illudersi che qualcosa di altro sostituisca il bisogno di sesso”, buttarsi sulla musica in modo totalizzante, pare lenisca questa mancanza basilare.
Ognuno di noi conosce persone così, che si sono sublimate in modo assoluto dentro queste dinamiche, che parlano di metal ogni secondo, ogni minuto, perché è “l’unica cosa che le rende vive”, frase ascoltata in molte occasioni.
Intendiamoci, ci sono persone dedicatesi al metal in modo passionale e attivo, che questi problemi non li hanno, vivono una sana vita sessuale ed emotiva, ma non è di loro che vogliamo trattare. Questi “metal incel” sono spesso quelli che si infervorano nelle discussioni online più assurde, cavillano su tutto, con papiri chilometrici su chi sia meglio tra Di’Anno e Dickinson, se la produzione di Painkiller sia adeguata al suono del rullante di Scott Travis, che “i Bamba Boys sono in grado di suonare un ottavo con accento sul ritardo della ghost note anticipata sullo slap del basso in tonalità spostata sulla supercazzola”.
Cascano con tutti i piedi e le mani sulle trollate dei forum, sono quelli che se non hai 123456 cd e vinili, sei “un poser”. Non potendo o riuscendo a trovare una “vagina” (cit. Giuseppe Simone), in cui entrare, entrano a spaccare le palle a tutti quelli che invece vi entrano, più o meno regolarmente.
Un buon consiglio: chiavate più che potete, quando e come potete, e se non potete, almeno non rompete i coglioni con il vostro oltranzismo “spade e mutandoni di pelo”, che, con cattivissima obbiettività, qualcuno potrebbe anche dirvi che la vagina a voi interessa meno di un singolo dei Cirith Ungol.