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Il ritorno del Librogame – Onanismo sì, ma intelligente!

Quando ero giovane (eoni fa), negli anni 80, spensierato e studentello imberbe, per un certo periodo ero in un gruppo di amici che soleva dedicarsi a Dungeons And Dragons. Serate interminabili a casa dell’uno e dell’altro, con dadi, carta, matite e gomme, mappe e manuali, calandosi anche fin troppo nei personaggi, incazzandosi a morte se si veniva uccisi da un pianta carnivora gigante o un gruppo di goblin.

Si rifaceva un altro carattere e si tornava a giocare e nelle serate al bar, tra una birra e un Cucciolone al cacao, si farneticava a gran voce di maghi, guerrieri, elfi e allineamenti neutrali. Ovviamente le ragazze nei paraggi ci schifavano a vista, risultando l’antifiga di stampo nerd per eccellenza.

Per fortuna la vita ci fa fluire altrove. Archiviato quel (per me) breve periodo, il piacere di giocare e di avventurarmi nel fantasy non cessò di sussistere. Crescendo tutti si dedicarono ad altro, poi famiglia, mogli, figli, e quindi venne abbandonato per sempre il D&D.

Gli amici cambiano e diventa difficile, a certe età, ricreare gruppi di 6, 8, 9 persone con così tanto tempo libero. In soccorso a quelle voglie mai sopite giunsero i librigames. Passione che recentemente ho riscoperto, grazie alla ripubblicazione di alcuni volumi, che Amazon (sia sempre grato) mi ha permesso di acquistare.

Cosa è un librogame ?

Per coloro che sono nati nell’era internet, della Playstation e dei videogiochi online, forse è la prima volta che ne sentono parlare, ma per chi è più attempato, si apre un oceano di ricordi piacevoli.

I librogames nascono attorno agli anni 80, sull’onda di un interesse sempre più forte verso il fantasy, l’horror e la fantascienza dei ragazzi, avidi spettatori di film come Conan, Star WarsLa Storia Infinita, Alien, nonchè le pellicole più becere con gli zombies, i vampiri et similia.

In questo contesto i “libri-gioco” si presentano come opere affascinanti: offrono al lettore tutta la bellezza e l’avventura di un romanzo ma gli permettono di calarsi nei panni del protagonista, scegliere la propria strada (e ovviamente barare spudoratamente nel caso di una decisione sbagliata) per arrivare alla fine del libro vincitori, o molto probabilmente morire mille volte in modi più o meno brutali.

Un librogame si presenta come un libro diviso in sezioni numerate. Ogni sezione termina con una serie di opzioni che il lettore può scegliere in quel punto. A ogni opzione corrisponde il numero del paragrafo con cui si dovrà proseguire la lettura.

Il lettore raggiunge infine un paragrafo conclusivo che porta a termine la storia. Nella maggior parte dei casi solo uno dei paragrafi si conclude con il “successo” del giocatore, mentre i restanti finali consistono in un “fallimento” o in un successo parziale.

I librigames sono di solito scritti in seconda persona, con il lettore che assume il ruolo di un personaggio e gioca generalmente da solo. Alcune serie permettono di giocare in più di una persona, in quanto le decisioni possono essere prese di comune accordo.

Per superare il limite di un solo giocatore sono state pubblicate serie che permettono di giocare in gruppo (come Blood Sword) o con due volumi distinti, per gestire due personaggi diversi (faccia a faccia).

Esistono principalmente tre tipi di librigioco:

Racconti a bivi

Il lettore deve prendere delle scelte, il cui esito determina il finale più o meno positivo. L’elemento aleatorio non è presente, soltanto la scelta tra “Strada A” o “Strada B”. Molti di questi libri non necessitano di dadi, tabelle o schemi, soltanto andare da una pagina tot a un altra.

Moduli di avventura in solitario per un gioco di ruolo

Combinano i romanzi a bivi con le regole di un gioco di ruolo, permettendo di giocare un’avventura senza un dungeon master. È comunque richiesto l’acquisto del manuale del gioco di ruolo su cui l’avventura è basata. Esempi di questo tipo sono i librigioco per Tunnel e Troll o quelli per GURPS.

Librogame d’avventura.

Il regolamento di gioco spesso include delle scelte pre-gioco (quali ad esempio la determinazione di attributi specifici), o la determinazione di caratteristiche generate con un meccanismo aleatorio, tipicamente il lancio di dadi.

Durante l’avventura possono verificarsi dei combattimenti, il cui esito può essere più o meno fortemente caratterizzato da elementi casuali. Un esempio di questo tipo sono i racconti della serie Fighting Fantasy.

In più ci sono anche i classici “bivi” del librogame tradizionale.

Fino ai primi anni Novanta i librigames ebbero grande diffusione. Con l’avvento delle consolle e poi di Internet, sparirono nel nulla. Da un paio di anni, sull’onda della “retro nostalgia” di tanti quaranta / cinquantenni, sono ritornati in auge, e sono stati oggetto sia di ristampa (titoli storici introvabili) che di nuove avventure.

Ovviamente sul web sono rinati siti che ne trattano in modo maniacale, arrivando a pubblicare mappe, manuali, schemini da scaricare e stampare, nonché PDF inediti di avventure da giocare una volta stampate a casa.

Oggi in Italia i due principali editori di libro game sono EL e Salani, che stanno rimpolpando un catalogo già molto fornito. Dalle edizioni tascabili (tipo gialli Mondadori o Urania) si arriva a quelle con la copertina rigida, ad altre di gran pregio, sulla scia delle “deluxe edition” dei grandi romanzi fantasy.

Tra i tanti, La Foresta Maledetta, Morte Nell’Abisso, Sortilegio, Fortezza Europa, I Cancelli Della Morte. Non solo fantasy però; anche le distopie, le ucronie, i gialli, l’horror e la fantascienza sono presenti nelle varie collane, anche fatte di saghe a più volumi.

Io per ora ho preso La Rocca Del Male e I Signori Delle Tenebre, uno  tascabile di 250 pagine, l’altro “hard cover” di 550. Ho comprato qualche dado di plastica dai cinesi (costo 1 euro), riesumato una matita e un vecchio quadernone, pronto per ritornare indietro di 35 anni circa.

Costo: poco più di 9 euro il primo; 13 euro il secondo.

Tornare all’analogico in un epoca digitale è una vera libidine, almeno per me. Giochi, leggi, traffichi con mappe e dadi, c’è tutto quello che fa bene al cervello, a ogni età. Meglio di Netflix e di tanta spazzatura che gira sui social. Onanismo sì, ma intelligente!