Di recente mi è stato consigliato di leggere Il paradosso della tolleranza. Lo conoscevo già e trovo che confermi ciò che penso: la libertà non esiste e mai esisterà, almeno non come ci viene spiegata.
Una volta, parlando di metal con i miei amici, mi hanno spiegato che è una guerra NOI contro LORO: la violenza nei confronti di chi non ascolta metal è giustificata. Giuro che mi hanno detto così! Contro i poliziotti che al Gods ti guardano storto. Contro i truzzi nelle discoteche. Contro il finto-metallaro che indossa la maglietta del gruppo senza palle.
L’NSBM è sbagliato? Ovvio. Ma il black metal della seconda ondata è stato teorizzato da gente che teneva in casa un quadro di Stalin e stimava la politica della Corea del Nord e tutti quegli stati “finto” comunisti. Sento puzza di paradosso. Ma il comunismo non è nazional-socialismo. Però è vero che i risultati deleteri sono paragonabili solo alla politica nazionalista del ventennio, o ancora meglio al fascismo stesso. Cambia il nome, ma la sostanza è sempre quella.
Ergo, il black metal norvegese andava rifiutato già dopo la prima chiesa bruciata, ma il bisogno di quel metallo nero, di quel ritorno alle origini della dissacrazione e la morte, era evidentemente necessario.
Necessitavamo del male, perché il metallo si era imborghesito e politicizzato. Fidel Castro è un difensore della libertà, fino a quando non ti ricordi tutti i nemici politici che ha fatto uccidere (Qualcuno ha detto Che Guevara?).
Quando mi hanno difeso la Cina di Mao per spiegare perché l’attacco a Honk Kong era giustificato, ho recuperato la mia copia del libretto rosso per piangerci sopra amare lacrime.
Tornando alla musica, se seguissimo la morale insegnataci dai nostri genitori, già il death metal delle origini non dovevamo sentirlo, perché non mi pare parlasse di campi fioriti. Quanti personaggi non ne sono usciti puliti?
Ma forse allora eravamo diversi, i tempi erano diversi. Pensateci un attimo: i testi di quegli anni, in Germania e in America, procurarono un sacco di guai alle etichette. Censure e irruzioni della polizia con sequestri e denunce, ma parte per ingenuità dei giovani discografici indipendenti di allora, parte per malizia birichina, quei testi e quell’attitudine violenta, finirono per dare ancora più fama e fascino a gruppi come Deicide e Dismember. Oggi un’etichetta ha annullato il contratto con una band perché i membri sono stati beccati a dissacrare una tomba. I Mortuary Drape di All the Witches Dance me li osannano ancora oggi invece.
Le etichette non hanno raggiunto un livello etico maggiore, badate. Capiscono solo dove tira il vento e si adeguano: oggi il bacchettonismo del pubblico estremo ha raggiunto livelli che commuovono Don Mazzi. Non farebbe più gioco promozionale una bravata al cimitero, ecco quindi perché togliere di mezzo quella band.
Con questo clima repressivo, i Carcass oggi sarebbero boicottati al primo album, perché quelle cover non ispiravano certo amore per il prossimo. Grazie a loro ora i miei risultati google sembrano la galleria di bestgore.
Il depressive black metal e il funeral doom oggi andrebbero esiliati dalla faccia del pianeta, perché chi li pratica istiga al suicidio.
Difendendo la libertà d’espressione di band come i Graveyard, giustificherei o approverei le loro idee naziste? No. Difenderei solo la libertà “malvagia” di espressione.
Siamo sempre più sotto la dittatura delle buone maniere, ipocrita come tutte le dittature. Tante manfrine per le simpatie nazi e poi, quando due artisti metal dello stesso sesso (Hoest e Niklas, Fronzak e Linck) si baciano sul palco, il pubblico si schifa e inorridisce perché è “roba da froci”.
Il metal è tra i pochi luoghi al mondo in cui uno può decantare la meraviglia del suicidio, abbandonarsi alla nostalgia dei vecchi regimi totalitari, scrivere lettere d’amore a Satana e raccontare fantasie su delle suore stuprate. Non si tratta di istigazione alla violenza ma di feroce libertà creativa.
Certo, fa paura maneggiare certi tabù, ma la libertà vera è terrificante, per questo chi dice libertà intende una riserva controllata e circoscritta di regole e maniere. Cosa volevate dire quando urlavate con il pugno al cielo insieme ad Halfrod, Breakin’ The Law?
Certo, non è che un brano del genere vi possa condurre a rapinare banche, ma per vostra nonna è innegabilmente istigazione a delinquere.
Chi ama il metal dovrebbe capire il senso sotterraneo dietro queste posture negative e oltraggiose. Ovviamente, anche nel nostro piccolo mondo ci sono pedofili, stupratori, picchiatori e assassini, ma il metallo è il solo genere che tenta di esplorare la mente criminale che c’è in ognuno di noi. Scrivere canzoni attingendo al lato oscuro non significa ingrassarlo e perseverare nella perversità, facendone uno stile di vita, ma creare una catarsi spettacolare che libera i demoni in un boato gutturale tutti in coro! Aaaaaaaaaargrrgrgghhhh!
Per quale motivo, Alice Cooper che dice di amare i morti perché sono freddi, non preoccupa sul reale comportamento dell’artista e di chi ama la canzone e invece se uno grida cose destrorse tra una conifera e un poster di un regime ormai estinto, iniziamo subito a dire che è sbagliato?
Perché quando Glenn Benton urlava “A morte i cristiani” eravate, e siete ancora tutti a cornine verso il cielo?
Ma lui scheeeeerza.
E chi lo dice? Perché sta insultando i Cristiani? E se lo urlasse in una chiesa gospel o lì vicino? E se cantasse “Fuck your God” in una moschea? Non so se ricordate che la divinità è sempre la stessa e lui è contro la religione. Non ha mai detto, come credo tutte le band anti religiose, fanculo Dio, tranne quello degli ebrei e musulmani se no mi accusano di razzismo o mi fanno saltare in aria. O tutti o nessuno.
Ecco perché trovo paradossale questo nascondere la mano che alzava le corna sotto gli Inquisition et simili.
Non sto dicendo che si debba rinunciare a una morale. Ci sono leggi che tutti dobbiamo rispettare e nel momento in cui dall’arte si sconfina al crimine vero, è necessaria una manovra di contenimento e repressione.
Le creazioni malsane del metal sono liberatorie. Tutti abbiamo idee immorali. Almeno una volta al giorno, in mezzo al traffico o davanti a un dibattito politico, quasi ognuno di noi si ritrova a esclamare una cosa che sarebbe piaciuta a Hitler.
Ma le immaginazioni malsane non nuocciono a nessuno che non sia in cerca di autorizzazioni per fare il male irresponsabilmente: “Ho stuprato mia sorella perché me l’ha detto Glenn Benton”. Chi deve farsi dire da una canzone che è ora di ammazzare qualcuno, finirà per sentirselo ordinare anche in un episodio degli Orsetti del cuore. Il suo desiderio di farlo scoverà i segni che lo “obbligheranno” a farlo.
Mi duole dover spiegare proprio al pubblico metal, discriminato, giudicato e offeso per tanti anni, la differenza tra arte e realtà, tra idee e azioni, tra violenza vera e un’estetica della violenza. Come convincere gli ebrei che perseguitare un popolo è sbagliato! Ehm…
Cosa e quando tutto è cambiato?
Nel 2004 recensivamo e ascoltavamo Death Before Dishonoura di Goatmoon. Perché oggi dobbiamo vergognarcene? Se è suonato bene è suonato bene. Per chi sente metal la musica è il solo vero fine. La voce è una sorta di strumento aggiunto. Quasi nessuno bada ai testi. Questo rende i parolieri ancora più creativi. Nascondendosi sotto una coltre di indifferenza, raucedine e di watt, possono gridare gioiosamente cose indecenti e inconfessabili, come se l’uomo corresse nel deserto e gridasse chiaro e tondo: mamma ti odio, voglio scoparti e ucciderti!
Perché dire una cosa del genere?
Perché è la mente umana nella pressa del Es e del Super-Io che dà ragione alle viscere della coscienza, evaquando i più immondi esuberi della vita interiore. Questo è il metal, essere liberi di urlare quello che non si dovrebbe in un mondo ipocritamente piegato al politicamente corretto dei vostri coglioni.
Tra il dire e il fare c’è in mezzo lo Stige, lo sappiamo tutti. Talvolta qualcuno lo attraversa, ma se crediamo sia colpa della musica o che la musica, in quanto arte, non debba avere a che fare con la malsanità umana, allora stiamo vivendo in un mondo di fiabe melense.
Non recensire un disco NSBM cosa porterebbe? Nulla. La scena continuerà a esistere. Preferisco studiarla, assimilarla, comprenderla, mai giustificarla…. anche se….
Tipo quella volta che parlai con un mio amico che ha suonato con i Satanic Warmaster e gli chiesi “ma è nazi per davvero?” e lui mi rispose di sì. Non lo stimammo, non lo idolatrammo, cercammo solo di capire il perché della sua scelta. Forse perché ha vissuto in un’area dominata dal’URSS e la cui unica alternativa politica era un male diverso come in molti stati d’Europa, durante la guerra fredda (qualcuno ha detto Ucraina?).
Non tutti possono essere come i Laibach, vissuti sotto lo stato Jugoslavo. Anche loro usavano un immaginario nazista per combattere quel demone rosso (perché quello era) che ha cambiato le politiche di molte nazioni, costringendo quell’altro demone a rimanere vivo nello spirito di molti.
E comunque i Laibach non sono nazi, però hanno usato quell’immaginario per scioccare lo stato comunista che non voleva riconoscere che era una grandissima stronzata e che Slovenia, Croazia e Serbia erano tre stati diversi. Punto. Alla faccia della lotta al sovranismo. Che poi, una volta divisi, la Nato ha fatto più schifo dell’ex-dittatore, ma questa è un’altra storia.