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Dopo il loffio Hard Rock Magazine, in edicola arriva RRAZORR!

Quante gliene abbiamo dette a quelli di Hard Rock? Tante e tutte meritatissime. Mentre ce ne stavamo lì a tirare pietre al signor Coniglio, come qualsiasi peccatore che si rispetti, Fuzz Pascoletti escogitava RRAZORR!

Che tipo di rivista sarebbe? Per ora un allegato di 30 pagine a Classix Metal. Un numero zero come Paskow ne fece quando partì con Psycho! da cui tentò di lanciare anche Diablo, ahimé abortendo subito, e di Classix.

RRAZORR avrà un florido futuro, come capita quasi sempre ai progetti del Fuzz?

Difficile a dirsi. Non tanto perché è quasi impossibile sopravvivere in edicola di questi tempi, ma soprattutto per l’audacia della scelta, direi quasi oltranzista.

Immaginate un magazine metal senza gli Iron Maiden o i Venom in copertina. Pensate a degli autentici sconosciuti che fanno bella mostra al posto dei consueti dinosauri dell’acciaio. Fate conto che i nomi intorno al “Mister Chi?” della situazione (in questo caso tali Mantar) ci sono almeno altri sette gruppi di cui non avete mai sentito parlare. Personalmente conosco solo i Molasses e per via del mio amore sviscerato verso i defunti Devil’s Blood.

Non sapete nulla di Cult Of Lilith, Night, Sweven… ma non è mica colpa vostra. Fuzz sta semplicemente offrendo il palco a dei progetti mooolto underground.

Però non ci sono logichette tradizionali, sia chiaro. La redazione è libera di parlare di qualsiasi nome trovi meritevole tra quelli più recenti, e che si allontani dall’ambito “Classix”. Niente pressioni esterne o dazi pubblicitari, insomma. Se c’è un pezzo diffuso sui The Neptune Power Federation, è solo perché al Becciani e a Pascoletti piacciono e vogliono parlarne alla gente; anche se sbagliano nome e li ribattezzano The Neptune Tower Federation, ma rispetto a “Tiger Of Tan Pang” di Hard Rock, ovvero da chi vorrebbe insegnare il metal ai giovani che assediano le edicole, è nulla.

A sfogliare e leggere RRAZORR siamo per ora sul supplemento integrativo al nuovo numero di Classix Metal, con almeno due o tre articoli che avrebbero tranquillamente potuto trovar posto lì e alcune firme (Giovanni Loria e Stefano Giusti) che tradotte nel nuovo magazine, continuano a parlarci di roba retro, per quanto sconosciuta. Prossimamente il numero uno uscirà e allora capiremo se stiamo parlando di un magazine a tutti gli effetti e soprattutto se, al di là degli elogi da due soldi della rete, se riuscirà a tenersi sulle proprie gambe.

Per certi versi leggendo RRAZORR ripenso a Psycho!, soprattutto per l’attitudine fiduciosa verso il presente e lo speciale Italia Occulta, a cura del Fuzz e il bravo Marco Grosso (io sono satanista e lui è mio amico, quindi sono di parte). Mi ha ricordato certe carrellate di interviste a tema che Paskoletti faceva proprio su Psycho!, ovviamente con l’approccio da inchiesta che è inesistente su Rock Hard e tantomeno su Hard Rock.

Fuzz sfida Cerati sul proprio campo? Non saprei, di sicuro RRAZORR è una rivista che si occupa di attualità ma alla maniera di Classix e Classix Metal, ovvero scavando in assoluta libertà la materia. Si può e si deve approfondire, non solo il passato ma anche il presente.

Inoltre Pascoletti con RRAZORR ci fa capire cosa ne pensa, non solo di quello che esce oggi, ma anche di come si stanno muovendo le cose verso il domani. Lui ha sempre fatto la mossa prima degli altri e ha sempre beccato la direzione. Stavolta quindi ci aspetta un ritorno vero all’Underground. Il metal di domani sarà Underground, al punto che non avrà nemmeno senso specificarlo, e mai come allora, per la stampa sarà doveroso offrire gusto, sincerità ed entusiasmo, un po’ come accadeva al tempo delle fanzine, nate però più come strumenti di propaganda che di informazione.

Non che RRAZORR diventi una patetica appendice urlante del metal underground di domani, ma di sicuro ha già ben chiaro cosa deve fare, al contrario del pachidermico Rock Hard, pronto ad assestare il suo culone in base a come la realtà gli cambia la sedia e al contrario di Hard Rock e Classic Rock, sprofondate in un revivalismo che ha stufato persino le cariatidi.

Secondo me il futuro di RRAZORR però è davvero incerto. Se l’idea sarà quella di parlare dei nomi di cui non parla nessuno, immagino sia arduo trovare un mercato sufficiente a pagare le spese di stampa. Nessuno spende sette euro o poco meno, quando in copertina non c’è neanche un nome che conosce. Triste ma vero.

Psycho! ne aveva sempre 3 o 4 di gruppi mai sentiti in copertina, ma c’erano anche i nomi grossi più recenti. Vedevi Slipknot e Machine Head insieme a Soulcharger e DevilDiva. Ci vuole sempre qualcosa che il pubblico conosca già o di cui abbia almeno cominciato a sentir parlare, anche solo come specchio per le allodole. Questo Fuzz lo sa e io so qual è il suo vero dilemma, se lo conosco come credo.

Bisogna trovare una soluzione per inserire nomi meno sconosciuti nell’indice ma che necessitino un approfondimento. Faccio un esempio. Stanno per uscire i Pallbearer, una delle poche band davvero interessanti e innovative nel cosiddetto metal underground. Ebbene, io li avrei visti benissimo sulla copertina di RRAZORR, solo che Paskow detesta uscire con un gruppo durante il suo momento “promozionale”, ovvero quando tutti ne parlano, quindi niente Pallbearer. Allora però, perché non occuparsene, magari con un articolo riflessivo e di approfondimento, tra un anno? Ora si potrebbe ovviare la penuria di nomi noti con lo stesso principio e dedicare uno pezzo a un nome più grande in un momento di stasi promozionale e creativa. Immaginate un titolo centrale che dice: Mastodon, la crisi creativa? Ghost – Il metal torna negli stadi.

Non devo insegnare io al Fuzz come si fa, ci mancherebbe, e affrontare il presente rinunciando ai nomi rilevanti del passato che ancora timbrano il cartellino con un disco di routine, va bene, è cosa buona e giusta, ma rinunciare pure a quelli davvero rilevanti tra le band giovani, ecco che potrebbe diventare un autogol.

So che RRAZORR non diventerà mai il Decibel italiano e non avrebbe neanche senso esserlo, ma di sicuro morirà presto o si ridurrà a cinquanta copie da spedire a pochi eletti, se continuerà sulla via totale degli sconosciuti. I metallari si riempiono la bocca con l’Underground ma alla fine vanno tutti a vedere Ozzy!

Inoltre penso che la rivista dovrebbe aprirsi di più alla scena italiana, ma evitando (e solo Fuzz potrebbe riuscirci) di trasformare RRAZORR in una specie di cartello promo di gruppi e gruppastri nostrani, che sono troppi e nella maggior parte dei casi, di una mediocrità, una presunzione e un’arroganza inarrestabili.

Ancora una cosa. Date tutte le somiglianze, perché non riesumare Psycho!? Perché ormai anche con quella rivista si sarebbe trattato dell’ennesimo revivalismo per i nostalgici degli anni 90/00; i quali comunque troveranno posto, immagino, su Classix Metal dei prossimi anni. Qui ci voleva un magazine di rottura.

RRAZORR è una bella cosa ma necessita di forze fresche, altrimenti sembra la solita squadra riciclata alla Hard Rock, che si regge in piedi usando gli scampoli della redazione di Classic Rock.

Per carità, bella l’idea della redazione di Classix Metal che parla anche di cose “Nuovix Metal” ma sarebbe giusto tirar fuori una squadra apposita che si occupi del progetto appena nato e investa le proprie energie solo lì. Magari gente di qualche generazione più vicina al target di band di cui si vuole parlare. In RRAZORR, l’età media delle penne è 50 e rotti. Va bene l’esperienza ma insomma, largo ai giovani, cazzo! La sfida di Fuzz potrebbe essere quella di riuscire a cavar fuori una nuova generazione di autori, come già gli era riuscito ai tempi di Metal Shock, Psycho! e Classix.

Per questo ci sarà tempo, in ogni caso.