Apro facebook e mi capita in home un post di uno dei miei “registi” amatoriali preferiti. Dico regista, perché non saprei quale termine meglio usare per definirlo. Dicevo, mi è capitato un suo post, che normalmente passerei perché ho uno scarso livello d’attenzione, in cui rimandava al suo patreon. Cercava soldi? No, era solo mega post. Una lettera di scusa verso i suoi supporter che diventa uno sfogo sull’attuale situazione mondiale vista dagli occhi di una nazione che vive a modo proprio la pandemia attuale (lui è canadese), per poi tornare al suo argomento cardine: la comicità.
Mi ha colpito molto, parlando di altri colleghi del suo stesso settore, come tendano a “sanitize the humor” – Sanificare il divertimento. Ma cosa vuole dire questa frase?
Lui è un regista amatoriale nato agli albori di YouTube e che continua a sfruttare la piattaforma. Dato che riesce a creare i suoi video tutto da solo, ha la possibilità a differenza d’altri di non dover confrontare i propri script con qualcuno più in alto di lui che dovrà sanificare il testo per un improbabile pubblico disparato che varia dal bigotto, al razzista, passando per l’antifascista fino alla mamma che non può spiegare al figlio di trent’anni come nascono i bambini.
No, lui è solo e si concede un confronto diretto col pubblico, un po’ come noi di Sdangher. Dice la propria, il pubblico commenta e talvolta prende spunto da questi ma senza mai limitarsi, senza mai avere paura di usare parole scomode come frocio, negro, handicappato, perché se usate nel contesto giusto possono far ridere.
Quale sarebbe il contesto giusto per parole come negro, frocio e handicappato? Quello dove esistono anche persone che queste parole le usano ma non ci fanno arrabbiare perché capiamo che le pronunciano con ignoranza, svilendole del loro significato originale. Metti un negro che dice negro a un altro negro o un frocio che dice frocio a un altro frocio o stoprio che dice storpio a un cieco. Se questo discorso non vi torna allora lasciate perdere l’articolo e correte a dar fuoco alla sede di South Park. Altrimenti leggetelo tutto prima di correre con la mano alla carabina perbenista che diventa sempre più pesante sulla vostra schiena.
Il regista indipendente di YouTube citava, come detto, altre compagnie & YouTubber che tra le varie problematiche (straordinari non pagati, licenziamenti in blocco, denunce, etc), hanno dovuto adattare un loro primo becero umorismo infantile, perché la società ha detto “no, questo non lo puoi dire”.
Insomma, ne ho discusso col Padre Cavallo riguardo questo “oscuramento” di certi termini obsoleti e grezzi. Noi due equini ci siamo accorti come oggi, nel 2020, battute che facevano ridere le masse ora sono insulti per una minoranza. Ma non per la minoranza stessa, attenzione: per il bianco etero di turno che si è riscoperto difensore degli indifesi e che fino a ieri chiamava frocio, negro, handicappato chiunque avesse la pelle un po’ scura, movenze effeminate e una sedia a rotelle sotto il culo.
Mi pare che fu Ken Jeong (Una notte da leoni) in un suo stand-up, citando la sua carriera, a parlare di una scena ambientata in un ospedale quando l’altoparlante chiamava un certo dottor fro-cho. Cito a memoria, ma tradotta in italiano la gag era un gioco di parole simile a quando Bart faceva scherzi telefonici a Boe.
Nel duemila, citando sempre Ken, questa battuta ci avrebbe fatto ridere, oggi ci sarebbe un #hastag boicottiamo questa serie perché è bigotta e offende “selezionare minoranza del momento”.
Abbiamo dimenticato come si ride? Certamente. Per me è diventata una rottura di palle (posso ancora dirlo o è sessista?) andare su Facebook e leggere in continuazione che non puoi più ridere di certi argomenti.
Davvero, non posso manco più fare la battuta che: macchinone+muscoli+violenza = a cazzo piccolo. Non dovrei dirlo perché è offensivo nei confronti dei meno dotati là sotto?
No ma puoi usare argomenti migliori per spiegare che una persona, quando compra il Range Rover che va ancora a benzina rossa e picchia quelli più deboli di lui tenta di compensare una profonda insicurezza interiore. Sì, ad esempio perché ha il cazzo piccolo. Ma è un modo per disinnescare l’arroganza e la superficialità di chi deve mostrare al mondo che lui ce l’ha più grande di tutti con atteggiamenti violenti e molesti.
Non la voglio buttare sulla politica, ma mi è capitata questa immagine su Facebook. Vi fa ridere o vi fa arrabbiare? La risposta potrebbe stupirvi. È black humor con un fondo di verità. Perché devi vedere oltre le frasi scritte e leggere il messaggio. L’estremismo fa male sempre. Eppure i commenti erano tipo “fascista, non capisci un cazzo, i liberali e i comunisti non sono così, tu sei solo una nazista/fascista/destroide”, quando in realtà era una battuta sui Tankie. E i liberali che tendono ad auto contraddirsi pur di darsi ragione.
Tornando al discorso principale, se mai ce ne sia stato uno: la cosa che ho sempre apprezzato di essere in Sdangher, come apprezzo del succitato regista di yuotube, è il coraggio di dire cosa si pensa davvero, di mantenere quella becera comicità infantile contro tutto e tutti. Poi le interpretazioni le lasciamo al pubblico, ma non vuol dire che siamo quello che esso dice.
Quando siamo al punto che bisogna spiegarvi una battuta, vale a dire non tanto che noi abbiamo fallito come comici, ma voi come pubblico.
Ho spesso trovato l’umorismo offensivo davvero divertente, e penso che il mio umorismo a volte possa essere considerato offensivo, ma la mia intenzione non è mai stata quella di ferire o emarginare nessuno o alcun gruppo di persone.
Come mi è già capitato di dire in passato: sono un ragazzo che vive e lascia vivere.
Voglio vedere persone di ogni estrazione, etnia, razza e identità andare d’accordo e ridere insieme, e considero l’odio per chiunque, basato su caratteristiche immutabili – spesso anche solo scelte sbagliate – uno stupido spreco di tempo ed energia.
La pesca alla traina è un’arte, dopotutto.
Jon Graham