Heavymerdal Armagedon – Musica così brutta da far paura

Ci risiamo, dopo lunga attesa ecco che mi scappa di dire la mia su dischi che non vedono, a mio avviso, ragione di esistere. Nulla di personale, chiariamolo pure, ma credo sia giunto il tempo di fare qualche velata critica anche su nomi blasonati del mondo metallico in cui abbiamo la fortuna di galleggiare. Così la smettete di dire che critico solo nomi sconosciuti perché non voglio attirarmi il vostro odio profondo. Io dico la mia sempre e comunque e non temo giudizi, anzi,  penso che  dal confronto di idee nasca l’evoluzione del pensiero, quindi, previo qualche birra, sono sempre pronto a discutere le mie opinioni con tutti. Fine della premessa, ora sotto col metallo che non mi quadra!

Qualcuno sa dirmi quale gruppo, a parte i Therion, vede giustificato il fare un disco con un’ orchestra? Ve lo dico io: i Deep Purple nel ’69 e recentemente alcuni strumentisti alla Malmsteen (o meglio solo lui in quanto fuoriclasse).

E basta. Chiunque altro risulta esagerato e borioso, facendo diventare il tutto un giochino teso ad autoglorificare se stesso. Non siete Beethoven, ragazzi, su.

Ora, tra i milioni di altri che hanno cercato di nobilitare la propria musica selvaggia e violenta travestendola da evento radical-chic, ci sono anche i Metallica col loro S&M di vent’anni fa (disco che mi fece capire che ormai i four horseman erano belli che andati per la tangente, cazzo, ascoltatevi il loro potentissimo primo lavoro  Kill’em All e riflettete). L’apprendere che hanno avuto pure l’ardire di rifarlo, con la bella mossa commerciale S&M2, tremendo pippone lungo svariate ore uscito recentemente, mi ha fatto moooolto riflettere.

Ascoltare i brani snaturati e privati della loro originale carica di rabbia in favore dell’adattamento moscetto e privo di impatto (con tanto di mossa da lacrimuccia: Anesthesia (Pulling Teeth) suonata dal bassista dell’orchestra in ricordo di Cliff Burton, mi ha molto depresso.

Perché?

Perché ho visto tanti bravi musicisti (75 più i quattro cavalieri) impegnati a travestire brani thrash (e i Metallica, quelli veri, quelli di Cliff Burton, facevano thrash, ve lo ricordate vero?) cercando di spacciarli per altro e finendo per confezionare un lavoro mediocre.

Sì, mediocre, lo ripeto, perché teso a far apparire la musica della band quello che non potrà mai essere. Come prendere un pugile a fine carriera e mettergli una parrucca per farlo sembrare un damerino del settecento. Torno a dirlo ancora una volta e poi la faccio finita, ci sono band in grado di mescolare metal e musica classica ma vedere i Metallica truccarsi da personcine a modo e smorzare i toni per coesistere con un’orchestra mi fa l’effetto di un Ozzy che legge la Bibbia.

Tristezza. Tanta tristezza.

Poi, che ci abbiano fatto anche il “videone” da passare nei cinema, aumenta l’impressione che si tratti di una clamorosa mossa commerciale per raschiare il fondo e monetizzare ciò che resta, ma questo è un altro discorso e i lettori più affezionati sanno bene come la penso a proposito del metal sul grande schermo.

Meglio dimenticare, su, avanti che il tempo fugge. Cosa mi hanno mandato ancora di bello?

Nuuuuu, Petrucci no, dai.

Terrore di ogni recensore di dischi al pari di un nuovo dei Dream Theatrerrrt (si si, lo so che a molti di voi piacciono ma a molti altri dover ascoltare per forza un nuovo luuuuungo disco dei DT sfracella le gonadi oltremisura) un lavoro del buon John può risultare letale. Bravo Petrucci, certo, bravissimo. Il livello tecnico eccelso del chitarrista, qui affiancato da Mike Portnoy oltretutto, per la gioia dei fans, è una garanzia.

Però ora basta, su, coi DT ci bastava, davvero.

No, Petrucci infierisce senza pietà. Cinquanta minuti di strumentale puro.

Io non nego che, se piace, possa rappresentare qualcosa di meraviglioso. In fondo i gusti son gusti, ma ragazzi, un po’ di creanza dico io. Un intero disco che pare di sentire i Dream Theatre senza cantante per me (e molti altri come me, non me ne vogliano i fans della band) è troppo, ci ho messo una settimana ad ascoltarlo tutto e meno di un’ora a scordarmelo.

Ok, per oggi vi ho fatti infuriare abbastanza, passo a qualche gruppo meno venerato e conosciuto prima che prendiate d’assedio la mia tana, tanto qualche perla meravigliosa l’abbiamo scovata anche questa volta.

Cominciamo con il premio copertina horror-porno peggiore del mese, che va senza possibilità di errore agli equadoreni Insalubrity,

che col loro inascoltabile Salacious Putrescent Psycopathy se ne escono con la copertina porn-zombie più brutta che si sia vista da parecchio tempo a questa parte.

La musica? Una terribile accozzaglia di rumore veloce, mixata maluccio e caotica a sufficienza. Però veloce, questo non possiamo certo negarlo. Consiglierei alla band di decidere prima cosa suonare però, perché l’impressione è che si siano trovati in garage e abbiano cominciato a eseguire, ognuno per proprio conto, qualcosa che messo insieme non sembra starci proprio. Velocemente.

Gzimprurert, hai già acceso il camino? Ecco, bravo, buttaci dentro sta roba per favore!

Ma, visto che al peggio non c’è limite vediamo ora il disco più moscio tra quelli recuperati nel marasma della robaccia. Un cd inutile, superfluo, suonato senza un minimo di energia da un gruppo che immagino annoiato a morte. Non mi credete? E allora facciamo nomi e cognomi.

Loro sono i Fast Forword, vengono dalla California e nel lontano 1985 (ma Padrecavallo dove li trova certi dischi? Mah, vai a sapere) ci servivano questo terribile Message For America, disco brutto sotto tutte le angolazioni, davvero.

In copertina una tipa vestita da zio Sam, con tanto di cilindro in testa, che più che una teenager americana pare il ritratto fatto a biro di un travestito albino con le spalline. Otto canzoni che vi faranno dormire, ma nel contempo vi irriteranno.

Garantito.

Ma passiamo alla Germania, che a volte sa stupire e sollazzare senza volere. Notati principalmente per l’artwork degno di gente che indossa la combo sandalo-calzino, i teutonici abitanti della Ruhr conosciuti come Japanes Junkfood (complimenti per il nome, mica da tutti, bisogna impegnarsi per una cosa così) ci servono un disco intitolato Nights On Fire che risulta di poco migliore del precedente. Il che non è un complimento, vi assicuro.

Una sofferenza lunga undici pezzi senza grinta, che vorrebbero essere uno street metal dai suoni duri ma finiscono per sembrare una triste imitazione di gruppi ammerrigani degli anni ottanta/novanta. Dai ragazzi, potete fare di meglio. Anche senza sforzarvi troppo.

Concludiamo questa carrellata con un ultimo gioiellino proveniente dal Cile, tali Armagedon (nome che condividono con almeno 15 altre band, complimenti per l’originalità) che ci propongono un album dal titolo Estallido Social. Incredibile da dire ma la miscela di cantato in spagnolo e hard rock melodico avrebbe anche potuto risultare accettabile, non fosse per una produzione che livella il suono del gruppo appiattendolo terribilmente. Se unite al tutto una assoluta mancanza di originalità e dei testi da gruppo di liceali allo sbaraglio, ecco servito questo lavoro dagli Armagedon.

Peccato, bastava un po’ più di cura e di immaginazione.

Alla prossima cattiveria cari equinidi motorizzati e non! Andiamo Gzimprurert, abbiamo molto da scrivere ancora!