Game Story – Breve storia della fine del formato fisico dei videogiochi, scritta male e per gente che non vuole leggere bene

Finisco di guardare l’ultimo episodio del telefilm che mi ha tanto appassionato su Netflix, selezionando dalla libreria dei consigli la prossima visione. Apro Spotify per scegliere un bel disco musicale mentre scrivo, ma non trovando niente di mio gusto, ispeziono altre librerie di musica “pagata” come Itunes o Amazon Music. Mi dicono che pure google ne abbia una, ma non conosco i livelli qualitativi. Ma perché non scoprire invece un nuovo progetto da recensire? Apriamo Bandcamp allora, la mia base per le new entry, usiamo un tag tra i miei generi preferiti per la ricerca e se mi piace acquistiamo l’album digitalmente, tanto lo danno gratis; con una spesa a mia scelta, se voglio supportare.

Questa routine è divenuta involontariamente uno standard per tutti noi, che da poco ha iniziato ad ampliarsi anche nel mondo del gaming… su consolle. Mi spiego, non siamo divenuti un sito di videogiochi, ma è sempre bello parlare dell’evoluzione di mercato.

Dicevo, prima compravamo le cartucce e le musicassette. Una per il gioco e una per la musica. Erano altri tempi, molto polverosi e ingombranti. Poi venne il Cd e qualcosa iniziò a cambiare. I giochi si fecero più dettagliati, ma anche pesanti (chi si dimentica i videogame in 4 cd?) e la qualità musicale si mosse di pari passo.

Avevamo le VHS, grosse ma tendenti alla degenerazione dopo una serie ripetuta di visioni (però mai come il betamax). Poi arrivò il Laserdisck, che non attecchì proprio sul mercato europeo: a parte Dragon’s Lair, nessuno me ne ha mai realmente parlato di questo formato video.
Il Laserdisk resta solo un vago ricordo.

Mentre con i miei amici vedevo Fast and Furious e un giovane Vin Diesel intento a rubare costosi lettori DVD, in Italia ho dovuto aspettare prima l’avvento della PS2 e poi del primo (orribile) film di Resident Evil per avere un fermo immagine decente della figa di Milla Jovovich. Internet era ancora una cosa da ricchi.

I contenuti aumentavano, la qualità video pure ed era come se il mercado dei videogiochi spingesse il mercato homevideo stesso a corrergli dietro. Diciamocelo, se non era per Sony e Playstation 2 il dvd avrebbe avuto questo grande successo?

Voi dite di sì, nonostante tutto?

Ma il Bluray invece deve tutto a Sony, perché nella battaglia contro l’HD-DVD sono stati più intelligenti di Microsoft. Più giga a disposizione e lettore integrato nella consolle.

Poi però cosa accadde? Il PC gaming dal canto suo disse “no, i giochi aumentano di peso, dobbiamo aggiornarli in continuazione e detto tra noi, una volta installato il disco rimane impolverato in una libreria, i costi di produzione aumentano giorno dopo giorno”.

Quindi? Quelli di Valve ebbero il colpo di genio creando Steam invece di Half Life 3, e il resto è storia. Poi si aggiunse GOG con il drm free, Epic Games che non sapeva farsi i cazzi propri, la Eletronic Arts che deve morire male. E io che andavo a recuperare il cappello da pirata perché sono da sempre povero.

Insomma, il mercato del gioco a un certo punto disse “va bene, possiamo vendere giochi a prezzo migliore, risparmiando inutili passaggi di mercato dandoli direttamente in formato digitale”.

Netflix in America combatteva già forte contro Blockbuster, leader incontrastato del nolleggio di film (e poi anche giochi).

Ma Netflix (tutt’oggi) in USA ti spedisce il disco OVUNQUE a nolleggio, oppure se hai una TV HD (o 4k oggi), con android installato e hai scambiato il dvd con il disco che usi per giocare col cane, ecco arrivare lo streaming.

Insomma, ci aveva già pensato youtube, con tanto di google che prima lo sfidò (perdendo) e poi se lo comprò.

Se non puoi sconfiggerli, comprali… vero Facebook?

Però vedere un film integrale su youtube non è proprio legale (a meno che non è la casa di produzione a distribuirlo) e la qualità molte volte fa cagare. Un 360p nel 2020 è come bere olio di ricino crudo a colazione.

Allora Netflix testa il servizio streaming in America e i risultati vanno di pari passo con la connessione internet.

Più è veloce, più la gente reclama.

E allora Amazon, Disney, Hulu, ecc sentono l’odore del denaro e sotto a comprare diritti per nuove serie e film da urlo. E io intanto vado a recuperare la giubba da pirata che la mia povertà diventa sempre più abissale.

Ma i videogiochi?

La Microsoft per prima ha pensato “qual è il miglior modo per vendere videogiochi? Ma certo, regalarli”.

Ed ecco nascere il gamepass, che vizia l’utenza con un semplice abbonamento mensile di 10/13 euro (in base a cosa cerchi) e la possibilità di scaricare giochi non proprio recenti o titoli al lancio “selezionati” senza aggiungere un euro.

E Sony che ha sempre avuto naso per trovate di marketing geniali, annaspa: ha paura forse di danneggiare un mercato già saturo.

Capiamoci, se io regalo 100 giochi a chiunque, con la libreria in aumento per soli 10/13 euro al mese, quando poi ti pubblico il capolavoro dell’anno, quanti lo pagheranno senza urlare “ma io lo voglio con l’abbonamento?”.

Perché Netflix ti offre il film di punta subito, ma il gioco?

Saranno mercati diversi, il pubblico però è sempre quello alla fine.

Intanto non solo escono le nuove consolle ANCHE senza supporto fisico, ma alcuni auspicano la fine del formato fisico, come lo conosciamo, entro tre anni. Forse lo streaming come lo ha ideato Google con Stadia è la nuova base del mercato?

Del resto non ha senso comprare un gioco usato a 30 euro (mercato che tutti i produttori temono), quando posso avere il nuovo digitale allo stesso prezzo in sconto.

Quindi dopo tutto questo lungo discorso, la domanda che volevo porvi è: ma perché cazzo continuate a scassarmi la minchia con cd limited edition, LP e cassette a prezzi inumani quando c’è spotify che, pagando un tot al mese, mi mette a disposizione una libreria musicale che posso far partire anche dal sifone della doccia, se gli monto una scheda di rete?

Ma che cazzo però, ho capito, il supporto e la passione eccetera, ma sembra che mentre il mercato si evolve, voi tutti siate veramente dei boomer trogloditi che quando arrivò il telefono in casa dicevano “tanto la gente continuerà a preferire di parlare agli altri in faccia”.

Ma quando mai.