Come ho fatto presente nell’articolo dedicato a Done With Mirrors, gli Aerosmith, a un certo punto, hanno consegnato il proprio destino in mano a degli esperti di hits, gente che sapeva letteralmente fabbricarne e in questo modo si sono assicurati un futuro, oltre alla possibilità di suonare, all’interno dei dischi zeppi di successoni appositamente costruiti, anche la musica che realmente ritenevano rappresentativa di ciò che desideravano fossero gli Aerosmith.
Chiaro?
Secondo Wikipedia Permanent Vacation è il primo album in cui la band si avvale di “collaboratori esterni” che poi sarebbero i Rumpelstilzchen della discografia hard and heavy anni 80. Ve li elenco uno per uno a partire dal produttore.
Bruce Fairbairn
Questo signore canadese, ha avuto (perché è morto) nel curriculum la realizzazione dei seguenti dischi: Slippery When Wet dei Bon Jovi, i dischi degli Aerosmith dal 1987 al 1993, The Razor’s Edge degli AC/DC, Flesh And Blood dei Poison, Push Come To Shove dei Jackyll e Face The Heat degli Scorpions. Tra le altre cose che ha fatto, ha lanciato lui Bob Rock.
Desmond Child
Oltre ad aver scritto il mega-hit dei Kiss, I Was Made For Lovin’ You e alcuni dei cavalli di battaglia di Bon Jovi, Child è anche il produttore dell’album Poison di Alice Cooper e l’autore di pezzi cantati da Cindy Lauper, Cher, Bonnie Taylor, Michael Bolton… se la musica anni 80 vi piace anche quando non è metal, la ragione è semplice: era tutto pop realizzato dagli stessi quattro o cinque grandi compositori e adattato allo stile dei vari interpreti, che venissero dall’hard rock o dalla dance.
Desmond Child, per dire è anche il responsabile dei più celebri pezzi di Ricky Martin. Nei dischi prodotti da Fairbairn, spesso c’era coinvolto pure lui come autore. Non è un caso che Child sia stato chiamato dagli Aerosmith dopo che questi domandarono a Bruce di aiutarli a tirarsi fuori dalla muffa in cui erano sprofondati.
Jim Vallance
Altro canadese produttore e autore di canzoni famose. Tra le sue collaborazioni si va dalla realizzazione a quattro mani con Bryan Adams di tutto il suo repertorio più celebre, a Ozzy, gli Scorpions, i L.A. Guns, Rod Stewart, Tina Turner, Michael Bublé e molti altri.
Holly Knight
È l’autrice di Love Is A Battlefield di Pat Benatar, Stiletto di Lita Ford e molta altra roba cantata da Ozzy, Rod Stewart, Meat Loaf, i Kiss e via dicendo. Per un po’ se la bombò Paul Stanley, in effetti.
Oltre a tutti questi mastermind della produzione e delle hit, se non vi basta, sappiate che in Permanent Vacation, Bob Rock e Mike Fraser sono gli ingegneri del suono. Il primo dirà qualcosa di certo ai metallarozzi in lettura, mentre il secondo magari non tanto, ma posso assicurarvi che c’è anche lui dietro The Razor’s Edge, Sonic Temple dei Cult, Load dei Metallica e dischi di Danko Jones, Amen e Slipknot.
Da ragazzotto non ero molto attratto dal suono degli Aerosmith per via dei fiati. Non gli aliti, ok? Gli strumenti a fiato. Ne usavano spesso e io, ahimé, consideravo completamente fuori luogo le trombe, i sassofoni in un disco di rock duro. Oggi mi rendo conto che erano la cosa fondamentale per il sound di Permanent Vacation, gestiti alla grandissima e se andiamo a guardare, strumenti del genere sono sempre stati utilizzati, per quanto alla chetichella, in molti album heavy, proprio per riuscire a dargli quei suoni “enormi” che tanto ci piacciono.
Sull’album degli Aerosmith, Bruce Fairbairn ne ha usati tanti, compresi alcuni suonati da lui stesso. Si contano circa dieci musicisti alle prese con clarini, sassofoni, trombe, tromboni e l’organo (di cui si occupò Jim Vallance).
Tra i crediti di Permanent Vacation, se escludiamo i pezzi St. John, Girl Keeps Comin’ Apart, Permanent Vacation e The Movie, il resto è tutto confetturato dai suddetti Child, Vallace e Knight. Non che questo voglia sminuire l’operato di Perry e Tyler, presenti come firme in ogni canzone, comprese le “big ones” Rag-doll, Dude e Angel, ma è indiscutibile che Permanent Vacation non avrebbe mai raggiunto simili livelli, senza che ci mettessero mano tutti ‘sti geometri del sound giusto e del pezzo giusto.
Sembra difficile da accettare, ma l’arte consumistica è realizzata per piacere e da gente che sa bene come funzionano i bisogni del pubblico. Non c’è di mezzo un genio creativo che colpisce senza mancare il colpo, solo una serie di regole armoniche e un sapiente uso del riciclo melodico.
Alla base di pezzi come Angel, per esempio, si nasconde sempre una traccia melodica già usata in decine di hits precedenti da una multitudine di band, nel corso dei decenni. La bravura di Desmond Child non è nel rielaborare questa melodia, ma riuscire a nasconderla facendola passare per qualcosa di fresco e nuovo. Non mi riferisco tanto al ritornello, quanto all’andamento generale del brano, che se togliamo le orchestrazioni e i suoni percussivi tipicamente anni 80, è un pezzo che avrebbe potuto scrivere e cantare Buddy Holly. E forse lo fece.
Sono sempre le solite vecchie canzoni, riproposte in modo da sembrare inedite. Ci piacciono al primo colpo non perché siano bellissime, ma per via di una strana magia che ce le fa notare da subito, come se le conoscessimo già. Non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace e ciò che piace, di solito è famigliare.
Come nell’articolo su Done Whit Mirrors, anche qui insisto nel tirare in ballo il vecchio Alice Cooper. Lui realizzò Poison seguendo l’esempio degli Aerosmith di Permanent Vacation, coinvolgendo parecchie ottime penne del giro di Child, inclusi, oltre la coppia d’oro Jovi/Sambora, anche gli stessi Joe Perry e Steven Tyler, tanto per non farsi mancare nessuno.
Per fare Poison, Desmond Child e Cooper realizzarono una sessantina di pezzi, tutti molto simili tra loro. Tra quelli ne scelsero una decina e sbancarono le classifiche heavy del 1989. Se andiamo a confrontare le hit di quell’album scritte da Child e prendiamo altre sue creazioni precedenti realizzate con altri artisti, ci appare chiarissima la somiglianza dei ritornelli.
Per la verità si tratta, al nocciolo, della stessa melodia con poche varianti.
Ma ogni pezzo con quella meravigliosa melodia: che fosse Give Love A Bad Name di Bon Jovi, If You Were A Woman di Bonnie Tylor, Bed Of Nails di Alice Cooper, These Times Are Hard For Lovers di John White, il pubblico degli anni 80 rispondeva sempre alla grande.
Volevano continuare a sentire lo stesso pezzo, ma avevano bisogno che qualcuno glielo camuffasse in qualcosa di diverso. Magari i metallari non avrebbero mai cantato quella melodia in un disco di Bonnie Taylor, ma in uno di Alice Cooper e Bon Jovi sì.
Se quindi Rag-Doll, Dude e Angel non sono i brani più rappresentativi di ciò che secondo gli Aerosmith dovrebbero essere gli Aerosmith, andiamo a vedere i titoli “meno rappresentativi” di Permanent Vacation e troviamo lì l’autenticità di un gruppo svenduto ai ragazzini, come qualche fan dei tempi di Toys In The Attic e Rocks ha definito e definisce ancora oggi la band nel 1987.
Girls Keeps Coming Apart è un soul alla Wilson Pickett ma con più vitamine; Permanent Vacation è un quattro quarti con un buon ritornello e che si avvicina allo stile classico della band; St. John è un swing robusto e con momenti molto heavy rispetto al resto dell’album. The Movie è uno strumentale firmato da tutta la band e credo sia una delle cose più evocative mai realizzate dagli Aerosmith dal 1985 in poi.
Siamo nella regione bassa e più umana del disco, le terre fertili e opulenti sono altrove, ma se escludiamo la produzione vincente e “la grandeur”, ci troviamo più o meno davanti alla stessa roba di Done With Mirrors. Sono i pezzi che avrebbero potuto concludere quel disco – che guarda caso, il batterista Joey Kramer (o Brad Whitford, non ricordo chi dei due) ha detto che non è stato mai davvero finito.
Parlare di Rag-Doll o di Dude non è semplice. Sono due pezzoni, anche se di hard rock c’è poco. Dude (Looks Lilke A Lady) avrebbe potuto suonarla anche Huey Louis And The News, ma è in tutto e per tutto un pezzo degli Aerosmith, così come Rag-Doll, perché la band ha una personalità e uno stile talmente definiti da riuscire a fare proprie canzoni molto diverse dalle solite cose che ci si aspetterebbe da Perry e Tyler. I Don’t Want to Miss a Thing, per dire, non l’hanno mica scritta loro, è di Diane Warren, ma sembra un pezzo degli Aerosmith. Punto.
Lasciamo perdere che a scrivere Dude e Rag-Doll o Angel vi sono coinvolti anche Tylor e Perry; questi due tizi avrebbero potuto firmare un disco di Tina Turner se avessero voluto, sono persone di talento. Il punto è riuscire a sposare la percezione che il pubblico ha di te come artista, con quello che fai in qualità di compositore.
Vasco Rossi non riuscirebbe mai a cantare E dimmi che non vuoi morire, Fossati sarebbe ridicolo nell’interpretazione di Pensiero stupendo, eppure hanno scritto loro questi pezzi, solo che Patty Pravo è riuscita a renderli suoi e di nessun altro. Va bene come esempio?
Chiaramente Rag-doll poteva uscire anche su Rocks ma non sarebbe stata questo tripudio di strumenti a fiato, che Zaccagnini definì senza indugio “dixie”, e non avrebbe avuto una batteria tanto espansa. Il tum-tam, tum-tam, tum-tam iniziale di Kramer è farina del sacco di Bob Rock e suo futuro marchio di fabbrica, che siano stati poi Matt Sorum o Lars Ulrich a picchiar dietro. Ted Templemen, produttore di Done With Mirrors, ha sempre rimpianto il suo lavoro sulla batteria di quel disco, ma vi basti sentire il tocco di Shame On You, l’incipit di Gipsy Boots e il rullante oppiaceo di She’s On Fire, per capire che il sound di Kramer non è lui ma chi lo produce.
Il bello di Permanent Vacation è che il trittico Rag-Doll, Dude e Angel, riescono nell’intento di far guadagnare milioni alla band, ma senza sputtanarla mai. Il brano che avrebbe potuto riuscirci è la scadente Magic Touch. Quel ritornello è senza dubbio una bricconata di Steven Tyler. Passa inosservato tra l’inizio inappuntabile di Heart’s Done Time e il resto dell’album, ma resta una lussuosa pecionata e il punto più avanzato degli Aerosmith verso lo squilibrio commerciale, mai più perduto nell’ancor più riuscito Pump e nemmeno nei lenti elettrici di Get A Grip.
Ah, l’inizio di Magic Touch è stato scopiazzato da Ozzy nel brano Crazy Babies, da No Rest For The Wicked del 1988.
Permanent Vacation è un lavoro esplicitamente commerciale ma in cui la band mantiene alta la dignità, sfoggiando un repertorio quasi infallibile, imbevuto di richiami raffinati al delta blues e al rock classico. Secondo me è l’esempio perfetto da seguire per chi voglia risollevare la propria carriera senza snaturarsi.
Curioso che gli Aerosmith non trattino in maniera diretta i problemi avuti con le droghe e gli eccessi prima di arrivare a Pump (Monky On My Back). Sì, ci sono pezzi che ne lasciano intuire, come Darkness o Simoriah, ma si tratta di interpretazioni libere, niente di chiaro e tondo.
La maggior parte dei testi parla di sesso, che poi è l’altra metà del mondo sperimentato da Perry e Tyler. Ogni canzone è la cronaca di un adulterio consumato occasionalmente o un aneddoto sporcaccione da cesso. Angel è il solo slancio sopra i mucchi di carne del backstage. Eterea richiesta d’aiuto che però si stenta a credere non sia solo una trappola per l’asessuato pennuto, escogitata da Steve: una volta planato sulla vita degli Aerosmith, il soldato di dio finirebbe per essere risucchiato dall’orgia continua della premiata ditta bostoniana del ragenròl.
Una menzione finale per lo studio dove Permanent Vacation è stato registrato. No, un momento, non è una cosa secondaria. La storia del posto dove registrare è la ragione principale del fallimento produttivo di Done With Mirrors, almeno a detta di Templemen.
Per tenere la band alla larga dalle droghe, nel 1985 chi gli stava dietro, optò per condurli in un luogo che non fosse Los Angels o San Francisco. Si scelse Berkley, sempre in California. Templemen accettò di lavorare con loro ma fu costretto ad arrangiarsi in questo studio alternativo, dove le cose non andarono molto bene per lui, abituato a un altro posto dove forgiare dischi.
Nel caso di Fairbairn, forse la scelta cadde su di lui anche per via del fatto che era canadese e che la band sarebbe dovuta andare da lui, nei Little Mountain Sound di Vancouver, dove i Bon Jovi avevano inciso Slippery e dove sarebbero tornati fino a Keep The Faith, e da cui erano già passati i Black N Blue di Whitout Love e sarebbero passati anche i Cult di Sonic Temple, i Motley Crue per Dr. Feelgood e secondo svariate fonti ma non tutte, i Metallica per il Black Album.
Ah, naturalmente anche gli Aerosmith avrebbero continuato ad andare lì fino alla morte di Fairbairn, ovvero cinque anni dopo Get A Grip.