In Italia il 50,1% delle persone ha al massimo la licenza media, l 35,6% un diploma di scuola superiore, mentre i laureati e le persone che hanno conseguito un diploma di alta formazione, rappresentano il 13,9% della popolazione.
Il resto, e nel 2020 non è poco, è addirittura analfabeta.
Questa impietosa fotografia che l’Istat fa dell’Italia è le necessaria premessa per il discorso che stiamo per affrontare, così come quello, connesso, del cosiddetto bias cognitivo. Quest’ultimo è un giudizio (o un pregiudizio), non necessariamente corrispondente all’evidenza, sviluppato sulla base dell’interpretazione delle informazioni in possesso, anche se non logicamente o semanticamente connesse tra loro, che porta dunque a un errore di valutazione o a mancanza di oggettività di giudizio”.
Bassa scolarizzazione + ragionare con l’istinto e non razionalmente = Livello di comprensione delle cose da semi animale.
Qui entrano in gioco i social network, le notizie che circolano sul web e la capacità di valutare le cose nel modo reale in cui SONO e non come APPAIONO.
Prendiamo per esempio Facebook, landa popolata prevalentemente da boomer, anzianotti da “kaffè buongiornissimo”, milf stagionate in cerca di avventure erotiche, italiani medi con una passione (o hobby basico, oltre alla figa), ma non più di una che se no i tre neuroni bisticciano tra di loro.
Una delle caratteristiche che personalmente mi fanno riflettere di più è che la grafica, che è una cosa secondaria (in teoria) rispetto al contenuto, risulta determinante per un processo di appiattimento.
Una volta sul giornale e sui libri potevi leggere di Kennedy, Gandhi, Churchill, o di eminenti scienziati e personalità davvero rilevanti per intelletto e capacità, di contro di Pino Bombetta o di Gino Carriola, uomini medi se non mediocri, nemmeno una riga.
Oggi, visto che le pagine sono uguali (e gratis) per tutti, questa “finta democrazia” regala sulla copertina virtuale del libro, pari sensazione di importanza a Concetta Bullone rispetto a Leonardo Da Vinci.
Questo, perché “l’impaginazione” delle informazioni è la stessa, la velocità di condivisione e altrettanta sparizione nella timeline, è rapida, sostituita da altre informazioni di altrettanti millemila sconosciuti, e di qualche personalità importante.
Questo appiattisce il tempo e la percezione di “valore” in un eterno presente, a 2D, in cui i Beatles sembrano avere lo stesso peso di Johnny Birillo, in cui le cose accadute nel 1986 sembrano essere allineate al 2020.
Tutto diventa un eterno presente piatto e uniformato: il ragionamento e la giusta collocazione degli eventi, dei fatti e delle priorità, per molti si rivela un’impresa impossibile.
Ecco che la pancia, le emozioni, la malinconia dei bei tempi, creano questo bias, per cui l’analisi e il ragionamento se ne vanno (per molti) beatamente a puttane.
Il 3D non viene quasi espresso, quanto l’assimilazione acritica di un flusso di cose, che è impossibile metabolizzare.
Sparisce la consequenzialità, la ciclicità, resta solo la sensazione di “accaduto / non accaduto”.
L’interazione è quindi falsata, sia con l’altro che in rapporto agli eventi.
Vince l’eterno “ora e qui” (non quello positivo del buddismo), fattore negativo dell’incertezza sul futuro prossimo. Nasce il Tempo Zero che inghiotte tutte le linee spazio – temporali. La memoria e il ricordo di una cosa a suo tempo negativa, carente o non rilevante, diventa in questo tempo zero, al contrario “non così male”, o genera falsi ricordi positivi, poiché, in alcuni casi, associata al bias della nostalgia, della gioventù e dei tempi migliori, che non corrisponde quasi mai al vero.
Il “frame” del social acutizza la scarsa consapevolezza, frutto anche di non studio e ignoranza, mista a pigrizia, paura, e genera il sonno della ragione.
Prendete qualsiasi argomento, passione, hobby, informazione, e calatelo in “tempo zero”, ecco che la rilevanza oggettiva sparisce a discapito della fruizione veloce, acritica e non approfondita.
La consequenzialità, e le priorità, i valori oggettivi di merito, vanno a farsi fottere. In ultima analisi, scrollarsi di dosso il “tempo Zero” sarebbe la soluzione migliore, ma poco percorribile senza adeguate capacità logico – culturali.
Il trionfo di Concetta Bullone, Johnny Birillo, Angela Da Mondello e degli Steel Buttana; abbiamo perso e non ce ne accorgeremo.