È stata una recensione combattuta questa. All’inizio quando ho ricevuto la cassetta (ringrazio Ambiente H per avermi contattato), ammetto che il mio tasso alcolemico era alto. La prima volta che l’ho sentita sono scivolato nel sonno e quando mi sono svegliato, il nastro era finito e io avevo un forte mal di testa. Va bene, riproviamoci.
Stiamo parlando di Mörder Machine, del maestro Marco Corbelli, quale miglior mood per un ascolto simile se non il cimitero? NO! Il cimitero è chiuso per i troppi morti da seppellire, quindi l’accesso è consentito solo ai familiari dei funerali in corso. Grazie Covid.
Va bene, proviamoci una terza volta. Un momento di totale isolamento per le strade, con le cuffie e la misantropia. NO! Le pile si sono scaricate e ascolto un suono rallentato, come se della fanghiglia sia entrata nel walkman.
Un album maledetto quindi? Compro le pile nuove, mi siedo alla scrivania, e prima di cliccare play urlo alla mia famiglia “al primo che mi rompe il cazzo lo uccido”.
Prima di procedere con l’ascolto, ho voluto parlare con la label, la succitata Ambient H per capire cosa accadde in quel 2002 a Massafra, quando io avevo solo 14 anni e di queste sonorità non ne avevo la benché minima idea. Ecco la risposta:
È una cosa speciale. Io ho iniziato nel 2001 con una installazione e da lì non mi sono fermato. Prima pubblicazione un cdr di Atrax Morgue in occasione della sue performance a Massafra. Abbiamo esposto roba estrema. Immagina che alla performance di Corbelli un gruppo di metallari lasciò il teatro per la troppa violenza sonora e visiva. Fu una performance assoluta, fatta nel contesto di una rassegna di arte contemporanea dove a sua volta abbiamo avuto delle opere coperte/censurate. Quasi tutti gli spettatori che resistettero hanno preso la cassetta.
Era l’ambientazione cattiva. Era un suono che nessuno dei presenti, compresi noi, avevano mai sentito dal vivo. Lo ascolti nei dischi ma quando poi hai il “suono” addosso è un’altra cosa.
Di questo live avevo già letto nella rete. Una ficata, chiunque entrasse non poteva immaginare cosa avrebbe ascoltato e quando ne uscì, di corsa, vomitando o strascicando i piedi e guardandosi le mani confuso, ne uscì cambiato per sempre.
Ero ricco di domande riguardo quel live, rimpiango di essere stato solo un misero pischello in un epoca in cui l’industrial italiano dettava legge anche all’estero.
Ti dico solo un particolare: quando mi fece la scheda tecnica tenne a precisare che gli serviva un cavo di microfono di almeno 10 metri e un proiettore. Questo per farti capire con non era statico su uno strumento. Fece una vera e propria performance e la foto che ti ho allegato l’altro giorno è l’emblema di quello che fu.
La foto, come mi è stato accennato fu usata per il bootleg russo che tempo dopo vendettero in giro, contenente una registrazione scarsa del live, che non si è mai capito (forse qualcuno potrà rispondermi un giorno) sfuggita dall’archivio di Marco dopo la sua dipartita.
Parlando del nastro, cosa dire. Su Atrax Morgue, Mörder Machine e soprattutto Marco Corbelli da noi e pure all’estero, si è detto letteralmente tutto. Cosa potrei aggiungere di più?
Che questo nastro è un must per gli amanti del genere, o anche chi vuole scoprire perché ancora oggi dopo anni si decantino le lodi di questo artista capace di attirare e spaventare persino i metallari. La produzione stessa presenta un suono così cristallino che pure con il mio walkman datato 1980 non ho mai sentito un suono migliore di questo.
Potrei spiegarvi perché No More Humans per me non è solo una traccia, ma un manifesto di vita. Potrei spiegarvi per giorni che molte band metal che si riempono i bootleg fotografici di loro che giocano con finti cappi al collo potrebbero solo imparare da questo singolo live.
Oppure come potrei cercare di farvi capire quanto sia incredibile sostituire le versioni in studio con quelle registrate questo giorno, senza notare la minima differenza tra le versioni.
Perché questa appunto non sia stata solo una sessione per la serata a Massafra, ma vere e proprie performance terroristiche per un pubblico ignaro.
Io dico solo che questa cassetta è l’ultima di una serie di gemme emerse dalla terra che copre la salmaa di Marco Corbelli, che nonostante sia morto, anche dall’aldilà continua a ricordarci quanto vivere faccia schifo e non vede l’ora che tutta l’umanità si estingua come ha fatto lui. Così deve accadere a ogni malattia che infetta questo pianeta.