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Metallari della gleba – Il Bestiario dei Redattori Metallari 2.0

Sono anni che scriviamo di metal e che ci confondiamo con il piccolo formicaio operoso delle redazioni metallare. Qui a Sdangher di collaboratori ne sono passati tanti, di tutti i tipi davvero, molti ancora affollano (si fa per dire) le webzines e le riviste cartacee (o quel che ne resta). Ecco a voi tutto il bestiario che potete incontrare, se vi venisse in mente di fare una cavalcata nel piccolo mondo antico del giornalismo metallaro 2.0.

Ovviamente tutti noi che scriviamo di metallo pesante nel bene e nel male facciamo parte di una (o più categorie), nessuno escluso, per cui offrendoci un bell’esamino di coscienza… insomma,  chi è senza peccato scagli la prima borchia.

Il “newsarolo”: come gli Umpa Lumpa nella Fabbrica di Cioccolato, sono operosissimi e fedeli, nonché preziosissimi e indefessi lavoratori, talvolta snobbati dagli altri redattori che spesso li considerano di una casta inferiore alla loro. Sfornano quotidianamente tonnellate di news (solitamente traduzioni di Blabbermouth) che spaziano dal nuovo videoclip di Udo, alle dichiarazioni della cugina di terzo grado di Steve Harris sulle preferenze del nipote in fatto di marmellate.Alle 3 di notte di Capodanno, mentre la gente normale festeggia, loro sono attaccati al computer e pubblicano per primi sulla webzine, la news che i Barilla Conspiracy hanno aggiunto alla line-up un bonghista pakistano. Dopo qualche anno vanno in burnout e tornano a giocare a Dungeons and Dragons nella taverna del cugino nerd.

I “polli da batteria”: sono le schiere invisibili e numerose che portano avanti le webzines, firme che pochi noteranno, coloro i quali sfornano dodici interviste e trenta recensioni alla settimana, lavorando sulla quantità, come criceti nella ruota. Le variazioni sul tema sono minime, l’importante è riempire, anche se poi la grammatica, la sintesi e la sintassi rispetto alla produzione passano in secondo piano. Molto spesso, essendo così sovraesposti, saranno coloro che si noteranno di meno, poiché il lettore si abituerà a vedere così spesso la loro firma, da non farci più caso.

Il “fantasma”: compare nel tabellino dei collaboratori, ma la sua effettiva produzione è pressoché nulla. Scrive una recensione ogni tre mesi, e un live report all’anno. Non si capisce il perché compaia così poco, ma a differenza del “pollo”, quando scrive è festa grande. Ovviamente tanti noteranno la cosa, con giubilo e incredulità. “Caspita, oggi c’è la recensione di Tonino Cannone !!! Ha scritto dell’ultimo disco dei Babbuccia Destroy, devo leggerla a ogni costo !!!”. Poi sparirà nel nulla per altre due stagioni, comparendo all’improvviso un bel dì, un po’ come la visita dello zio dall’Uruguay, quando torna al paesello ogni morte di papa.

L'”amico del giaguaro”: non così bravo a scrivere, ma abbastanza per non sfigurare, è l’amico di scuola o di calcetto del caporedattore, quindi inevitabilmente verrà coinvolto in “Metal Caciotta Webzine”, in nome del rapporto fraterno nato tra braciolate e sagre e i rally della montagna vissuti insieme. Il coinvolgimento reale è variabile tra lo scazzato e l’entusiasta, fatto sta che non può dire di no al suo “heavy brother” Gennaro Badile: un ibrido tra il fantasma e il pollo da batteria, sarà sempre benvoluto dalla redazione, in quanto più bravo a cuocere salamelle e peperoni alle feste private della webzine, che a scrivere.

Lo “Sgarbi” della situazione: contro tutto e tutti, sempre pronto a smerdare i colleghi con tanto di nomi e cognomi, accusare etichette di inciuci e connivenze con i redattori delle webzines, le aziende farmaceutiche e i poteri forti. Fa la parte del Savonarola e del duro e puro ma poi corre a chiedere promo e biglietti gratis come tutti gli altri, assicurando che il suo blog o sito ottiene un sacco di visite. Vedendoseli rifiutare per certe vecchie cose che ha scitto, lui ri-scaglia sul mondo la propria furia moralistica più di prima, magari pagandosi il biglietto di tasca propria e stroncando il locale, il concerto e persino il pubblico che non l’ha cagato, nonostante Sgarbi metal sia un personaggio scomodo. Si capisce presto che dietro tanta boria e smania di polemiche c’è solo un patetico solitario che spera di rimanere nella testa dei lettori, i quali lo rimuovono dal cranio appena smettono di insultarlo sotto i suoi post. Sentendosi incompreso e poco amato, a volte inscena degli alter-ego sotto pseudonimo, spacciando la propria schizofrenia per una redazione e contraddicendo se stesso da varie angolazioni, così da trasformare l’ultimo stadio della malattia mentale in pluralismo dell’informazione.

Il “Sandrobuticat”: da mettere in gruppo con i polli da batteria, è un lavoratore inarrestabile che rimane impermeabile a qualsiasi cambiamento. Mode, guerre, pandemie scorrono oltre le sue spalle mentre lui seguita a recensire e recensire i Metal Steel e gli Iron Cougar, nella speranza di riceverne i promo fisici, da aggiungere al proprio archivio delle dimensioni di un hangar. Detesta il formato digitale, lui è per la fisicità, anche se intasa le webzines su cui collabora della più superflua-erudizione in quattro-quarti. Non concepisce il metal oltre il sottogenere in cui è specializzato. Non concepisce che ha rotto i coglioni.

Il “Dinosauro”: per lui oltre il 1990 è tutto parcheggio. Non crede che il genere abbia ancora qualcosa da offrire. Usa Facebook per fotografarsi con tutti i vinili dei Cruel Elephant e nei momenti di solitudine scrive lunghe mail a Gianni Della Cioppa, il quale lo ignora da 30 anni, nonostante il dinosauro, in pubblico non manchi mai di polliciare e commentarne i posto, apostrofando il Ciopper, ogni tre per due, con un “noi ci capiamo, Gianni”. Ma Gianni non lo capisce. Il dinosauro non scrive più ma ammorba chi è disposto a starlo assentire, con le sue collaborazioni di trent’anni prima alle fanzine Metallo Rotondo e Bava Satanica, fino al coronamento di una carriera quando recensiva demo per Klaus Byron. Continua a scavare nel mirabile decennio dell’heavy metal quello vero (1979-1989) la cui estinzione è coincisa guarda un po’ con il passaggio del dinosauro stesso dalla virilità ormonale (Iron Maiden) alla depressione catodica dell’era digital-glaciale (Nonno Libero).

Il “Triplogiochista”: Sono 40 anni che scrive dappertutto, ha collaborato con chiunque, ha scritto di glam sulle riviste per gatti, di death su Panorama, di black su Tutto, di class ed epic metal su Cioé, ha intasato con articoli e interviste i magazine che contano davvero, al tempo in cui contano davvero, vale a dire la decade in cui il Dinosauro ce l’aveva duro ma non sapeva dove metterlo. Ha riempito pagine e pagine con tiepida passione sintattica, usando una prosa immaginifica di seconda mano ed esprimendo l’entusiasmo di chi ha la fortuna di fare il mestiere più bello del mondo, oltre scrivere non pagato su riviste rock e metal di merda. Pur stroncando dischi poi rivelatisi classici del genere, è riuscito a non litigare e mantenere intatta la propria fama di intenditore. Tirato dentro nelle discussioni al tempo di facebook, se la cava scrivendo ciò che pensa, anche se poi nessuno è davvero sicuro di averlo capito.

Il Frate Max: inneggia alla fratellanza, al volemose bene, scongiura le polemiche, rispetta i forti e difende i deboli, scrive recensioni che sono arringhe difensive, pipponi estenuanti in cui prende per sfinimento i potenziali lettori in disaccordo. Giustifica tutto e tutti, fino a ritrovarsi a scontentare e inimicarsi tutto e tutti. Passa giorni a inviare messaggi di redenzione allo Sgarbi della situazione, con il risultato di scatenarlo verso nuove polemiche e altri nemici da dileggiare. Nonostante sia sempre bendisposto e gentile, nonostante veda amici dappertutto, si ritrova scansato e rifuggito dal bellicoso formicaio metallaro e non riesce a capire perché c’è tanta inimicizia ma soprattutto cos’avrebbe detto o fatto per meritarsi l’esilio sull’isola dei pirati.

L’Arrivista: bravo o meno bravo a scrivere non gli conta troppo, ha in testa solo uno scopo, ovvero scalare rapidamente e con ogni mezzo la piramide per arrivare nelle stanze del Faraone di turno. Se donna, avrà qualche arma in più che i maschi non possono offrire, se uomo, la lingua e la lusinga, dal metraggio interminabile. Senza scrupoli o dignità, è il sapore dolce e inebriante del potere ciò che gli interessa, arrivare ad avere gente sotto di lui da comandare a bacchetta, sotto il compiaciuto sguardo del capo, sadicamente spietato, o falsamente dolce e gentile, sarà odiato e temuto, ma mai amato.

Il Pigro: generalmente è bravo a scrivere, ma gli fa fatica fare qualsiasi cosa, quindi il suo apporto è paragonabile a quello di un “fantasma di lusso”. Ogni stratagemma per accorciare, sintetizzare, abbreviare gli muove l’ingegno. Si a recensioni lampo da 300 battute, i 10 dischi più belli dello speed metal ugandese in mezza paginetta, intervista mono domanda del tipo. “Parlami dell’ultimo disco” e stop. Sfugge come il cane col cimurro a retrospettive, articoli antologici, lunghe disquisizioni sulla genesi di un genere o di un movimento. C’è sempre ma è come se non ci fosse mai, poiché a volte tiene più spazio la sua firma rispetto all’articolo scritto.

Il “Vinavil”: perché scrivere una recensione o un articolo di proprio pugno, quando basta copiare ed incollare con furbizia ? Il Vinavil è un espertone di tutti i siti e le webzine ungheresi e argentine, sa dove pescare una retrospettiva sui Rotting Christ scritta in coreano, quindi fa alla svelta: Google Translator, aggiunge due righe di introduzione e il gioco è fatto. Massima resa, minima spesa e spesso fa una bellissima figura, ovviamente senza alcuno sforzo.

L’Inaffidabile: promette che consegnerà due recensioni in serata, quando aveva spergiurato che le aveva già pronte da una settimana, procrastina, rimanda, e a un ora dalla messa in rete, chiama il caporedattore, adducendo mille scuse perché “proprio non ce la farà a consegnare”. la fantasia non manca: convocato alle Poste per ritirare una raccomandata, è venuto a trovarlo a casa Tom Cruise e allora non poteva scrivere, suo zio gli ha chiesto di tagliare la legna (ma lui vive a Lambrate nei casermoni popolari). La nonna l’ha fatta morire tre volte, più tutta la parentela almeno quattro volte in ospedale, incidentata o da recuperare all’aeroporto. Ovviamente si prende sempre la responsabilità maggiore (la storia dei Jethro Tull, lo speciale sulla nascita della NWOBHM), e senza il suo articolo tutto salta. In realtà vive sul divano, abbuffandosi di Netflix e pizzette surgelate, assimilabile al Pigro, ma senza la sua simpatia.

Il Socialone: scrive pochissimo, ma in compenso è l’anima della chat privata della webzine. Barzellette, video porno simpatici, link condivisi, meme, lunghe chiacchierate sul nulla, un perfetto perditempo da competizione. Se passasse metà del tempo che spreca su Whatsapp di “Heavy Baguette.com” a scrivere, sarebbe in lizza per il premio Pulitzer quale migliore redattore dell’anno.

Il “Giovane Rampollo”: età inferiore ai 21 anni, in America non potrebbe bere alcolici, ma in Italia con grande entusiasmo scrive su dodici webzine contemporaneamente, possibilmente rimpiangendo “i meravigliosi cari vecchi anni 80”. Cura le grafiche, la parte social, il sito e ha in carico il canale Youtube, Instagram e Twitter di “Steel Martelli.com”, un polipo tuttofare. Poi non conoscendo quasi nulla in prima persona di heavy metal antecedente al 2015, boccia Reign In Blood come banale, preferendogli “Blood Ravioli” dei Cannibal Vassoio uscito sei mesi fa, pomposamente annunciandoli come “la big sensation che spazzerà via i Judas Priest”. A 23 anni, si fidanzerà e abbandonerà il metal per dedicarsi a Ingegneria delle Stazioni di Provincia (lavorando con il cognato del bassista dei Cannibal Vassoio, scioltisi dopo la sua recensione).

Lo Snob: lui ha scritto e scrive solo per le riviste, non si abbasserà mai a partecipare a webzine virtuali, fanzine o iniziative non retribuite e poco in vista. Lotta perché ogni sua parola scritta sia pagata, bene e spesso, peccato che, visto che nell’editoria metallica nessuno paga nessuno, languisce guardando il telefono, sperando che qualche editore lo chiami per firmargli l’assegnino e lo coinvolga in una rivista nuova. In 50 anni di vita ha incassato 12 mila lire e un buono sconto della Upim, a fronte di due interviste agli Anvil mai pubblicate.

Il Generalista: non conosce una cippa al di fuori della sacra triade Iron Maiden – Metallica – Ac/Dc e non si è mai spinto al di fuori dell’ascolto di tali big. Per lui già Bon Jovi è underground sconosciuto al pari della scena black tibetana. Scrive solo due volte all’anno in occasione della pubblicazione del millesimo live dei Maiden e del concerto di capodanno dei Kiss. Per lui l’heavy metal è qualcosa che potrebbe stare pure su Novella 2000, visto che le band che vendono sotto il milione di copie sono considerate “roba inutile”.

Quelli del respect: scrivono millemila recensioni su fanmetal.punto pecorino, sono specializzati in death old skull, grind e black depressive post qualche cosa. Si mostrano su facebook con foto degli Inculator o dei Massacre Genital Baudo ma non resistono sotto i post del Dinosauro dedicati ai Blue Oyster Cult o gli Ufo, di cui non sanno un’emerita ceppa, e rispondendo a una legge non scritta dell’apparire, devono comunque commentare “Respect!” con le cornine accanto, pensando così di apparire esperti di cose che non si sognerebbero mai di ascoltare, ma non perché non vogliono, è la mancanza di tempo, viste le millemila recensioni grind prog, black depressive post tutto e il death bloodska che devono coprire per lo schiavista di redazione webzinara. Comunque sempre respect, eh?!

Gli utili idioti della carta affascinante – Scrivono come se fossero pagati, rispettati e sotto contratto ma in realtà ricevono solo insulti, sferzate e perculamenti. Si lasciano sfruttare in cambio di promesse e visibilità da qualche ex gloria inespressa del giornalismo di serie B e lo fanno solo perché “la carta ha il suo fascino, vuoi mettere?”. In base a questo concetto della “carta affascinante”, rivendicano una superiorità morale nei confronti di chi si fa insultare, sferzare e perculare da qualche ex divo delle borchie ma nel contesto immateriale della rete. Questo a parità di promo e biglietti grautiti ricevuti, vale a dire zero, dato che si tiene tutto lo schiavista capo di redazione, affetto da accumulo compulsivo e tirchiaggine emotiva. Per gli utili idioti la visibilità è tutto e la incassano come possono. Dopo tanti anni di lavoro in cambio di visibilità sono diventati talmente visibili che si nota da dieci chilometri a occhio nudo quanto siano solo dei poveri stronzi.