Questo è un articolo promozionale. Non vi dico stronzate, voglio che compriate Holy Legions perché ci scrivo anche io, perché gli altri sono prima di tutto miei amici e perché ci ho messo dei fottuti soldi. Ma non solo. Se spenderete la paghetta per il numero zero, non ve ne pentirete. Voglio dire, a parte questo cavallo, gli altri sono ronzini che sanno il fatto loro (Marco Grosso, Manuel Fiorelli) e poi ci sono sgaloppatori che promettono bene (Simon Broglio, Pietro La Barbera). Non è tutto qui ma il numero zero si è riempito subito, quindi dovrete attendere l’Uno per sapere chi altri faccia parte della legione: vi assicuro che non sarete delusi. Holy Legions è una fanzine ma non è esattamente una fanzine. Vi basterà averla tra le mani e sfogliarla per rendervi subito conto che si tratta di una rivista travestita da fanzine. Gli articoli e le interviste non sono realizzati da Pino Borchia e Tano Fender, ma da gente che ha collaborato in senso umanitario a varie riviste distribuite sul territorio nazionale. La perizia e il lavoro sono gli stessi, manca soltanto intorno “lo pavone che fa la rota” ma quello ne sta facendo così tante che tra un po’ non saprà più nemmeno dove si trova.
Secondo noi ormai non ha più senso la strada delle riviste. A parte l’aspetto patologico che ormai è l’unico collante di certe realtà ancora attive, crediamo sia ormai vicino il tempo della chiusa.
Non intendo che si estingueranno le riviste ma spariranno le edicole e con esse la passeggiata fino a esse per acquistarle. Vi pare poco? Si dovrà chiedere direttamente all’editore, che da casa sua, con pazienza insospettata e parecchio tempo disponibile farà personalmente gli ottocento, mille pacchi da spedire ai singoli acquirenti, almeno per il numero uno, poi ci rinuncerà.
Se insisterà o metterà in piedi una piccola catena di topini impacchettatori, tipo elfi di babbo metale, allora la cosa durerà e saranno ancora riviste, ma correggetemi pure: secondo me, quando uno da casa sua redige, aiutato gratis da volontari, paga la stampa e invia personalmente le copie ridottissime di una rivista casa per casa, in fondo sta facendo una fanza.
Colorata, patinata, costosa, ma fanza.
Diventa quasi impossibile, in un contesto simile, immaginare un despota che intima di togliere virgole o che opprime al telefono per il rispetto delle deadline dei poaretti masochisti. Soprattutto diventa difficile credere a un circolo di utili idioti capaci di sopportare un regime simile.
Per cosa? Quanto può entusiasmare una vecchia ruota spelacchiata?
Ormai tutti possono fare una fanza-rivista e scriverci il cazzo che desiderano, nei tempi e con i contenuti che preferiscono. Sempre che abbiano le palle per farlo, ovviamente. Non ci vogliono molti soldi e il lavoro è già gratuito per altri. Meglio quindi tra amici, in tranquillità, con l’attitudine pacifica del vada come vada, ci siamo divertiti comunque a farlo.
Del resto può sparire il giornalismo tradizionale con le spillette e l’inchiostro, i furgoni delle consegne e le montagne di news così in ritardo che sarebbero da macerare prima ancora di darle in stampa, ma la passione, il divertimento, la gioia di vedere, anche se in tiratura molto bassa, le proprie parole stampate su una carta di qualità, resteranno. Bisogna capire se anche per i lettori sarà così.
Ma come sta andando Holy Legions? Vende che è una bellezza, la gente ha risposto subito con interesse e portafogli. Ovviamente non stiamo parlando di guadagni veri. Vogliamo solo recuperare le spese e magari usare l’incasso, più qualche spiccio ulteriore, per finanziare il nuovo numero, se ci sarà. Questo è lo stato delle cose. Volete che sia meglio di così? Dipende da voi, perché noi abbiamo realizzato il meglio che potessimo fare.
Holy Legions è stata fatta con la stessa perizia, qualità e ispirazione che avremmo dedicato agli articoli destinati a una di quelle riviste su cui scrivevamo, solo non ha quel tipo di veste colorata e un po’ malinconica di un mondo che va estinguendosi. Noi siamo il futuro, in bianco e nero, del giornalismo metallaro, fatto di volontarismo, dedizione spirituale e assoluta libertà da imperatori dell’egomania in declino e politiche aziendali del cazzo.
La carta, in quantità ridotte, sarà sempre il mezzo ideale per certi approfondimenti e per la conservazione di ciò che speriamo vi risulti degno di mantenimento e gradita compulsa.
Se vi domandate cosa potrete trovare sul numero zero, ecco a voi: prima di tutto una gran bella copertina di Enzo Rizzi, poi articoli e interviste su Manilla Road, Holocaust, Cirith Ungol, Ecclesia, Battle Ram, Cobra Spell, Silver Talon, Servants To The Tide e Coroner.
Vi domanderete cosa c’entrino i Coroner con il metallo tradizionale, e beh, lo scoprirete.
Vi basti sapere che Holy Legions non è semplicemente un bollettino sulla new wave of traditional heavy metal. Si occupa in modo approfondito di ciò che fa parte del passato, di quello che sta conquistando il presente e soprattutto di come il presente stia ridefinendo il passato.
Vi assicuro che in Italia nessuno fa una cosa del genere. Non stiamo parlando di agiografie su questa o quella vecchia gloria, su un amarcord dei vecchi tempi, ma di prendere il metal per le palle e rimetterlo sulla carreggiata che gli compete.
Fidatevi, Holy Legions è tanta roba. Se volete acquistarla, leggete il banner qui sotto.