Il mio non vuole certo essere l’ennesimo articolo del “metallaro” medio contro la moda del momento, ma devo ammettere che questo effetto Maneskin mi ha un po’ rotto i coglioni. Ma non tanto riferito alla band in sé, quanto al giornalismo italiano in sé.
Capiamoci, i Maneskin scoreggiano. Nessuna band lo ha mai fatto come loro.
La bassista (non ricordo il nome e non me ne frega) suona a seno al vento. Damiano il cantante (nome che non sentivo così ossessivamente neanche quando andavo a trovare mio zio a casa sua) per non essere da meno si mette a torso nudo. Poi tutti emulano un’orgia. Profanatica cosa? Death SS a chi? Chiamate i Manetti Bros che abbiamo la band per la prossima stagione di Coliandro. Invece del nostro Porz ci mettiamo Fedez. Tanto finiscono tutti e due con la Z di ZoSo.
Oh, se poi fanno un video musicale porno, sicuro che saranno i primi a farlo, alla faccia di Elio e le storie tese con Rocko Siffredi.
Ripeto, per me il problema non è la band… ma il nostro giornalismo. Il classico ragionamento alla “gli italiani ce l’hanno più grosso”, citando però solo quei due centimetri in più che hanno visto un giorno che il sangue pompava meglio.
Un po’ come se avendo fatto raggiungere un orgasmo alla tua donna, d’improvviso ti riscopri Peter North.
Ma dicevo, non è possibile aprire facebook e come feedback di pagine consigliate ti ritrovi solo news dei Maneskin. E sì, sono andato pure io a cercare le foto della bassista in topless perché sono un uomo. Ma non mi sono masturbato. Le ho visto, ho letto la notizia, e mi sono detto… ok? E ho capito di aver sprecato il mio tempo.
Meglio i video delle decapitazioni in Ecuador.
Cioè, avrei dovuto capirlo dal titolo che cosa avrei visto. Però mi ha permesso di comprendere una cosa: il giornalismo non capisce un cazzo di musica.
E qualcuno mi dirà che ho scoperto l’acqua calda. Certo, è vero che grandi penne ne abbiamo avute, ma ora sono solo marchette per cosa? Per avere un demo? Un biglietto? Una puttanata gratis? I Maneskin cosa portano in omaggio?
Forse visualizzazioni. Ve lo dico lunedì.
E perché loro ne portano di più di altri? Qualcuno mi disse “sono la prima grossa band italiana che almeno gli strumenti si sentono”. Io rispondo no, in realtà sono il primo “gruppo rock da fighetti” con gli strumenti che si sentono che ha saputo vendersi bene.
Davvero, manco Vasco con le sue strisce all’estero ha toccato il successo dei Maneskin a inizio carriera. E almeno lui la coca non la nascondeva.
Per me comunque è stato più rock un George Michael che si è fatto il cannone in tv. Cazzo aveva da vergognarsi? Fumo e mi piace fumare.
Loro no, perché se prima era sesso, droga e rock & roll… ora cosa cazzo ci rimane?
Io la mia band la voglio come i protagonisti dei porno. Grossi, sudati e brutti. Possiamo anche metterci la ragazza, ma il resto lo voglio sporco, se no quando ascolto finisce che devo accontentarmi del mio cerume.
Poi da quando in una band l’occhio vuole la sua parte? Ok, ne ha sempre voluta, ma almeno i valori erano più squilibrati.
Almeno prima i capelli erano unti, ora te li lavi per finire a fare lo sponsor di Gucci. Perché prima speravi che la Gibson suonasse al tuo campanello per regalarti una chitarra o due, e ora aspetti lo stilista di turno per rimpicciolirti lo spazio del cavallo.
Ma insomma, a me non sta bene davvero solo una cosa, riguardo la vicenda Maneskin. La tendenza del giornalismo di dare venderli come brand che fa rinascere un genere mai realmente morto e mai realmente nato in Italia. Di cosa parliamo, dei Dik Dik? Sul serio Vasco sarebbe rock?
Il rock non è attitudine e nemmeno il livello di distorsione. Il rock è una cosa strutturale. Se tu mi fai un brano di quattro minuti con diciotto volte il ritornello, un riff e un solo di 12 secondi, anche con i capelli lunghi, le croste alle narici e il cazzo di fuori, non è rock.
Forse esagero?