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La musica liquida e la musica solida

Mi capita sempre più spesso di conoscere un certo tipo di metallari. Dopo i primi convenevoli, credendo di dar piacere a me nella stessa misura in cui ne provano loro, mi sciorinano in dettaglio gli esiti del loro shopping recente in rete o a qualche fiera del disco o in uno dei pochi negozi di vinili rimasti in piedi nel nostro paese. “Ho comprato questo, ho comprato quello, ho preso anche quell’altro, alla fine ho speso 200 euro ma non ho resistito e allora…” Io allestisco un sorriso di circostanza, annuisco e annuisco, ammicco di giubilo e di meraviglia per loro e… intanto spero la finiscano quanto prima. Non solo è poco interessante per me sapere come gli altri abbiano speso i propri soldi, ma nel caso specifico mi suscita un certo disagio perché, queste persone, credono che io sia come loro; che io li capisca.Quando poi gli spiego che non ho più un impianto stereo in casa, né un giradischi o un lettore CD, restano male e si allontanano come se avessi confessato di essere gay ed ebreo agli esponenti del circolo arci-destro di Predappio.
Prima che vi affrettiate a giudicarmi, cosa che probabilmente avrete già fatto, vorrei specificare che io non ce l’ho con chi compra CD, vinili, cassette, t-shirt, spillette e tutto il resto dei gadget metallici prodotti dal gruppo del cuore. Siete liberi di spendere i vostri soldi come meglio credete.

Quello che ho notato, e non vuole essere una critica, è solo uno spunto di riflessione che mi piace condividere con tutti voi, ed è questo:

da quando la musica è diventata liquida (mp3, streaming ecc.) è venuta fuori una trincea di resistenti che comprano tutto ciò che è materico sia perché gli piace ma anche perché il materico sta scomparendogli da sotto i piedi e questo gli suscita una strana paura di finitudine.

Se avete comprato due versioni differenti di Black Metal dei Venom, e mi dite che una è col disco color blu e nero e l’altra ha la confezione a forma di croce rovesciata con dentro un topo finto con la corona di spine che eiacula, il topo finto, sul vinile, e aggiungete che questi due esemplari vanno ad aggiungersi agli altri cinque diversi formati che avete acquistato negli anni dell’album Black Metal, allora io non posso che notare una cosa.

Avete acquistato sette volte lo stesso disco. Ok, lo amate e siete collezionisti, ma cosa ve ne fate di sette confezioni con lo stesso contenuto? Non sarà che questa battaglia tra Fantasia e Il Nulla, vi ha preso un po’ la mano? Avete sviluppato una passione morbosa per ciò che è fisico, trascurando quello che davvero conta, vale a dire il contenuto all’interno di quella che è solo un misto di plastica e carta.

Eh ma, già vi sento, il disco senza la copertina, con i testi dentro, la puntina che raschia…

Un momento. State dicendo che Black Metal senza la confettura fosforescente a tiratura limitata da cento copie in tutto il mondo, non è esattamente lo stesso Black Metal in cassetta dimenticato nel vecchio stereo conficcato nel cuore della Volvo di vostro zio, lasciata a morire nel tinello?

Anzi, mi dite che sareste disposti a comprare la Volvo marcia, a patto che vi lascino dentro lo stereo e la cassetta del 1986? Visto che l’intera composizione è una versione alternativa impareggiabile dell’album Black Metal che vi manca???

Stiamo parlando di plastica, carta e di una macchina abbandonata. Ma la musca cosa c’entra con queste cose?

La musica è sempre stata inafferrabile. I compratori di vinili, cassette e CD, tra cui per motivi generazionali sono stato anche io, si sono illusi e ancora faticano a mollare quest’illusione, di poter catturare la musica e metterla in una teca, tenendola prigioniera, come l’usignolo dell’imperatore raccontato da Andersen.

L’mp3 e lo streaming vi spingono a fare i conti con la realtà. La musica è inafferrabile, non potete averla solo per voi, è di tutti, nell’aria, oltre la materia che imputridisce, anche fosse che abbiate Ride The Lightning in venti versioni differenti queste periranno e voi anche, prima o dopo.

Tempo fa andai a casa di una signora. Sapevo che voleva disfarsi di vecchi libri appartenuti al marito. Io sono entrato e… c’erano lei e la figlia. Parlavano di tutti quei libri sugli scaffali come di un ingombro seccante, di cui non sapevano cosa fare. Il marito/padre li aveva accumulati per anni e anni e loro due avevano sopportato la puzza di muffa, l’ingombro di quei libri, la polvere… senza mai comprendere questa fissa di creare una biblioteca in casa. Ora dovevano liberarsi di quei volumi e speravano almeno di guadagnarci qualcosa. Io mi scusai e dissi che non avevo abbastanza soldi per portarli via e che l’avrei fatto solo se avessi potuto comprarli tutti. Dato che il marito aveva costruito quella biblioteca, era giusto che nessuno la dividesse, che non diventasse un asporto di organi senza scrupolo.

Mi venne una gran tristezza e dovetti fare i conti con la mia biblioteca, quando tornai a casa. Pensai a mia madre, le mie bimbe, la mia compagna di allora. Tutti quei libri magari li avrebbero conservati per un po’, piazzandoli poi in una cantina o donandoli a una biblioteca perché effettivamente troppi e davvero scomodi per loro.

Nessuno amerà mai la tua collezione di vinili quanto te. Nessun erede la adorerà al punto di sopportarla finché campa.

Ora vi dico un’altra cosa. Vedo spesso tutti gli scaffali di dischi alle spalle dei blogger metallari che fanno recensioni in video. Vedo alle spalle dei miei contatti di facebook, quelli che ci tengono a mostrare la collezione, muri di vinili. Non mi cambiano nulla ma so che molti appassionati di metal nutrono ammirazione per questo genere di cose. Per me sono uno sfoggio subliminale un po’ sborone di competenza e di fedeltà alla causa.

Sembrano un po’ come quei politici e opinionisti che hanno una nutrita biblioteca dietro, come a dire: sono colto, so cosa dico. Se alle spalle di chi parla c’è un muro bianco, parecchi di quei metallari non avranno la stessa buona disposizione d’animo per ascoltare e valutare ciò che il tipo dice, non è vero?

Negli anni 80, quanti di voi, se c’eravate, avreste comprato quattro diverse versioni di The Number Of The Beast? Magari a un certo punto vi sarete presi il CD perché si sentiva meglio del disco che avevate consumato dopo anni, però dubito che vi siate comprati anche la cassetta per ascoltare le canzoni nel walkman; quella ve la registravate dal disco o da CD su una TDK qualsiasi, no?

Oggi, specie i nostalgici, sembrano tutti in fissa con l’oggetto, al punto di scordarsi quasi il disco. So di gente che ha in casa migliaia di CD ancora incellofanati.

E so di gente che si lascia abbindolare da venerandi reduci del metallo cartaceo solo perché si fanno i video con gli scaffali di CD dietro (ricevuti quasi tutti a gratis dalle etichette).

Insomma, ragazzi miei, quello che conta non è il CD in versione ultralimitata con i capelli finti del cantante dentro, ma il contenuto di quel cazzo di CD. Ascoltatelo come potete, finché non vi sanguinano le orecchie, ecco cosa dovete fare. E quello che conta è cosa vi dice chi parla, non il numero di vinili che ha dietro mentre muove la bocca e non vi sta dicendo praticamente nulla.

Fateci un pensiero.