Pantheis

Pantheis – Closer to God e il post-pandemia è subito funeral doom

Stavo cercando qualche nuova uscita funeral doom perché ho la gioia di vivere troppo in alto e ho bisogno di abbassare il tono, almeno a un livello cimiteriale. Faccio un giro delle uscite recenti, ma diciamocelo: le band funeral doom sono davvero poche. E alcune sono letteralmente suicidate. Tra inutili ristampe e band poco valide (gusti personali) trovo anche i Pantheis che appunto fanno parte della schiera… poco valide (per me). 

Capiamoci, non sto a dire che a voi i Pantheist non devono piacere, ma a me non sono mai sembrati eccelsi. Bravi sì, ma non da tagliarmici i polsi. Anzi che dir si voglia li ho trovati anche troppo allegri, alle volte. Sarà per il nome, sarà che l’omonimo del 2008 aveva un retrogusto alla “si la vita fa schifo, però raga dai cerchiamo di essere positivi”. Infatti quel disco me lo ricordo più doom che funeral. Che poi sti sotto-generi, che palle. Facciamo che se parli di vita sei doom, e se a fine disco ti tagli la gola sei funeral doom. I polsi fanno più depressive black metal. 

Se devo scegliere un gruppo funeral doom, i Pantheist sono la mia terza scelta. Il bello è che avevo davvero tre scelte (di cui parlerò prossimamente) ma ho messo loro al primo posto perché noi cavalli non siamo coerenti. 

Closer to God, ecco il titolo e già storco il naso. La cover poi è così brutta che se vivevo nel 1992 e trovavo il disco sullo scaffale, avrei pagato il negoziante per rispedirlo alla casa discografica. Orripilante, ma si sa, un libro non si giudica dalla copertina, si giudica dall’odore. 

Oggi che scrivo l’articolo (24/02) è proprio una giornata di merda per motivi che non sapete a livello globale. Quindi rendiamola più di merda. Ironicamente i flac che ascolto sono dotati di lyrics che il mio player mi mostra sullo schermo del pc, e il primo pezzo, Strange Times, recita… 

We live in a new dark age
These times are strange
One day the future bright awaits
The very next day it’s bursting in flames
I watch it all safely from my little hole
And frankly, I don’t care at all 

Certo il testo è figlio di questi tempi. Ricordiamo che Seeking Infinity uscì nel 2018 e poi la pandemia fece il resto. Però è innegabile come quella piccola parte, quel I watch it all safely from my little hole And frankly, I don’t care at all sia così attuale e senza tempo insieme. È attuale soprattutto oggi che vediamo il mondo cambiare dal piccolo schermo del nostro cellulare. Un condividi e puff, ho fatto la mia buona azione di cui non mi frega un cazzo. Ma è anche senza tempo perché in fondo siamo sempre rimasti nelle caverne di Platone, sprofondati nelle ombre della nostra indifferenza.

Il disco è un continuo viaggio funereo, tra voci in growl cavernoso che quasi ho pensato: “ehi, eccolo è il vocione alla Skepticism (altra band che ho capito tardi)” e altre clean eredi di quel doom che proprio i Phanteis non vogliono abbandonare. 

Insomma, Closer to God è il miglior funeral doom che ho sentito in vita mia?
No. Ma sicuramente è il miglior album figlio della pandemia, che narra in modo beh, ottimistico quasi, religioso anche, i rimasugli esistenziali degli ultimi anni.
 

Un augurio il loro di un futuro migliore, che sicuramente mai sarà perché tutti dobbiamo morire, tra merda, urina e inutilissimi rimpianti.