(Secondo capitolo sugli album funeral doom che hanno accompagnato il mio recente disagio esistenziale).
Gli Eye Of Solitude me li fece scoprire il Padre Cavallo. Definirli come band è abbastanza riduttivo. Nasce tutto come progetto del solo Daniel Neagoe, divenuto poi una band ufficiale quando uscì il doppio disco Canto III (una cosa che solo gli Esoteric possono permettersi), per poi divenire un duo e infine “sciogliersi” nel 2019.
Ma la negatività di Daniel deve essere pur sfogata in qualche maniera ed ecco che nel 2020 ci ripensa, prima con una riedizione del disco d’esordio (riregistrato, riscritto, riarrangiato), e poi il 2021 con Godless.
Ironico oserei dire come nel precedente articolo i Pantheist ci abbiano avvicinato a Dio, mentre gli Eye of Solitude ci ricordano che non esiste (o al massimo è un gran fancazzista).
Unanswered questions remain
Blinded by dogma you cannot see
Childhood, nothing but misery
All these years filled with lies
A wake up call is what you need
A new direction and new allies
Spesso mi fermo pensando questo e altro. Concetti che mettono in dubbio la mia stessa esistenza. Siamo davvero un caso fortuito? Davvero dopo la morte ci attende un cazzo di niente? Siamo veramente liberi rinnegando Dio, oppure ci incateniamo al terrore assoluto del niente che ci attende? Nel terrore che la vita stessa sia unica e quindi salvaguardata persino uccidendo quella altrui?
Break away these chains
They snap like your brittle bones
Cemented with paranoid obsession
The touch of your God as cold as ice
Eppure come mi disse un amico, il trauma più grande che ci permette di passare dall’infanzia all’età adulta è quello di accettare che Dio non esista. Perché del resto come si può rimanere fiduciosi di fronte a una divinità eterna e buona il cui grande disegno preveda la carneficina di Beslam, per esempio, o le recenti piccole vittime dei bombardamenti putiniani?
E allora non ci resta che mollare la solfa del disegno imperscrutabile, amare meno i nostri figli e imbarcarci tutti verso una strada luminosa, la cui conclusione è nera come la pece.
No longer a believer of your lies
Of hell and purgatory and of paradise
No more stories of salvation
I follow my truth and deny God’s creation
Godless è come il disco stesso, una creazione senza fede. Ma non in senso che il disco non vale a niente, o è insipido. È decadente.
È un chiaro messaggio dell’artista, appartenente a un mondo in rovina che prega a mani congiunte l’arrivo della salvezza fino a diventare una statua di terra con il sopraggiungere della lava divina.
Perché non c’è sconfitta peggiore dell’aver vissuto nella menzogna dolce della redenzione, la salvezza ultraterrena, la giustizia eterna e scoprire in punto di morte di aver vissuto la propria esistenza in funzione di un nulla colorato di scemenze e non immerso nelle profondità viscerali della vita stessa.
No longer a believer of your lies
Of hell and purgatory and of paradise
No more stories of salvation
Nessun paradiso, nessun purgatorio e neanche un inferno.
L’aldilà è solo una fiaba per chi ha paura del buio dopo la morte.
I follow my truth and deny God’s creation