Conosco un tipo che ha avuto le sue prime esperienze sessuali in adolescenza, approfittando delle ragazzette ubriache alle feste. Sul serio. Lui le puntava e piano piano si avvicinava a loro. Finiva spesso per convincerle a tornare a casa con lui e il più delle volte doveva portare la macchina all’autolavaggio prima di rientrare a casa, e talvolta passare anche alla lavanderia a gettoni.
Solo una sera gli riuscì di portarsi a letto una di quelle povere pollastrelle ciucche, ma la mattina si accorse che tra lui e lei c’erano delle feci nel mezzo. Era divertente sentirgli raccontare questi aneddoti sfigati ma quel suo modo parassita e davvero meschino di approfittare delle ragazze è inscusabile. Il film Promising Young Woman può mettere ordine a riguardo. Nel mio caso ha svegliato, posticipata, questa consapevolezza.
È davvero disgustoso approfittare di una donna che non ha il pieno controllo di sé, ok? Una donna, qualsiasi donna, ha tutto il diritto di ubriacarsi a una festa e trascorrere la nottata vomitando su un divano, se questo la aiuta a metabolizzare qualche delusione o soddisfa il suo desiderio di massacrare se stessa, umiliandosi davanti a tutti. Ma non è giusto, assolutamente non è giusto, che qualche sciacallo della scopata si approfitti di lei.
L’idea di partenza del film è quindi fichissima. Sentite qui: cosa succederebbe se la ragazza carina ma completamente andata, alla fine si rivelasse sobria e punisse il bastardo che vuole scoparsela?
Bellissimo.
La motivazione di questo comportamento? Farla pagare agli uomini più abietti della terra dando però loro non la morte ma una possibilità di ravvedersi. Davanti a una ragazza ubriaca può anche succedere che il tipo che si avvicina sia davvero un buon samaritano, che la conduca al sicuro senza allungare le mani, la sorregga mentre vomita tenendole la fronte, e non le tette.
Oppure prova a farsela ma si ferma perché capisce di stare commettendo un errore.
In quel caso, tra la bontà e il ripensamento, lei non gli farà alcun male, smetterà la pantomima e gli dirà “bravo, continua così, Tin Tin”
Ma se il ragazzo fa il furbo, il maiale, il becero, e nonostante la povera bambolina gli chieda con voce strascicata di smetterla, nonostante questo dico, se lui continuasse a ficcarle il naso tra le
La regista, Emerald Fennell (seconda attrice insieme a Romola Garai, che esordisce alla regia con un film potente) preferisce glissare su quello che accade tra Cassie e le sue vittime. Lascia che il popolo maschile cada vittima delle proprie peggiori paure castranti e che le donne si gustino a piacere gli scenari più barocchi sulla “penizione”. Ma la ragione di questa omissione è che quasi sicuramente, gli uomini, sorpresi di avere tra le braccia una donna perfettamente sobria, si annientino da soli nell’umiliazione e striscino innocui nel più buio degli angoli della stanza in cui si trovano.
Il pregio di Promising Young Woman è il piglio della narrazione. È una storia difficile, tetra e dura, ma raccontata con leggerezza, ironia, colori sgargianti che farebbero piacere alla Mattel. C’è una sottile e venefica rabbia di fondo che sale, sale e sale fino alla conclusione davvero molto coraggiosa.
Questo è un film agguerrito e quasi spericolato. Non voglio scrivere che lo è come solo una regista donna riesce a esserlo, perché sarei sessista e cadrei nel tranello della Fennell. Qui non c’entra nulla il sesso, si parla di persone. Non tutti gli uomini sono cattivi e non tutte le donne sono ingenue, logorate dalla società che le vorrebbe inscatolate in un identikit intitolato “bella e brava”.
Certo, in Promising Young Woman si vede sfilare un campionario di maschi disgustosi, retrivi, animaleschi e soprattutto vili, ma sarebbe un errore dire che sono tutti così. Sarebbe come tirare un profilo sociologico dell’uomo urbano di oggi, guardando Il giustiziere della notte.
Cassie e Paul Kersey (il personaggio interpretato da Bronson nel Giustiziere) vanno a cercare un esponente umano preciso per reiterare e reiterare la stessa vendetta. Non vanno avanti al fine di ripulire il mondo dalla feccia, sanno bene che non potrebbero. Lo fanno perché punire l’ennesimo modello di colui che ha rovinato loro la vita, gli offre un momentaneo sollievo che però procura una dipendenza e incastra l’esistenza in un loop infinito entro cui si trasformano in banali e dannati serial killer.
Esatto, la vendetta genera dipendenza. Tornate al finale di Un borghese piccolo piccolo di Scola/Cerami, all’ultimo fotogramma in cui Alberto Sordi punta con la macchina quel giovane screanzato. Ormai ha ucciso l’assassino del figlio, ma ogni modello simile di quel prototipo dannoso, è per lui inevitabile ribadire quello che ormai è divenuto un rituale incastrante con cui esorcizzare il dolore subito.
Questo, secondo me, ci dicono forse inconsapevolmente la Fennell e Brian Garfield, (lo scrittore dei due romanzi che hanno dato vita alla serie inaugurata da Michael Winner).
Chiudendo…
Promising Young Woman vince per tre ragioni.
Primo: l’ottima interpretazione della Mulligan, che non riesco a negarlo, mi ricorda una giovane India Summer, milfona invalicabile dell’emisfero sozzone.
Secondo: la colonna sonora davvero ispirata, tra versioni alla Apocalyptica di Britney Spears (Toxic), rifacimenti darkettoni di It’s Rainy Man e ballate synth-doom come Nothing’s Gonna Hurt You di Donna Missal.
Terzo: l’epilogo duro e onesto, inficiato in parte dal twist consolatorio del finale-finale alla Scooby-doo (Cianetti cit.).
Il finale-finale, esatto.
Sapete di cosa parlo, no? In ogni film horror (e questo, anche senza sangue e momenti da brividi, lo è) c’è il finale e il finale-finale. Ecco, qui il finale-finale è una cazzata all’americana. Vi consolerà, come tutte le cazzate americane. Io non credo nel cinema consolatorio e nella stragrande maggioranza di quello americano, che citando Kaurismaki è ormai il più brutto del mondo, e lui lo diceva già vent’anni fa.
Ma non è abbastanza cazzata da rovinare la chiusa di Promising Young Woman e farci dimenticare il senso di vuoto che proviamo quando… succede quello che succede e punto.
Dal titolo e soprattutto dalla prima chiusa, il film vorrebbe essere una critica tosta alla società degli uomini non solo per la loro meschinità ma il fascismo educativo con cui si dominano le donne fin da bambine. La protagonista infatti è ricordata come una studentessa valida, brillante, una donna molto promettente. A nessuno quadra che abbia mollato gli studi per fare la barista in un coffie shop del cappero. Non capiscono perché una simile rinuncia, quando al secondo anno di neurologia Cassie era davvero in gamba e avrebbe potuto…
Cosa?
Come avrebbe potuto continuare a seguire il sentiero dorato dopo quello che la società di Oz le aveva fatto non vi dico cosa per non rovinarvi la sorpresa?
Il tarlo che la mangia viva le impedisce di essere ciò che la società vorrebbe che sia: un medico in gamba. Però Cassie non si sta ribellando. La ragazza promettente è morta, tutto qui. Ciò che resta è solo un tumore che si attacca ai testicoli della società masculare (maschio + muscolo).
La Fennell resiste alla tentazione manicheista. Qui ci sono infatti anche Madison (Alison Brie) e Dean Walker (la stagionata e sempre piacevole Connie Britton) che sono un bis-sunto di tutto il capò-ismo femminile che opera all’interno del regno fallico.
E in mezzo alla Guernica dei sessi rappresentata da Promising Young Woman, abbiamo anche delle eccezioni superstiti: la buona amica Gail (Laverne Cox) e l’avvocato pentito Jordan (Alfred Molina).
Non so decidermi sui genitori di Cassie. Papà Stanley è dolce ma un po’ rincoglionito, interpretato da Clancy Brown, il Kurgan di Highlander, yes; la mamma di Cassie è la regina delle milf di American Pie, Jennifer Coolidge, inchiattata ma ancora forabile come il burro caldo.
I genitori di Cassie vorrebbero solo che la loro figlia si vedesse con un bravo ragazzo, cercasse un lavoro migliore, magari riprendesse i suoi studi, le vogliono tanto bene ma in fondo non la capiscono, non accettano quello che è, desiderano, soprattutto la mamma, spingerla con l’affetto all’omologazione voluta dal mondo macho là fuori. Piangeranno lacrime e lacrime fino a sprofondare nella loro stessa docile ignoranza.
Riguardo quel mio amico, un giorno la smise e si sposò una brava ragazza, che mi risulta oggi avere gravi problemi etilici. Lui stoicamente resta al suo fianco, forse gli ricorda la sua gioventù.