Molti di voi ricorderanno che il 1996, invece di essere l’anno di Carnival Of Soul (uscito di sguincio nel 1997) fu per i Kiss l’anno dell’Unplugged.
Tra il 1993 e il 1997 fare un unplugged poteva essere la sola speranza di restare a galla per una band storica. Oggi a nessuno frega più nulla dei concerti acustici, ma al tempo se facevi una scorreggia in una vecchia Ibanez con le corde di ferro, tutti si fermavano ad ascoltare inebriati il reverbero tossico. Vi pare che a Gene non venne voglia di provare questa carta?
E durante l’unplugged dei Kiss arrivarono gli ospiti “inattesi”. Nientemeno che Ace e Peter salirono sul palco per suonare quattro pezzi classici con gli altri della band (più Kulick e Singer a dare supporto per quei due sfasciati del rock riesumati dall’armadio).
Ma nonostante le tremende previsioni di Paul a riguardo, ecco che successe una magia. “Hei, ma l’atmosfera è incredibile” pensò mentre annuiva sulle note di Beth, cantata dal catarroide e incerto Peter. “Forse si può tornare insieme”, suggerì a Gene poco dopo in camerino. “Assolutamente no”, rispose lui. Ancora una volta Simmons aveva ragione.
Riavvolgiamo un momento indietro al 1990. Hot In The Shade. Eric Carr era ancora vivo e in salute. I Kiss stavano riprendendosi dopo un periodo molto complicato che quasi li aveva trasformati nel progetto solista di Paul Stanley.
Come mai era accaduto? Riavvolgiamo di qualche anno ancora: 1983, i Kiss si erano tolti le maschere per entrare nel regno di MTV. I tipi dell’emittente avevano infatti rifiutato di passarli sul canale al tempo di Creatures Of The Night, giudicandoli vecchi e sorpassati con quel trucco da pagliacci. Ecco perché l’avevano tolto. Paul aveva detto a Gene: “è il momento di farlo”. Gene aveva risposto: “mmmmeh”.
Stanley però l’aveva convinto. Da quel momento la band diventò roba sua e l’altro si defilò sempre di più, limitandosi a fare l’aggressivo passivo, scrivere canzoni di merda e lasciare il missaggio a Paul (che lui aveva da fare mille altre cose).
Questo per sommi capi è ciò che successe nei Kiss anni 80. Nel 1990 Eric Carr aveva ormai due perniciosi sospetti che gli levavano il sonno e la serenità. Il primo era che Paul volesse sostituirlo con Eric Singer, batterista già ex Black Sabbath ed ex Badlands, amico di Stanley e suo collaboratore nel tour solista che si era concesso un anno prima.
Il secondo sospetto era che sia Gene che Paul progettassero una cazzo di reunion con Ace e Peter.
E quando nel video di Rise To It, i due effettivamente si mostrano intenti a truccarsi come ai vecchi tempi, il pubblico “blurpò” nel profondo, i giornali si scatenarono con falsi annunci e la gente per strada sfilò con le stelline disegnate sugli occhi e la lingua di fuori.
Stanley e Simmons si limitarono a prender nota ma non si sbilanciarono, rassicurando Bruce, Dave Letterman e soprattutto Eric Carr che non c’era niente di vero nella reunion.
Eric però non se la bevve, così come non accettò le irritate rassicurazioni di Paul su Singer, la sera che gli fece una scenata di gelosia, in presenza dell’altro batterista. Sbottò gridandogli: “tanto lo so che lui prenderà il posto mio!”
Carr ci stava male e non si dava pace: Singer nei Kiss e poi reunion. Singer nei Kiss e poi reunion… “Come possono mandarmi via dopo tutto quello che ho dato alla band? Come hanno questo coraggio?”
La cosa stupefacente è che sarebbe stato vero tutto quanto, ma che il motivo in grado di rendere possibili questi due eventi funesti per lui fu la sola cosa che Carr non ebbe la capacità di prevedere: il tumore che lo avrebbe ucciso nel 1991.
Al contrario di Eric Carr, l’altro Eric, il Singer, non era mai stato un veggente. Data l’esperienza nel rock, dove aveva suonato e chiuso con diverse band importanti, alla fine non si aspettava niente da nessuno, faceva il proprio lavoro e si godeva la pacchia del rock and roll finché durava.
Peccato che nel 1996, dopo quattro anni insieme, si fosse affezionato alla casa dei Kiss e che da allora stesse sostanzialmente mentendo a se stesso sulla solfa del “mai attaccarsi al posto di lavoro” che si vantava di seguire.
Ma lo vedremo tra un po’.
Riprendiamo dall’inizio del capitolo: Peter Criss e Ace Frehley tornarono a suonare con i Kiss durante la serata Unplugged di MTV. Suonarono quattro brani e poi salutarono. Tutti felici.
Peccato che l’emittente fece sapere ai Kiss, che se volevano ancora mettere piede su MTV, dovevano fare la reunion e truccarsi come una volta. Secondo il canale non c’era niente di più cool e ggggiovane ormai, che riesumare i rockers bolliti col cerone del 1982!
Dalla bio di Paul Stanley: “Mentre la reunion si concretizzava sempre di più, dovevamo pensare a come dirlo a Eric Singer e Bruce Kulick. Organizzammo un incontro a casa di Gene. Non credo che loro due ritenessero fattibile alcun progetto di reunion, soprattutto dopo che avevano toccato con mano in prima persona in che stato si trovassero Paul e Ace, come musicisti. Più avanti venni a sapere che da quell’incontro si aspettavano la pianificazione di una strategia per la pubblicazione di Carnival Of Souls. Quando rivelammo cosa bolliva in pentola, entrambi caddero dalle nuvole”.
In sede di intervista per promuovere il reunion-tour, domandarono a Gene come l’avessero presa Eric e Bruce, lui disse: “loro sono prima di tutto dei fan della band, e sentivano entrambi che era il momento di questa reunion. Hanno accettato con entusiasmo”
Ancora la bio di Paul: “Eric e Bruce ci rimasero malissimo, ma promettemmo di continuare a stipendiarli nel tempo che ci avrebbero messo a trovare un nuovo impiego. Eric era sempre stato un po’ cinico sul suo futuro con noi. Però, nonostante ciò, al momento di scoprire la verità si sentì ferito.
Singer fece un sorriso un po’ storto ed esclamo: “Lo chiamano il business della musica per una ragione. Apprezzo che abbiate avuto le palle di dircelo in faccia”.
Da quella frase fu Paul a restarci male con Eric.
Il reunion-tour fu un grande successo, inutile che ve lo ricordi. Dietro le quinte però le cose diventarono presto insostenibili: erano Peter e Ace da una parte e Gene e Paul dall’altra, come al solito. Non è di questo che mi interesso qui. Se volete saperne di più, ci sono i libri scritti da quasi tutti i Kiss su questo ennesimo momento di merda della band.
Quello che voglio affrontare a Sdangher è il disco nuovo che l’etichetta chiese al gruppo.
I RETROSCENA DAVVERO PSICOTICI DI UN CIRCO FARLOCCO
Dalla bio di Gene Simmons: “Passato un certo periodo la casa discografica chiese ai KISS di realizzare un nuovo disco. Quando dico KISS intendo Paul e me; eravamo gli unici veri membri della band. Ace e Peter non erano firmatari del contratto. Bob Ezrin, che era stato con noi nei tempi migliori e nei peggiori, iniziò a collaborare al progetto Psycho Circus, ma poco tempo dopo fu chiaro che era troppo impegnato con la sua nuova azienda su internet per concentrarsi a dovere sull’album”.
Dalla bio di Gene Simmons: “Passato un certo periodo la casa discografica chiese ai KISS di realizzare un nuovo disco. Quando dico KISS intendo Paul e me; eravamo gli unici veri membri della band. Ace e Peter non erano firmatari del contratto. Bob Ezrin, che era stato con noi nei tempi migliori e nei peggiori, iniziò a collaborare al progetto Psycho Circus, ma poco tempo dopo fu chiaro che era troppo impegnato con la sua nuova azienda su internet per concentrarsi a dovere sull’album”.
Dalla bio di Paul Stanley: “Per produrre Psycho Circus convocammo Bruce Fairbairn, che ne suo curriculum vantava molti grandi dischi di band come Bon Jovi, Aerosmith e Loverboy. Si rivelò però inadatto all’incarico. Negli anni ottanta per i suoi progetti più grandi aveva fatto parte di un team che comprendeva Bob Rock e Mike Fraser, che poi avevano realizzato entrambi cose mirabolanti. In generale, quando una squadra si divide e i vari membri intraprendono ognuno la propria strada, si riesce a individuare facilmente chi faceva cosa: basta vedere chi ottiene successo e chi no”.
Ancora dalla bio di Gene: “A Bruce Fairbairn spiegammo subito che il lavoro sarebbe stato un incubo. Inutile dire che anche lui fu tormentato da Ace e Peter. I due tentarono in ogni momento di modificare il contratto e non si fecero vedere per gran parte delle registrazioni, perciò fummo costretti a sostituirli con Tommy Thayer e Bruce Kulick, Kavin Valentine e altri”.
Bio di Paul: “Tanto per cominciare Bruce scelse per l’album le canzoni peggiori dei nostri demo. Quella che alla fine spiccò su tutte fu proprio la title-track. Psycho Circus. E pensare che Bruce voleva tenerla fuori. Era così preso dal leccare il culo a Gene, che non solo aveva perso l’obiettività, ma persino l’udito”.
Bio di Gene: “Bruce ci aiutò a realizzare un solido disco dei KISS, che si piazzò al primo posto delle classifiche in molti posti del mondo. Purtroppo quello stesso anno fu trovato morto nel suo appartamento a Vancouver”.
Bio di Stanley: “Un giorno superai il limite di sopportazione e gli dissi: “Bruce, questo è il tuo primo album dei Kiss, ma è il mio diciottesimo. Una volta uscito di qui, tu farai altre cose. Io no. Questo disco resterà nella mia storia, perciò sono più che legittimato a fare come pare a me. Così quel week-end andai in studio e registrai il brano Psycho Circus alla faccia sua”
Psycho Circus piacque un casino. Qualche magazine della pippa, tipo Rolling Stone, disse una cosa che non fu un complimento vero e proprio ma in compenso smerdò dodici anni di onorata storia dei Kiss: “questo album vale da solo tutta la discografia senza maschere”.
Bisogna ammettere che il trucco nei Kiss ha sempre condizionato l’ascoltatore. Psycho Circus era un buon lavoro. Roba decente e di sicuro più in sintonia con la vera natura del gruppo, rispetto alla vacanza alternativa di Carnival Of Souls, ma era ancora una volta un album molto prodotto e scritto da un esercito di collaboratori.
Trovare che da solo valesse tutto il periodo 83-96 senza maschere, era chiaramente frutto di una suggestione estetica. Gli autori dei pezzi erano sempre Paul e Gene, con i vari Holly Knight, Bruce Kulick, Bob Ezrin, e soprattutto il gregario Cuomo.
Frehley scrisse solo un pezzo, Into The Void, che non era niente più di un riempitivo decente. Peter Criss suonò su quel solo brano la batteria e poi si limitò a cantare un lento “alla Beth” cucitogli su misura da Stanley ed Ezrin: I Finally Found My Way, che a sapere quanto Peter fosse sbroccato in quei mesi, tra droghe e l’influenza deleteria dell’ennesima compagna di vita sbagliata, fa un po’ sorridere come “sigla del lieto fine”.
C’è anche una divertente sdrammatizzazione delle guerre “egoiche”, da sempre alla base della convivenza tra i quattro Kiss: You Wanted The Best, scritta da Gene, dove cantano tutti quanti e se ne dicono di ogni. “La morale è che ci odiamo ma l’abbiamo fatto per i fans. Solo loro contano”.
Eh, già…
Il resto di Psycho Circus è preso dai demo di Simmons (Within e We Are One) ed è frutto del mestiere di gente che sa come infilare un anthem su per il cuore, quando vuole: vedi I Pledge Allegiance to the State of Rock & Roll e Raise Your Glasses).
Spiacente mondo, ma su Psycho Circus non ci sono stati i quattro originali che dopo essersi chiusi in una stanza hanno sfoderato la vecchia magia e realizzato le solite grandi canzoni dei Kiss storici, chiaro? Il pubblico aveva bisogno di crederlo e la band gli offrì questa illusione, ma fu dura tener nascoste le cialtronerie, rispetto al 1982, quando Frehley compariva sulla foto di Creatures Of The Night, senza averci suonato una nota.
Qui lo spaceman e Peter Criss finsero di esibirsi sul video di Psycho Circus, anche se presto tutti vennero a sapere che le parti incise erano di Thommy Thayer e Kevin Valentine.
Di sicuro Psycho Circus, con la gigantesca bugia iniziale “Here we are, we are one” e “Journey Of a 1.000 Years”, era la degna apertura e chiusa di un lavoro buono ma non decisivo. Mi piace molto il motivo sinfonico che collega i due pezzi. Ha quella grandeur che poteva permeare Psycho Circus, se fosse stato un concept fanta-horror. Invece è solo un altro disco dei mestiere, riempitivi, due o tre pezzi sopra la media, punto e a capo.
Vendette un botto, ma perché la musica rock, e del resto i Kiss l’hanno sempre dimostrato, si ascolta, si guarda e si sogna.
Ancora Paul: “Realizzare quel disco si rivelò un disastro su tutta la linea. Peter e Ace non si presentavano alle registrazioni. Non credo che Bruce avrebbe fatto suonare Peter, anche se si fosse reso disponibile, dal momento che non riusciva a spingersi oltre le basi che Tommy Thayer gli aveva insegnato per affrontare la scaletta della reunion. Anziché lavorare con Peter e Ace, spendevamo la maggior parte del tempo a ragionare con i loro avvocati. Se almeno gli avvocati avessero saputo suonare, di sicuro avremmo speso di meno.”
Gene nel 2000 assicurò che “Quello è l’ultimo album in studio dei KISS. Non c’è posto per noi sul mercato, ormai. Non mi interessa far uscire un disco che non sia di successo”.
E davvero sarebbero passati nove anni, prima di Sonic Boom. In formazione non ci sarebbe più stata traccia di Peter e Ace, silurati in via definitiva. Al loro posto avrebbero preso ufficialmente posto Tommy Thayer ed Eric Singer, truccati come quei due.
Con grande stupore di Stanley e Gene, costretti a sopportare per decenni le bizze e le manie di quel paio di scemi, al pubblico non gliene fregò un cazzo chi c’era dietro il cerone!
Oh, merda.
A detta di Paul, il solo motivo che lo spinse a realizzare Sonic Boom, nonostante fosse ormai inutile sperare di vendere dischi, è che non poteva lasciare che il suo ultimo ricordo in studio fosse Psycho Circus.
Ma a voi era piaciuto particolarmente, quel disco?