Alone With You – Febbre d’amore o da Covid?

Due ragazze su una spiaggia. Una corre, danza, svolazza col vestitino sulle note malinconiche di un piano jazz suonato dal mare stesso. L’altra scatta foto, sorride, le scatta ancora foto. Sono amiche? Amanti? La modella che posa titillando i flutti con le punte delle dita dei piedi guarda l’altra e muovendo la bocca al rallentatore dice: “ti amo!”.

Ci aspettiamo nel controcampo che l’altra sorrida e magari ricambi a fior di labbra con un “anch’io”. Invece la fotografa ha smesso di saltellare, di sorridere e scattar foto. Fissa l’altra con uno sguardo terribile. Nulla che sia lontanamente amorevole.

Alone With You è un film diverso da come l’avevano pensato i due registi, Emily Bennett (anche attrice nel ruolo della protagonista) e Justine Brooks. La ragione del cambiamento è la pandemia.

Anche Fresh è stato girato nei primi mesi in cui quasi tutto il mondo occidentale è finito under lock and key, ma a parte l’incertezza di riuscire a finirlo, la regista Mimi Cave non ha cambiato una virgola della sceneggiatura. La Bennett e Brooks invece sono stati più coraggiosi, sfruttando l’isolamento generalizzato e trasformando l’ostacolo in una fonte d’ispirazione.

La Bennett in particolare ha dovuto inventarsi mezzo film chiusa in un appartamento, parlando con gli altri personaggi via computer o cellulare, girando e interpretando molte scene da sola (un po’ come fece Tom Hanks in Castaway di Robert Zemeckis). E che ci crediate o no, in un appartamento piccolo e pieno di cianfrusaglie sataniche, foto erotiche in bianco e nero e strani manichini coperti da teli bianchi nel sotto-scala, riesce a tuffarci in un grande incubo gotico.

Emily Bennett interpreta il personaggio di Charlene, la ragazza che all’inizio balla sulla sabbia, si fa fotografare e sussurra “ti amo”. Sta aspettando la sua compagna (quella che nell’incipit sembrava non ricambiarla granché). È l’anniversario del loro primo incontro e Charlene  non vede l’ora che lei torni a casa per festeggiare. Nell’attesa si fa un bagno rilassante nella vasca, con un bicchiere di vino e le candele. Il bicchiere cade nell’acqua e il bagno non è più tanto rilassante. Poi si trucca, si veste carina, mette un vinile dub-qualche cosa, dispone di fiori e lustrini in giro per la casa.

Attende.

Attende.

Attende.

La ragazza che non torna è una fotografa di professione, viaggia molto, si chiama Simone e la interpreta Emma Myles.

Charlene le lascia via via messaggi sempre più tesi e petulanti alla segreteria telefonica, ma niente. Simone non risponde e non si vede.

Sarà successo qualcosa?

Mentre Charlene prova a contenere l’angoscia, riaffiorano dei flashback affiorano che non sono molto rassicuranti. C’è un possibile tradimento di Simone in un momento imprecisato del loro passato insieme, ci sono espressioni inquiete di Simone in bianco e nero mentre è rivolta a qualcuno che non è Charlene.

Charlene prova a scuotersi da dosso i pensieri e cerca di non agitarsi, ma più il film va avanti e più captiamo nel suo sguardo qualcosa che non torna a parte Simone.

Charlene non se la sta passando molto bene, in verità. Quella danza spensierata sulla sabbia forse appartiene a un tempo lontano, i primi giorni della relazione con la donna che ama troppo. Tra le due deve essere andato male qualcosa, la storia è diventata sempre più complicata, frustrante, dolorosa.

Ma le due sono ancora insieme. Charlene prima di rientrare a casa ha ricevuto un messaggio da Simone. Vivono assieme. Devono festeggiare l’anniversario di fidanzamento.

Intanto che Simone non arriva e Charlene si innervosisce, l’appartamento diventa sempre più una conca buia e opprimente. Da fuori arriva poca luce, come se fosse già sera, ma non è possibile. Deve esserci ancora tanto tempo prima del tramonto. Prova ad aprire una finestra e sembra bloccata. La porta idem. Charlene telefona al custode del palazzo chiedendogli aiuto. Non è la prima volta che restano chiuse dentro, dice. Lascia un messaggio in segreteria dato che lui non risponde.

C’è una donna che piange da un altro appartamento. La sua voce arriva dal condotto dell’aria. Intanto, mentre il mondo esterno che interessa a Charlene si nega, il mondo esterno che Charlene vorrebbe sfuggire la raggiunge senza problemi. Prima sua madre con facetime, (interpretata alla grande da Barbara Campton di Re-animator) e poi la sua amica Thea (la fighissima Dora Madison di Bliss) ubriaca e crudele che le dice quanto sia stronza la sua Simone, come lei si stia illudendo e quanto sia inutile aspettarla di ritorno per l’anniversario, perché tanto lei non si farà vedere.

Nell’appartamento ci sono delle strane ombre. All’angolo delle inquadrature capita di vedere (o forse è solo un’illusione) una sagoma di qualcuno che si muove. Al piano di sotto ci sono quei manichini coperti con le lenzuola che non aiutano l’umore di Charlene, oltre a ricordarle un momento felice ma lontano della relazione con Simone, e pare si muovano anche loro.

Chi c’è insieme a Charlene? Cosa sta succedendo nell’appartamento?

Il mondo fuori, tra la voce del 911, la madre che torna alla carica su Facetime, l’amica sempre più lessa e acida al cellulare, la signora che piange dal condotto dell’aria, si compongono in un coro demoniaco che la prende in giro, ribadendo in modo sempre più “bullesco” quanto lei sia un’illusa, il suo amore è finito, la sua esistenza è sempre un disastro.

E via così fino allo sbrocco finale di Charlene e la verità tra lei e Simone

Alone With You non ho ancora capito bene cosa ci voglia dire. La protagonista ama e non è ricambiata. Preferisce non accettare la realtà, si ostina a credere nella relazione con Simone, ma in fondo al cuore sa che non è ricambiata con la stessa intensità e generosità di sentimenti. Alle spalle ha una madre insoddisfatta di lei, egoista, a cui cerca di sfuggire, e una vita professionale precaria e frustrante.

Nonostante questo Charlene cerca di resistere ma si sente sempre più isolata, bloccata in un domicilio che da rifugio diventa prigione. Non si parla di Covid. Nel mondo diegetico (così scrivono gli studiati) di Charlene non esiste alcuna pandemia, non ci sono mascherine e nemmeno una guerra nucleare alle porte. C’è solo lei e il suo amore morente e una morsa di oscurità che la avvolge sempre di più.

Immagino che durante il lock-down tanti amori siano morti ammazzati via skype, facebook e what’s up. Il buio che scende dalla finestra e invade l’appartamento progressivamente è una poco fantasiosa metafora sula cappa di depressione che ha catturato migliaia di persone estroverse e bisognose di contatto, vicinanza, interazione, ma costrette a rimanere chiuse e sole per mesi con i propri manichini impazziti in giro per casa.

Charlene non sa cosa stia succedendo ma al termine di una giornata normale, e al principio di una serata speciale, la realtà che conosceva si sbriciola, svanisce, si restringe fino all’implosione. Nell’appartamento e dal mondo fuori la luce se ne va di colpo, poi il cellulare si scarica. Restano solo i ricordi nel buio, i dolorosi flashback che le cantilenano cose che vorrebbe dimenticare e soprattutto che forse, tra lei e Simone, la vera incasinata, bugiarda, anaffettiva e manipolatrice sia proprio Charlene.