groove

1992 – I PANTERA UNDER THE GROOVE

In Cowboys From Hell ci sono diverse canzoni straordinarie, alcune le ho citate nella prima parte di questo speciale. Ce n’è una però che davvero offre l’anticipo di ciò che sarebbe stata più avanti l’evoluzione stilistica della band: Primal Concrete Sledge.

“Lavorammo a Cowboys dal 1988. Scrivemmo Art Of Shradding, Psycho Holiday e la title-track. Poi andammo avanti tutto il 1989 aggiungendo canzoni e perfezionandole. L’ultimo brano fu Primal Concrete Sledge, creata e incisa direttamente in studio. Quel pezzo siamo noi che scopriamo noi stessi. Vince ideò il tempo di batteria e su quello Dime costruì il riff. È un pezzo speciale perché ci spianò la strada permettendoci di crescere sul lato musicale”. Anselmo 1998

Questa cosa di realizzare, nel giro di poco tempo, con tutti già in studio, un brano-porta, sarebbe diventato una tradizione anche nei lavori successivi, ma qui era davvero l’avvio di una nuova era. In fondo quasi tutto il materiale di Cowboys, se lo sezionassimo e lo ripulissimo da quel suono e quello stile, potrebbe collocarsi negli anni 80: un mix di Priest, Van Halen, vecchi Kiss Metallica.
Ma ciò che accadde con Primal Concrete Sledge, da quel riff circolare all’inizio e la raucedinica tirata minimale di Anselmo, fu la vera dichiarazione d’intenti della band. I Pantera non erano gli anni 80 incellofanati a nuovo: i Pantera erano il nuovo.

Nel 1991, quando i giornalisti iniziarono già ad alzare le mani, ammettendo che non poteva bastare power o thrash( e nemmeno mettendo assieme queste due parole morte) a spiegare a un metallaro reso sordo da un incidente nel 1989, la cazzo di roba che stavano realmente suonando i Pantera, qualcuno con un microfono chiese ad Anselmo di provarci lui a definire quel sound.

Phil disse d’un fiato: “Power Groove”.

Groove. Parolina magica. Ma che vuol dire? Come succede spesso, e sarebbe capitato poi con il termine Southern (sempre i Pantera di mezzo) a volte non si inventa una parola nuova ma si usa una parola già esistente e le si offre un nuovo significato sperando che nessuno ricordi più che ne aveva uno in precedenza per una cosa ormai estinta.

Groove era una cosa da funk music, (avete presente i FunkadelicOne Nation Under A Groove, 1978?). Madonna aveva intitolato uno dei suoi primi hit: Into The Groove (Like A Virgin, 1985).
Ma che cazzo era il Groove nel 1992?

Nel metal nessuno ne sapeva nulla. Ma dall’esplosione dei Pantera, nel biennio 1991-1992, la parola groove, sarebbe stata buona per tutto ciò che faceva pensare al sound della band texoide.
Oltre a questa illuminante definizione sul groove dei Pantera, Anselmo, sollecitato al tempo sempre più dai giornalisti, lasciò il segno con altre tre dichiarazioni storicamente molto rilevanti.

1) “Gli Alice In Chains potrebbero essere i nostri eredi”.
2) “Il cantante dei Faith No More imita troppo quello dei Chili Peppers. Non mi piace la gente che copia, perché non avrà mai una propria personalità”.
3) “Io non mi drogo e trovo davvero da perdenti farlo”.

Curioso, no? Anselmo nel 1992 era in fondo un karaoke vivente tra Henry Rollins e Rob Halford. Fa specie che dicesse: “il tipo dei Faith No More è un imitazione da due soldi di…”. Oggi Mike Patton è considerato il Michelangelo della sperimentazione e la versatilità più personalista che ci sia, ma nel 1991, per Anselmo era un tipo che imitava l’altro tizio dei Red Hot. Ma di queste tre sparate una in realtà non lo era e ovviamente non stiamo parlando degli “Alice In Chains eredi dei Pantera”.

Ma dicevamo del 1992. L’anno di Vulgar Display Of Power.

“Suonavo le sue stesse identiche note, ecco perché il suono è così corposo”. Rex 1998

“Doppiavamo e a volte triplicavamo le tracce di Dime. Lui voleva che la seconda traccia fosse identica in tutto e per tutto alla prima. In pezzi come Walk significa che ogni singola pennata, ogni nota suonata in palm muting doveva essere perfettamente sincronizzata con la prima traccia. Ci impiegavamo delle ore”. Terry Date, 1998

Buffo che io, a quattordici anni, con la mia chitarrina Yahama RGX 121 e un amplificatore da concerto scolastico Samick, mi lamentassi con il negoziante di strumenti musicali perché non riuscivo a riprodurre il suono di Dimebag Darrell! Non ci sarei riusciti con un valvolare Marshall da 100 Watt e una testata Mesaboogie, una gibson e un sigaro su per il culo. Ma queste sono cose tipiche del pensiero magico dei bambini: prendo la chitarra, l’amplificatore e suono come Dimebag!

Nel 1992, iniziarono a esserci delle riserve su Anselmo. Chi lo intervistava lamentava una certa laconicità e la tendenza a spararle grosse. Phil si mostrava un tipo verace, d’accordo, ma spesso superficiale e borioso. Diceva roba tipo: “La CNN è bellissima, il PMRC è tutto comunismo e i neri sono più razzisti dei bianchi, se proprio dobbiamo dirla tutta. Ah dimenticavo questa: per essere davvero libero in America devi fare il polizziotto”.

In realtà questi scambi disarmanti di vedute sul piano politico tra lui e la ninfetta piperita Elisa Zangari di HM erano dimostrazioni di quanto un americano e un italiano, potessero essere dello stesso colore, avere origini sicule condivise, ma poi mostrare un divario culturale da Grand Canyon.

I Pantera però apparivano, soprattutto basandoci sui testi di Vulgar Display, abbastanza anti-razzisti e persino un po’ femministi. This Love o Rise, mostravano una visione distante dallo scorcio texano a cui la stampa li abbinava. Non solo Phil, che poi veniva da New Orleans, ma anche Vinnie Paul, criticava il razzismo dei texani. Diceva addirittura delle cose interessanti su quello dei suoi genitori. Leggete qui:

“Ho sempre avuto amici neri, li portavo a casa e vedevo l’imbarazzo negli occhi e nei modi dei miei genitori. Ne tolleravano la presenza, ma non riuscivano a vederli come persone normali” Vinnie Paul 1992

Oltre a HM, anche Metal Shock! scrisse del nuovo fenomeno Pantera.

“Non tutti sanno che i texani Pantera, uno dei gruppi più quotati in fatto di emergenti, non sono davvero tali. Vulgar è il secondo album uscito per una major ma in realtà è il vinile numero sei di un quartetto che vanta quattro album realizzati per etichette indipendenti e semisconosciute!!!”

Premesso questo, postilla indispensabile per chiarire il discorso, precisiamo subito che i Pantera del 1992, dalle nostre parti non godevano ancora di un seguito particolarmente sostanzioso. Leggete questo estratto dall’intervista a Phil:

“Il motivo principale stava probabilmente nel fatto che il tour europeo del 91, che li aveva portati in Italia come supporto ai Judas Priest insieme agli Annihilator, non aveva prodotto un impatto particolarmente favorevole, sia per il paragone continuo e inevitabile con gli ultra-virtuosi Annihilator, sia per un’incapacità cronica del loro tecnico del suono di riuscire a recuperare una resa acustica decente e perlomeno “vicina” a quella normalmente ottenuta nei tour americani. Nonostante il disco Cowboys, ottimo, il tour italiano aveva lasciato molti dubbi sulle reali possibilità del gruppo. Poi il megatour con i Wrathchild America del 91 tolse ogni dubbio, la band era assolutamente killer dal vivo”.

Questo pezzo di Metal Shock di inizio 1993 non è firmato. Qui Anselmo non è un disadattato (Zangari docet) o un tipo confuso (Ventriglia dicet) ma un leader trascinante e una persona dotata di un innato istinto bestiale.

Nonostante le perplessità di alcune penne della rivista, il pubblico di Metal Shock votò i Pantera tra i gruppi migliori dell’anno appena trascorso.

E sollecitato ancora dai giornalisti, Anselmo chiuse in bellezza il 1992, definendo il suono della band come “Power Rock aggressivo e incazzato”, ma ormai era tardi per ricacciare la parola groove negli scaffali polverosi della disco-pop anni 80.