Ho atteso un nuovo film diretto da Clive Barker per molto tempo. Speravo che tornasse a dirigere invece di perdersi in una serie di modeste produzioni da franchising in cui è coinvolto relativamente e giusto per rivitalizzare la solita rendita che va da Pinhead ai Libri di sangue, ma non voglio dilungarmi su questo. Soprattutto da quando ho capito che la nuova linfa barkeriana sarebbe giunta dalla Turchia. Cal Evrenol. Baskin, già. Il film che ha ricondotto la mia sudorazione emotiva ai livelli di quando vidi il primo Hellraiser o lessi il racconto Jacqueline Ess.
Quando mi hanno parlato per la prima volta di Housewife, titolo assai poco promettente per un horror e che suggeriva più un dramma psico-domestico; magari una cosa a metà tra Zulawski e Diario di una casalinga inquieta di Frank Perry (1971), ma dicevo, quando me ne hanno parlato, chi l’aveva visto in anteprima, non è stato con entusiasmo. Era gente che aveva amato Banskin e puntava molto su Evrenol, con aspettative così alte da rimanere inevitabilmente deluse.
Questo ha abbassato le mie di aspettative, e il risultato è stato che quando finalmente l’ho visto, mi ha sorpreso e ho capito che una delle cause principali dell’infelicità sono proprio le fottute e fomentose buone aspettative.
Housewife non è certo all’altezza del primo film di Evrenol e ha un titolo che non c’entra nulla con la storia, sbagliato, dannoso e che andrebbe cambiato, per quanto sia tardi. Vorrei evitare di ricordare che si intitola così perché influenza in modo sbagliato la mente di chi legge. Non c’è nessuna casalinga e la donna che interpreta il ruolo principale, è nevrotica, sì, ma non per via dei piatti da lavare ogni giorno o un marito che non c’è mai.
C’è un marito che la sfrutta e non la capisce, questo è vero, ma diciamo che i problemi veri di lei non sono questi. Il film parla di una donna, Holly, interpretata da Clémentine Poidatz, una francese che fidatevi, è più sensuale di quel che sembra all’inizio, ed è una via di mezzo tra la figlia di Gainsbourg con il ciclo e una pornodiva occasionale da categoria -outdoor.
Dopo l’incipit bello duro, di cui parleremo più avanti, c’è lei che fa la spesa, cammina per strada e poi vomita nella neve. Ok.
Holly è strana, taciturna, molto irrequieta, è sposata con il bel tomo Ali Aksöz, il quale interpreta un romanziere horror che dipinge da solo le copertine dei propri best-seller. Il rimando a Barker però finisce qui. Il marito di Clémentine è un po’ stronzo, travolto e punito da una situazione che dal mondo dei sogni di Holly dilaga nella vita reale del film.
Cal Evrenol inserisce nella storia una strana setta (quale setta non lo è?) guidata da un certo personaggio classicamente carismatico di nome Bruce O’Hara, che dal cognome uno se lo immaginerebbe rosso di capelli, rubicondo e con l’aria da gnomo, mentre invece è uno slanciato orientale e un po’ Ninja la furia umana e un po’ Crying Freeman: David Sakurai.
Il nome, così lontano dall’aspetto del personaggio potrebbe suggerire qualcosa sul carattere millantatorio di O’Hara, classico divo dell’anima de li mortacci altrui, conduttore pifferaio delle genti reiette e disperate (le quali finiranno come carne da macello per il suo delirio apocalittico) ma così non è.
La setta si chiama in modo così scemo che potrebbe anche essere vero. Ombrello d’amore e mente. O.A.M.
Non ci si fida di O’Hara, non ci si può fidare di lui. È una regola base di questo genere di storie sulle sette, no? Il leader, per quanto seduttivo, attraente, è un pazzoide, un megalomane infido che inizialmente dominerà la protagonista sperduta e poi confliggerà con lei.
Ancora, sbagliato.
Sakurai, che a quanto pare Evrenol ha scelto prima di scrivere il ruolo per lui, non è così cattivo e bieco. Ha un fondo di nobiltà. Non si tratta di Manson o del tizio di Waco, David Koresh. Quello che fa va oltre i propri bisogni, lui è davvero un servitore di qualcosa che supera lui e l’intero pianeta.
O’Hara è determinato e reticente, ma è uno strumento di un insieme più grande, di cui anche Holly fa parte senza saperlo fin dal fattaccio di sua madre con sua sorella, consumatosi davanti ai suoi occhi increduli nel suddetto, potente, incipit del film.
Holly, aiutata dal “levatore” O’Hara favorirà l’avvento di una roba grossa, lovecraftiana, di cui lei sarà il ventre predestinato. So cosa pensate, Rosemary’s Baby in salsa Chtulhu, o ancor peggio, Mother di Aronofsky in salsa Chtulhu.
E dai, sbagliato!
Barker ha spesso strizzato l’occhio bicio ad HP, sia in Macelleria mobile di mezzanotte che in Cabal, Everville, dove c’è anche una setta di matti, quindi mescolare le visceralità e le sessualità dell’autore inglese a quelle del “providencio”, non è una gran novità, ma Evrenol secondo me lo fa bene, senza esagerare troppo, conducendo la storia più a un livello etereo, infestato, come poteva risolvere Argento in overdose da Lynch e che quando lo spettatore meno se l’aspetta, zak, ecco la devastazione budellesca e pummarolica in stile Fulci incazzato.
Sentite quanti nomi? Ebbene, bisogna che prima di andare oltre facciamo un po’ d’ordine sulla questione delle influenze.
Ogni opera di un certo rilievo deve qualcosa a chi viene prima, compie qualcos’altro in contemporanea con qualcuno e anticipa film futuri. Nel caso di Housewife, Evrenol deve molto ai registi che ho citato, ma nulla a Mother, visto che la sceneggiatura del suo film lui l’ha scritta prima di girare Baskin e sia Housewife che il film di Aronofsky sono del 2017, quindi.
Evrenol ha persino ammesso di aver scritto una scena in cui Holly trova una macchia sul pavimento e cerca in tutti i modi di cancellarla. Poi l’ha tolta e ha finito per ritrovarla nel film Mother. Io ci credo a queste cose. Le idee sono nell’aria, le menti di più artisti si connettono a esse e realizzano film davvero simili per temi e suggestioni. Succede da sempre in tutte le arti. Potrei sommergervi di esempi ma preferisco che mi crediate sulla parola.
Quanto agli anticipi, il secondo film di Evrenol offre spunti a Hereditary e The Lodge. Ma di questo approfondirò tra un po’.
Parlavamo del resto anche di Rosemary’s Baby ma attenti: qui di Satana non c’è più traccia. L’horror sta espellendo il cristianesimo classico dall’universo. O ne denuncia la sparizione “confettoriale”, come nel caso di Oz Perkins e Bryan Bertino, oppure lo sostituisce con l’avvento di altri dei, ben più anziani e di sicuro meno ambigui del nostro “buon” Cristo morto.
In Housewife la cristologia rimane nell’approccio mariano, celeste, con i tentacoli che calano dalle nuvole, ma ditemi quel che volete, l’epilogo chtuliano è maestoso e per nulla cheap (si scrive così?) nonostante l’uso del CGI, qui inevitabile e perdonatemi l’espressione, benedetto.
Ecco, possiamo fare un bel confronto sulla gestione degli effetti speciali, misurata e sapiente di Evrenol, con quella un po’ becera di Bertino, ma ora devo uscire a far la spesa, quando torno continuiamo.
Rieccomi. Dicevo del CGI usato bene. In Housewife c’è tanto sangue, un viso scuoiato usato da O’Hara come maschera sacerdotale, e un parto alla Alien. In realtà non si vede spesso granché. Cal Evrenol sa come giocarsi l’effetto doccia di Hitchcock, usando con saggezza i rumori e i suoni.
Sapete no, cos’è l’effetto doccia di Hitch…
No? Ok, al volo: il coltello di Norman Bates non colpisce mai il corpo di Janet Leigh, ma ci sembra di sì, grazie a un montaggio meraviglioso.
Questa cosa succede anche con Evrenol, in tutte le scene più dure. Vediamo il coltello appoggiarsi nella zona dell’occhio (il primo piano oculare è una reiterazione sospetta che rimanda a Buñuel, certo), c’è un po’ di sangue, ma poco dopo avviene uno stacco e quando O’Hara inizia davvero a tagliare il viso della madre di Holly, lo vediamo da dietro, con lui che tiene la testa della vittima sollevata per i capelli e nel mentre però, colpo da maestro, sentiamo un suono rivoltante, una specie di sciabordio di viscere che ci fa immaginare di vedere lo scuoiamento completo, prima che Evrenol ce lo mostri sul serio; e senza usare niente di digitale, tra l’altro, solo una maschera che si solleva su un viso ricoperto di marmellata di pomodoro.
Le urla che sentiamo sono la cosa più raccapricciante. Non si tratta delle classiche urla da scream queen. Diventano una specie di risata da vecchia strega ed è tutto questo racconto acustico (le grida, i suoni disgustosi) a farci vedere e “sentire” sulla pelle, quindi nel senso tattile e non solo acustico, lo scuoiamento dolorosissimo della madre che ci viene mostrato di fatto pochissimi secondi, senza censure.
La scena del viso scuoiato sembra un’interpretazione barkeriana delle ricette psico-magiche di zio Jodorowski. Il guru toglie la faccia alla mamma di Holly e poi la indossa per fungere da levatrice, tirandole fuori la creatura che lei ha in corpo e che simbolicamente è l’inseminazione di un trauma; trauma che fu lo sperma di ciò che è sempre stata destinata a dare al mondo: l’apocalisse.
Ecco che il fatto iniziale, l’incipit, si rivela collegato con tutto il resto. Non fate quella faccia, non può essere una sorpresa. Si capisce subito che i “visitatori” di cui parla Holly da bambina, sono gli stessi settaroli dell’O.A.M.
Anche la ricomparsa della madre è prova del talento di Evrenol a manipolare la mente dello spettatore. Non ci fa vedere che è morta all’inizio, ma lo pensiamo noi quando si chiude l’incipit, mentre lei urla, con il cadavere del marito che le crolla addosso, e il viso sporco di sangue. Al momento della sua ricomparsa sembra uno spettro rievocato dall’oltretomba ma in realtà è sempre stata lì, covata dalla setta in attesa dell’evento catartico necessario a scatenare il caos.
Allora, il film è barkeriano ma comincia alla Stephen King. Una bambina con le mestruazioni e una madre fanatica religiosa (non si sa bene a quale credo appartenga, ma di sicuro è fuori di testa). Le sorelline sono due (Shining) e quella che ha il ciclo per la prima volta, viene sacrificata dalla donna pazza sull’altare del cesso, a non so quale dio delle fogne.
L’altra figlia sopravvive, diventa grande ed è la protagonista del film. Questo inizio, come ogni buon inizio, è fatto per ingannare.
Housewife e il poliamore e il polipo sessuale
Holly adulta, a proposito di sesso, non è che se la spassi molto. Guarda il soffitto mentre il coniuge la bomba, ma non lasciatevi trarre in inganno. C’era una terza persona prima. I due condividevano con questa persona ogni angolo della propria routine domestica, anche il letto. Si tratta di una ragazza che ora non vive più con loro. Si è aggregata alla setta di cui abbiamo già parlato.
Ora, se un talamo tradizionale, in tandem, apre a qualcuno con successo, difficilmente si può tornare indietro. Il discanto sessuale di Holly quindi non è dovuto a chissà quale nevrastenia sotterranea dovuta al trauma di aver visto la madre affogare la sorella, ma a questo senso di perdita che ha lasciato Valery (la bonissima Alicia Kapudag).
Non voglio raccontarvi tutta la trama, mi fermo qui. Era per dirvi che c’è un discorso sul poliamore che Housewife affronta di sguincio e che sarebbe stato interessante approfondire. Ma Evrenol ha altre mire. L’elemento sessuale è molto presente. Bruce O’Hara è un figo, una specie di Gurdjieff da Lucca Comics.
Sapete chi era Gurdjieff?
Uff, ok. Un mistico a capo di una setta, anche lui. A quanto testimoniano alcuni discepoli, sapeva far venire una donna solo guardandola da un capo all’altro di una stanza, senza averla mai incontrata prima. Così sostiene Colin Wilson nel suo libro Occulto – Storia della magia, di cui vi consiglio la lettura in generale. E per inciso, questo potere “bagnante” dello sguardo di un leader, lo sostengono anche i seguaci di Pablo Escobar di lui, e qualcosa vorrà dire. Ma torniamo al film.
Holly rigurgita la propria sessualità in vari modi. All’inizio, per dire, si fa questa scopata e chiaramente non prova nulla, ma quando la vediamo in giro, in uno scorcio suburbano innevato, dopo che è andata al supermercato, lei non si sente bene, ha una crisi di panico ma i gemiti che emette, ascoltati da noi fuori campo (come il bimbo dietro la porta in Baskin) sul particolare dell’occhio che lacrima, sembrano i trucioli di quell’orgasmo che lei non ha avuto con il marito.
Timucin. Il nome del consorte è Timucin, molto diffuso in Francia, anche se il film sembra girato in Inglese in qualche zona poco caratteristica della Turchia.
Infatti è girato a Istambul, ho appena controllato.
Via via che Housewife procede, l’erotismo bloccato di Holly si riversa nei sogni e i sogni colano gocce di lussuria sul talamo, al punto che non sappiamo bene cosa sia vero e cosa no.
Di Hereditary qui c’è una nonna malvagia e collegata alla setta e una madre che tenta di salvare le figlie, ma c’è anche il modellismo domestico, così come ancora in Hereditary ma anche in The Lodge.
Holly vi si diletta. Dalla sua casetta di bambole si ritrova in terra a farsi però un ditalino. Si può dire, no, ditalino? E per gli amanti della categoria pantyhose non è male. Ci sono molti collant in questo film e la scelta non è mai casuale, probabilmente Evrenol li apprezza molto. Avrebbe dovuto chiamare il film Hosewife.
Perdonatemi ma titolo a cazzo per titolo a cazzo…
Housewife è un film che mi coinvolge molto a livello personale. Per alcune cose mi ha ricordato la messa in scena melodrammatica di Guadagnino in Suspiria, anche per il collegamento tra immagini e musica. Argento è un collegamento doveroso sia per l’uso delle luci che dei suoni. A tal proposito, il compositore Antoni Maiovvi riprende la colonna sonora de La Sindrome di Stendhal di Morricone, alternata a uno score stridente e un po’ pacchiano in stile Yuzna anni 90.
Dicevo del finale: è la cosa più bella di tutto il cinema lovecraftiano in generale. La neve digitale non disturba, così come la moltitudine di fraticelli in stile Phantasm di Coscarelli, che, in una parodia blasfema dei Fioretti di San Francesco di Rossellini, si muovono in un boschetto rado, mentre un tintinnio natalizio (natalità) conduce l’occhio spettatorio verso un cielo bianco, soffice, disneyano.
Dalle nuvole calano i totani, con la colonna sonora che si ferma, lasciando un suono di tromba apocalittica, grassa, integrata dai tuoni e un gorgoglio di fogna che cresce dalle viscere materne del pianeta Holly. Vi pare poco?