Pantera

SPECIALE PANTERA 1990-1994 – TERZA E ULTIMA PARTE

Allora, prima di leggere quanto c’è sotto, ecco i link alla prima e seconda parte dell’articolo. Che palle, è l’ultima volta che divido un mio pezzo in più parti. Da qui in poi ve li leggerete da cima a fondo, se vorrete. Altrimenti fate come vi pare, per quel che mi riguarda ho chiuso con i fottuti spezzatini.

CAPITOLO 3 – I PANTERA, CHE MATTACCHIONI

C’è una cosa che non sanno in molti. Chi la sa tende a minimizzare pensando: “Pantera, che mattacchioni…” e invece poteva davvero trasformare la Storia con la s grande. Durante le registrazioni di Vulgar Display Of Power, il gruppo beveva parecchio. Mi sorprende sapere come questi musicisti siano riusciti a realizzare dischi epocali stando quasi tutto il giorno sbronzi, ma forse ci riuscirono proprio per questo. Ebbene, durante una pausa dalle sessioni, Vinnie Paul, Rex e forse Dime, presero di nascosto la macchina del produttore Terry Date. Lui era dentro a mixare come un mulo e non se ne accorse. Ebbene, i furbastri schizzarono subito sull’autostrada a cento all’ora. Poi a un certo punto Rex pensò: “chissà come sarebbe se tirassi proprio ora il freno a mano?”
Diede di gomito a Vinnie e gli girò la domanda: “Ehi Vinnie, chissà come sarebbe se tirassi il freno a mano proprio ora…?”
Vinnie disse “già… amico. Chissà come sarebbe?”
Poi prese fiato un momento e decise di togliere la curiosità a entrambi.

Vi immaginate cosa significhi tirare il freno a mano, a cento all’ora, su un’autostrada texana nel cuore della notte?
Magari non c’erano molte auto in giro, ma restava sempre un’auto che volteggiò testa coda su testa coda, rischiando di cappottarsi su un’autostrada di notte.
Comunque le cose andarono nel migliore dei modi. Il che significa: Rex e Vinnie illesi, probabilmente anche Dime illeso, se c’era. Phil pure, se c’era, anche lui sano e salvo. Potevano esserci tutti e quattro. E tutti e quattro nel 1992 avevano partorito nella stessa settimana Walk, Mouth Of War e la genialata del freno a mano a cento all’ora.
Va beh, tutto liscio, ma la macchina di Date? Quella era stata distrutta.

“Terry si incazzò tantissimo con noi, quella volta. In effetti non si era mai arrabbiato così tanto con noi, come quella notte” Rex 1998.

Ma riprendiamo con la musica. Ecco una citazione da HM del 1992. Leggete qui:
“Pantera in affanno per via del songwriting di Vulgar, indietro rispetto a Cowboys, anche se Mouth Of War è un gran pezzo”. Gandolfi dalla trincea dei Monsters Of Rock a Modena.

Già, doveva essere crisi nera, eh? E invece non solo Vulgar Display Of Power sarebbe stato un passo avanti rispetto a Cowboys, ma Far Beyond Driven sarebbe stato due passi avanti a tutti gli altri dischi precedenti e a tutto quello che uscì poi in ambito metal dal 1994 al 2000.

Nel 1994 ricordo che i Pantera diventarono LA band metal assoluta. Metal Shock mise in copertina la band solo per segnalare la recensione di Far Beyond Drive. Giusto per farvi capire quanto il gruppo fosse ormai l’apice nelle aspettative generali. E la recensione all’interno fu entusiastica. La scrisse non si sa chi, la sigla è FM, ma con alcune delle righe più nere e imperdonabili della storia del giornalismo metallaro italiano. Leggete qui e giudicate da soli: “E poi si chiude a sorpresa con un brano diverso. Planet Caravan, che sembra un pezzo dei Pearl Jam”

Non inorridite, oggi i metallari sono più preparati. Pensate che durante il Monsters, quando i Black Sabbath suonarono con Ronnie Dio War Pigs, uno esclamò così, immortalato nel report di HM da Ventriglia: “ma questa era la canzone dei Faith No More!”

Nel 1994 si scrisse tantissimo dei Pantera, su tutte le riviste specializzate. Flash, prima di trasformarsi nell’avamposto resistenziale del “vero metallo vs il nu metallo”, a giugno di quell’anno pubblicò un’intervistona compiacente a Vinnie Paul.
Lui era felice del disco, contento anche del trasferimento dai Pantego Studios a Nashville. Cose in futuro rivelatesi false.
Zac Crain, nel libro Dimebag – La storia di Darrell Abbott (Chitarrista dei Pantera), pubblicato da Tsunami nel 2015, racconta di quel trasloco come la causa di un peggioramento generale nella routine del gruppo:

Non potevano staccare. Quando registravano ai Pantego, ovvero negli studi del padre di Vinnie e Dime, il gruppo era praticamente a casa, quindi chi voleva poteva uscire la notte, sbronzarsi nei soliti locali, rilassarsi per conto proprio e magari rimettersi al lavoro in sala d’incisione alle tre di notte in preda all’ispirazione. A Nashville, lontani da tutto, per gli Abbott, Rex e Phil non c’era più modo di evitarsi o staccare il cranio dalle registrazioni. Col senno di poi è l’inizio della discesa dei Pantera. Dal 1994 iniziarono ad avere un successo enorme e a non sopportarsi più allo stesso tempo.

Vinnie nell’intervista a Flash, sminuiva la prima parte di carriera della band, dicendo che i Pantera “nascono con Cowboys”. Riguardo Phil invece, sì, lui già iniziava ad avere progetti collaterali ed era tornato a New Orleans, “ma la distanza non sarà un problema…” Vedete come l’anno culmine, il ’94, contenesse già tutti i vermi della decomposizione.

A dicembre, Metal Shock tirò le somme con un editorialone del Fuzz. Lo intitolò L’anno senza volto del metal e scrisse che ormai chi rubava la scena al metal era il punk e che i Pantera sarebbero stati il modello a cui tutti dovevano guardare se volevano continuare a essere metal.

Mia opinione: a oggi Far Beyond Driven è il punto più alto nella storia dei Pantera, un lavoro decisivo, ancora più grosso e pesante di Vulgar, ma con dei livelli di rabbia davvero eccessivi. Nei primi anni 90, l’idea della band era quella di trasformare un sentimento tra i più distruttivi, se lasciato venir fuori dopo una pressurizzazione spietata, in qualcosa di creativo e quindi produttivo.

Su Vulgar la cosa aveva funzionato esattamente così. I pezzi di quel disco trasmettevano coraggio al bambino del 92-93, lo contagiavano con un senso di orgoglio cazzone e fiero, da buro cowboy un po’ brillo davanti a Fort Alamo (senza Ozzy che ci facesse la pipì con la vestaglia della moglie addosso).

Ma su Far Beyond Drive c’era una tale cattiveria appiccicosa che aveva finito per non evaporare dal disco ma ristagnarvi dentro. Non era una furia liberatoria, era una specie di compiacimento narcistoide. Basti pensare a Good Friends and a Bottle of Pills, con l’incipit bastardissimo:

“I fucked your girlfriend last night”
While you snored and drooled,

I fucked your love
She called me Daddy
And I called her baby when I smacked her ass”

(Signori, Phil Anselmo in tutta la sua pertinenza).

CAPITOLO 4 – DOWN IN A HOLE

Non sto mica giudicando il vecchio Phil, è solo, e ve lo dico per esperienza personale, che quando si arriva a questo punto in cui non si ha paura dei propri demoni ma li si porta a bere al pub e gli si consegnano le chiavi dell’auto e si lascia che siano proprio loro a portarvi a casa, è probabile che vi sveglierete un posto molto lontano e non tanto carino dove stare.

Anselmo dal 1990 al 1994 aveva continuato a scopare ogni buco, a ubriacarsi, fare risse con chiunque, rilasciare interviste discutibili e saltare sul palco tutte le sere, rosolando le proprie corde vocali e soprattutto la schiena, che iniziò a fargli davvero tanto male.

Per tenere in piedi questa rappresentazione definita tecnicamente “un volgare sfoggio di violenza”, Phil avrebbe avuto bisogno di essere più forte del dolore. Preferì ingannarlo ma non optò per la meditazione. Scelse la via chimica e provò l’eroina.

C’è nella storia di Anselmo una cosa che darebbe ragione a chi crede nel karma, pensando al povero tipo a cui lui aveva “scopato la ragazza, l’altra notte” e decine di malcapitati che se l’erano visto schiantare addosso dopo aver incrociato ingenuamente il suo sguardo storto.
Dal 1994, la sua filosofia distruttiva e nichilista, lo parcheggiò in un posto davvero buio, con dei demoni che Kerry King disse “di non sapere che razza fossero, ma di sicuro io non ci voglio aver nulla a che fare”.

Conosco gente che ama tantissimo The Great Southern Trendkill e magari è la stessa che ha scambiato Reinventing The Steel per una raccolta di b-sides e non l’ultimo disco dei Pantera. “L’ultimo è Trendkill, no?” ti dicono con lo sguardo fiducioso.

Dicevo, c’è chi adora quel disco e lo reputa il punto più alto della discografia del gruppo (penso al mio amico Domenico) ma io non credo proprio che lo sia.
Ci sono cose molto fiche, assoli e riff e quello che volete, ma tra Phil e gli altri tre panteri non c’erano più le stesse quattro ruote della macchina di Terry Date sotto al culo e col senno di poi è una cosa che si sente.

Nel 1995, Anselmo viveva di nuovo a New Orleans, in un fienile adibito a sala di registrazione. Da lì incideva le sue parti vocali sulle tracce inviategli dal Texas da Vinnie Abbott.

Phil allora stava male, non devo raccontarvi i casini che gli successero e i guai che combinò nel 1996, ma la band, come poi sarebbe sempre stato più chiaro, da allora fino alla chiusa nel nuovo millennio, non sarebbe più stata LA band.

Anselmo oramai ha preso sulle terga, come un mega-calcio nel culo, la responsabilità della fine dei Pantera e addirittura della morte di Dimebag.

Anselmo è accusato di aver avuto un’attitudine opportunistica sull’eredità della band, mentre Paul l’ha vissuta negli ultimi anni dopo l’assassinio del fratello, come un santuario invalicabile.

Una cosa è certa, però, con tutto quello che si è detto, scritto e vaneggiato attorno alla figura pubblica di Phil: nel 1996 sembrava lui quello destinato a fare una brutta fine. La Comare Secca ce l’aveva sull’agendina, anche se a matita. Ci mancò poco quando andò in overdose, ricordate? Ci si stupì che fosse ancora vivo, non il contrario. Oggi Phil dice di essere pulito e soprattutto sostiene di essere vivo, non come il sosia di Paul McCartney.

Per convincerci racconteremo il seguito nell’articolo dedicato ai Down tra una settimana e ve lo pipperete tutto d’un fiato.