Children Of Sorrow – Un film per pochi coraggiosi

I Love My Children – Father Simon

Leviamoci subito l’osservazione più scontata: questo film è senza speranza, si tratta della versione più crudele e spietata di qualsiasi Helter Skelter sia mai stato messo in mostra negli ultimi cinquant’anni. Dicendo Helter Skelter non vorrei essere frainteso. Non sostengo che Children Of Sorrow sia una trasposizione laterale della vicenda Manson. È un misto di tante cose. C’è il leader carismatico, pansessuale e folle in stile Charlie. C’è il cristiano rinato alla Koresh e c’è il paranoico-suicidante alla Jim Jones.

Se non ti metti alla guida della tua vita, qualcun altro lo farà al posto tuo e se ti capita uno come Simon, allora sono cazzi, amico.
Gli adepti che seguono questo biondo, butterato figlio di puttana, nel deserto, sono dei poveri reietti sociali, figli abbandonati, cittadini masticati e sputati dalla metropoli, deboli, infelici e indifesi che diventano carne da macello per il sanguinario profeta.

Lui sa cosa fare di loro. Li porta nel deserto e li conforta, li fa cantare, gli insegna a convivere, unire le forze e coabitare, poi li possiede sessualmente, maschi e femmine, li umilia, li batte, li punisce con sadismo e infine, in base a un disegno che ha nella propria testa bacata, li fa fuori tutti quanti, ed è così padrone delle loro menti da spingerli ad ammazzarsi tra loro (o magari a darsi fuoco da soli).

Non c’è alcuna via d’uscita, solo il dolore. I figli devono incontrare la loro mamma dentata, ricacciare la gola entro le fauci vaginali da cui furono estratti con ferri e indifferenza molti anni prima, e dentro di Essa trovare la fine che meritano. Nel sangue nasciamo e nel sangue moriamo.

Children Of Sorrow è il film di Jourdan McClure. Jourdan, non Jordan, attenti. Nello stesso anno in cui dirige questo piccolo capolavoro di infelicità e disperazione, gira anche un altro titolo, Rogue River, in cui le cose non sono tanto più allegre. Poi non succede praticamente nulla fino al 2020, quando si rifà vivo con Shepard. Dal titolo e la trama del suo ultimo film, è evidente che la “Questione Simon” dopo otto anni, sia tutt’altro che conclusa per lui.

Ma di Shepard parlerò un’altra volta, sempre se riuscirò a visionarlo.

Children Of Sorrow è stato stroncato da molta gente, ma è normale che sia così. Questo non è un film accettabile, è semplicemente troppo. E allora ci si attacca alla “trama scarsina”, alle “incongruenze e la gestione fasulla del found footage”. Puttanate, questo è uno dei rari titoli che mordono sul serio, come direbbe il compianto critico cinemalsano Chas. Balun.

A proposito del found footage, il regista su di esso è chiaro sin dai tempi della post-produzione. Non si tratta di materiale recuperato ma delle immagini girate e mostrate al mondo volutamente da Simon. Parte come una testimonianza che dovrebbe scagionare la setta dalle cattive voci e le accuse attorno a essa e al suo guru, ma finisce per confermare il peggio che la gente potesse immaginare.

McClure ha paura di quello che succede quando certe persone con una strana magia nella voce, nello sguardo e magari sull’uccello, incontrano tipi senza una meta, i bambini che vagano in un mondo freddo e scuro. Tutti possiamo esserlo in certi periodi.

La cosa curiosa dei soggetti che poi finiscono in una setta è che di solito rifiutano l’autorità costituita, che sia paterna o governativa. Scappano dalla famiglia, dalla città, dalla scuola, da tutto. E si consegnano al lupo cattivo.

Ci sono persone che riconoscono di avere questo strano potere sugli altri. Nel caso di Simon non c’è alcuna ambivalenza. Lui è solo un rettile. Ammalia come un serpente i topolini che incontra, li porta nella propria tana e poi se li pappa uno per uno.

Jim Jones si ammazzò per primo, non fuggì dopo aver costretto i suoi figli ad avvelenarsi. Simon invece li fa morire tutti (beh, quasi tutti) e se la fila verso nuove avventure.

Children Of Sorrow lascia un cratere nel petto di chi guarda e dentro finisce presto per piovergli un lago di gelida tristezza, che magari si cerca di evitare pensando a quei poveri sciocchi in stile “ostrichette di Carroll”: troppo ingenue per non finire sotto i baffi del tricheco, ma la verità è che non possiamo sopportare l’innocenza di quegli sguardi, la mancanza di una direzione nei loro occhi. Quei ragazzi li capiamo. Conosciamo la disperata voglia di fare qualcosa della propria vita. Nel caos della depressione scorgono un viso sorridente e lo seguono. Talvolta quel viso diventa severo come il marmo, ma loro tremando, continuano a dirgli di sì. L’uomo che li carezza e li punisce, che prima li fa rinascere per poi ucciderli una seconda volta, lui è il solo padre che li abbia mai fatti sentire protetti e amati. Simon li ama, li ama sul serio, anche se nel suo folle mondo, l’amore conduce purtroppo verso un gigantesco tritaossa.

Children Of Sorrow è un film un po’ dimenticato. Ve ne parlo, sperando che riusciate a recuperarlo da qualche parte. In Italia non è mai uscito e non si trova facilmente in rete. Vale la pena tentare, perché sculaccia la bonarietà dello spettatore medio, di chi desidera scorgere un lato buono in ogni mostro, una fontana in ogni deserto.