C’è qualcosa che non va con The Northman. Avrebbe tutti gli elementi per piacermi, la mitologia norrena, un grande regista-autore, il protagonista giusto, una storia di vendetta di sicura presa, ma…
Ma forse è proprio questo il suo limite. La storia. Amleth (Amleto) di Shakespeare in chiave vichinga. Robert Eggers e il poeta e sceneggiatore islandese Sjón si sono rifatti alla vera vicenda che ispirò il tizio danese più declamante della storia, ma è innegabile che in alcuni momenti, certe enunciazioni sappiano di teatro elisabettiano.
Come per esempio quando Amleth è sul tetto della casa del suo nemico e prima di nascondere la spada magica si dice ad alta voce, col rischio di farsi sentire: “sono stato uno sciocco a pensare di sfuggire al mio destino e cose del genere”. Ma che cazzo parli? Ti scoprono!
Comunque rispetto ad Amleto, in The Northman ci sono molte meno chiacchiere (ma nemmeno tutta questa azione) e sì, c’è tanta brutalità, visioni ganze e rabbia sanguinaria, ma per esempio non si vedono stupri. Se ne parla, avvengono o sono avvenuti, ma non sono mai mostrati. Inoltre lo svedesone Alexander Skarsgård si finge tante cose (berserk, schiavo) ma non pazzo.
La vendetta è un piatto da servire freddo, ok, ma ad aspettare troppo, il rischio è che il piatto sia scotto. Ci aveva già provato Tarantino a edificare un kolossal sulla vendetta (Kill Bill) e secondo me costruì una montagna russa sulla povera schiena di un topino, ma state calmi, è solo la mia opinione.
Sebbene il pubblico voglia sempre le stesse storie della buonanotte, (anche la serie di Sons Of Anarchy si basa su Amleto, per dire e non raccontatemi che ci avete davvero fatto caso) il cinema americano degli ultimi vent’anni sembra aver esagerato con questa retorica del dente per-dente.
Un loro film su due parla di vendicarsi, come se non esistessero altre soluzioni possibili, nella vita. Devi farla pagare a chi è stato cattivo con te. Per riuscirci, sarai cattivo anche tu. Non ti ridarà indietro i tuoi cari uccisi, ti rovinerà la poca vita che ti resta e non ti sentirai migliore dopo aver massacrato e sbudellato tante persone; forse sarai mortalmente ferito e spirerai guardando il cielo con i titoli di coda, ma noi ci divertiremo a guardarti, come gli antichi dei usavano sollazzarsi una volta.
Che due palle, gente.
Non so voi ma io dico questo: gli americani si tengano la loro società narcisistica e la retorica del taglione. Più mi ammorbano con certe storie e più io mi sento francescano.
Perché non dirigere un film sul cazzo di perdono?
Amleth cresce sbandato e poi votato alla distruzione dell’uomo che uccise il padre, che rapì la madre e gli tolse il regno, ok. Ma possibile che uno passi la vita sprofondato in un tale risentimento? Io ora non ce l’ho più con i bulli che mi picchiarono da piccolo, con i professori che mi fecero bocciare per due anni a causa delle mie insubordinazioni. Il tempo cambia sempre troppe cose. Non sono tanto convinto che il bisogno di vendetta si spanda su dei decenni, capite?
Ma sono gli dei che decidono tutto quanto, ci dice Eggers? Siamo pedine stanche nelle mani degli dei. O almeno così stavamo messi i norreni.
Era tipo. “Senti, Odino, avevo pensato che a questo qui gli togliamo tutto e poi un giorno gli diamo la spada giusta e lui si vendica, che ne dici?”
E Odino: “Sì, fico, fico!”
Io comincio a sentirmi stupido a guardare certa roba.
C’è un momento interessante quando Amleth, davanti a sua madre, interpretata male da Nicole Kidman, che ormai è in caduta libera, scopre che lei era complice nell’uccisione del padre e non vittima, e che il padre non era proprio questo granché da vendicare, ma lui si impunta e digrigna i denti. Non vuole sentire altra verità di quella che l’ha spinto a crescere in una montagna di amminoacidi e sudore della fronte, quindi ha bisogno della versione precedente, non questa.
Ma questa cosa dello stupro come discrimine dell’amore figliale mi ha lasciato davvero basito. Guardiamo gente in costume e raccontiamo le solite frottole pensando che ci coinvolgano perché sono universali, ma non è così. Al tempo dei vichinghi non si conosceva un modo diverso di far figli a parte lo stupro. Forse esagero un po’ ma è così. Nicole Kidman è solo un altro detestabile ologramma della cultura di oggi. Ci prenderanno per il culo nei secoli a causa di questa smania correttiva subdola e sempliciona.
Un altro momento decisivo per la disimmedesimazione dal protagonista è quando lei, l’elfo buono per tutte le stagioni, Anya Taylor-Joy dice ad Amleth, “ehi, sono incinta, andiamo via e godiamoci la vita”. E lui: “no, devo vendicare mio padre, salvare quella zoccola di mia madre e uccidere coso”
Eggers ha iniziato alla grandissima con The Witch, ha sofferto e combattuto le aspettative e la pressione con il secondo e non irresistibile The Lighthouse, dove a salvargli il culo è Willem DeFoe in una delle interpretazioni migliori della propria vecchiaia, ma si incaglia in questo grosso concept vichingo. Gli hanno dato un sacco di soldi per farlo ma non si vede granché.
Non so se quando i soldi non si vedono sia un bene o un male.
In ogni caso lui ha detto di non essere stato in grado di controllare ogni cosa. Umilmente ha ammesso che non ne aveva le competenze. C’era davvero troppo da gestire rispetto ai due set indie e concentratissimi di The Witch e The Lighthouse. Forse è anche questo che mi ha suscitato l’impressione di una costante dispersione energetica in The Northman.
Interessante che il film sia stato girato in piena pandemia, con una troupe di seicento persone su dei set estesi ma non abbastanza da permettere un distanziamento efficace. Forse l’espressione costantemente tesa di Amleth chiunque si avvicini è dovuta a questo.
E tornando a Skarsgård, ha la giusta presenza per la parte ma come attore non ce la fa a tenere il peso del film da solo. Non è granché, dai. Mads Mikkelsen se lo mangia a merenda. Ma tutto il casting mi sembra un po’ fuori fuoco. Ci sono diversi attori islandesi, danesi, svedesi e questo può andar bene, però non mi sembrano quelli adatti. Per dire, anche l’antagonista, Claes Bang, attore danese molto celebre, a me non pare abbastanza carismatico e imponente per la parte del cattivo.
La commistione tra realismo storico e percorso allucinatorio ribadiscono ancora una volta che, ehi salve sono io Eggers, ma non rappresenta più una novità, e fa troppo filo rosso vecchia maniera. Un po’ come l’insistenza a mostrare gli uomini al limite della loro disgraziata fisicità, lavorando come bestie per sopravvivere. Come la chiama lui? “L’arroganza dell’uomo nei confronti della natura”.
Ok, ma penso che ogni attore sia pensieroso quando gli sottopongono una sceneggiatura di Eggers perché in tutti i suoi film va sempre a finire che il protagonista debba farsi un culo così spingendo una carriola lungo una strada sdrucciolevole.
E poi resto dell’idea che sia ora di finirla con questi trainer che allenano i protagonisti dei film d’azione: trasformano gli attori dei film storici con qualche smania artistica e quelli dei beotissimi comix movie nella stessa versione da fitness impossibile. Impossibile soprattutto che lo era per un guerriero davvero d’altri tempi.
Non è credibile che al tempo delle rune, nella Roma antica o durante il secolo dei lumi, gli uomini nudi avessero sempre le stesse condizioni “fisicate”, senza peli e con la cazzo di tartaruga.
Vi basterebbe fare un mese di palestra nel tentativo di conseguire quei risultati (io ho tentato invano per anni) e scoprire cosa davvero li produca quei risultati. A parte certi aiutini chimici che non sto a dire, non è lo sforzo fisico e quindi gli esercizi a fare la struttura muscolare e adiposa, ma lo stile di vita alimentare e del riposo.
Ora immaginate la routine di uno come quel bamboccione di Robert Pattinson in The Lighthouse, alcolizzato, deperito con poche ore di sonno in corpo, che si spoglia a un certo punto del film e sotto le striature di grasso da carrozziere mostri quella fottutissima pancia piatta e scolpita. Pensate ad Amleth che lavora tutto il giorno e la sera mangia sbobba muscosa e non beve mai acqua. Si spoglia e sembra Lanterna verde.
Ma andate tutti a cagare.
Lento, gonfio, ma anche notevolmente suggestivo, The Northman. Parliamone pure un po’ bene, dai.
Tranne le navi in computer grafica all’inizio, The Northman è girato alla vecchia maniera, in pellicola, con i set costruiti sul serio (il villaggio vichingo, la fattoria vichinga, la ferramenta vichinga) e le ambientazioni sono davvero ostili e pericolose, un po’ alla maniera del primo Herzog.
C’è tanto John Milius e un inevitabile confronto con Valhalla Rising da cui il film di Eggers esce come un film per ragazzi, sia chiaro. Però Robertino resta un grande talento da cui aspettarsi ancora parecchio.
The Northman arriva in un momento di saturazione mercantile con l’intento di essere il film “definitivo” sui vichinghi. Il regista dice che no, lui non voleva realizzare niente di definitivo ma l’impressione mia è che The Northman volesse produttivamente davvero essere il film definitivo sui vichinghi.
E non può riuscirci, sarà il film della nausea per ‘sti cazzi di vichinghi. Pare che voglia saziare una volta per tutte la nostra fame di Odino, Valchirie, drakkar e barbe, ma che questa fame l’abbia voluta far tacere cucinandoci un bue con le patate quando siamo arrivati di prepotenza al dessert.
Dopo diverse serie di successo, tra cui, nel bene e nel male Vikings; dopo quasi un decennio di palestrati hipster che spaccano legna nei boschi e teste cristiane in mezzo al fango, dopo praterie di crani rasati e pelurie melliflue, donne guerriere super-sexy e santoni con i codini svolazzanti, la stagione steanpunk di norrenia volge quasi al termine. O almeno si spera.