IL CIRCO QUAGLIARULO DEL METAL ITALIANO – I CASI UMANI E DOVE TROVARLI

Diceva un antico adagio, riguardo agli imbonitori che dovevano invogliare la gente all’ingresso del circo: “entrino siori e siore, più gente entra, più bestie si vedono”. Quanto aveva ragione!!! Complici i vari lockdown del Covid, fobie e paure nuove da esso derivate, isolamento mentale e fisico esasperati, hanno accentuato e peggiorato la situazione dei vari casi umani che da decenni circolano nel meraviglioso mondo dell’heavy metal italiano. Di minus habens, megalomani, arrivisti, esaltati, depressi cronici e psichiatrici vari, oltre a disonesti e pagliacci, la “merce” non è mai mancata e non mancherà mai. Purtroppo l’heavy metal, specie in alcuni di quelli che si autoglorificano come “metallari”, attira come le mosche sul miele molti soggetti borderline, diagnosticati psichiatrici assortiti e soprattutto gente che alla fine non ha una vita al di fuori della “musica pesante”.

Ci sono anche persone normali (per quanto, secondo la scienza nessuno al mondo è definibile come tale, tutto è soggettivo) ma il fitto sottobosco pullula di “sottoni” da manuale clinico. Varie tipologie; a volte certe persone attraversano due o più di esse, qualcuno tutte, ma in genere l’aderenza al pacchetto base è solitamente in una specifica categoria. Non faremo i nomi, e sono tanti, più o meno noti a chi bazzica il giro, ma cercheremo di inquadrare il loro comportamento, che rasenta ogni abominio della natura.

IL DEMOCRISTIANO BUONISTA: Questa tipologia predica, senza successo, la fratellanza universale tra metallari, un seguace del “volemosebene a ogni costo”, che per non scontentare nessuno, scontenta tutti. Trova il bello ovunque e giustifica ogni azione all’interno dell’universo metal: ogni disco è meraviglioso, ogni iniziativa stupenda. Commenta entusiasta ogni persona, ogni band, ogni concerto. Tutto. Cercando di tenersi ogni altro buono a qualunque costo, vedi mai che poi possa piazzare il suo piccolo business senza problemi? O rimediare un promo, un pass, un invito aggratis? Poi nella vita reale, non volendo esprimere la sua vera natura, che può essere anche negativa o critica, essendo umanamente naturale, reprimendo tutto, prima poi sbroccherà e farà una strage al Burger King di Macerata.

IL PROFESSIONISTA TUTTOLOGO: Cantante, chitarrista, fotografo, scrittore, manager, fonico, organizzatore di concerti, quello lui che fa nel piccolo mondo metallaro italiano è il top. Eccelle in tutto, vende 689 mila dischi, organizza il nuovo Hellfest a Treviso, pubblica l’enciclopedia definitiva sulla scena catanzarese black metal, le suo foto vengono pubblicate al Washington Post. Nella realtà unisce tutte queste doti organizzando il concertino a Battipaglia con due band, e una è la sua, fa i suoni di merda, fa le fotocopie dei volantini, col telefonino scatta tre foto, scrive il report per Caciocavallo Borchiato Zine. Fine. Perculato segretamente da tutti, anche in pubblico viene dileggiato con sottigliezze che il soggetto non coglierà mai.

IL DEPRESSO IN CERCA DI COMPATIMENTO: Per lui la vita è una merda, ha fallito tutto, nessuno lo vuole, una volta sì che era felice (ne è convinto anche se realmente felice non è mai stato in tutta la vita). Lui trova nel comprare o ascoltare i dischi, sia mai dopo il 1990 però, l’unica ragione di vita. Posta foto funeree, descrive il suo stato d’animo in cerca costante di attenzione, mettendo a nudo la sua vita intima. L’importante è fare il pieno di like dal metallone romantico e crocerossino, che chissà in caso di esemplare femmina, se è pure bono vuoi che non ci scappi la scopata ? Se maschio fa “cope” sulla sua condizione di incellone, che non ha mai visto la figa in quarant’anni, e si sfoga accumulando CD import della scena speed metal bengalese. Presenzia a ogni concerto microscopico dell’area padovana, per colmare una solitudine, spesso cercata per farsi compatire, che non si risolverà mai.

L’ANTI UNDERGROUND TOTALE: Questo, oltre a non avere mai lavorato e scopato nella vita, vive magari isolato con un genitore in campagna o in cima a un monte. Hater incallito crea post su post insultando e denigrando ogni cosa dell’heavy metal italiano. Non c’è locale, band, artista, manager, concerto che sia almeno decente. Per lui l’underground italiano fa cagare al 100% (noi che siamo realisti diciamo al 75%). Spesso è terrapiattista, novax, no green pass, vegano, respiriano, cazzafariano o diavolerie del genere. Passa le giornate a insultare tutti, al limite dello stalking, e deve stare attento che se esce di casa trova 250 metallari pronti a gonfiarlo di botte.

MANOWARIANO CASARECCIO: Nei suoi post si vedono solo immagini guerresche ed epiche, corpi sudati di barbari e video dei Manowar coi mutandoni di pelliccia. Sarà mica un f***o latente? No, spesso lo è davvero, ma represso. Spade, pugnali, scudi, inneggia a destrorse rivalse di vendetta, spera in un ritorno della gloria dell’antica Roma, si nutre di rune di cioccolato e a volte gli scappa la svastica in qualche post. Ironia zero, autoironia sottozero, si ammassa in improbabili gruppi Facebook dal titolo “Epic Metal a Cagliari sognando Conan” o “Barbarian Spaghettata in Cartagine”. Molesto poco, molto e troppo, dipende dai contesti. Ah, ovviamente odia i comunisti.

CELO; CELO; CELO; NON MI MANCA NULLA: Collezionista over 40, ovviamente ha ridotto la casa a un cubo magico di sole librerie di vinili; il cd è il diavolo, poiché uscito dopo il 1979. Non avendo più un bagno, un letto e una cucina, dorme sulla discografia dei Dokken, mangia su uno pseudo tavolo fatto di una pila di LP dei Saxon, caga in un secchio incastrato tra pile di ristampe dei Magnum, e la sua vita finisce li. Va benissimo, ci mancherebbe, salvo che poi ogni 13 minuti posta seimila foto dei suoi vinili, bullandosi col 18enne, infamandolo perché “eh ma tu che ne sai, mica c’eri ai Saracen a Milano nel 1983”. Non rendendosi conto di essere un frustrato che oltre a non avere una vita sociale e relazionale, è anche stupido, perché nel 1983 quel diciottenne non era manco un sogno nei coglioni di suo padre. Variante idiota del collezionista buono, ma che, siccome colleziona, avrà anche lui qualche idiosincrasia.

LO PSICHIATRICO: Abbondano nell’ambiente, e per ogni patologia:, istrionismo, megalomania, borderline, narcisismo, evitante di personalità, sociofobico, esaltati vari, minus habens, analfabeti funzionali e a seguire. Ne conosciamo tutti almeno una dozzina, ma ci si chiede come mai continuano a campare indisturbati sui social, e qualcuno li ammira pure. Peccato abbiano chiuso i manicomi, ora questi te li ritrovi a fare le dirette su Twich, Facebook, Youtube, a creare webzine, organizzare concerti, e naturalmente a glorificare e a sostenere come “il vero metal è quello degli anni 80”, con pagine a tema e anatemi verso le nuove leve.

L’AMICO DA CONCERTO: Non ti vuol bene, non ha la patente, puzza, è così brutto e sfigato che riesce a tenere lontane persino le ninfomani quando è di turno alla casa di cura, non ha mai soldi, non compra le sigarette e fuma il doppio di te, non parla, non ascolta, ma siccome è il solo altro metallaro del tuo paese che ama andare ai concerti metal, te lo porti sempre dietro, accettando di trascorrere viaggi interminabili, nottate nello stesso letto e ritorni sfiancanti, quasi sempre a tue spese, con lui. Tutto pur di non andare a un concerto da solo. Ma perché sei sempre solo quando vai a un concerto? Fatti una domanda e datti una risposta, anche se non ti piacerà.

LA DAMA DI POPPE: Poppe e vinili, è ciò che posta ogni giorno. Fiera della sua collezione di album NWOBHM e THRASH TEDESCO, non lascia passare giorno senza farsi un selfie insieme a un vinile. Di solito non aggiunge nulla di scritto, ma esprime con il volto ammiccante la fierezza e la passione per la musica, che purtroppo le sue grandi tette bene in vista non riuscirebbero da sole a comunicare. Il popolo metal accorre copioso a cliccare like ma L’Università della California non è ancora riuscita a decidere se siano i dischi o l’esuberanza mammellare della signorina a determinare reazioni così entusiasmate.

IL MILLENNIALLARO: Giovane, troppo giovane. Ma così tanto da fare tenerezza ed essere tollerato dai più. Ha talmente pochi anni che non è ancora fuori dal liceo ed è nato in un tempo in cui persino il Nu Metal aveva già fatto il suo corso. Tenero e imberbe, ma già così metallaro che dice con orgoglio di essere cresciuto a pane e Classix Metal. Se gli si domanda quando ha cominciato a leggerlo, dice 3 anni prima. Sente metal da una vita: vale a dire cinque anni. Ama però le band giuste, almeno all’inizio, è coperto di toppe, ha i capelli lunghi (e chi li ha più?) e compra i vinili dei Nocturnus o dei Thin Lizzy; per lui fino agli Slipknot è tutto un classico. Ma rispetto agli altri metallari, il millenniallaro non beve birra, scopa le sbarbe e ha una prodigiosa dimestichezza con l’internet. E usa quello strumento demoniaco, colpevole di aver ucciso Il Signore dei dischi, senza grossi preconcetti. Usa Spotify, non ascolta dischi per intero ma si fa le playliste. Usa esprimere la propria creatività registrando un album ambient-black-shoegaze-doom-drone-metal ogni settimana e lo fa senza uscire dalla sua cameretta. Quando non incide la sua “musica” registra video personali sul tubo. In questo è davvero un portento. Sa anche montarli e caricarli, nello stesso giorno in cui li registra e la cosa sorprende non pochi i suoi paterni amici social di cinquant’anni, quelli che loro sì, c’erano quando c’era da esserci. Ma non parla di vinili, non recensisce il nuovo CD di Lee Aaron acquistato alla fiera del disco di Carbognano, per lui le milf non sono affascinanti ma solo delle signore attempate con disfunzioni sessuali per i fattorini. E in questi video lui dice semplicemente ciò che pensa e ciò che pensa è una sequela insopportabile di bestemmie per i metallari più grandi: si dichiara a favore del download digitale, non capisce i Mercyful Fate, ai Vanadium preferisce i Fulci ed è convinto che le fanzine siano il futuro del giornalismo metallaro. I vecchi e saggi del metal iniziano a borbottare tra loro: “il giovane sta esagerando, bisogna farglielo capire, con le buone o le cattive”. Finché un giorno cominciano le scomuniche dalle webzines e i bannaggi spietati su facebook. Povero Millenniallaro, lui voleva solo dire la propria, era convinto che potesse interessare la sua opinione a gente che odia le opinioni altrui, specie sugli Iron Maiden.

IL TIPO CHE SUONA E CHE HA UNA BAND: Lui è uno che suona. Vuole che tu sappia questo. La sua foto profilo è sempre la stessa: c’è lui con lo strumento in mano (chitarra, basso, microfono, tastiera o batteria, fate voi) e lo sguardo pensoso di chi non fa la cacca da quattro giorno. La chitarra è tra le sue mani e lui la mostra fiero. Il basso è il suo e ce l’ha lì, tra le gambe. Di solito ti domanda lui l’amicizia, e per ringraziarti di averla accettata, tu manda privatamente il link alla pagina del suo sconosciutissimo gruppo. Per fortuna non spreca parole per convincerti a mettere un like, non ce n’è bisogno. Tu di sicuro avrai il tempo, la voglia, la curiosità di aprire il link e scoprire la meravigliosa musica dei suoi Warrior Steel. E già che cliccherai mi piace a quella pagina, eccone una più specifica sua personale in cui condivide video-esibizioni di ragazzini coreani che suonano male, riff originali tremendi ideati da lui ma che non gli servono perché lui è un vulcano di idee e può donarne al mondo senza badare al guadagno e dove esegue personalmente, dal suggestivo scenario della propria cameretta, gli assoli dei “più celebri gruppi metal di sempre”. Odia le cover band, parla malissimo dei recensori da webzines che non capiscono un cazzo di musica perché non suonano uno strumento e non sanno cosa significhi far parte di una band. Adora solo Gianni Della Cioppa perché almeno lui, dopo aver accettato l’amicizia, è stato così umile e gentile da mettergli like alla pagina del gruppo e a quella personale… anche se il bricconcello, dopo tre anni non ha ancora risposto alla sua domanda su cosa ne pensi del nuovo singolo dei Warrior Steel, dal titolo “Power Of Metal”, ma avrà avuto da fare. Prima o poi si pronuncerà.

Potremmo continuare, ma è meglio fermarsi qui, come disse nostra madre dopo averci visto nascere. La critica da muovere (una delle tante) all’articolo, è che la maggior parte di questi casi umano noi l’abbiamo desunta da facebook e ciò significa che, esattamente come i metallari patetici qui sopra, viviamo poco una vita vera e ne percepiamo una parvenza fecale sbirciando profili e subendo amicizie ogni giorno da quella strafottuta e alienante piattaforma. Nella realtà non frequentiamo i metallari, ce ne guardiamo bene. Soprattutto abbiamo poche occasioni di studiarli dal vivo; specie negli ultimi due anni di chiusure e restrizioni, potremmo dire come scusa.

Possiamo infatti constatare, andando a un concerto e incontrando gente in carne e grassi, foruncoli e rughe, dopo essere stati sempre abituati a vedere persone come profili, foto ritocche e commenti non richiesti, quanto ogni persona sia diversa davanti o nei paraggi di un palco. I più duri e intransigenti dietro la tastiera, se ne stanno in un angolo, soli e schivi, lanciando fugaci occhiate in attesa di chissà quali nemici in arrivo; i più popolari scopri che c’erano dalle foto del concerto, postate il giorno dopo sul loro profilo; i più socievoli su social salutano sbrigativamente tutti gli amici, dopo averli incontrati la prima volta in dodici anni e vanno di corsa sotto il palco senza più farsi vedere; le regine del vinile, poppute, sexy e un po’ stronze, si rivelano tracagnotte, impacciate e con molte più curve di quelle che si potevano sbirciare in foto. In ogni caso, là fuori, la situazione peggiora sempre. Viva il metal, comunque.