Sarebbe facile fare un live report classico sull’ultima edizione dell’Agglutination, una roba tipo “questa band ha suonato così e questa comì”. Ma se volete la mia opinione sulle esibizioni delle band vi basta mandarmi un messaggio su un social qualsiasi che ve ne parlo senza problemi.
No, questo vuole più essere un resoconto spassionato su uno dei tanti fallimenti della scena metal italiana; perché se l’Agglutination rappresenta una delle più fulgide pagine nella storia dei grandi live del sud italico, allora è meglio che la smetta di andare avanti e resti solo un racconto orale per le generazioni future.
Senza nulla togliere alle band che hanno suonato, tra grandi nomi e ciofeche inimmaginabili, il problema è altrove. Se tu organizzi un evento metal storico, significa che hai anni di esperienza alle spalle e probabilmente ascolti gli elogi e soprattutto le critiche del pubblico. Peccato che ancora l’Agglutination si comporta come quei bambini che imperterriti si coprono le orecchie con le mani urlando contro i genitori le migliori bestemmie.
Voglio dire, dopo ANNI ancora, una volta dentro, non si può uscire dal locale, quando basterebbe un cazzo di braccialetto di carta tipico di ogni evento rock, metal e anche punk. Se vengo da una tre giorni a Portomaggiore in cui mi danno tre braccialetti per muovermi tra evento, piscina e bagni, non capisco perché a Senise devo finire rinchiuso in un carcere a forma di stadio.
Ma certo, qualcuno potrebbe uscire per bere gli alcolici che si è portato da casa, ma sono una minoranza. In una condizione tale però rendi una forma di protesta il portare “illegalmente” le lattine all’interno.
Fortuna che non prendo medicinali, se no volevo capire che scusa avevano per farmi pagare una seconda volta il biglietto solo se avessi dovuto andare alla macchina per l’insulina dimenticata nel cruscotto.
Poi capisco che nel metal trovare un fonico decente alle volte sia difficile, ma non è possibile che una band abbia il basso che copre OGNI suono presente sul palco, mentre quella dopo le voci e la tastiera che vengono letteralmente azzerate.
“E ringraziamo il fonico per aver fatto il miracolo e averci fatto tornare a fare metal”.
No cazzo, lui oggi viene pagato per farti cantare, quindi non rompetemi il cazzo, ha fatto una figura di merda, altro che ringraziarlo.
L’affluenza è stata molto più bassa del previsto, forse in virtù di altri eventi sempre in ambito folk organizzati proprio lo stesso giorno, non saprei. Certo è che in confronto agli anni passati ho visto più ragazzini (e ben venga) vivere la prima volta l’Agglutination che i soliti veterani della scena. Davvero, potevo contarli sulle dita di una mano, quelli.
Ma un pregio almeno?
Non voglio fare i nomi delle band, perché alcune sono state capaci davvero di reggere quel palco, altre invece avevano quel retrogusto di marchetta che all’ennesimo assolo di chitarra sbagliato mi hanno dovuto letteralmente fermare in gruppo prima che salissi sul palco a menare qualcuno.
“Ai tempi giravano molto il metal e l’eroina” e io se devo scegliere tra voi e l’eroina, preferirei un ago usato da un tossico con l’AIDS.
Poi come non citare le volanti dei carabinieri, sempre gentili come un esame della prostata fatto da un barbone sotto un ponte. Costringono più di una persona letteralmente a svuotare marsupi e zaini neanche fossimo in aeroporto il 12 settembre 2001. Che, quando io svuoto solo una tasca del gilet e non mi controllano altro… Ok?
Insomma, l’Agglutination dopo il mancato addio, come solo un genitore modello saprebbe fare col figlio appena bocciato, prende in esame tutte le critiche ricevute negli anni passati e le ripete di nuovo, provocando enorme disturbo sicuramente a me, ma credo anche al resto del pubblico.
Non so se sono riusciti a sbancare il lunario quest’anno, ma certo dopo questa terribile esperienza mi auguro davvero prendano in esame le critiche, a patto che la gente abbia il coraggio di dire la verità e non lasci che la lingua viaggi per favoritismi alla “supporta la scena italiana siempre”.
No, supporta sempre ma solo chi merita. Se l’Agglutination ha rischiato di crepare è tanto colpa sua per non essersi adattato ai tempi. Oltre gli errori citati, aggiungo il biglietto tutt’ora è in vendita solo al botteghino. All’interno non è ancora accettata la carta di credito, ma ben venga, perché se il pubblico ha iniziato a non andare più, significa che qualcosa è accaduto a parte il Covid.
E mi fa ridere la gente che ha urlato al cowdfounding, nonostante poi, se un evento fallisce è proprio perché la stessa gente che si commuove e fa polemica è la stessa che NON va all’evento. E a dimostrazione di ciò basta vedere un qualsiasi video o foto a bordo del palco.
E allora facciamoci una domanda: hanno ucciso l’Agglutination, ma chi sia stato non si sa. Io sono lieto di aver supportato chi ha suonato su quel palco, tra amici e band che adoro, ma in condizioni organizzative simili, non si stupisca nessuno che la prossima edizione non ci sarà.
PS: Ah, quasi dimenticavo, ma che problemi ha la gente che parcheggia l’auto vicino all’entrata per farsela quasi sequestrare? Ma porco dio, col parcheggio a gratis fuori, davvero non sapevate dove cazzo metterla?