celebrazione

La celebrazione dei Pantera

Lo so, già vi siete espressi tutti, chi su facebook, chi in parrocchia e chi sotto l’altare prima dell’ennesimo sacrificio a Babbo Natale, ma abbiate pazienza, qui a Sdangher siamo stati fermi un po’ di tempo e non abbiamo ancora detto la nostra a riguardo. Che ci crediate o no, c’è gente che ci domanda cosa ne pensiamo. Uno mi ha addirittura fermato per strada con una paletta domandandomi patente e libretto. Io gli ho detto cosa ne pensavo dei Pantera riformati ma non gli è bastato. Ha voluto comunque la mia patente e il mio libretto. E sapete cosa? La revisione era scaduta e ho pagato una bella multa. Se fossi rimasto a casa a scrivere cosa ne penso dei Pantera, tutto questo non sarebbe accaduto.

Ma lasciamo andare. Torniamo alla questione della sedicente reunion. Bisogna ammettere che i diretti coinvolti hanno cercato di essere delicatissimi. Nonostante Vinnie Paul avesse sempre espresso il suo parere a dir poco contrario a un’eventualità simile, Phil e gli altri ragazzi hanno atteso ben quattro anni prima di fare ciò che non voleva. Dobbiamo riconoscere che sono stati rispettosi. Avrebbero potuto farla il giorno dopo il funerale o peggio durante la breve agonia del batterista, malato di cuore, ma invece no, hanno atteso quattro anni. E per evitare di contraddirne la salma, hanno deciso di non usare la parola reunion.

Ma cosa è accaduto in tutto questo tempo ai nuovi Pantera?

Zakk Wylde ha realizzato un ennesimo, loffio disco con la Black Label Society. Phil ha ammazzato le mosche intorno a casa dopo aver affossato con un braccio solo, ma ben teso, la carriera dei Down in occasione di un concerto commemorativo a (guarda un po’) Dimebag Darrell. Charlie Benante ha annunciato cose poi mai realizzate con gli Anthrax e Rex ha tentato di rimettersi in pista dopo gli ultimi bagordi nei vari progetti alimentari.

E tutti quanti sono stati immersi nella situazione Covid. Ma dopo tutto questo, era tempo per fare… la cosa. Non ne potevano più di attendere.

La celebrazione dei Pantera doveva essere fatta perché costoro adesso sono felici. Lo è anche tutto il pubblico che accorre a vederli “celebrare” i fratelli Abbott, i cui faccioni sono stampati decorosamente sulle casse della batteria di Benante. Lui da dietro gli tartassa la reverenda nuca con i suoi pedali e loro davanti sorridono grintosi come ai bei vecchi tempi, quando Phil voleva trasformare la band in un gruppo black metal e siccome gli altri non lo capivano lui si sentiva incompreso e quasi voleva andar via.

Cerimonia, appunto. Bisogna riconoscere a questi cerimonieri è che non hanno mai detto di fare “la reunion dei Pantera”. Quella è impossibile, cazzo. Il mondo si è sbrigato a chiamarla, stigmatizzarla, invocarla reunion ma per Rex, Phil, Charlie e Zakk, è solo una rimpatriata in memoria di una band che non esiste più.

E mai esisterà ancora. E non potete proprio arrabbiarvi perché la festa ha coinvolto le sole persone in grado di adempiere le esequie. Chi poteva mai permettersi di rispolverare i vecchi riff di Dimebag se non il suo fratello di sangue, il solo e unico che possa dichiararsi suo amico di chitarra? Lui che ha sempre espresso con le dita la stessa trasudante salsicceria sonora di Dimebag, con quei fischiati e quei riffoni sbrodoni e quell’attitudine da birra e vaffanculo e ascelle pezzate?

Rex, anni fa, pensò di chiamare Tremonti, l’agente Smith dell’heavy metal, ma costui saggiamente rifiutò. Gli mancava tutto. Rex era nel pieno dei bagordi. Pare avesse offerto il posto di Dime anche a Ace Frehley, Van Halen, Dan Spitz e Ross The Boss, ma alla fine solo Zakk poteva entrare nella chiesa dei Pantera e non essere bruciato all’istante dalle esalazioni alcoliche delle acquasantiere.

Ma chi poteva prendere il posto di Vinnie Paul?

Al tempo il problema non si presentava perché lui era vivo e lui era il problema. Dopo morto si era risolto un problema e se ne era presentato un altro. Con chi sostituirlo?

Chi era abbastanza ciccione, gagliardo e pizzolato da tener su una simile eredità ritmica? Jack Black? Nicholas Barker? Dave Lombardo degli ultimi pingui anni? Beh, a tutti avrei pensato tranne a Charlie Benante. Avrei detto Bill Ward o magari Alex Van Halen, ma non il piccolo Charlie Brown del thrash. Eppure assicurano che nessuno voleva più bene agli Abbott di Benante. Si parla di celebrare e qui conta l’affetto, il dolore provato, non altro. Era davvero attaccato a loro.

Phil non si discute. E stranamente è silenzioso. Probabile gli abbiano detto tutti di stare zitto e buono, persino i Maneskin.

Rex è il solito Rex.

Ma dopo tante chiacchiere inizia la musica ed è quella che conta, no? E guarda un po’, la celebrazione va a gonfissime vele. Si può avere una faccia come il culo e due palle quadrate nello stesso tempo. Dipende dai punti di vista. Così come dire che la vita continua ma viverla nel passato.

Intanto ho visto che i biglietti del concerto italiano superano il centone.

Caccia il centone per la celebrazione.

E già qualcuno paventa un possibile ritorno in studio, con Zakk, Charlie, Phil e Rex a scrivere il nuovo disco della celebrazione dei Pantera. Non si chiamerà “disco dei Pantera”. Lo chiamerete voi così. Per loro sarà solo il lato B di una splendida celebrazione.

E Benante, l’amico degli Abbott, ha assicurato che certamente, se quei due fossero stati ancora vivi, avrebbero fatto una reunion. Lo stesso Paul disse così una volta. Disse: saremmo già lì, se Dime fosse qui. Ma Dime non c’è più e quindi fanculo. Ma Benante rincara che secondo lui, se Vinnie fosse vivo avrebbe rotto gli indugi nonostante le sue dichiarazioni negative, tornando in tour per la celebrazione. Può darsi. Dopo tanti no e poi no, il rock e il metal ne hanno viste di cotte e di crude grondanti sangue e incoerenza.

Ma quell’uomo è morto e tu non sai un cazzo di quello che sta pensando ora. Sai solo che si sta cappottando nella tomba e non credo che sia perché scalpita dalla voglia di raggiungervi sul palco.