Un CD per Natale – Il ritorno del fisico passa dalle adolescenti di domani

Ehi, ma questo è il primo domenicale da quattro mesi a oggi! Me ne sono successe, di cose, ma le racconterò più in là. Ora voglio approfittare del vostro non fare un cazzo, per parlarvi di CD. No, non è un articolo in cui rivango o rimpiango questo supporto audio-visivo. Voglio parlare di un interessante sviluppo che riguarda il presente e non coinvolge uomini di mezza età, con la panza, pelati, barba lunga e latente misoginia. Qui parliamo di un ideale opposto bio-sociale: una ragazzina di dodici anni, mia nipote. Per Natale ho chiesto cosa volesse in regalo.
Un CD, mi ha risposto lei.

Un cosa?

Un CD…

Ma come? Ormai per i regali dei pischelli si parla solo di smartphone, schede Roblox e Googlestore e questa qui mi chiede un CD? Ho subito pensato a Stranger Things. Da un po’ di tempo in effetti succedono davvero “strane cose”; tipo mia figlia di nove anni che ascolta Kate Bush e Limahl, quindi mi sono domandato se la serie non fosse già arrivata agli anni 90 e all’avvento del compact disc. (Non so nulla di Stranger Things, ho visto i primi due episodi e mi sono fermato lì).

Ma non c’entrava niente. La richiesta di mia nipote viene dalla sua passione per una cosa chiamata K-pop. O la K-pop.

K sta per Korea. Il pop Coreano, esatto. Lo chiamano K-pop e, per quanto ne so, vanta una serie di fenomeni che hanno attecchito pure tra le adolescenti italiane. In apparenza è riferito a tutto il pop che viene da lì, ma in particolare mia nipote e le mie figlie intendono soprattutto i gruppi simili al nostro vecchio fenomeno delle boy band: ragazzi carini, efebici, che ballano e cantano. Solo che questi ammiccano con gli occhi mandorlati, hanno i capelli colorati e la pelle da trasfusione immediata.

Che ci crediate o no, gli occhi a mandorla oggi producono sbalzi ormonali non da poco nella nuova generazione di sgallettate nostrane. Negli anni ’60 c’erano i Beatles. Inglesi. Negli anni 80 i Duran Duran. Inglesi pure loro. Negli anni 90 i Take That. Ancora Inglesi. Negli anni 00 è toccato all’America con NSYNC/Justin Timberlake e successivamente quell’insopportabile di Justin Bieber. Oggi ci sono i BTS e gli Stray Kids: Koreani Is The New Black.

Credetemi, a mia nipote piacciono tantissimo. Li fissa dal suo cellulare e sospira con gli occhi a sofficino. Non la vedevo così presa dai tempi di Spongebob.

Ora, gli Stray Kids hanno fatto uscire un CD e lei ha deciso che quello doveva essere il suo regalo di Natale. Un fottuto CD.

Voi tardoni sarete contenti che una ragazzina di dodici anni cerchi un oggetto fisico per ascoltare delle canzoni. Sembra l’inizio di una rivoluzione: la rivincita della materia sull’intangibile e del “pagare cazzo” sul “tanto è gratis”, ma aspettate a cantare vittoria.

Allora, questo specifico CD è un EP. Costa vari prezzi, a seconda che scegliate la versione limitata, quella long e quella super-max. Tra l’altro si intitola Maxident. Sembra un dentifricio per chi ha incisivi sproporzionati ma non credo sia questo il senso. Diciamo però che il prezzo più abbordabile è intorno ai 29 euro. Un EP da ventinove euro. Immagino che qualcuno di voi matusa, a suo tempo, abbia speso tanto così per un EP dei Grave Digger dal Giappone e pure quello era un discorso ormonale, ma il CD degli Stray Kids non è importato. Si trova tranquillamente anche in Europa.

Ventinove euro è il prezzo che ho pagato io. Sembra un salasso per un cazzo di EP, ma dentro ci sono diverse altre prelibatezze, cosa credete?
Così mi ha assicurato la nipote. Non è solo un CD con sei canzoni (che già lei potrebbe ascoltare sul suo Spotify craccato). All’interno ci sono delle card, un poster e gli adesivi della band.

Ventinove euro per avere paccottiglia da edicola e un po’ di plastica dischettata, ma c’è anche la versione da quaranta. E non oso immaginare cosa ci abbiano messo lì per salire così di prezzo. Magari  dei peli pubici di un “membro” del gruppo.

Va bene, mi dico, è pur sempre un CD. Sto comprando un compact disc a mia nipote, di dodici anni, per Natale. Lo faccio davvero. Mi sento eccitato. Forse qualcosa sta cambiando sul serio.

La sera di Natale, a mezzanotte, scartiamo i regali e lei ha il suo CD.

Felicissima, se lo rigira tra le dita. Sembra la prima volta che ne vede uno;  a parte le parete che ha in casa sua madre. Sapete, è come l’inizio di 2001 Odissea nello spazio, è tipo la scimmia e il monolite.

La ragazzina sale al piano di sopra di casa mia e lo infila nel mio stereo. Sono l’unico della famiglia ad avere ancora un lettore CD funzionante. Lei si posiziona davanti e pigia il play.

E via, ecco che ascolta il suo CD.

Una volta finito lo riascolta da capo.

E poi lo fa ancora.

Dopo un’ora è sempre lì che sente i brani, canta leggendo le parole sul libretto e piange.

Oh, cavolo. Sta finendo il mondo. O magari ricomincia. Sembra me a dodici anni davanti a Masters Of Puppets, lacrime incluse.

Io mi ubriaco assieme ai parenti per festeggiare il piccolo evento e chiudo la vigilia alla grande addormentandomi sulla sedia in sala.

Poi smetto di pensarci per qualche giorno. L’altro pomeriggio sono entrato in camera sua e ho trovato le card degli Stray Kids sullo scaffale, davanti ai libri, come dei santini. Ho notato una cosa che mi ha fatto strano per essere nella stanza di un’adolescente. Ci sono i libri di Harry Potter, qualche giocattolo, dei peluches di animali, i primi vestiti neri esistenzialisti buttati su una sedia o in giro per terra, ma i muri sono tutti spogli.

Penso a quanti poster ci sarebbero, se questa ragazzina fosse nata vent’anni fa. Sua madre comprava Cioè, all’età sua, tappezzando la stanza con le facce di Mark Owen, Alessandro Del Piero, Gianluca Grignani e via di fascinazioni ormonali.

Io odiavo Cioè, ma ora mi manca persino quello schifo di rivistina per ragazze bavose. C’era la rubrica delle domande alla redazione. Si imparavano tante cose.

“Caro Cioè, posso essere rimasta in cinta dopo che il mio ragazzo mi ha baciata il seno?”

Mia nipote non sa neanche cosa significhi la parola cioè. Se qualcuno volesse rilanciare una rivista come quella, dovrebbe chiamarla Praticamente.

Le bimbe usano tutte l’intercalare “praticamente”. Ci avete fatto caso?

Però mia nipote sa cosa sia una rivista per adolescenti. Ne esistono ancora. Mi dice infatti che un giorno avrebbe voluto comprarne una con il poster degli Stray Kids ma non aveva abbastanza soldi.

Quindi i poster farebbero vendere riviste alle adolescenti. Se si puntasse su quelli degli Stray Kids almeno. Se Rock Hard ne mettesse uno come inserto, avrebbe delle belle sorprese. Non è metal, ma chi se ne frega. Le bimbe getterebbero nel cesso la rivista dopo aver staccato il poster e i lettori di Rock Hard butterebbero nel fuoco il poster e leggerebbero la rivista. E tutti contenti. Cerati, Francone, pensateci. Si tratta di una svolta: un bel poster K-Pop tra Voivod e Volbeat.

A pensarci bene, sono la sola cosa che la rete non può dare alle adolescenti allupate. La musica gratis, le immagini, i video a valanga, ma un santino formato 40X60 da appendere al muro e sospirarci sotto le notti di plenilunio? Non può essere di Ville Valo, ma di Jin o il più lascivo Suga dei BTS, per dire.

E come è finita la storia del CD?

Beh, proprio ieri, mia nipote mi ha domandato se può ancora usare il mio stereo. Le ho chiesto perché, visto che tanto le stesse canzoni  sono a sua disposizione in streaming sul telefonino. Lei mi ha risposto che vuole “usare” il CD. Ora ce l’ha e crede sia giusto farlo suonare, di tanto in tanto. “Altrimenti magari si rovina!”.

Si rovina? I CD sono fragili, si rigano, saltano, le ho detto io. “Più li fai suonare e più presto te li giochi. Ti conviene lasciarlo nella custodia accanto alle card e i libri di Herry Potter.

Non mi è sembrata tanto convinta. Forse la fisicità di quell’oggetto le ha dato l’illusione di un legame tangibile tra lei e i suoi beniamini. Per questo piangeva tenendo il libretto in mano, con le casse dello stereo che sbrattavano quel pop sintetico.

Il CD l’hanno inciso quei ragazzini che lei adora. Di certo non ci si sono passati le labbra prima che fosse impacchettato, ma è comunque un oggetto che viene dal mondo degli Stray Kids. Un mondo per lei da sempre così intangibile, ologrammatico, terribilmente virtuale. Pure io quando sfogliavo per la prima volta il libretto di un disco nuovo dei Megadeth, sentendone l’odore di colla, leggendo i testi e guardando le foto dentro, sentivo di avere tra le mani un pezzettino-ino-ino di Dave Mustaine, del suo universo. E il suo universo deflagrava nella mia stanza dalle casse di uno stereo. Boom.

E la mia nipotina ora vorrebbe in tutti i sensi qualcosa di fisico dalla musica, ecco forse il senso di quel CD.