Boltendahl si è fermato a Eboli

Carlo Levi scriveva in prefazione al suo capolavoro, Cristo si è fermato a Eboli: “Come in un viaggio al principio del tempo, Cristo si è fermato a Eboli racconta la scoperta di una diversa civiltà. È quella dei contadini del Mezzogiorno: fuori della Storia e della Ragione progressiva, antichissima sapienza e paziente dolore”. Sostituite Boltendahl a Cristo e “contadini del mezzogiorno” con “metallaro di mezza età” e il gioco è fatto. Questo incipit si collega alla “notizia non notizia” che circola pigramente in questi giorni nel piccolo mondo del metallo, vale a dire: il buon Chris Boltendahl ha creato un side project da affiancare ai suoi Grave Digger. E lo ha chiamato (uhhhhhhhh) Chris Boltendahl’s Steelhammer.

Potrei finire qui, tanto il linguaggio para-verbale e sottinteso esaurirebbe in tre secondi ogni congettura che la mente umana possa escogitare. Ma io voglio farmi del male, e quindi continuerò a scriverne, perché soffrire volontariamente pare fortifichi l’essere umano. E qui la sofferenza è presente a palate, credetemi.

Intanto la label che lo pubblica è greca, la Rock Of Angels, che ha in catalogo per il 90% una pletora di semi sconosciuti, a parte (ma va?) i Grave Digger e gli Scanner (ormai dimenticati da tutti, al netto dei due primi dischi, davvero belli).

E forse è l’unica etichetta sul pianeta Terra che ha una sezione sul sito in cui invita chi ha un gruppo a candidarsi per entrare nel roster. Pazzesco! Per anni le etichette discografiche sfuggivano come la peste l’invio di demo da parte dei soliti Pinco Pallino Of Fire Inc. e questi si fanno del male richiedendoli esplicitamente.

Ma Chris ha la sua corsia preferenziale, e saltando la trafila MP3 – bio fatta dal cugino Asdrubale (foto nel fabbricone con il Nokia 3310) si è lanciato con questa piacevole(!!!) nuova avventura, che puzza di stantio come il golfino della nonna all’antitarme. Accanto a lui troviamo Tobias Kersting (chitarra, ex Order Ogan), Lars Schneider (basso, ex Order Ogan) e Patrick Klose (batteria, Iron Savior), e già mi sanguina il cuore.

Leggere Iron Savior tra la lista di queste cose mi lacera la mente, perché chi mi conosce sa quanto li ami. Vedere che uno di loro si è prestato a questa cosa mi fa uggiolare istericamente. Poi guardo la foto e le note di lancio del progetto, e mi verrebbe voglia di rosolarmi i coglioni nel forno.

Lo stile descritto recita: “Grave Digger meets Metal Church”. Molto Grave, poco Church da quel che ho sentito, ma poi quali Church? I primi meravigliosi, o quelli di fine carriera più bolsi e asfittici?

E inoltre, rendiamoci conto che i Grave Digger non azzeccano un disco decente almeno da vent’anni, con significativi picchi disastrosi della quaterna che va da Healed by Metal fino al recente Symbol of Eternity.

Come premessa per spararsi nei coglioni col mitra non è male, ma il meglio deve ancora venire. Logo dorato fatto con uno dei fonts True Type che trovi gratis su Dafont; fuoco e fiamme ovunque: nei video, nelle foto, nella copertina, financo nelle emorroidi nel caro Chris.

Quindi ricapitoliamo: side project con lo stesso stile della band madre, musicisti che non hanno più nulla da dire, immagine visiva imbarazzante, nome del progetto ai limiti del ridicolo, vena creativa esaurita da decenni.

Ecco perché il solito metallaro quarantenne si precipiterà ad acquistarlo. Magari in vinile, magari in vinile con le fiamme gialle sul disco, magari con la toppa da attaccare sul giubbotto di jeans. Guerra persa in partenza al buongusto, vittoria (di Pirro) del revanscismo del “noi c’eravamo già” e del “il metal è finito nel 1989”.

Ma io c’ero davvero, eccome, e vi posso giurare che i Grave Digger a metà anni ‘80 non facevano sfracelli, nella buca dei vinili li ritrovavi intonso dopo mesi, accanto agli Heir Apparent e ai Sinner. Ma con i decenni tutto quello che era normale allora, diventa speciale oggi.

Morale: roba nata morta per gente che agonizza trascinando i brandelli di un decennio finito da 30 anni. Ovviamente ritroveremo gli Steelhammer nel cestone dell’Autogrill a Campi Bisenzio a 2,99 euro tra sei mesi. E qualcuno lo comprerà felice, trangugiando la mitologica noce di pepe e un litrozzo di Brunello Fratelli Calamita, fatto con le bucce di patata. Del campo di Chris Boltendahl ovviamente.

Marco Grosso