Il Progressive Rock è fico, il Punk è noioso!

Ascolto e amo da impazzire il progressive rock da molti decenni, al pari dell’heavy metal. Non smetterò mai di ringraziare mio fratello che mi ha trasmesso questa passione. Non potrei immaginare un mondo migliore senza tempi dispari, dissonanze, scale atonali, mega suite da 50 minuti, virtuosismi jazz e barocchi mescolati insieme. Più dei tre minuti e due accordi del punk o di certo rock “cotto e mangiato”. Ho sempre pensato che “trasgredire” abbia più il significato di fare nuove esperienze uscendo da ciò che è considerato usuale e rassicurante; misurarsi con i limiti prestabiliti mettendo alla prova se stessi e gli altri. Uscire dai limiti, ma quelli mentali, abbracciare percorsi inusuali, nuovi, magari poco rassicuranti e fuori dalla “confort zone”, per esplorare nuovi territori.

In questo credo profondamente quindi che sia più “trasgressivo” il Progressive, quello primordiale degli anni ‘70, e in parte anche qualcosa dell’attuale. Certi gruppi hanno puntato verso un altro panorama, e certamente sovvertito gli schemi musicali (e lirici) di ciò che era lo status quo della musica popolare.

C’è chi preferirà tutta la vita i Poison, i Motley Crue, gli Hanoi Rocks. i Motorhead o i Sex Pistols, con sesso, droga, sbornie e risse, teppisti, bande giovanili, coltelli e pistole o vita nella suburbia più disagiata. Ma questo cosa dovrebbe rappresentarmi? Non è più che altro soddisfare gli istinti fisici e i vizi?

Il rock shock punk, glam e rollabout, più che trasgressione è ribellismo, a volte anarchico, a volte carnale. Perfettamente “normale” perché compiacente i bisogni basici dell’uomo, quindi non frattura nulla, non guarda oltre e fuori, ma placa quello che di base c’è dentro tutti. Ma trasgredisce o piuttosto annichilisce, facendo regredire? Dopo la sciarada dionisiaca dei Motorhead, cosa troverete nella vostra testa, a parte un doloroso torpore e un senso di confusa vacuità?

Prendete a esempio Tales From Topographic Oceans, quattro pezzi da 20 minuti l’uno, e poi andate ad approfondire i testi mistici di Paramahansa Yogananda e ancora approdate al “Libro Dei Morti” tibetano. Altro che spararsi una dose di eroina in vena, questo ti fa viaggiare davvero.

Con Rick Wakeman ho approfondito la letteratura di Julius Verne, con gli ELP ho esplorato per la prima volta l’arte di Giger, la letteratura di Milton e Blake e la fantascienza di Philip K Dick. Altro che risse al pub alla Paul Di’Anno!

Se ti avvicini ai Soft Machine, Caravan, Mirage, Camel, Gong, sei catapultato nelle fredde brughiere di Canterbury, tra culti pagani di streghe seminude, bevande ipnotiche, sciamani posseduti, fuochi rituali e le pietre umide di Stonehenge immerse nella nebbia. Paganesimo e occulto vero, inquietante, altro che i pentacoli e le croci rovesciate di plastica del black metal.

I Genesis che citano Jodorowsky (a voi scoprire in quale album!) e i Jethro Tull che si imbevono di Monthy Pyton e black humor inglese, oltre ai riferimenti a Edgar Allan Poe. Questo è andare oltre al testo “i wanna fuck your mamma in the night”, è davvero spingersi oltre al comune modus esprimendi della musica, ai testi d’amore, di “spacchiamo tutto e facciamo festa”.

Tutto senza bere manco una birra o ficcarsi in un ghetto a sfidarsi a chi ha la moto più veloce e rumorosa. Ecco perché ritengo il Progressive più trasgressivo del rock alla Ramones. Presuppone che tu colga i riferimenti, che debba leggerti dieci libri per capire una citazione del testo, o che debba capire cosa è un 7/8, un poliritmo o una scala frigia o misolidia.

Devi sforzarti di oltrepassare quello che sai e che sei. Se poi la vogliamo dire tutta non dimentichiamoci che molti artisti Prog hanno avuto vizi e vite ben più al limite di quelle dei rockers cosiddetti “ribelli”.

Alcuni degli Yes furono cocainomani folli, Peter Gabriel aveva una condotta sessuale che oggi sarebbe definita “gender fluid”, senza dimenticare tutta l’erba, l’hashish e le pasticche di LSD che si calavano gli allora “progster” durante gli anni 70.

Queste modalità però hanno portato un risultato creativo che va ben oltre i tre minuti d’assalto da tre accordi, in modo “normale” di tanto rock e punk, che alla fine ha usato la musica come pretesto per sfogare uno stile di vita piuttosto “limitato”.

Se la droga ha ispirato e permesso la creazione di musica diversa, sperimentale, oltre ogni limite, che affascina e resta un portale per “altri mondi” anche oggi, allora c’è davvero trasgressione. Se no è come detto prima solo ribellismo, spesso sterile.

La semplicità non sempre è bellezza, come non lo è sempre la cosa complicata, ovvio, ma se devo scegliere cosa è davvero trasgressivo, dico il Progressive tutta la vita.

(Marco Grosso)