Salve sdangheri, siete ancora lì? Non posso negarlo, da qualche tempo non riesco più a farvi incazzare. Prima, anche senza volerlo mi arrivavano commenti stizziti, perculanti o addolorati su qualcosa che avevo scritto. Adesso niente. Raccolgo dei mi piace su facebook sotto ogni condivisione sdanghera ma nient’altro. I commenti sul blog? Beh, nonostante le visite siano ancora numerose, sono più rari di una doppia razione di biada.
Cosa dovrei pensare? Di essere diventato Socrate? Certamente no, io so di sapere delle cose e so che molti di voi non sono d’accordo che io le sappia nel modo giusto. Lui era convinto di non sapere niente e il guaio era proprio questo: cercava e smontava le certezze di chi credeva di sapere qualcosa.
Il povero Socrate in vita era sì stimato, ma anche molto odiato per le ragioni di cui sopra. E sapete tutti come lo costrinsero a mettere un punto alle sue ciance noiose e cavillose.
Quindi non sono Socrate. Ok. Allora? Perché non mi insultano più?
Poi un giorno ho raccolto gli sfoghi di un paio di amici, in occasione della morte del Berlusca. Entrambi mi hanno confidato di essere rimasti delusi dall’assenza di reazioni ai loro post aggressivi e anti-retorici riguardanti la scomparsa dell’unto da Geova.
Allora ho iniziato a capirci qualcosa.
In parte la gente ha imparato a evitare di infervorarsi ufficialmente sotto al post che non condividono. Preferiscono passarlo in uno spazio privato e massacrarlo con altri pochi eletti, al chiuso di what’s up o di una pagina esclusiva di fb, così da non favorire la circolazione di post che non approvano e di non dare soddisfazione al loro autore.
Ma è soprattutto facebook l’artefice di questo cambiamento. Fateci caso, nessuno litiga più da un pezzo. Tutto tace e al più ci piace.
Evidentemente l’algoritmo è stato modificato così da impedire le vecchie risse quotidiane tra utenti e lasciarli tranquilli a scrollare inserzioni pubblicitarie e post di amici simpatici e allineati agli interessi e le idee comuni(tarie).
Inoltre, cosa moooolto interessante, l’algoritmo non favorisce la circolazione dei post con un link esterno. Prima era auspicabile usarli all’interno di un post e ora è sconsigliatissimo. Chiaramente questo è perché facebook non è contento di ospitare qualcosa che porti gli utenti fuori dal suo regno. E ogni articolo di Sdangher, condiviso con un link, fa esattamente questo: porta via la gente dal mercato/facebook.
Ecco la ragione di una così bassa interazione, soprattutto da chi non è d’accordo.
Non è tutto qui. Oggi le cose sono molto cambiate a tanti livelli. Il mio amico Mirko Quaglio mi ha spiegato che ormai i clickbait non sono più una cosa possibile, a meno che non si paghi per simulare ondate di reazioni a fini commerciali. Iinoltre il futuro della socievolezza della rete va nella direzione delle community. Micro e Macro.
Io non le sopporto proprio. Se è così passo. Non voglio un villaggio dei puffi in cui io dovrei fare da Grande Puffo. Non siete legati a me e io non lo sono a voi. Chi se ne frega di avere una tribù. Viva l’individualismo. Sapete che fine ha fatto la storia umana quando la civiltà era divisa in tribù? C’erano le guerre, direte.
Sì, almeno quelle, ma in verità c’era anche collaborazione, condivisione. Ora sembra che le tribù dei social, chiamate appunto Community, siano più delle isole. C’è chi le definisce bolle, ma per me isola è più giusto. E chi è sull’isola non sa e non si chiede, cosa avvenga oltre le onde del mare. Quindi fanculo.
L’intelligenza umana ha sempre dato i suoi frutti migliori con il confronto e la comunicazione tra culture e mondi differenti.
Se questo è il futuro della social way of meta-life zuckerbergiana, dove la nostra vita relazionale è gestita da macchine idiote settate da un pugno di miliardari paranoici e clinicamente malati, allora possiamo dire che è già agli sgoccioli e meno male. Perché è diventata una merda e fa più male che bene.
Non è ancora possibile considerare la sociality in declino, perché non è giunta una nuova entità in grado di spostare il mondo dall’egomanismo di Facebook, le velleità estetiche di Instagram, quelle filosofiche e politiche di Twitter, il pipinaro registrato di What’s up e la morte della soglia di attenzione di Tik-tok, in un posto diverso, da cui ripartire verso una nuova orgia di fregature, disfunzioni erettili e mercimoni indecenti, ma…
Per ora si piange il crepuscolo della carta stampata e si celebra la vittoria della rete, ignorando il particolare che la crisi dei quotidiani c’era già negli anni 80, soltanto non esisteva qualcosa in grado di scoprirla per contrasto. Solo dal 2000 abbiamo potuto dire che per Feltri e Scalfaro i giorni erano contati.
E già si piange la crisi di google. Nessuno cerca più le cose. La gente preferisce farsi servire argomenti e nozioni sulle piattaforme sociali. Però magari era già un po’ che avevamo smesso di divertirci a interrogare il cervellone su ogni cacchio di curiosità, no?
In ogni caso, questo post io ho deciso di condividerlo su facebook senza link esterni di nessun genere.
Solo un estratto e una foto di un cavallo simpa.
Se da quel post che l’algoritmo registrerà come tale, e di cui favorirà la circolazione, siete giunti qui e avete letto fino a questa riga, allora posso dirvi una cosa diversa da tutto il resto.
Ho litigato con un po’ di gente nel corso del 2022/23. Forse è perché non rinuncio all’idea di essere insopportabile e metto gli altri in condizione di allontanarsi da me, però vedendo come queste persone scelgono di proseguire le proprie vite dopo aver chiuso con me, facendo cose che io non farei mai e soprattutto dicendo cose che non avrebbero mai avuto il coraggio di dire quando se la facevano con me, allora devo dedurne che a) non ci prendevamo più e b) forse non ci siamo mai presi davvero.
Pace. C’è chi ha bisogno dei buoni pasto e chi dei buoni pass. Sorridete, ma con quello stile un po’ disilluso e finto-figo di chi vorrebbe far credere che in fondo non ci crede più di tanto. Però dico una cosa: dare il culo senza crederci troppo è sempre dare via il culo. Vivaaaaa!!!