Non penso di parlare a un pubblico tanto giovane. La maggior parte della gente che mi legge supera gli anta e la colpa è dei miei articoli incentrati su dischi e gruppi degli anni 80 e 90, immagino. Quindi immagino anche, cari lettori, di non dovervi linkare e ricostruire un’epoca, gli anni 70, in cui si contestava tutto. Forse molti di voi erano proprio in giro a tirare molotov e innalzare striscioni inneggianti la parità sociale. Oppure eravate i figli dei figli dei fiori, i bravi ragazzi ingelatinati degli anni 80, che poi optarono, in un rigurgito di anti-conformismo alla drive in, di travestirvi da paninari, ragaemuffin o da energumeni sinistri, con le borchie e i calzoni strappati, il capello lungo e l’ascella pelosa detti metallari. Non importa. Saprete tutti che un tempo ci furono dei facinorosi che tentarono di mandare all’aria (e in alcuni casi ci riuscirono) i concerti, urlando che la musica doveva essere gratuita.
Questi teppisti ideologici, (pochissimi ma chiassosi a detta dei patron festivalieri e dei discografici) assaltavano i botteghini, minacciavano gli artisti per spingerli a non esibirsi e spernacchiavano le giustificazioni e le scuse dei poeti e dei divi, che avevano bisogno di soldi per mandare avanti la baracca della musica, altro che gratis!
Ma ai contestatori non importavano certe giustificazioni. Loro chiedevano musica senza pagare, costasse quel che costasse, anche di vedere uno come Branduardi sul ciglio di una strada a strimpellare la prima mela per un torsolo di mela.
Immaginate che razza di sogno bagnato poteva essere per un marxista leninista occidentalizzato figlio di papà degli anni 60/70, il caso Napster. In un colpo solo, una terribile bomba atomica piena di anarchia e qualunquismo, distrusse un sistema discografico opulento, gestito da un’oligarchia di poche etichette, talmente possenti da decidere tendenze, divi, flop.
Vi ricordate la faccenda del Grunge che tanti di voi nostalgici dei Dokken, usano con la stessa frequenza dei discorsi sulla calura estiva? Sapete bene che la fine del metal e la nascita del grunge furono decise da MTV e alcuni boss discografici. Non era perché il pubblico si era stancato delle teste cotonate. O meglio, lo era, ma sempre per colpa dei discografici, che avevano affossato la richiesta di RATT e di W.A.S.P. e Bon Jovi con un oceano di doppioni senza consistenza. Alla gente venne una tale nausea che appena videro qualcosa di diverso, il grunge, nato in una cittadina di spiantati e senza alcuna consapevolezza di essere la nuova gallina dalle uova d’oro di qualche magnate del mixer, ci si tuffarono subito, ammaestrati da MTV, dalla EMI e persino riviste come Kerrang.
Così come MTV aveva sponsorizzato negli anni 80 le band heavy, mandandole a ruota fissa per anni con i videoclipponi sgargianti e colorati di Bon Jovi (ma anche quelli in bianco e nero minimal delle band thrash e crossover), la stessa MTV decretò la fine del metal e l’inizio del R&B/Grunge/Alternative e soncazzo io.
Il metal vendeva un fracco grazie a MTV negli anni 80. Sapete che i Kiss tolsero le maschere per passare su MTV? L’emittente fece sapere a Gene e Paul che quei ceroni erano vecchi e che se volevano essere mandati in onda, dovevano toglierli e diventare come i Quiet Riot. Lo fecero. Poi nel 1996 dovettero rimettere la cera perché MTV aveva deciso che era fico e se volevano passare su MTV, insieme a i Red Hot desessualizzati, i Metallica con rimmel e le nuove band nu punk avrebbero dovuto pittarsi come ai vecchi tempi.
Vi manca MTV?
Vi manca quella strana sensazione di dover passare al CD anche se a voi la musicassetta andava già più che bene?
Vi manca veder sparire da un giorno all’altro David Lee Roth e dovervi sorbire Justin Timberlake come re delle feste?
Allora vi manca un mondo che io ricordo bene e che trovavo detestabile.
Capisco il discorso della musica rubata e dei poveri artisti che non prendono più un soldo per colpa dei fan che scaricano a gratis e non comprano più i dischi, ma voi volete davvero la luna se pensate che il mondo comprerà qualcosa che può avere gratis. Non esiste un principio simile nel sistema capitalistico. E sapete perché nonostante questo siamo ancora qui a parlare di dischi in uscita e di tour degli Iron Maiden, dei Metallica o dei Guns N Roses? Perché il sistema discografico continua a sopravvivere nonostante il download illegale, you tube e spotify. Quindi è ancora in grado di capitalizzare. Se non avrebbe fatto la fine dell’arrotino, cazzo.
Facciamo un esempio.
Immaginate che da domani voi potrete con la forza del pensiero, scardinare qualsiasi lucchetto, obnubilare con una forza magnetica tutte le telecamere a circuito chiuso e anche quelle occulte del Grande Fratello o che volete, così da entrare nei negozi di alimentari durante la chiusura e rubare senza essere beccati, tutto quello che desiderate mangiare, bere e via così?
Continuerete ad andare in negozio di giorno e pagare gli acquisti?
All’inizio magari sì, cavolo, la cosa andrebbe contro tutto ciò in cui vi hanno detto di credere… ma alla lunga, una sera… una notte in cui siete a corto di soldi per arrivare a fine mese, magari una piccola spesuccia a gratis la fareste, tanto la fanno tutti, prima che finisca ogni cosa, sbrighiamoci!
I supermercati allora inizierebbero usando l’esercito, ma anche l’esercito ruberebbe, quindi le grosse catene di alimentari e i centri commerciali si arrenderebbero e lascerebbero i negozi aperti, così da non dover spendere inutilmente i soldi in guardie che grazie alla vostra potenza telepatica sareste in grado di disarmare e far addormentare prima che possano spararvi (e una volta sveglie ruberebbero pure loro) e in nuovi lucchetti e catene puntualmente spezzati ogni notte dai ladri telepatici come voi.
A quel punto la Conad e la Coop userebbero milioni per fare spot di sensibilizzazione, dicendo che rubare i loro prodotti impedirebbe ai supermercati di sopravvivere, di andare avanti e di procurare alla gente cibo e bibite di qualità tipo Saikebon e Coca-cola, i prodotti OGM e le merendine senza olio di palma. Tutto tornerebbe all’età dei cacciatori raccoglitori, cristo, volete questo???
Certo che no, di questo passo tornerebbero i dinosauri, quindi il pubblico si spaventerebbe all’idea e qualcuno magari lascerebbe cifre simboliche sul bancone della cassa, prima di portarsi via il triplo delle cose. Altri nostalgici tornerebbero ad acquistare cose di giorno.
Ma la gente di notte continuerebbe a rubare in massa.
Immaginate che da questo scenario di caos assoluto che avrebbe fatto sborrare Marx addosso a Engels in pieno giorno, passino vent’anni e i supermercati siano spariti. Tornerebbero solo i negozietti a conduzione familiare e con i prodotti venduti a km zero. Dentro l’atmosfera sarebbe un po’ buia ma in fondo accogliente. Non ci sarebbero molti scomparti e pochissima scelta. Non ci sarebbe più tutta la merda che occupava prima i chilometri di COOP e Hyrrà. I pomodori sarebbero solo di pochi tipi, magari anche bruttini, bitorzoluti, ammaccati, ma commestibili e si troverebbero solo in determinate stagioni. In inverno scordatevi le banane e le fragole. In autunno dite addio al melone. La carne sarebbe venduta solo fresca e durante il giorno. Di notte nulla si troverebbe incustodito nei frigoriferi. Gli stessi frighi da negozio sarebbero spenti perché vuoti, durante l’orario di chiusura, tanto non resterebbe mai merce da conservare.
La gente ruberebbe ancora di notte, come è sempre stato, in fondo, anche prima dei superpoteri, ma molti ci penserebbero bene prima di farlo, perché conoscono le persone a cui rubano. La COOP eri tu e tu chissà chi cazzo eri, ma Alfio, del negozio sotto casa è una brava persona e io la verdura gliela voglio comprare, non ce la faccio a portargliela via così, nonostante potrei. Lui non alza troppo i prezzi, non esagera perché sa che potrei portargli via tutto, quindi punta alla genuinità e a tenere il giusto che gli permetta di andare avanti, senza fregare nessuno.
Non esisterebbe più la pubblicità dei prodotti, ovviamente. Non ci sarebbe il traffico dei grandi tir dalla Polonia o la Finlandia, con relativo miglioramento dell’aria e una diminuzione nel consumo di risorse terrigne.
Si mangerebbe meno carne rossa.
Si mangerebbero meno cereali.
Ci sarebbe meno gente obesa.
Nel settore discografico le cose non sono andate così, ma dopo vent’anni di cassandre che annunciavano la fine della musica, continuiamo a veder pubblicati e promossi su you tube altissimi numeri di album ogni giorno. Non esistono più delle vere tendenze. Ogni sottogenere sembra essere risorto. Nel metal oggi il black, il doom, il vecchio speed e il nu metal coabitano più o meno con le stesse cifre di vendita, cioè quasi nulla. I guadagni si misurano in visualizzazioni, che è una ricchezza simbolica, per lo più. Lo scopre chi prova di nuovo a convertirla in vendite di dischi.
Il ritmo delle uscite è pari agli anni 90, quando tutto costava molto di più e la musica di qualità era più o meno decisa dal mercato e non dai gusti e la ricerca dei singoli ascoltatori. Era di qualità nel 1992 un disco dei Pearl Jam o uno di Peter Gabriel, ma nessuno aveva la più pallida idea di quanti dischi meravigliosi uscivano, perché dietro i Lillian Axe di Psychoschizofrenia o dietro gli Axe di Bobby Barth, non c’era chi spingesse fino a farli affacciare alla vetrina mediatica dominante. Non erano coooool, cazzo!
I grandi nemici di questo tempo, coloro che comprano i vinili e restano con la testa ben cacciata nei decenni scorsi, tra cui io, non si capacitano della roba buona che affiora, che scoprono, dopo tanti anni di ascolti e di ricerche. Questo perché non è la qualità delle canzoni a determinare il successo di un disco. Non lo è mai stata, tranne rare eccezioni. Ci vogliono tantissimi soldi, manager geniali, cooolo, e ancora soldi. Ronnie James Dio ebbe successo con Holy Diver sia per la qualità della musica che c’è dentro ma soprattutto per le capacità imprenditoriali sue e della moglie. Ipotecarono la casa e spesero così tanti soldi che rischiarono di finire in mezzo alla strada, per lanciare quel disco. Gli disse bene, ma capite cosa c’è in più in Holy Diver rispetto a decine di altri buoni prodotti? Chiedetelo ai King Cobra o ai Night Ranger o ai Motorhead, quando le loro grandi canzoni non poterono contare su un’etichetta forte e decisa a farli arrivare in alto.
Di musica buona ce ne è sempre stata tanta. E tanta ce ne sarà, perché continuerà, la musica, grazie ai prezzi ormai irrisori di incisione e di pubblicazione, a fuoriuscire dal cuore e dalle camerette o le cantine di tanti creativi. Quello che mancherà saranno i Guns N Roses del 2030, i Metallica del 2050, il Michael Jackson del 2090, e se ci saranno, saranno ologrammi esposti in un museo.
Sapete quanto costava una maglietta ufficiale dei Guns, al loro concerto a Roma? Non meno di settanta euro. Non parliamo di Roger Waters.
Qualcuno dirà che la colpa è degli scaricatori illegali che hanno costretto Axl ad alzare i prezzi all’inverosimile. Ma io penso che nessun gruppo medio piccolo chieda così tanti soldi perché non ha uno standard così lussuoso da continuare a tirare negli occhi della gente. I Guns rappresentano un sistema morto. Se provasse a cantare in un pub con quel poco di voce che gli resta, lo sotterrerebbero di bottiglie di birra. Sono i fantasmi di un mondo capitalistico del rock and roll, di star costruite, cartonate, ologrammate, quello che ancora rigurgita negli stadi e dai fottutissimi maxischermi. Vi piacciono i maxischermi?
Ho visto diverse storie su Facebook in cui dei tizi al concerto dei Maiden, inquadravano il maxischermo per mostrare quello che stavano guardando a non so quali costi di biglietto e di bibite per sopravvivere in quei fottuti lager-token dei festival estivi. Tutto questo per me può crepare domani. Se significa dire addio ai vecchi Guns e ai Maiden, va bene. Per me vedere un concerto così è come assistere alla finale di Istabul da San Siro. Mi vado a sentire gli Enslaved con altre venti persone al Traffic, così almeno posso notare le macchie sulla maglietta del bassista e incrociare il suo sguardo, ringraziandolo per le belle emozioni che mi fa provare la loro musica.
I grandi musicisti del futuro, ammesso che avremo un futuro, saranno grandi in altri modi, mantenendo però una costante col passato: la verità. La musica buona è vera. E lo sentiremo sempre, anche se non sarà confetturata in un disco e non sarà accorpata in un insieme di dodici canzoni, sei per lato o consacrata in uno stadio o al campo-volo dentro un maxischermo.
Oltre all’abbassarsi dei prezzi che permettono al mondo di produrre musica più che mai, c’è un altro elemento che affiora da questa sopravvivenza del music business nonostante l’ecatombe di Napster: il grosso dei soldi, i venticinque euro per un CD che tecnicamente ne costava due, erano per quei ricconi imprenditori oligarchi, per la pubblicità e le puttane, la coca e le ville di Ozzy Osbourne. Scommettiamo che in questo futuro post-MTV non avremo più inspiegabili suicidi alla Chester Banninghton o Chris Cornell? Nessuno può sentirsi fregato dal sistema perché se vuoi essere musicista e creare musica, lo farai nel tempo libero, sudando per vivere, non avrai tempo di fotterti con le droghe o di spezzare il tuo sistema nervoso con immense ore in strada su mega-tour bus. Vivrai di musica, suonando e magari pestando metal col martello, come il cantante degli Eternal Champion, che per vivere fa il fabbro e a suonare in giro ci va quando può permettersi qualche settimana di ferie.
A oggi io vedo ancora tanti album interessanti e artisti coraggiosi in giro. Magari il livello medio delle registrazioni si è abbassato e ci sono dischi che negli anni passati avremmo definito DEMO, ma non i DEMO dei Cannibal Corpse del 1988 o i DEMO dei Metallica del 1982. Demo modesti, da poche pugnalate sulla rubrica di Metal Shock e che oggi si vorrebbero vendere come fossero album o EP.
Ma pazienza. C’è ancora gran roba, sorretta più che da un bravo ingegnere del suono e un producer illuminato, dalla follia di un blackster creativo lasciato libero di scatenarsi in una sala d’incisione in fondo alla strada di casa, per un paio di giorni. Non vedo più i panzoni col sigaro e non so neanche se quella fottuta MTV esista ancora. Quindi, mi spiace, il sacrificio di tutti i miliardi che il mondo della musica non ha incassato più dal Millennium Bug, valeva la pena, secondo me.