Alla ricerca della monade assoluta: Noise Records e il libro Damn The Machine

Questo è un articolo molto, ma molto autobiografico, estremamente soggettivo e personale, e non condivisibile da tutti, Proprio per questo sento che devo scriverlo, è più forte di me. Tutto nasce dalla lettura di un libro interessantissimo, Damn The Machine di David E. Gehlke, giornalista americano, che in 500 pagine fitte fitte racconta la storia, non autorizzata e quindi scevra da leccaculismi e biechi scambi di favori, (la quasi normalità nel mondo metallaro), sull’etichetta tedesca Noise Records.

Spesso mi chiedo, se dovessi salvare una sola casa discografica in base alle uscite proposte, o un solo gruppo da portare sull’isola deserta, quali sceglierei.

Sulla band ho qualche difficoltà; almeno quattro per me sono imprescindibili (Warlord, Helloween, Mercyful Fate, Celtic Frost), ma sull’etichetta nessun dubbio: la Noise Records.

Fin da quando ho iniziato ad ascoltare heavy metal, 40 anni fa, mi sono accorto che sul giradischi, poi sul cd e oggi molto spesso in formato liquido, i gruppi che appaiono più spesso in rotazione sono quasi sempre quelli della Noise.

Non c’è alcun dubbio, quando si tratta di capire quali gruppi siano stati fondamentali per la mia educazione metallica, beh non si scappa. Al netto di Running Wild, Kreator, Helloween, Celtic Frost, Hellhammer, Voivod, Rage, Coroner, Gamma Ray, ovvero il meglio del meglio dell’Europa metal anni 80, mi accorgo che i dischi meno connsiderati, e che tanto adoro sono incredibilmente belli.

Gli Scanner, i Deathrow, Mordred, Conception, Mania, Skyclad, Iron Savior, Tyran Pace, Sabbat, per citarne alcuni altri, sono per me il meglio del meglio. Senza contare le licenze americane di band clamorose, che aveva portato anche in Italia, e che fecero la storia.

Certo, la Noise non ha prodotto solo capolavori, o album di caratura superiore, ma anche ciofeche e alcune band che piacciono a molti metallari, per usare un eufemismo, a me fanno cagare. I Sinner, Grave Digger, Kamelot, Tankard, Dragonforce, per citare i più noti, non sono mai stati e mai saranno nelle mie corde.  Ma oggettivamente, e onestamente a livello intellettuale, unendoli agli altri, è indubbio che il catalogo generale sia il top.

Nel libro emerge come la maggior parte delle band della Noise siano state “inculate” alla grande dal boss, Karl-Ulrich Walterbach, il quale è riuscito a far firmare contratti capestro, lasciando ai musicisti le briciole dei guadagni, e a volte manco quelli.

Rispetto a oggi almeno, dai racconti del libro, la grafica degli album e studio di registrazione venivano pagati, a volte qualche spicciolo per i tour lo vedevano, qualche extra era anticipato, anche se il malloppo, quello vero, finiva in tasca al Karlone.

E oggi manco più quello. Come cambiano i tempi!

Le proposte che la Noise faceva sottoscrivere ai gruppi, oggi sarebbero quasi oro! La maggior parte delle case discografiche non paga niente di niente, si limita alla distribuzione, la band deve consegnare dalla A alla Z, e se va bene, alla fine della fiera, forse, qualche euro risicato sulle vendite finirà in tasca, al netto di tutto.

La riflessione su come è cambiato al giorno d’oggi il mercato musicale, mi fa pensare come sia stato possibile che la gente sopra citata, la crema mondiale dell’heavy metal, sulla lunga distanza non abbia guadagnato quasi nulla rispetto al fatturato generato per la Noise, e che per poi campare bene sul grande lavoro svolto, abbiamo dovuto accasarsi altrove, o trovare altre vie di reddito.

Un po’ come aver dipinto la Gioconda, diretto 2001 Odissea nello Spazio, e ritrovarsi milioni di persone adoranti per l’opera, ma gli autori aver visto pagati un ghiacciolino e due patatine del discount.

Infine, e ritorno al preambolo, credo fermamente che sì, la Noise era un covo di banditi, ma resta la migliore casa discografica metal del pianeta, per me. Al netto di Metal Blade, Roadrunner, Massacre, Earache, Megaforce, che piazzo un gradino sotto.

Ho escluso alcuni nomi, come Nuclear Blast, Napalm, Atomic Fire, e forse un giorno scriverò il perché. L’isoletta con la palma attende, e con nostalgia ricordo quando, ai tempi, in un inserto delle buste interne di un loro disco lessi, “Kreator album Pleasure To Kill is better than Metallica Master Of Puppets”. Sono cose che per un adolescente quale ero, restano impresse a vita. Infatti il mio vinile dei Kreator è quello uscito il giorno 1, ma la mia copia di “Master” la comprai anni e anni dopo. O tempora o mores!

(Marco Grosso)