Newcastle Upon Tyne è una città del Nord dell’Inghilterra, sita in un territorio pianeggiante, fondata dai Romani come Pons Aelius, poi divenuta distretto della lana e dell’estrazione del carbone. Rispetto ad altri luoghi, un clima temperato e piogge poco frequenti la pongono come atipica rispetto alle fredde e nebbiose brughiere di gran parte del paese. Proprio qui, in questo luogo carico di storia, un manipolo di studenti nel 1979, a scuola, tra una lezione e l’altra, sogna in grande, volendo formare un gruppo heavy metal, sull’onda dei fermenti musicali che stavano scuotendo il Regno.
Il termine New Wave Of British Heavy Metal venne coniato e utilizzato per la prima volta il 19 maggio 1979 sul giornale Sounds, in una recensione, scritta dal giornalista Geoff Barton, di un concerto tenutosi al rock club Music Machine di Camden, a Londra in cui si esibirono Angel Witch, Iron Maiden e Samson, ma in termini pratici, non tutti erano a conoscenza di questa categorizzazione, che include e comprende tantissime tipologie diverse di suoni.
Praying Mantis e Venon erano agli antipodi sonori, però entrambi inseriti nella NWOBHM. Più che un genere, era un nome coniato per la provenienza geografico – temporale. Curioso è poi osservare questi quindicenni pianificare un concept ancora prima di imbracciare uno strumento.
Russ Tippins e Steve Ramsey, futuri chitarristi, pensano a un logo e a un nome, e lo stesso Ramsey, durante una lezione di disegno tecnico, progetta su di un foglio quadrettato una scritta simmetrica. SATAN. Il nome piace molto, Steven Bee (basso) e Andy Reed (batteria) approvano.
Serve un cantante, nessuno voleva farlo, spaventati dall’idea, e tirando a sorte con le pagliuzze, la più corta tocca a Andy Frepp, che accetta con poca convinzione.
I genitori dei Satan non sono religiosi, e quindi non vedono nel nome e nel genere suonato dai figli una minaccia. Comprano loro gli strumenti e li incoraggiano a coltivare la propria passione. I ragazzi rinunciano a party, scopate occasionali, ubriacature e per un paio di anni ci danno dentro, ispirati da Jimmy Page, Tony Iommi e Ritchie Blackmore, volendo però indurire ulteriormente il suono, inserendo una forte dose di melodia, che secondo loro arricchiva lo stile metallico.
Nel mentre Maureen Ramsey, la mamma di Steve, fungeva da roadie, merchandiser, capo del fan club e da vivandiera, sostenendo attivamente e con entusiasmo la band, caso più unico che raro in questo ambiente musicale (escludendo i Possessed in USA, con Debbie Abono, madre dell’allora fidanza di LaLonde certo.
Alla fine, batti e ribatti, nel 1980 tre pezzi erano stati composti, e finalmente suonati dal vivo alla festa di fine anno a scuola. Non passò alla storia come una grande performance, poiché qualche mese dopo Frepp e Bee mollarono tutto, poco motivati, svogliati e inconcludenti. Andy stava sviluppando un’ansia da palco e cantava malissimo; Bee non voleva acquistare un amplificatore per il suo basso. Si collegava sempre al combo a due canali di Ramsey (due musicisti con un solo amplificatore rendevano difficile il mixaggio del suono, e lo depotenziavano troppo).
All’ultimatum di comprarsi un amplificatore o lasciare la band, non ebbe dubbi: non comprò un amplificatore e se ne andò via.
Molto diversa la realtà da quanto sognavano un anno prima: uno spettacolo teatrale con un palco buio pieno di ghiaccio secco. Lentamente un riflettore si sarebbe concentrato su un punto al centro del palco e quando il fumo si fosse dissolto si sarebbe rivelata una bara con il coperchio che si apriva lentamente. Il cantante si sarebbe alzato dalla bara aperta e i due chitarristi sarebbero comparsi all’improvviso dall’alto ai lati opposti del palco, oscillando su crocifissi rovesciati con le chitarre in mano. Utopie irrealizzabili per dei minorenni dell’epoca.
Con due defezioni brucianti, servivano forze fresche, e quindi chiesero a tale Graeme English, detto “Bean”, se voleva suonare con loro. Ovviamente lui conosceva la band, era un loro amico, studiava chitarra classica e suonava il basso, e disse che gli faceva piacere.
La “conditio sine qua non” era che doveva portare in saletta un’adeguata strumentazione. Detto fatto, acquistò un basso Peavey, un amplificatore Carlsboro Stingray, e si mise di buona lena al lavoro.
I ragazzi misero un annuncio in giro per un cantante, e dopo due falliti tentativi con persone incapaci, trovarono Trev Robinson che li convinse cantando al provino in modo ottimale la cover di Give’Em Hell dei Witchfynde.
Allora i Satan sffittarono per 15 sterline a settimana una saletta attrezzata a Baltic Chambers e si misero a comporre diverse canzoni. La saletta veniva subaffittata da loro sia ai Raven che ai Venom, (i quali alzavano le manopole degli ampli al massimo, danneggiando i cursori), stringendo amicizia anche con i Fist.
I nuovi pezzi erano una rivisitazione più veloce e potente di quelli dei Wishborne Ash, dove le armonizzazioni di chitarre gemelle erano il fulcro principale dell’arrangiamento. Nel medesimo periodo temporale la stessa idea fu applicata da Dennis Stratton ai pezzi degli Iron Maiden.
Rapidamente iniziarono a procacciarsi date dal vivo, di spalla alle Girlschool, a Bernie Tormè e ai Witchfynde, facendosi le ossa su palchi sgangherati e anonimi locali malfamati.
A novembre del 1981 produssero un primo nastro di quattro pezzi, con Terry Cavaghan ai suoi Guardian Studios, in soli due giorni.
La cassetta girò, tra tape trading, copie regalate ai locali, riviste, dj rock e fanzine, il nome Satan uscì dall’anonimato, grazie anche al manager Ian Cleary e a Maureen Ramsey, ma non era ancora così quotato per debuttare ufficialmente su disco.
In quell’anno già molti loro colleghi e amici avevano inciso un album, (Angelwitch, Venom, Raven) alcuni erano già al secondo (Killers degli Iron Maiden, Spellbound dei Tygers Of Pan Tang), Samson al terzo, i Saxon erano addirittura a quattro con Denim And Leather, ma i giochi erano ancora aperti, perché il fermento e l’attenzione alla nutrita schiera di giovani virgulti albionici era ancora nella fase topica.
C’era ampio margine di crescita e di speranza, anche se tantissime formazioni nascevano e morivano nell’arco di un demo o di un 45 giri. In quelle sessioni vennero incise Kiss Of Death e Heads Will Roll, che convinsero talmente Terry, da decide di pubblicarli su un 7” in vinile, anche se autoprodotto e distribuito al pari di un demo tape.
Poco dopo sia Andy Reed che Trev Robinson lasciarono i Satan; Reed si dedicò a motociclette e ragazze, perdendo interesse nella musica, mentre Robinson si era reso conto che la sua capacità vocale era limitata rispetto ai nuovi e più complessi arrangiamenti.
Dopo una rapida ed effimera comparsa dietro il microfono di Lou Taylor (recuperato poi nell’unico e straordinario album dei Satan sotto moniker Blind Fury), durata un estate e culminata con il trasferimento a Londra, fu ingaggiato Ian Swift (che ritroveremo negli Atomkraft e nei Tysondog), che mise la firma ufficiale sul secondo demo Into The Fire.
Nel mentre il 45 giri era ben distribuito, piaceva, era accolto bene, ma non smuoveva sufficientemente le acque per lanciarli in una carriera discografica ufficiale. I Satan avevano affinato tantissimo il loro stile, che guardava sia agli Iron Maiden che ai Judas Priest, però esasperando la parte melodica, vocale e solista. Le chitarre doppie erano diventate davvero efficaci e ben bilanciate, e quando suonavano diverse, tessevano delle trame dirompenti.
Del resto quel modello dei “guitar twins” era ancora vincente, visto che nell’evoluzione del genere, a esso si sarebbero ispirati via via nel tempo in tanti, dai Mercyful Fate agli Helloween, per citare i più famosi. La fortuna però ha canali misteriosi per palesarsi, e nel caso dei Satan si manifestò attraverso una compilation; allora una delle millemila, chiamata Roxcalibur.
Una copia fu acquistata da Andre Verhuysen (celebre fotografo per il Mini LP dei Mercyful Fate e futuro manager di Trouble e Lääz Rockit nonché cantante e filmaker), organizzatore del Dynamo Open Air in Olanda, il quale si innamorò dei Satan. Li volle assolutamente per esibirsi davanti a un pubblico tra cui si sarebbero trovati i talent scout della Roadrunner, i quali si interessarono subito al gruppo e dichiararono di volerli mettere sotto contratto. Buffo che mesi prima, i Satan avessero presentato i nastri demo alla Neat, che gli rise in faccia, dicendo loro che “con quel nome del cazzo non sarebbero andati da nessuna parte”.
La vendetta fu servita fredda, poiché il debutto Court In The Act fu distribuito in Inghilterra proprio dalla Neat! Cees Wessels fece firmare i documenti per tre album, ma l’ultimo tassello prima del debutto in società riguardava il cantante. Recensioni delle riviste e suggerimenti di discografici e manager indicavano che Ian Swift, (comunque davvero bravo) non era adatto al suono dei Satan.
Anche in questa circostanza il caso, sempre e solo il maledetto caso, ci mise lo zampino per risolvere la situazione. Steve Ramsey fu convocato al Dynamo Club per partecipare al Super Sessie, supergruppo composto da Steve Ramsey (Satan) – Brian Ross (Avenger) – John Wiggins (Deep Machine) – Gary Young (Avenger) – Andy Wrighton (Deep Machine) – Timi Hansen (Mercyful Fate) – Michael Denner (Mercyful Fate).
Durante il viaggio Ramsey fece amicizia con Brian Ross, già nei Blitzkrieg, e tra una bevuta, due risate e le prove, gli chiese di entrare nei Satan,
Accettando, Swift si dimise dal ruolo e con uno scambio “alla pari” si accasò proprio con gli Avenger di Blood Sports. I brani del secondo demo tape, più tre nuove composizioni con Brian Ross sarebbero poi state registrate per il debutto a 33 giri Court In The Act. I diavolacci inglesi avevano di fronte un fulgido avvenire e….la storia per adesso finisce qui.
(Marco Grosso)