In fondo cosa rinfacciano i veterani dell’analogico alle nuove generazioni che crescono abbuffandosi di musica senza sforzo in rete? Che non potranno farsi davvero una cultura, perché il tempo della fruizione tecnologica non è lo stesso di quella umana. E quindi non si può digerire davvero qualcosa se non la si ascolta con il ritmo di assimilazione necessario alla dimensione biologica dell’uomo, che è ancora la stessa di trent’anni fa, quando per assimilare a fondo un album, occorrevano anni, così come per conoscere davvero la storia di un gruppo, ci volevano decenni, da vivere accanto a esso, disco dopo disco.
Cosa ci resta dopo che abbiamo sentito la discografia dei Deep Purple in vent’anni e cosa ci resta se la si ascolta tutta in due giorni?
Bella domanda, no?
E io sono d’accordo sulla carta con i vecchi retrogradi che ancora collezionano e fruiscono la musica sotto forma di cose fisiche: dischi e CD. Si costringono a ritmi più lenti e quindi più riflessivi e quindi più arricchenti.
Secondo me è quella analogica l’esperienza che ci porta poi a rendere memorabile la musica che amiamo. Noi lavoriamo secondo la tecnica mnemonica, tutti quanti. Io ricordo quella canzone perché quella canzone mi ricorda degli eventi della mia vita. E mi ricordo gli eventi della mia vita perché sono collegati a quella canzone. Tutto funziona così, per associazioni.
E qual è il problema quando ti senti per la prima volta l’intera discografia dei Deep Purple in due giorni?
Che è un po’ come arrivare in aereo in Sicilia o arrivarci su una motocicletta. Hai fatto lo stesso viaggio, ci hai messo una frazione del tempo che ti occorrerebbe se andassi in moto, ma cosa potresti raccontare della Toscana, dall’aereo?
Di certo il signore di sessant’anni che fece il viaggio verso la Sicilia con la sua Honda, negli anni 80, avrebbe libri di aneddoti e di pensieri da condividere sul viaggio. Il tizio che invece si fa la stessa distanza in un’ora su un jet potrebbe cavarsela con un sms: “arrivato, tutto bene!”
L’errore di chi sostiene la sana andatura analogica, o se vogliamo motociclistica, è credere che il viaggiatore sull’aereo non possa avere comunque una propria opportunità di arricchimento e di comprensione sul viaggio Roma-Sicilia.
I motociclisti sono così presuntuosi da credere che il viaggiatore sull’aereo ne saprebbe poco o nulla sulla Toscana. O che sia un arricchimento troppo fugace e povero, da lasciarlo nell’ignoranza.
E sbagliano.
Traduciamo questo esempio con la musica.
Pensate a uno che ascolta gli Hellhammer nel 1983 e uno che li ascolta nel 2023.
Il primo può parlarne con una capacità di comprensione enorme: li ha scoperti, sentiti e risentiti nei decenni. Ha assistito al cambiamento recettivo e culturale intorno al gruppo. Da osceni e indifendibili dilettanti nel 1983 a osceni e indifendibili dilettanti di genio nel 1993 a precursori nel 2003 e a classici nel 2023.
Il ragazzino del 2023 li affronterebbe solo come dei classici. Non vivrebbe questa significativa escalation. Potrebbe anche pensare, “fanno schifo”, ma dovrebbe fare i conti con un sistema che li ha talmente metabolizzati e santificati, da prendersi una grossa responsabilità e disconoscere la grandezza di un Van Gogh del metal, Tom G. Warrior.
Però un ragazzino ha la mente assai più libera, fertile e spaziosa di quella di uno che ha 50 anni. La mente di un cinquantenne di fronte a un disco che non ha mai ascoltato non riesce a lasciar passare due secondi e già sta dando una collocazione a ciò che ascolta, sta già catalogando, neutralizzando la musica in una serie di etichette, di parole, di categorie.
Il ragazzino ne resta travolto. Si domanda: “che è sta roba” e gode.
Quale delle due fruizioni è quella giusta? Mi verrebbe da dire la seconda, ma non ci casco. La mia risposta è: tutte e due.
Il punto però è che il ragazzino ha un vantaggio, esattamente come ne ha l’adulto. L’esperto e il novizio vivono entrambi due esperienze sacre e giuste e hanno due punti di vista insostituibili e distintissimi.
Così come ce l’ha chi conosce i Deep Purple da 45 anni e chi ascolta tutti i loro dischi in due giorni da verginello. Il 45enne vede oceani di ricordi e di fantasie in ogni canzone presa a caso, il ragazzino è come quello che sta sull’aereo, guarda che la Toscana è una macchia verde e marrone e da quell’altezza capisce che le grandissime opere di Leonardo e di Giotto, sono solo particelle nascoste in quel marrone e verde e che quindi quelle gigantesche prove del genio umano, dall’occhio di dio, ancora più su di un finestrino d’aereo, non sono altro che macchie nelle macchie. Così come è un po’ lo stesso occhio divino, quello di un ragazzino che percepisce nella mole di musica composta dai Deep Purple tanta ripetitività, abitudine, noia e percepisce solo tre o quattro momenti che davvero gli colpiscono al petto e lo lasciano frastornato per qualche minuto. E potete metterci i titoli che volete.