Ecco, lo sapevo che prima o poi mi sarebbe successo. Non volevo scrivere questo articolo, davvero. Non lo volevo fare perché della The Asylum ne hanno parlato proprio tutti e lo hanno fatto, generalmente, male. Il fatto è che chi legge i miei deliri sa che io non so resistere a certe tentazioni. Se una cosa rasenta il ridicolo, è estrema e alla maggior parte dei cultori del genere horror non piace, io devo, per forza, vederci qualcosa di bello e innovativo.
Sono cresciuto con film davvero pessimi, effetti speciali ridicoli, mostroni giapponesi di godzilliana memoria fatti di gomma scadente, con gli occhietti porcini illuminati malamente e un sacco di corna inutili; Improbabili eroi in completino di spandex e caschi di vera plasticaccia alla Power rangers di serie B; horror ammerrigani a basso costo in cui gli zombi sembravano dei venditori di hot dog con la digestione disturbata dipinti di blu, audio arraffazzonati, incollati lì come vestiti sgualciti su un attaccapanni; bionde strillanti che corrono nei boschi come galline senza testa, sempre pronte a farsi salvare dal mascellone del caso, in mimetica e anfibi, armato di buone intenzioni e sorprendentemente sempre ex membro fino al giorno prima di qualche dimenticato team di berretti verdi o simili.
Sì, dite quello che volete ma l’horror degli anni ottanta era una splendida accozzaglia di luoghi comuni e situazioni improbabili, arricchito dal contrasto tra “cattivi” truccati da morti dementi e stereotipati anche quando volevano essere originali. Anzi, a dire il vero di originali ce n’erano alcuni, che per giustificare la loro unicità eccessiva e superflua si basavano su script assurdi, pacchiani all’inverosimile (vogliamo parlare dei vari Toxic Avenger, di un certo Killer cop? Gli esempi sono centinaia).
Con una formazione così, dopo anni di spazzatura che rotola nello schermo schizzando tutto intorno sangue e budella fintissime, come pretendete che un povero diavolo non ami i B movies e i mockbuster?
Cosa sono i mockbuster?
Sono quei film che si rifanno ad altri più famosi, usciti poco prima, ma che hanno produzioni irrisorie e trame a dir poco alternative. E quale casa cinematografica realizza i più deliranti?
La The Asylum, esatto!
Fondata da due dirigenti della australiana Village Roadshow Pictures ovvero tali Sherry Strain e David Rimawi insieme al regista e produttore David Michael Latt (Z Nation), la Asylum è coinvolta in moltissimi film “seri” in collaborazione coi maggiori nomi dell’industria cinematografica a stelle e strisce, come la trilogia di Matrix, Gran Torino, Mystic River, il ciclo di Hunger Games per fare un po’ di titoli che non potete non conoscere.
Ma già nel 1997, si distingue da subito per essere specializzata in film a bassissimo costo. Il panorama ampio e mutevole dei video “domestici”, al tempo VHS ma in veloce mutazione verso il formato DvD, accoglie bene i loro prodotti, apprezzati e criticati allo stesso tempo; ridicoli certo, eppure fantasiosi e divertenti.
Nel loro infinito catalogo di capolavori e porcherie (dipende da chi giudica, ovvio!) ci sono titoli che fanno pensare alla sanità mentale di chi si è azzardato a produrli, eppure la loro stessa follìa è la maggior qualità che ne decreta il successo ancora oggi.
Sharknado e tutti i suoi devastanti sequel; gli apocalittici con effetti speciali in computer grafica, tanto orribili da essere addirittura degni di ereditare lo scettro prima detenuto dai mascheroni di gomma fatti male; i film ispirati a titoli seri o quasi che strizzano l’occhio alle produzioni hollywoodiane (le quali non ricambiano per non fare brutte figure). Roba tipo Transmorphed (sì, non ho scritto male Transformers, è proprio un’altra saga). Ma anche 2012 Doomsday (l’originale è Doomsday, senza data), TerminatorS (con la esse finale, embè?) e via dicendo, rendono la produzione della casa cinematografica più low budget del mondo una vera pietra miliare.
Il filone “animale” vede squali volanti, piranha lunghi come autobus, piovre enormi e altre amenità che credevo ormai estinte dal mondo dell’intrattenimento e fanno battere forte il cuore a spettatori nostalgici del cinema fai-da-te del passato.
Allora quel cinema era confezionato con tre lire e due chili di stucco. Per esempio c’erano modellini di auto in scala 1:72 che venivano assaliti da lucertoloni alti dieci centimetri e case di polistirolo aggredite da ufo che ricordavano dei piatti di carta colorati con le bombolette di zio Pasquale.
Chi non sa farsi quattro risate con prodotto tanto artigianali e ingenui farebbe meglio a passare oltre, ma per i palati corazzati, i veri cultisti del film spazzatura, certo materiale non può che rivelarsi oro puro.
Ovviamente i cast della Asylum vedono in prima linea coinvolti illustri sconosciuti, aspiranti attori e attrici disposti a mettersi in gioco, veri attori e star in declino o semplicemente meno noti al grande pubblico, passanti e tecnici truccati alla bisogna.
Mega Piranha è costato 250000 dollari scarsi, tolte le spese vive resta davvero una miseria per pagare il cast, ma sarà pur sempre meglio che fare pubblicità per creme antiemorroidali pagate in “visibilità”.
Dialoghi che sembrano spesso scritti al cesso, da sceneggiatori che probabilmente lavorano anche a programmi per sordomuti pakistani, fotografia da telenovela e, soprattutto, i meravigliosi effetti che non stonerebbero nei videogames degli anni novanta; dai quali sono probabilmente stati tratti senza pietà alcuna.
Insomma, un ensamble irresistibile per il popolo del “Ma daiiiii, non ci credo!” che non aspettava altro e benedice il progetto Asylum e le sue derivazioni trash che più trash è difficile, elevando il paragone di queste pellicole a livelli assurdi, a cult del passato del calibro di Bad Taste o Killer Clowns From The Other Space.
E scusate se è poco!
Oggi come oggi, inoltre, che vecchi film come Godzilla vedono una fiorente rinascita da parte delle grandi produzioni, cosa c’è di meglio della Asylum per ricordarci che gli originali erano piccoli capolavori fatti con cifre ridotte e non colossal da milioni e milioni di dollari, belli sì, ma che spesso risultano freddi e neutri esercizi di stile, privi del carattere degli originali.
E adesso vai, avanti con le critiche che sono impaziente di farmi quattro risate!