Lana e non lama. Per la verità, la voce che recita, una delle diverse chiamate a dire le battute di un film mai esistito e ideato dalla band britannica Uncle Acid and the Deadbeats, dice “la lama della vendetta è sempre più affilata”. Ma a sentire come esce l’audio, sembra “la lana della vendetta…”. E io non so chi sia a pronunciare questa frase, gli attori coinvolti sono Franco Nero, Edwige la divina, Giovanni Lombardo Radice, Luc Merenda e altre icone del cinema bis italiano. Dico cinema bis alla Nocturno per non dire cinema BBBIII!. Questo disco è una dichiarazione d’amore agli anni 60/70, ai film di Sergio Martino, Umberto Lenzi e tutta la cricca che oggi rimiriamo senza capacitarci di quanto fossero fichi quei filmacci, quelle storie truci, quel sangue e quel cinismo tette al vento. Al tempo era un cinema alimentare, commerciale, trattato malissimo dalla critica colta e politicizzata o se volete, puzzonasista. La voglia di risarcire i vecchi registi ha però spinto i nuovi teorici del gusto all’eccesso opposto, alzando buonissimi mestieranti ad autori con una poetica ben precisa. La verità sta nel mazzo, direbbero gli attori di questo umile e un po’ pasticciato allestimento.
Sappiamo bene a quale genere di cinema si riferiscono gli Uncle Acid and the Deadbeats e dobbiamo riconoscere che Nell’ ora blu (notate lo stacco tra l’apostrofo e la o) è una ricostruzione ispirata, genuina e appassionata di un universo violento e cupo ormai completamente esaurito. Si può riesumare solo con la vena della nostalgia e della celebrazione. Essendo però un atto d’amore, anche in questo disco, come in tanto metal che gira oggi, sembra che non si possa esercitare una critica senza apparire indelicati, fuori luogo. Chi prenderebbe la penna rossa davanti a una dichiarazione d’affetto sconfinato per qualcuno che non c’è più?
Eppure noi siamo qua e ci proviamo. Con tutto il rispetto per l’intero cast coinvolto nelle parti parlate e che ci permettono di carpire sommariamente la trama di un film stile resa dei conti tra i peggiori bastardi, una roba che pare uscita dalla fantasia di Scerbanenco, è proprio nei dialoghi che non si riesce a stare al gioco. Le musiche funzionano bene, ripercorrendo un po’ tutta la storia delle colonne sonore nere italiane, dalle pellicole di fine 60 e quelle più cruente e becere dei primi anni 80, con il sax e l’elettronica bulla.
Ma i dialoghi sono il tallone d’Achille del progetto. Temerari, necessari ma cazzo, fortuna che a leggerli c’erano degli italiani. Possibile che non abbiano evitato battute tanto ridicole? Ce ne sono alcune davvero impossibili da sopportare. In certi casi pare di ascoltare una traslitterazione fatta da google. Ma chi le ha tradotte?
Per esempio quando una voce femminile dice a un misterioso maniaco telefonico: “Chi è questo? Lasciami in pace, strano!”
Leave me alone, weird?”
Ma Weird in Italiano si poteva tradurre “malato o scemo, non strano”
Poi a un certo punto uno chiede al cattivone: “dove ti trovi?”
E l’altro “In Sardinia” Sardinia con la i!
Una cosa del genere spezza tutto il racconto per chi sa la lingua e conosce bene il cinema a cui l’album si riferisce. Oppure quando il cattivo mazziato, la Vipera, come si chiama, sempre al molestatore anonimo grida “pronto! Chi è là, chi è là!?”, come se fosse qualcuno alla porta e non una voce da una cabina telefonica che tace all’apparecchio.
L’esperimento nell’insieme è interessante. Gli Uncle Acid sono la miglior band della Rise Above di Lee Dorrian e scegliendo di realizzare un disco così, si sono messi in gioco e va bene, ma forse hanno osato un po’ troppo.
Le canzoni vere e proprie, anche se hanno linee melodiche un po’ fuori dal camp di certe nenie jazz-barocche di Morricone e sembrano più uscite da qualche cassetta pop anni 80, funzionano tra una sequenza strumentale e l’altra. Che vi devo dire, si ride e si sorride con i dialoghi di attori che prestano sì le proprie voci originali, ma senza tener presente che al tempo, quelle voci non passavano ed erano doppiate da ben altri attori. Comunque, Nell’ Ora Blu non è noioso. Anzi, nonostante duri quasi ottanta minuti, si infila nelle trombe come un gatto su un divano. Se lo si mette in loop, in cuffia, in una giornata affaccendata di inizio estate, o durante una lunga camminata, tiene compagnia.