Fughiamo subito ogni dubbio, così chi legge può subito decidere di proseguire oppure smettere e darmi del coglione. A mio gusto, e per ragioni strettamente personali, i Blind Guardian per me nascono con Battalions Of Fear e muoiono con Somewhere Far Beyond. Punto. Non ho mai digerito la svolta orchestrale e favolistica da Imaginations From The Other Side, che a mio avviso ha snaturato la vera forza dirompente della band, ovvero la personale versione estremamente efficace e avvincente del power/speed di matrice europea. E poi se voglio ascoltare musica sinfonica VERA, e non le derive finto intellettuali “famo finta che” dei gruppi metal, ascolto direttamente le grandi opere settecentesche, ottocentesche e novecentesce. Fine. Senza contare che negli ultimi quattro dischi la band è una macchiettistica parodia di sé stessa, incapace di andare oltre a sonorità che “impressionano” ma che di sostanza ne hanno davvero poca o nulla.
Secondariamente, perché nei primi quattro album c’è quel bilanciamento tra potenza e melodia a mio avviso perfetto, senza sbrodolature e senza cali di tensione. Terzo, perché dal secondo album fino al quarto come ospite c’è stato Kai Hansen (e questo per me è oro colato) e Thomen Stauch picchiava come un fabbro senza rinunciare a tecnica e gusto.
Ordunque mi lancio nel glorificare quello che per me è il miglior disco di questa tetralogia, ovvero Follow The Blind. Secondo uscito, nel 1989, riprendeva laddove l’acerbo ma esaltante Battalions… aveva sfamato i molti commensali desiderosi di power metal bello tosto.
Intanto come valore aggiunto, per chi, come me all’epoca c’era davvero, regalava il ritorno a voce e chitarra, seppure in pochi interventi, di Kai Hansen, che era sparito dopo i due Keeper e che avrebbe fondato i Gamma Ray solo l’anno dopo.
In quel 1989 ricordo benissimo lo sconforto mio e non solo mio di questa sparizione, terrorizzati che Hansen decidesse di sparire dal mondo musicale, visto che per oltre un anno non era apparsa nessuna notizia a suo nome sulle riviste specializzate. Rivederlo nei crediti del vinile della No Remorse, aveva aperto il cuore e la mente a desideri di cavalcate degne delle Valchirie, tanto che qualche ardito di mio conoscenza, teorizzava che si fosse unito in pianta stabile ai Blind Guardian.
Il che mi aprirebbe “sliding doors” mentali molto molto liete e chissà che ne sarebbe venuto davvero fuori. Ma tant’è… Follow The Blind è in sintesi la perfetta amalgama tra melodia purissima, lo speed metal di Walls Of Jericho e di After The Fall From Grace e una vena epica (non epic, che è diverso) e vagamente malinconica che nessun altro aveva così ben introdotto in questo filone.
Ogni singolo pezzo è un piccolo capolavoro, un tassello che si incastona in un diadema molto sbrilluccicante e luminoso, e anche la scaletta ben studiata aumenta il climax, fa ripercorrere un sentiero in salita, fino alla vetta, da cuore in gola, ma guardando la fatica tramutata in una veduta dall’alto della valle dal monte, ripaga dalla stanchezza.
Così mi fa sentire questo album, sempre, dal 1989, una “quest” di avventura che parte dal sentiero sterrato, mi trasporta nella tana dei Goblin, nelle paludi e nelle miniere, combattimenti con i mostri, e alla fine la conquista dell’oro nanico.
La produzione è aggressiva, potente, forse oggi suona un po’ grezza e meno dinamica di altre, ma è perfetta, raschia e appuntisce bene le chitarre e la batteria, che sfrigolano con la ruvidissima voce di Hansi, allora bella caustica, mica spompa come oggi.
Inutili e didascaliche le solite track by track, dati e formazioni, non rompete i coglioni e andate su Wikipedia e Metal Archives, cito solo uno dei dieci pezzi power più belli di tutti i tempi. Valhalla, e non si ammettono repliche in merito.
Non è il disco più potente, né il più epico, né il più complesso, ma avendo eguali parti e ben bilanciate di queste tre provette, e melodie da urlo, per me rasenta la perfezione. Se invece vi piacciono gli zufoli e le arpe di cartone, i violini di latta e le trombette di gesso, beh, abbonatevi al mailorder della Nuclear Blast e compratevi in massa le ciofecehe in sedici colori diversi di vinile degli ultimi aborti. I Blind Guardian morirono al quarto respiro, e dopo ritornarono sotto forma di zombies al gongorzola e putrefatti revenant di serie Z.
(Marco Grosso)