I Warfare, ovvero “la band dell’orripilante frontman Evo…” Non sono io a dirlo, scrivevano così di Paul Evans (il suo vero nome) su un Metal Shock di inizio anni 90, quando il thrash secondo loro era ormai estinto e iniziavano le commemorazioni, come la raccolta di un gruppo inglese, i Warfare appunto, già poco noti in Italia e ormai completamente defunti.
Ma a proposito di defunti, il disco di cui vorrei parlarvi è l’ultima uscita ufficiale della band. Non tengo conto dell’improbabile ritorno Evo/Warfare del 2017.
Del disco che mi piace tanto, Hammer Horror, quando uscì nel nostro paese, pare se accorse solo Stefano Marzorati, faccendiere di Dylan Dog e organizzatore del Dylan Dog Horror Fest, nonché teorico dell’horror rock e autore imprescindibile di un paio di volumi che vi consiglio assolutamente di recuperare. Se vi va di sapere di più su questo autore così importante per me, cliccate qui e beccatevi l’intervista che gli feci qualche anno fa, con mio sommo giubilo.
Tornando ai Warfare, Marzorati impazzì per Hammer Horror e ne scrisse ogni bene possibile sia sul suo Dizionario dell’Horror Rock uscito per Sugarco all’inizio degli anni 90, sia su un Almanacco della paura, quello del 1992, nella rubrica curata da lui sui dischi orrorifici in uscita.
Per prima cosa bisogna che vi avverta di una cosa. Se amerete Hammer Horror, e la cosa potrebbe accadere, non ve ne fregerà nulla di tutte le antecedenti pubblicazioni dei Warfare. Se invece impazzite già per quelle robe ormai ampiamente scadute e che rappresentano il must estetico di quel matto di Midnight, allora non troverete molto interessante questo album.
Hammer Horror è un omaggio molto sentito e gustoso da parte di Evo (che si pronuncia Ivo e la cosa è abbastanza incresciosa per un italiano perché, come si fa a suggestionarsi davanti a un personaggio che ha nome Ivo???) Va beh, dicevo, Evo, noto più per la storia del parcheggio dell’Odeon la sera in cui suonarono i Metallica che per i suoi dischi, dopo sei anni di baruffe in doppia cassa e muggiti anarchici punk metal, decise di rallentare tutto, inserire sax, blande melodie goth rock e voci liriche in un tessuto heavy più power e barocco, incentrando i testi e le atmosfere di questa nuova dimensione stilistica dei Warfare, sulle grandi perle della cinematografia Hammer.
E quindi eccolo scodellare su un pubblico già in fuga e poco attento, un’intera track-list di cavalcate e ballad su morti viventi, Dracula, Il fantasma dell’opera, Frankenstein e via così. Non si tratta di una roba alla Death SS, sia chiaro. Evo non decanta le gesta dei miti orrorifici in se stessi. Tra l’altro Steve Sylvester pensava sempre al cinema dei mostri, ma quello targato Universal. Hammer Horror invece è sulle pellicole girate dalla casa di produzione inglese tra la fine degli anni 50 e l’inizio degli anni 70, quasi sempre con Peter Cushing e Christopher Lee nei ruoli principali. Se non sapete di chi stia parlando, andatevi a documentare e non tornate mai più.
Proprio Lee e Cushing erano ritratti in copertina, quando l’album uscì.
I due firmarono addirittura una lusingata prefazione inserita all’interno del disco. Il problema qual era, però? Che quel disco, in un mercato in mutazione vertiginosa, non aveva speranze di piacere a qualcuno. Inoltre, l’edizione originale uscita nel 1990, con buona pace di Marzorati, faceva produttivamente schifo.
Il suono scialbo e la durata di mezzora appena, non rendevano giustizia all’opera e alle ambizioni di Evo. Un anno più tardi però se ne rese conto e ci mise una bella pezza. Riprese in mano il materiale scritto per l’album, anche quello rimasto fuori. Si affidò a un vero produttore, elemento che era mancato durante le sessioni, Fred Purser (Tygers Of Pan Tang) e con illo ha reinciso di sana pianta il disco, coinvolgendo per i soli di chitarra Algy Ward dei Tank (RIP).
Nella nuova edizione c’è una track-list ben più ricca, un minutaggio quasi doppio per via dell’inserimenti di parecchi brani inediti, e tutto è registrato e suonato alla grande.
Di solito queste operazioni di re-recording sono roba da illusi e cinici insieme, inutili perché non riescono a soppiantare le, per quanto discutibili, produzioni originali, ma in questo caso, vi prego, ascoltate QUESTA versione del disco e non quella del 1990. Altrimenti non potete capire come mai io straveda per Hammer Horror e abbia un tale rispetto per questa parentesi ambiziosa e visionaria di Evo, rispetto a tutta la paccottiglia thrashettosa che ha realizzato con i Warfare.
Hammer Horror e i Warfare hanno ispirato i Cradle Of Filth, nessuno me lo leva dalla testa. A parte la parola Filth, presente sia sul demo che il primo disco del gruppo (Pure Filth) io penso alle ariosità e le commistioni spregiudicate di un disco dedicato proprio a quei vampiri sanguinosissimi che la band inglese, negli anni 90, avrebbe reinterpretato con un tocco di poetica decadenza e veracità barkeriana. Lo spirito tetro e grottesco di brani come Scream Of The Vampire o Tales Of The Gothic Genre, sono una lezione creativa, credetemi.
Il mio pezzo preferito è Phantom Of The Opera. Quel duetto Kitsch e inquietante insieme tra il geniale e mostruoso Erik/Evo e la bella soprano Christina/Sonya Fields. La chiusa in cui Evo grida: Christina “sing for me”! e la voce femminile che si lancia in ghirigori vocali di stile mozartiano è un momento orgiastico di bello e brutto in un orgasmo di dieci secondi netti.
Ho finito. Ah, no aspettate, dimenticavo: i Warfare erano di Newcastle come i Venommmm. Non c’è un solo articolo che non faccia notare la cosa. Anche qui ci siamo cascati.
Come? Volete sapere della storia del parcheggio dell’Odeon e del concerto dei Metallica. Bene, il fatto è celebre e rappresenta bene un tipo come Evo, che non a caso era definito “orripilante”, al tempo. Oggi che è ingrassato le cose non migliorano, ma lasciamo stare. Pare che i Warfare dovessero aprire per i Metallica all’Odeon, alla metà degli anni 80. Quando però il gruppo scoprì che avrebbe dovuto pagarsi da solo tutte le spese, decise non solo di fare un concerto gratuito nel parcheggio del locale, ma Evo a un certo punto lanciò sulla macchina del proprietario dell’Odeon l’asta del microfono, sfondandogli il parabrezza. Non contento, con il furgone del gruppo, puntò e si schiantò contro otto auto presenti nel parcheggio. Rock and roll!