Stratovarius – Una rivoluzione mai iniziata

Tutti ricordano la débâcle degli Stratovarius nel 2005, quando con l’omonimo disco, distrussero una carriera fino a lì in ascesa, anche se con qualche scricchiolio con i due Elements. Il “Chamaleon” o il “St Anger” dei finlandesi fece calare di colpo la quotazione della band, generando tensioni, liti, aggravavate dalla salute fisica e mentale di Timo Tolkki, assai precaria.

Riuscirono a tirare avanti la baracca ancora un poco, ma tutto stava precipitando. Solo un anno dopo però la band riuscì a entrare in studio per programmare un nuovo album, che di fatto non uscì mai. Restano delle registrazioni demo, a titolo Revolution Reinassance, il vero testamento della formazione con Kotipelto, Michael, Tolkki e Johansson.

Registrate in sei settimane a Dortmund, le stesse canzoni poi vennero riarrangiate (a mio avviso peggio e meno efficaci che sul demo) da Tolkki nel debutto dei suoi Revolution Reinassance, in cui a dividersi il microfono si alternavano Kiske, Sammet (Avantasia) e Pasi Rantanen (Thunderstone), quest’ultimo già collaboratore degli Stratovarius nelle backing vocals di molti loro album.

L’album mai nato, anche in formato demo ha molte frecce al suo arco, sorvolando un po’ sulla ovvia produzione non al massimo: nel mix le tastiere sono poco presenti, la batteria è quasi una traccia guida generale, la potenza non è pompata al massimo. Tolte le grezzaggini che non aiutano gli arrangiamenti a emergere a dovere, resta un buon disco, godibile, e decisamente più ispirato del predecessore.

Due speed song classiche, Heroes e Glorious And Divine sono molto belle, ispirate, melodiche, dagli assoli e dai ritornelli giusti, nella tradizione di Visions e Infinity, ma sono troppo poche all’interno delle dieci tracce complessive, che si dipanano spesso sui mid tempo e sulle ballate atmosferiche, che in gran parte però sono ben congegnate e di qualità.

We Are Magic ricalca, con meno appeal Huntig High And Low, ma spicca nell’insieme; d’altronde quante volte i Gamma Ray e gli Helloween hanno fatto la stessa operazione “autocitando” all’infinito I Want Out e Future World?

L’ultima traccia che voglio citare è Last Night On Earth, gioiosa e malinconica al contempo avvolgente nelle sue melodie e nel suo incedere dinamico. Un vero peccato che questa gemma si sia persa nelle vicende extra musicali degli Stratovarius, e che non abbia visto la luce in una veste definitiva.

Sarebbe stato un buon rilancio, avrebbe forse fatto dimenticare lo scivolone di Stratovarius, rimettendo soprattutto Tolkki in carreggiata. Ma così non fu e il resto lo sapete tutti. Il successivo corso della band con gente nuova dentro, personalmente non mi è mai piaciuto, tolto  qualche pezzo ottimo in ogni album, perché lo spirito di quella “golden era” di Tolkki è ora tutt’altro.

Questo è un piccolo invito a recuperare Revolution Reinassance originale e a pensare che la versione apocrifa successiva, col pastone dei tre cantanti, sia una burla, una celia. Come testamento va più che bene, la rinascita e la reincarnazione successiva molto meno.

Marco Grosso