Prima che mi passi la voglia, scrivo ciò che ho da dire di Longlegs di Oz Perkins. Lo attendevo con grande curiosità, così come Maxxxine di Ti West. Non voglio dire che mi abbiano deluso entrambi, ma quasi. Sbrigandola in fretta sul secondo titolo, trovo che i difetti di X si ripetano (post-moderno fuori stagione) e i pregi di Pearl (sta in piedi anche se non sai nulla di Victor Fleming) sono in gran parte non riconfermati. In sostanza il film mi sembra stanco e sterile, il peggiore dei tre. Spero non facciano il quarto, come ho letto da qualche parte. Mia e Ti, è stato bello ragazzi, ma ora rompete le righe prima che sia troppo tardi.
Mentre da West mi attendevo un thriller genialoide con momenti di referenzialità spinta, cosa che a parte il genio è stato, da Perkins speravo in qualcosa di molto più prezioso: spaventarmi, cazzo. Longlegs ha il potenziale per essere un film da cagarsi sotto, ci si avvicina, sfiora quel territorio, ma non ci arriva mai del tutto. Nicholas Cage è intrigante nel ruolo del serial killer; di per sé ho trovato il suo personaggio cervellotico e inverosimile ma gestito al meglio possibile. La scelta di mostrarlo poco è vincente, anche per via del make-up mediocre e deludente che hanno scelto di mettergli in faccia.
La storia è un intrigo che non fila granché, ma vi dico una cosa: se si vede Longlegs come un poliziesco a tinte forti, si resta delusi clamorosamente. Non cercate la logica. Si tratta di un horror che sconfina abbondantemente nel soprannaturale e nel demoniaco, alla pari di Suspiria o Inferno, per capirci. Si tratta di una fiaba, piuttosto.
L’indagine è la cosa più fantastica di tutto il film. Non bisogna dar peso a come la protagonista, l’agente dell’FBI con potenzialità sensitive Lee Harker, riesca a trovare la via per la risoluzione dell’enigma, altrimenti si finisce per lanciare il telecomando addosso al televisore o mettere per cappello il cesto dei pop-corn al vicino di posto.
Mi piacciono i rimandi alla cultura rock: citazioni non scontate alla discografia dei T.Rex; c’è pure Lou Reed che fa capolino da sopra uno specchio oscuro. Amo Cage che prima parla, poi canta e infine urla. Trovo siano quelli i momenti davvero intensi e riusciti nella sua interpretazione, forse un po’ troppo lodata in giro.
Diciamo che ho voglia di rivederlo e già è importante per come sono fatto io. Trovo delle somiglianze, per le atmosfere e per l’atteggiamento di fondo verso il male e verso il maligno, con Bryan Bertino di The Dark And The Wicked. Dio è morto ma Satana sta benissimo. Confermo in ogni caso che Perkins sia uno dei pochi, interessanti autori del genere. La cosa più agghiacciante di Longlegs, sapete qual è? Lo spunto reale da cui gli è venuta l’idea per scriverne la sceneggiatura. Andate su wikipedia (English) e cercatelo.