Antonello Venditti disabile delle parole

Allora, Antonellone Venditti ha trattato male, a un suo concerto, una ragazza con disabilità. Spero che dirlo così non mi attiri critiche, ma ne dubito. Lui l’ha definita prima una stronza, poi una maleducata e infine, al momento delle scuse, una persona speciale. Ora, il problema non è tanto averla chiamata stronza o maleducata, poiché una ragazza disabile, come tutti, può essere entrambe le cose. La bufera è venuta fuori dopo, quando Venditti, mortificato per la figuraccia, ha pubblicamente chiesto scusa alla ragazza, alla famiglia di lei, al pubblico intero, aggiungendo che lui ha sempre avuto un ottimo rapporto con le persone speciali.

Se tra Venditti, la ragazza e i parenti, le cose si sono risolte dopo un confronto, la questione rimane apertissima con il temibile “popolo del web”. C’è chi non comprerà più i suoi dischi, che dirlo nel 2024 è abbastanza inverosimile, c’è chi conferma le pessime cose che ha sempre detto e pensato di lui e poi arrivano i genitori di ragazzi disabili i quali gli fanno notare che nel suo mazzo di fiori di scuse è contenuto uno stronzo di cane: non si dice “speciale” a una ragazza con disabilità, è una parola sbagliata.

Ma se la ragazza non è speciale, allora può essere stronza e maleducata come tutti, no?

Non è così semplice. Secondo me il problema su cui ci stiamo incartando negli ultimi anni è un falso problema. La ragazza può essere chiamata in mille modi, ma nulla le impedirà di sentirsi ciò che è, vale a dire una menomata.

Oh, che brutto termine…

Scusate, allora dico… invalida?

Non va bene nemmeno questo?

Invalida perenne?

Poveretta?

Preziosa?

Rara?

Differentemente abile?

Venditti potrebbe essere quindi, differentemente disabile. Nell’uso delle parole sicuro ed è grave visto che lui con le parole (e la musica) ci lavora da decenni. Però oggi è dura scegliere quelle giuste quando si parla di negri, ebrei, handicappati, storpi, froci, stitici, fascisti, cornuti, puttane, nani e ballerine.

Ah, no le ballerine restano ballerine, mi sa.

Ho scritto quelle parole di sopra e immagino alcuni di voi collassare al suolo per lo sgomento. Non eravate più abituate a leggerle, eh? E di conseguenza non esistevano più il razzismo, il pregiudizio, la stitichezza, nella vostra esistenza esperienziale, no?

No, dai, non diciamo cazzate.

Tanto valeva che Venditti si fosse limitato a darle della stronza e della maleducata, a quella lì, almeno la gogna in cui è finito, avrebbe avuto ragioni comprensibili per subirla. Niente scuse, quando uno è stronzo è stronzo. E adesso boicottatemi pure e andate a farvi fottere!

Cazzo, avrei subito comprato l’intera sua discografia, se avesse gestito così le cose.

Invece poveretto, coda tra le gambe, tenuta da alpinista degli specchi e via, arrampicarsi disperatamente con scuse, torsioni linguali, panegirici, mea culpa, spergiuri… ma perché ridursi così? Non serve. Tanto vale essere scorretti fino in fondo.

Certo, si tratta di lavoro, ci sono di mezzo i soldi, quindi io capisco Antonello che prova a rimettere le cose a posto, ma non ce la può fare. Questo povero Cristo, parafrasando una sua canzone che gli valse gli arresti domiciliari ai tempi dell’inquisizione vera, cosa avrebbe dovuto fare, a parte chiedere scusa?

Ha chiesto scusa, si è mostrato mortificato, forse gli dispiace pure. Ci vuole che ridefinisca il suo vocabolario e con esso le reali proporzioni delle cose? La ragazza non è speciale e non è disabile, dite voi. Non si sa cosa sia. L’importante è non riassumerla in un difetto fisico, giusto?

L’uso delle parole però serve proprio a questo, a rappresentare con un soffio di voce, qualcosa di molto più complesso. Se uno dice che sono italiano, come dovrei sentirmi? Mi impedisce di riconoscermi in un Inglese o in un pianoforte svedese.

Il vero problema di tutta questa follia del politicamente corretto è che si pensi di cambiare la realtà in meglio, semplicemente modificando il linguaggio.

Sta per uscire un film su Limonov, uno degli intellettuali più politicamente scorretti (e fighi) che ci siano mai stati, e nel mentre si fa una crociata contro un vecchio cantautore che immagino soffra delle evidenti difficoltà generazionali dei miei stessi genitori. Mio padre a tavola dice cose immonde per il bon ton comunicativo e sensibilista di questi tempi pieni, ma non è cattivo, non è razzista e non ce l’ha con nessuno. Se uno ha la pelle nera, dice negro. Ha sempre usato quella parola in un contesto sociale in cui non era discrimine di nulla.

Mio padre non è Venditti, ok. Non parla alla folla in uno stadio e quindi non è tenuto a dare il buon esempio.

Capisco che abbiate buone intenzioni, ma non è la strada giusta. Non sarà questa persecuzione effimera a Venditti che cambierà la testa o a quanti si sentono solo frustrati da questi logo-repulisti. Lo terrorizzerà, lo farà sentire un povero scemo, ma non lo migliorerà, se per voi, trattare uno che fa casino in platea con gli epiteti di stronzo e maleducato mentre lui si esibisce, sia un crimine, se quello stronzo e maleducato è un disabile.

Gli artisti hanno il diritto di essere umani come tutti e quindi di sbagliare. Le scuse sono sufficienti a sistemare le cose in un mondo civile. I disabili hanno il diritto di essere trattati di merda, come tutti. La vera inclusività è sentirsi dare dello stronzo e del maleducato, anche a torto, come capita a me e a voi ogni cazzo di giorno.