G/Ab Volgar dei Deviate Damaen se la chiacchiera con Erymanthon, fondatore del progetto Apocalypse, giovanissimo chitarrista e cantante metal che per indole, estetica e attitudine sembra dissotterrato dagli anni ’80. E invece è tutt’altro che uno zombie (dei tanti che brancolano agli apericena coi risvoltini).
VOLGAR: allora, bel fanciullo, mi complimento sempre con chi sfida il servile ludibrio dei cravattoni chiacchierandosela con me; ma tanto più lo faccio con chi, avendo una carriera davanti, è un bocconcino prelibato per quel neo-establishment “woke-metal” che mira a convertire e “normalizzare” i (pochi) giovani artisti con le palle come te in un nugolo di castrati con tanto d’asterisco.
ERYMANTHON: Ciao G/Ab, ti ringrazio. È certo il fatto che le pressioni e le narrative politicamente corrette siano oggigiorno assolutamente sistemiche, ne vediamo gli echi un po’ ovunque e il Metal non ne è certo scevro. Devo dire la verità, personalmente per quanto riguarda i miei progetti non ho quasi mai ricevuto particolari pressioni in questo senso, forse proprio grazie al fatto che opero nell’underground e che non mi ritengo minimamente una figura “politica”. Ma guardandomi attorno non posso non scuotere la testa con incredulità di fronte a certi episodi…
VOLGAR: parliamoci chiaro, fra ‘68ttate del cazzo, progettualità etnomasochiste e spaghettate antifasciste, la mia generazione ha fatto pochi figli; e ancor meno ne ha instradati ad ascolti che non siano roba da oranghi. L’allarme andava lanciato al momento giusto, ovvero almeno 30 anni fa; io l’ho fatto, pagandone puntualmente lo scotto che la mediocrità conformista riserva alle cassandre.
Altri, invece, quelli che oggi borbottano tardivamente contro il tristo esito giovanile di quel lassismo culturale, anziché rischiare l’ostracismo a tempo debito, preferivano giocare su tutti i tavoli, Sanremo compreso. Fatto sta che, adesso, un giovane “metallaro” come te è più bianco d’una mosca bianca…
ERYMANTHON: Quello che è certo è che ai concerti e nei locali si vedono molte più teste canute che altro. C’è anche da dire che l’Italia non è e forse mai sarà terreno fertile per questo tipo di musica. È estremamente difficile trovare locali in cui suonare e avere un minimo di riscontro per le proprie proposte. Vivo a Stoccolma da un paio di mesi, e tra proposte underground e nomi più blasonati qui c’è un concerto Rock o Metal alla settimana, come minimo. In centro c’è un negozio dedicato esclusivamente a dischi Metal (dove anche noi Apocalypse siamo esposti) ed è sempre frequentato.
Si parla di Rock e Metal sulla TV nazionale, e Rock Sweden, una delle riviste di settore più lette in Svezia, non si fa tanti problemi a recensire pubblicazioni di gruppi underground (come è capitato a noi con il nuovo album in uscita a Novembre, la cui recensione ci è stata confermata pochi minuti dopo aver inviato il promo), mentre tante riviste italiane si limitano a scrivere sempre dei soliti tre o quattro nomi blasonati, tutti esteri. Ho alcuni cari amici giù a Torino, miei coetanei, davvero appassionati e che si sbattono tantissimo per questo tipo di musica, suonando, registrando dischi e cercando concerti, però i riscontri rimangono limitati. È una questione culturale forse irrisolvibile…
Per quanto riguarda l’anagrafica, aggiungo che tanti giovani che presenziano ai concerti Metal oggi come oggi lo fanno forse come semplice passatempo. Per carità, meglio trascorrere una serata così che ad un “concerto” trap; però il Metal per me è una passione, io vivo questa musica, sono pieno di dischi e di chitarre… e attenzione, ciò non significa ascoltare solo Metal ed essere uno snob, tutt’altro; però questa è una passione che va vissuta, non un passatempo della domenica pomeriggio. In questo modo non può esserci ricambio generazionale. Di giovani ai concerti ne vedo, ma di giovani davvero dedicati forse non abbastanza…
Credo che la musica al giorno d’oggi abbia perso il suo valore artistico per molte persone. Un tempo dovevi comprare i dischi (e dopo averci speso dei soldi li riascoltavi fino a consumarli), andare ai concerti, dovevi viverla davvero. Oggi, complice la digitalizzazione del mercato con conseguente esplosione dell’offerta, il mercato è saturo e chiunque può avere “tutto e subito”, con conseguente svalutazione della musica.
È la semplice legge di domanda-offerta. Ed ecco quindi emergere quelle porcherie commerciali hip-hop/house/pop eccetera. La mia generazione è cresciuta in questo contesto e perlopiù ha una visione assolutamente sbagliata di ciò che dovrebbe essere la musica in quanto arte. Se la situazione “anagrafica” ai concerti Rock/Metal è critica, quando si parla di Musica Classica è veramente disastrosa.
Per molti la musica è soltanto una merce istantanea alla stregua di quelle schifezze di panini del McDonald’s, semplicemente un altro prodotto del consumismo da trangugiare in fretta e furia in attesa della nuova idiozia “trendy” a cui andar dietro. La qualità delle proposte musicali è precipitata rovinosamente. La lunghezza delle canzoni “pop” oggi non supera i due/tre minuti.
Gli arrangiamenti sono stupidi e banali, e ora con l’avvento dell’IA (strumento utile nel mondo tecnico ma che mai e poi mai, per nessuna ragione dovrebbe essere adoperato in un contesto artistico) la situazione non farà che peggiorare. L’allarme è stato lanciato da diversi musicisti una ventina d’anni fa, ma nessuno ha dato loro ascolto. Oggi ne paghiamo le conseguenze e non sembriamo aver imparato nulla. Tutto procede avendo come unici obiettivi il consumismo sfrenato, l’omologazione e e il dio denaro…
Chi mette su un progetto musicale serio oggi lo fa per pura passione e dedizione, immaginare di avere un minimo riscontro, economico e non, è folle e quasi certamente non accadrà al 99.9% dei musicisti. Aggiungici pure che per essere il beniamino delle radio e della stampa devi baciare i piedi a qualunque ideologia sia “approvata” dall’establishment mediatico politicamente corretto, schierarti necessariamente su tutti i temi politici e sociali “caldi” (e ovviamente schierarti “dalla parte giusta”, quella del cieco conformismo del gregge), visto che oggi si parla più d’immagine che di musica, e la frittata è fatta.
Se ti schieri dalla “parte giusta”, vieni usato per un paio di mesi e poi rimpiazzato dalla nuova moda. Se ti schieri dalla “parte sbagliata”, vieni cancellato da ogni piattaforma. Se non ti schieri affatto, vieni ignorato del tutto. A me non frega un cazzo di niente e quindi continuo per la mia strada. Sono un musicista, non un attivista né una pedina nelle mani di qualche movimento ideologico o politico, qualunque esso sia. Io sono io, sono me stesso e non mi inginocchio davanti a nulla e nessuno. E soprattutto, nessuno mi dice cosa fare, cosa dire o cosa pensare.
VOLGAR: …ben detto. Sei molto orgoglioso della tua città natale e delle tue montagne; altro sentimento, l’orgoglio, bandito in tutte le salse e sostituito da parole ebeti come “inclusività” e “resilienza”. E’ stato emozionante girare Torino assieme e vederti così entusiasta nel farmi da guida partendo dalla Mole sino al monumento a Nietzsche. Cos’è per te l’attaccamento al territorio e come potrebbe, tale attaccamento, non impregnare sino al midollo l’immaginario poetico di un artista?
ERYMANTHON: Come possiamo guardare al futuro se non sappiamo da dove veniamo? Come possiamo pensare di vivere fieramente e con successo, se gettiamo merda su quanto ci ha preceduti? Basterebbe rispondere con onestà a queste due domande per smontare in un istante tutta quella pagliacciata di cancel culture e compagnia bella. Siamo giunti all’assurda insinuazione che essere orgogliosi della propria terra e della propria storia sia sinonimo di essere un fascista. Siamo giunti a proporre di cancellare dai programmi scolastici lo studio della Filosofia e testi come la Divina Commedia di Dante, per non offendere i nostri amici mediorientali. Ma ti pare possibile? Siamo giunti a condannare l’intera storia dell’Occidente e ad autoflagellarci e ritorcerci come vermi, come cazzo sia possibile pensare di costruirsi una vita degna, fiera e onesta con un atteggiamento del genere va al di là della mia comprensione. Io continuo a tenere la schiena dritta, a leggere Nietzsche e a fare dischi sull’Antica Roma e sui Celti che abitavano le mie amate Alpi. Voi fate un po’ il cazzo che vi pare…
VOLGAR: siamo rimasti io, te e i Marduk a portare la Croce di Ferro: negli anni ’80 la portavano i Cult, i Lords Of The New Church, Lemmy Kilmister e, ovviamente, Quorthon. Moda finita o, piuttosto, gli schiocchi di frusta del politicamente corretto hanno corretto anche la libertà di agghindarci come ci dice il culo la mattina?
ERYMANTHON: Ti dimentichi l’ambiente biker che fa ancora ampio uso di Croci di Ferro, teschi e chi più ne ha più ne metta (hahaha!). Non mi sembra di aver mai visto Quorthon con una Croce di Ferro; per un periodo aveva la Croce dei Balcani dipinta sulla chitarra in quanto appassionato di storia e di aerei da guerra, e aveva utilizzato la Croce del Sole su Hammerheart come riferimento mitologico, cosa che ho fatto anche io su alcuni dischi (scatenando la furia di un paio di schizofrenici paranoici). Non importa, il messaggio è passato comunque…
Per quanto mi riguarda, la Croce di Ferro sul mio giubbotto è un tributo al grandissimo Lemmy, da te citato, e ai suoi Motörhead. Ed ovviamente mi è capitato più di una volta di sentire storie e questioni su quanto l’uso di questo tipo di simboli possa essere “offensivo” o “inappropriato” o “insensibile”. Così come ho sentito storie per le mie cinture di proiettili, i miei stivali militari, i pantaloni mimetici e la Croce del Sole che porto sempre al collo.
Come dicevo poco fa, il politicamente corretto imperversa e oggi dire o fare qualunque cosa che non sia “sicura” e “inclusiva” è messo sullo stesso piano di essere uno skinhead neonazista, in primo luogo l’immaginario militarista e quello mitologico. Leggere Nietzsche e ascoltare Wagner conduce puntualmente a beccarsi l’epiteto di nazista, poco importa che siano entrambi morti almeno trent’anni prima della salita al potere di Hitler.
Apprezzare la mitologia europea (romana, norrena, celtica, germanica…) e ostentarne la simbologia sortisce lo stesso effetto, perché ovviamente è ragionevole condannare millenni di storia, cultura e identità alla luce di dodici fottuti anni di storia tedesca che hanno avuto luogo quasi un secolo fa.
Cristo gente, usate la testa. Ad oggi ho i capelli lunghi 70 centimetri, porto gli orecchini e mi vesto di pelle attillata dalla testa ai piedi, con tanto di stivali da cowboy. Suono Heavy Metal e detesto chi mi dice cosa fare.
Sarei il primo a finire nelle camere a gas sotto un regime nazista. Oltretutto, basterebbe fare due parole con chiunque mi conosca di persona per capire il tipo di persona che sono. Datevi una svegliata. Questa è gente con troppo tempo libero, troppi grilli per la testa e che fa una vita troppo comoda. Se qualcuno si sente offeso da ciò che dico o faccio è un problema suo, oltretutto mi diverte tantissimo l’idea di dare sui nervi a qualche paranoico schizofrenico e isterico, quindi tanto meglio. Non possiamo pretendere di obbligare tutti a “camminare su gusci d’uovo” per non offendere qualche fighetta viziata ed eccessivamente sensibile. Crescete.
Il fatto che anche in ambiente Metal si vedano fenomeni del genere è ancora più preoccupante. Penso ai “metallari Gen-Z” che tentano di affossare i Cannibal Corpse per via dei loro testi violenti ed estremi che necessariamente implicano che i musicisti stessi siano persone orribili (il tutto mentre il cantante Corpsegrinder se la ride, facendo beneficenza per i bambini in difficoltà), o a sedicenti appassionati di Black Metal che screditano completamente la rilevanza fondamentale di un progetto musicale come Burzum, a volte addirittura invocandone la censura, semplicemente per via delle idee personali e controverse di Varg Vikernes (idee che, va detto, non vengono mai riportate nei suoi dischi, che sono sempre rimasti ben separati dalla sua vita privata) oppure ai Marduk che sono stati ricoperti di merda per non aver accolto di buon grado l’iniziativa idiota di un manipolo di cretini di far partire un trenino e lanciare palloncini colorati durante la loro esibizione al Frantic.
Va bene divertirsi, va bene tutto, ma il contesto è importante, e un concerto Black Metal non è il contesto adatto per carnevalate del genere. Cosa pensi accadrebbe se qualcuno si mettesse a fare il trenino e lanciare palloncini a un concerto di Musica Classica?
Il Metal non è e non deve essere uno “spazio sicuro” per bambocci mocciosi e viziati, è un genere che esprime rabbia e sfogo, è un genere che deve provocare, è un genere il cui estremismo nei suoni e nell’immagine serve come catarsi per liberarti dei tuoi demoni. Non diventi una bestia perché sfoghi il tuo lato oscuro con l’arte.
Diventi una bestia quando ti viene proibito di dire, pensare o provare qualunque cosa che non sia “adatta agli standard della community”. Quando anche i sentimenti e le emozioni diventano un crimine, e quando esprimere il tuo lato oscuro ti viene vietato. A quel punto esplodi. Per questo io credo che sia solo questione di tempo prima che un’ondata violenta di anti-politicamente corretto prenda piede. E temo che si tratterà di un fenomeno tanto “ideologicamente blindato” quanto quello che intende combattere, e la cosa non mi entusiasma affatto. Non sono un fan di movimenti ideologicamente blindati in generale, perché li ritengo pericolosi, e perché non mi rappresentano. In un’epoca in cui tutto deve essere catalogato ed etichettato, io voglio rimanere libero. Non provate ad appiccicarmi addosso un’etichetta, perché non ci riuscirete.
VOLGAR: ti sei disegnato la chitarra da solo e l’hai costruita assieme ad un liutaio: nell’epoca in cui i parrucconi mainstream considerano tale strumento roba da boomer, tutto ciò suona meravigliosamente eversivo…
ERYMANTHON: Hahaha, ma nulla di eversivo in questo caso, amo le chitarre e mi è sempre piaciuta l’idea di costruirne una, quindi qualche anno fa con l’aiuto di un amico che lavora il legno ho finalmente completato questo mio progetto. Se essere un “boomer” (parola che detesto, tra parentesi) significa apprezzare buoni strumenti e buona musica (piuttosto che ascoltare quelle schifezze che girano in radio che sembrano semplicemente i deliri di un tossico in preda a una crisi epilettica), allora sono fieramente “boomer”. Tanto meglio…
VOLGAR: se la 6 corde è messa in discussione in quanto “strumento suonato”, i virtuosismi chitarristici sono morti e sepolti. Il Punk non li usava per scelta, il BM per indole, il Goth per snobismo; oggi non li usa più nessuno per conseguente disaffezione e susseguente incapacità tecnica. E invece è proprio nell’era della digitalizzazione forzata che l’assolo dovrebbe rappresentare una riscossa dell’ardimento performativo umano contro l’utilizzo del musicume sintetico collettivo e omologato. Personalmente, sono tra i pochissimi che ancora si cimentano in assoli vocali perché, sì, mi piace ostentare quei muscoli e quel testosterone che nessun’AI possiederà mai, figurarsi quei focomelici dei suoi fruitori. La potenza del mio diaframma, frutto di allenamento fisico quotidiano e di piena corrispondenza fra intenzione creativa e potenzialità corporea, è appannaggio della sola mia volontà ed è marchio genetico della mia irripetibile indole. Anche tu sei un virtuosista…
ERYMANTHON: Così come a me piace esibirmi in assoli di chitarra, che sono onnipresenti sui lavori degli Apocalypse. Certo, è ovvio che si debba rispettare il contesto, in alcune canzoni e alcuni generi l’assolo suona superfluo. Un capolavoro come Filosofem di Burzum sarebbe rovinato da virtuosismi chitarristici alla Yngwie Malmsteen. Tuttavia è altrettanto vero che tacciare qualunque esibizione di eccellenza tecnica sullo strumento di essere “sterile” e “noiosa” è un atteggiamento come minimo idiota. Tanti di quelli che vomitano odio verso i virtuosi non possono nemmeno sognarsi di suonare come Yngwie Malmsteen, Eddie Van Halen o Tony McAlpine. Continuate pure a farvi marcire il fegato di invidia, invece di prendere la chitarra, mettere da parte gli spinelli ed esercitarvi…
VOLGAR: le foto che mi inviasti sulla tomba di Quorthon mi inumidirono gli occhi; e te lo dissi. Perché anch’io ci sono cresciuto, pur avendo 30 anni oltre i tuoi; e perché la tenera ma fiera devozione che un ragazzo è ancora capace di provare verso un artista che è stato modello per la propria forgia, oggi, nell’epoca del mordi e fuggi, della cancellazione del passato, della formattazione algoritmica dei sentimenti, e della più cinica ingratitudine artistica e umana, è oro puro.
ERYMANTHON: Portare un giusto tributo all’uomo che mi ha maggiormente forgiato in quanto musicista è stato un atto dovuto, e ti assicuro che inginocchiarmi sulla sua tomba è stato per me profondamente commovente. Dal giorno in cui ho stampato il mio primo album (e l’ho fatto personalmente, preparando io stesso copertine e quant’altro), ho promesso che la prima copia in assoluto sarebbe spettata a lui, così l’ho tenuta da parte fino al giorno in cui ho potuto visitarne il sepolcro. Non mi piace parlare di devozione, perché non vedo e mai ho visto Quorthon come un dio. Lo considero piuttosto il mio mentore, il mio “padre artistico”, un po’ quello che Dante fu per Petrarca, se vogliamo. Senza di lui non sarei il musicista che sono oggi, e nutro per lui e per la sua arte profonda stima e gratitudine. Le sole parole non sono sufficienti per esprimere appieno ciò che ha significato per me.
VOLGAR: parlami di uscite e progetti, delle band in cui militi e delle attinenze che li collegano artisticamente.
ERYMANTHON: La novità più imminente è il nuovo album degli Apocalypse, Pandaemonium, la cui uscita è programmata per il 15 Novembre. Ci siamo distaccati abbastanza dal “suono Bathory”, pur non abbandonandone del tutto le radici, e mettendo nel calderone molti altri stili e influenze. Il risultato è un suono molto più gotico, neoclassico, ma pur sempre epico e aggressivo.
Credo sia un sound innovativo che non ho sentito proporre da altri progetti prima d’ora, quindi un altro passo nella nostra evoluzione, sperimentazione e nel trovare un’identità più personale. Per noi è un passo importante, nel senso che Apocalypse nasce essenzialmente come “tributo” ai Bathory, non nel senso di cover-band ma nel senso di riproposizione dello stile da loro iniziato, cosa che abbiamo fatto forse meglio di qualunque altro progetto prima d’ora, e questo non lo dico io ma lo dicono diversi di coloro che hanno ascoltato i nostri album.
Questo nuovo album non è un abbandono delle radici che vengono da Quorthon e dai suoi Bathory, ma una naturale evoluzione e integrazione personale delle mie influenze. Oggi credo che il modo migliore per rendere giustizia a chi “mi ha cresciuto” musicalmente sia fare tesoro di quello che ho imparato e andare per la mia strada, ricordando quello che mi ha insegnato.
Per il resto, sono cantante e chitarrista dei Feralia, progetto Black Metal torinese con il quale stiamo lavorando sul nuovo album, di cui siamo molto soddisfatti. Il disco sarà ancora più atmosferico del precedente Under Stige sul quale presenziavo in veste di cantante, e sarà cantato interamente in Italiano e Latino. Non posso anticiparti altro per ora, ma sono sicuro che verrà fuori un ottimo lavoro.
Feralia è una realtà molto diversa da Apocalypse, quello che ci unisce è una volontà di mettere noi stessi nella musica per quanto riguarda il nostro lato più profondo, è una vera catarsi. La musica risulta cupa e atmosferica, e noi ne usciamo rinati, per così dire. Non occupa lo stesso posto che per me occupa Apocalypse, in termini di importanza e “affetto”, ma è un progetto che per me significa molto e che mi è stato di spalla in diverse occasioni.
Infine, sono chitarrista solista in studio dei Jester Majesty da pochi mesi. Progetto fondato da un mio caro amico torinese, dedicato a una sorta di Thrash/Prog Metal molto originale e melodico. Io mi limito a scrivere e registrare gli assoli sui brani (e sì, sono melodici e virtuosistici, alla faccia di quello che si diceva prima sui virtuosismi, hahaha). Qui ci accomuna semplicemente una passione per la musica Metal, in particolare quella ottantiana, e soprattutto per la chitarra.
VOLGAR: ti lascio l’ultima riflessione da dedicare al tuo amato Quorthon e a ciò che senti in te rivivere di lui, oltre ad una somiglianza fisica davvero impressionante.
ERYMANTHON: Hahaha! Non sei l’unico a fare commenti del genere, e mi è stata anche fatta notare più volte una somiglianza nel timbro vocale. Segni del destino…?
Come ho detto prima, Quorthon (o Ace, ormai mi viene più naturale chiamarlo per nome) per me ha significato molto, e con la sua musica è stato per me un punto di riferimento come nessun altro, una stella polare che ha guidato il mio cammino. Da lui ho imparato tanto, ma ho anche notato un’affinità di stile e di carattere fin dai miei primi approcci con lui e con la sua musica. Anche io, come lui, sono sempre stato un “Fuck you all”… ho sempre voluto fare di testa mia, e crescendo questo mi ha causato qualche problemino, hahaha!
A partire dal 2022, data del mio primo viaggio a Stoccolma, sono entrato in contatto con Micke Moberg, amico di Ace e proprietario dello studio di registrazione dove i Bathory hanno registrato gli ultimi tre album della loro carriera. Abbiamo stretto amicizia, e mi ha offerto di iniziare a lavorare con il suo studio e con la sua etichetta discografica per il mio progetto Apocalypse.
Durante la mia prima visita al suo studio mi ha lasciato suonare una delle chitarre usate su Nordland. Offrendomi di lavorare con lui, mi ha detto di credere che io sia, tra tutti, la persona giusta per raccogliere l’eredità musicale dei Bathory e “portare avanti la torcia” a modo mio. Capirai bene che un qualcosa del genere detto da una persona come Micke, non un semplice fan ma un collega e un amico della mente dietro ai Bathory, ha un peso non indifferente.
Tutto questo è qualcosa che io non avrei mai potuto nemmeno sognarmi, quando a 16 anni mi sono seduto in cameretta con la mia chitarra a comporre le prime canzoni per il progetto Apocalypse. Ogni tanto devo riprendermi e ricordare a me stesso che sono davvero fortunato, e che nonostante mille dubbi e incertezze che, come tutti, ho avuto nel portare avanti questo progetto, probabilmente qualcosa di giusto l’ho fatto…
ERYMANTHON
Suaviter, G/Ab SVENYM VOLGAR USTORH