Strane collisioni – Un Metalhead al Super Bowl

Strane collisioni tra lo sport di squadra e il genere musicale più duri al mondo.
Spostare un altro essere umano da un Punto A ad un Punto B contro la sua volontà. Sembra un’immagine presa da un qualunque concerto con una slam-dance che infuria nel pit. Però potrebbe succedere che il tizio in questione non sia d’accordo e reagisca male contro di voi. Immaginate invece di poterlo fare legalmente, con un arbitro che tutela il vostro diritto di violare lo spazio vitale dell’ avversario. Direi che state eseguendo uno dei tanti schemi legati allo sport del Football Americano. Questa è una delle similitudini che mi vengono in mente quando cerco di convincere, prima me e poi l’interlocutore, ad accostare due mondi come il Metal ed il suddetto sport.
Se volessimo interpretare le due discipline più popolari negli Stati Uniti come un modo di intendere la vita tipico della tradizione Americana, il Baseball ha tutte le caratteristiche del partire per il mondo alla ricerca di avventura, lavoro o gloria per far ritorno a casa da anziano. Musicalmente potremmo quindi immaginarlo come il Blues, sia rurale che metropolitano. Il Football è la conquista violenta e sistematica del Territorio altrui. C’è bisogno di aggiungere altro?
Queste sono personali considerazioni sull’ inevitabile attrazione tra due pesi massimi in tre puntate. Nella prima un’introduzione al tema, nella seconda e nella terza una carrellata di protagonisti, metallari che amano il football e giocatori che sono metallari nell’animo. Poi una piccola appendice sullo stadio da football più Heavy al mondo.

Parte 1-Long Live The Loud!

Partiamo dalla fine.
Anzi, dall’attualità.
Domenica 9 febbraio, durante lo svolgimento del Super Bowl giocato a New Orleans, si sono consumate 2 tragedie ma contemporaneamente è iniziato un periodo di festeggiamenti. Quest’ultimo ovviamente a uso e consumo degli appartenenti alla sponda vincitrice, quella dei Philadelphia Eagles, dominatori assoluti di un incontro sorprendentemente a senso unico.

La prima tragedia è tutta sulle spalle della squadra sconfitta, quei Kansas City Chiefs che non solo erano dati come leggeri favoriti dai bookmakers, ma che non sono riusciti a ritagliarsi un posto nella storia di questo sport fallendo nell’impresa di vincere il terzo titolo consecutivo, cosa che rappresenterebbe un record apparentemente irraggiungibile considerando il livello di competizione ed estremo equilibrio che vige nella Nfl.

Teoricamente i Green Bay Packers negli anni 60 hanno compiuto l’impresa, ma il primo dei loro 3 titoli consecutivi, quello del 1965, non era ancora un Super Bowl, si chiamava Nfl Championship in quanto la fusione delle due leghe rivali, Nfl e Afl non era ancora avvenuta, e tecnicamente lo squadrone del Wisconsin si aggiudicò prima un Championship e poi 2 Super Bowl.

La seconda tragedia è il periodo di ben sette mesi di stop che incombe sugli appassionati di tutto il mondo, che per gustarsi la prossima partita significativa di questo sport devono attendere i primi di settembre, colmando il vuoto agonistico con chiacchiere e sogni di gloria per la propria squadra.
E la musica?

Possiamo riempire un po’ del fossato che ci separa da settembre anche con qualche chiacchiera di carattere musicale. Lo spunto lo riceviamo dal pessimo, a detta di tanti, Half Time Show del Super Bowl di quest’anno. Addirittura qualcuno lo ha definito Worst Half Time Show all-time. Ma non per i contenuti strettamente musicali, in fondo stiamo parlando di Kendrick Lamar, che per chi segue la scena hip hop è considerato tra i primi rapper al mondo. Non è il nostro genere di riferimento, quindi lasciamo queste considerazioni ad altri.

Le critiche sono piovute maggiormente sul come venga concepito attualmente uno spettacolo del genere, che poi è il limite un po’ di tutto lo show business contemporaneo, quel calcare la mano su contenuti che con la musica pura hanno poco a che vedere: pettegolezzi, diatribe, polemiche, red carpet, ecc.

Sembra che per interessare il pubblico a uno spettacolo non basti più l’arte in se stessa, ma ci sia bisogno di una sovrastruttura che non è più un contorno ma il piatto principale. Nella fattispecie l’attesa e poi i resoconti sull’avvenimento si sono concentrati sul se, sul come e sul quando Lamar avesse portato avanti l’infinita polemica con il grande rivale Drake e sul se, sul come e sul quando quest’ultimo risponderà a tono. Robe che una volta interessavano solo i lettori di rotocalchi gossip, ora fanno parte integrante dei “contenuti” musicali.

Ho sempre pensato che la musica che gira intorno al carrozzone Nfl si divida essenzialmente in tre macro-aree:

Area 1-Quella del suddetto Half Time Show, lo spot su cui vengono puntati i riflettori principali, atteso da sempre dal pubblico come parte integrante della partita, momento nazional-popolare per definizione, che ha avuto nel corso delle sue edizioni molti alti e bassi.

Dagli anni 60 fino alla fine degli anni 80 l’intrattenimento era di solito affidato ad una marching band locale, spesso quella delle Università della zona in cui veniva giocata la partita, con la partecipazione estemporanea di qualche star dello spettacolo, come Lionel Hampton o Ella Fitzgerald.

Nel 1991 alla Nfl, forse per esigenze televisive, e sicuramente per cementare a suon di dollaroni due momenti importanti di pop-culture, venne l’idea di organizzare un mini concerto dei New Kids on the Block, la boy-band più popolare al momento, e quello rappresentò il punto di non ritorno.

Da quella edizione in poi tutte le maggiori star del mainstream pop-rock si sono avvicendate su palchi sempre più faraonici e montati dalle crew dello stadio in pochi minuti. In quei 20 minuti scarsi di spettacolo i tv ratings si innalzano su cifre record che di solito superano quelli della partita stessa, ad esempio quello di Kendrick Lamar ha toccato un picco di 133.5 milioni di spettatori, superiore ai 127 milioni della partita.

Il nostro genere musicale preferito ovviamente viene ignorato in questo contesto. I soli Aerosmith vantano una partecipazione nell’edizione del 2001 ma all’epoca ormai erano una super mainstream band, dato il successo planetario della mega-hit I don’t want to miss a thing.

Nel 2016, all’epoca del Super Bowl 50 che si tenne a Santa Clara, quindi in piena “Metallica Zone”, ci si aspettava concretamente che i 4 venissero ingaggiati per l’evento, ma alla fine furono preferiti i Coldplay, a dimostrazione che l’appartenenza locale e le radici non sono un criterio decisivo per l’attribuzione dello spot.

Ai Metallica fu elargito il contentino di ospitare un concerto a titolo The Night Before, la sera prima della partita, nello stadio della locale squadra di baseball San Francisco Giants, AT&T Park.
A questo link i commenti di Hetfield sull’accaduto.

Noi non abbiamo perso ancora del tutto le speranze dato che la prossima edizione si terrà nuovamente al Levis Stadium, e Mr. Ulrich farà di tutto per lavare l’onta di 10 anni prima. Ma sui 4 Horsemen ed il loro rapporto col football ci ritorneremo più avanti.

Area 2-Un altro momento importante sempre abbinato ai grandi eventi U.S.A. è la celebrazione patriottica con l’esecuzione di “Star Spangled Banner”, l’inno nazionale. Nel Super Bowl , ma anche prima di Wrestle Mania, è di solito abbinato al traditional “America the Beautiful”, brano che da tanti è considerato il vero inno nazionale, con dei movimenti di pensiero che affiorano ogni tanto con la proposta di sostituire quello ufficiale, come succede a volte da noi con il “Va pensiero”.

Nell’ immaginario comune il brano viene associato a Ray Charles, che lo incise negli anni 70 in occasione de bicentenario dell’indipendenza. Durante l’esecuzione di questi inni, che avviene immediatamente prima del kick-off, unitamente alla performance nelle ore che precedono l’incontro di altri brani tradizionali o molto famosi, ma comunque legati ad avvenimenti locali o di interesse attuale, si percepisce il grande legame emozionale di questo sport con il territorio e con le culture locali.

A volte si vuole celebrare la città che ospita l’avvenimento, altre volte la musica rappresenta un momento di riscatto per lenire una tragedia o una calamità naturale che ha colpito di recente. In tutti i casi, i figli più illustri della città vengono chiamati a svolgere il ruolo dello sciamano che trasforma delle semplici note in un viaggio nella memoria collettiva che unisce tutti.

A mio parere questa area, essendo associata a una sfera personale molto interiore, quella che lega l’individuo alla propria idea di cittadinanza o di comunità, è quella più interessante. Le interpretazioni sono molto sentite dall’ artista e tanto intense da percepire facilmente le emozioni in uscita.

Nel corso degli anni non sono mancati momenti realmente toccanti, come il pianto al limite del disperato di Ricky Watters durante l’esecuzione dell’inno alla ripresa del campionato dopo l’attacco alle Torri del settembre 2001, oppure momenti di contestazione pura, come la protesta iniziata nel 2016 da Colin Kaepernick, che si inginocchiava appena iniziava l’inno nazionale per attirare l’attenzione contro le oppressioni sofferte dalle minoranze, soprattutto nere, negli Stati Uniti.

In questa macro-area le connessioni tra il football e il rock più duro sono maggiori.
Pur non avendo mai avuto il privilegio di aprire le danze al Super Bowl, il Metal è stato rappresentato tante volte con l’esecuzione di Star Spangled Banner in gare di Regular Season o di Playoffs.

Zakk Wylde, Joey Belladonna, Satriani, gli stessi Metallica, Jerry Cantrell, Bon Jovi, e altri, sono stati a vario titolo coinvolti in esibizioni in campo o nei parcheggi antistanti gli stadi.

Uno dei momenti più memorabili, sicuramente noto a tutti gli appassionati e ben presente su Youtube da anni, è stato il mini concerto a sorpresa che i Metallica hanno tenuto nel parcheggio dell’ Oakland Coliseum nel gennaio 2003 prima del Champinship Afc, per i non esperti una delle due semifinali che portano al Super Bowl.

Quel giorno i fans degli Oakland Raiders che affluivano allo stadio per l’incontro contro i Tennessee Titans si sono imbattuti in una inedita lineup dei 4, con Bob Rock al basso al posto del dimissionario Newsted, e si sono goduti una mezz’oretta di classici della band compresa nel biglietto della partita. L’evento è ben documentato nel dvd Some Kind of Monster, a partire dal dibattito iniziale tra un Hetfield (storicamente tifoso dei Raiders) entusiasta per l’occasione ed un Kirk Hammett visibilmente poco interessato.

Area 3-Let’s get loud. La terza delle 3 macro-aree tematiche riguarda il cosiddetto “In-Stadium Entertainment”. In ogni venue vengono sparati dei brani a volumi pazzeschi dai diffusori, brani che devono sottolineare un particolare momento topico della partita, o con lo scopo di caricare le Home Teams, o con quello di incutere timore agli ospiti.

Fuel dei soliti Metallica viene spesso usata per l’ingresso in campo dei padroni di casa, ma anche Wild Side e Kickstart My Heart dei Crue, Welcome to the Jungle a volte accoglie in senso minaccioso i visitatori, il riff di Crazy Train sottolinea il kick off perché stiamo per imbarcarci in un viaggio a rotta di collo per più di 3 ore, i rintocchi di campana iniziale di Hells Bells e di For Whom the Bell Tolls servono a creare una lugubre atmosfera al terzo down giocato dalla squadra di attacco ospite, che se non convertito li costringe a lasciare il campo, Walk o Cowboys from Hell dei Pantera ti ricordano che stai giocando nel tempio dei Dallas Cowboys, lo stadio con il buco nel tetto così Dio può guardare la sua squadra preferita, la lista è lunga e comprende anche We’re not gonna take it, Don’t stop believin, Thunderstruck, Rock you like an Hurricane, Enter Sandman, Master of Puppets, Paranoid, Cum on feel the Noize, Highway to Hell.

Ovviamente in quest’ area, il rock duro la fa da padrone. Quale altro genere musicale potrebbe assicurare meglio un simile interscambio di pura energia tra il team e la fanbase ed elevare il tutto al livello di intensità parossistica?

La stessa struttura del play by play del football favorisce questo tipo di intrattenimento. Considerando che ogni azione di gioco dura mediamente 4/5 secondi e poi ce ne sono circa 40 per rimettere in moto il pallone, è ovvio che logisticamente è abbastanza semplice inserire tra un’azione e l’altra un elemento, anche musicale, per far detonare l’intensità accumulata.

Potremmo ottenere questo risultato con un qualsiasi brano di altro genere? Inoltre ogni singola giocata può essere potenzialmente finalizzata con una segnatura, quindi quei 5 secondi vengono vissuti dal pubblico col fiato sospeso. 5 secondi di esplosività atletica, interpretati dai 22 in campo sempre al 100% delle loro possibilità fisiche e di concentrazione, come assistere a un centinaio di corse sui 100 metri piani in atletica leggera, tutte concentrate nello stesso pomeriggio. O come ascoltare Speak English or Die degli S.O.D.

Dopo la componente puramente legata a sensazioni basilari, corporee ed istintive, come ammirare il gesto atletico e la forza bruta in campo, farsi coinvolgere dall’intensità e dalla velocità, sbattere contro il muro di aggressività che ci ricorda una parete di Marshall sul palco, che in fondo sono i magneti che attraggono per la prima volta il teenager che ascolta i classici dell’ Heavy Metal, il passo successivo, proprio come il ragazzo che inizia ad esplorare i sottogeneri più raffinati, è quello di entrare nelle dinamiche più sofisticate di questo sport.

Appena il ragazzo realizza che forza, velocità ed atletismo sono solo la base su cui si innestano schemi di gioco molto complicati che vanno studiati e ripetuti decine di volte in allenamento, oppure che un “wild bunch” formato da 11 bipedi dalla stazza fisica più disparata, con un range che va dal brevilineo simil-ginnasta al Mammoth, deve muoversi con sincronia e precisione dopo l’ascolto di una stringa alfa-numerica enunciata dal quarterback, che rappresenta lo schema da utilizzare, il tutto in quei pochi istanti di cui parlavamo e magari con 70.000 persone che ti urlano contro e altri 11 che ti insultano la mamma, il ragazzo, dicevamo, passa al secondo step ed entra in un meccanismo che lo porta a studiare nomenclature, regolamenti, statistiche e tutto quello che lo può aiutare a godersi una partita in modo approfondito.

Come riuscire ad apprezzare il live dei Satyricon con il coro della Norwegian Opera, due entità che alle orecchie di un ascoltatore occasionale vivono agli antipodi dello spettro musicale ma che sul palco si fondono mirabilmente.
Ok, come introduzione ci fermiamo qui, spero di aver messo in moto abbastanza input da spingervi a guardare con curiosità e con “occhi e orecchie metallici” un paio di video highlights di questo sport.

(Domenico Cecaro)