Skyclad: nudi, pagani e poveri esistenzialisti

Tre volte la lettera S. Satan, Sabbat, Skyclad. Non sappiamo se c’è un legame voluto oppure è solo frutto del caso, una coincidenza o di un riemergere subsconscio. Nell’alfabeto inglese la S è una delle quattro lettere più “potenti” a livello fonetico, insieme alla A, alla O, alla J, come viene spiegato da eminenti linguisti di quell’idioma. Esaminando il potenziale simbolismo della lettera “S” in diverse tradizioni spirituali, si nota che essa è spesso associata a concetti di serenità, spiritualità e forza. Nella tradizione ebraica, la “S” è l’iniziale di Samech, uno dei nomi di Dio e rappresenta un cerchio con una croce a quattro bracci uguali inscritta, che simboleggia l’infusione divina sia all’interno che all’esterno.

Per gli Slavi, la “S” incarna la supremazia, il trionfo e il sacrificio compiuto per il bene. Quindi, se caso è caso sia, ma se in qualche modo non lo dovesse essere, la trplice S è un buon punto di partenza da cui inizio a raccontarvi delle cose. Cose che riguardano una band davvero unica, originale, pioniera e spesso poco citata, quando invece dovrebbe essere più spesso nei pensieri di chi ama la musica: gli Skyclad.

La loro fondazione nel 1990 a opera di Martin Walkyier, precedentemente nei Sabbat, e del chitarrista Steve Ramsey, proveniente dai Satan e dai Pariah, fu animata dall’ambizioso intento di creare la “ultimate pagan metal band”.

Questa dichiarazione di intenti costituisce un punto di partenza fondamentale per comprendere le loro inclinazioni spirituali ed esoteriche. Un elemento centrale per decifrare il significato dell’opera degli Skyclad risiede nel loro nome stesso: “skyclad”. Questo termine affonda le sue radici nelle tradizioni della Wicca e del Paganesimo Moderno, dove si riferisce alla pratica della nudità rituale.

In questo contesto, l’atto di spogliarsi durante i rituali simboleggia l’uguaglianza tra i partecipanti e una connessione primordiale con la natura. Alcuni gruppi e tradizioni pagane praticano la maggior parte, se non tutti, i loro rituali in questo modo.

Questa scelta del nome da parte della band non è puramente estetica, ma porta con sé un peso spirituale e filosofico significativo, collegandoli direttamente a un sistema di credenze e pratiche specifiche.

Come espresso nella loro canzone omonima, presente nel loro album di debutto, il nome riflette sia le loro inclinazioni religiose che le loro convinzioni sociali. È interessante notare che il termine “skyclad” trova una risonanza in un contesto spirituale apparentemente distante: la setta Digambara del Giainismo.

In questa tradizione indiana, “Digambara” significa letteralmente “vestito con le direzioni”, spesso tradotto come “vestito d’atmosfera” o, appunto, “skyclad”.

I monaci Digambara praticano la nudità completa come simbolo di rinuncia ai beni materiali e agli attaccamenti mondani. Questa connessione transculturale aggiunge un ulteriore livello di profondità esoterica al nome della band, suggerendo una potenziale consapevolezza di tradizioni spirituali più ampie che vanno oltre il Paganesimo occidentale.

Sebbene il riferimento primario sia quello alla Wicca, il parallelo con il Giainismo, in particolare l’aspetto ascetico della rinuncia all’abbigliamento, potrebbe riflettere un interesse più profondo per la purezza spirituale o per una liberazione simbolica dai vincoli sociali, temi che paiono emergere nei loro testi. Infatti essi si distinguono per la loro ricchezza di commenti sociali e per una critica acuta alle strutture di potere.

La povertà è un tema ricorrente, esplorato attraverso la lente delle disuguaglianze sociali e delle difficoltà quotidiane. Canzoni come Prince of the Poverty Line dipingono un quadro cinico dell’Inghilterra post-Thatcher, evidenziando la crescente disparità economica e le lotte di chi vive ai margini della società . Anche il problema dei senzatetto viene affrontato, come Martin Walkyier stesso scrisse a proposito della crescente piaga dell’homelessness a Londra in Cardboard City.

L’apatia politica è un altro bersaglio della loro critica, con testi che denunciano l’indifferenza verso le questioni sociali. Attraverso queste osservazioni taglienti, gli Skyclad rivelano una filosofia che si interroga sulle dinamiche del potere e sulle ingiustizie sociali. Un’altra tematica filosofica centrale nell’opera degli Skyclad è l’ambientalismo.

Una preoccupazione costante per la salute del pianeta suggerisce una visione del mondo che valorizza la natura e critica la sua distruzione ad opera dell’attività umana. Testi come quelli di Our Dying Island esprimono un accorato appello al rispetto per la Terra, mettendo in discussione l’arroganza di un’umanità che si considera padrona del mondo senza curarsi delle conseguenze delle proprie azioni.

La canzone The Cry of the Land, narrata dal punto di vista della Terra stessa, sottolinea la ricchezza inesauribile del mondo naturale e il dolore inflittole dall’incuria umana . Questa prospettiva filosofica si allinea spesso con la riverenza pagana perla natura come entità sacra.

Inoltre, alcuni testi degli Skyclad si addentrano in questioni esistenziali, riflettendo sulla natura umana e sul significato dell’esistenza . Canzoni come Halo of Flies pongono domande fondamentali sull’identità (Tell me who am I), sulla ragione d’essere (what am I) e sul perché della nostra presenza nel mondo (why am I here).

Queste interrogativi diretti rivelano una riflessione filosofica sull’esistenza, sulla libertà individuale, sulla responsabilità e sulla ricerca d significato in un universo potenzialmente assurdo, temi centrali nel pensiero esistenzialista. Un tratto distintivo dei testi degli Skyclad è l’uso sapiente dell’ironia e della satira come strumenti per veicolare messaggi filosofici .

L’impiego dell’umorismo si dimostra un mezzo efficace per criticare le norme sociali e invitare a una riflessione più profonda. La recensione dell’album Folkemon evidenzia come diverse canzoni utilizzino l’ironia per affrontare temi come le teorie di cospirazione (The Great Brain Robbery), la storia coloniale inglese (Think Back And Lie Of England) e il conflitto tra natura e progresso (The Disenchanted Forest).

La loro capacità di utilizzare l’ironia dimostra negli Skyclad una sofisticata consapevolezza filosofica e una volontà di stimolare il pensiero critico nell’ascoltatore. Nel corso della loro carriera, si osserva un’evoluzione nella band, con un passaggio da temi inizialmente più apertamente pagani a un commento socio-politico più marcato. Questo cambiamento non implica un abbandono delle loro radici spirituali, ma piuttosto un ampliamento dei loro orizzonti filosofici per includere una gamma più vasta di preoccupazioni relative al mondo contemporaneo.

Nondimeno l’esoterismo è spesso associato alla conoscenza nascosta, che si manifesta attraverso simboli, allegorie e riferimenti a tradizioni mistiche. I testi di Martin Walkyier sono noti per il loro uso intelligente di giochi di parole, metafore e allusioni , che potrebbero celare significati più reconditi. Data la loro iniziale focalizzazione sul paganesimo, è plausibile che i loro testi contengano riferimenti esoterici e simbolismi più sottili che vanno oltre i temi più evidenti.

Un’analisi dettagliata dei testi, alla ricerca di simboli ricorrenti (ad esempio, il giardino, la luna, specifici animali o piante), narrazioni allegoriche o riferimenti a tradizioni esoteriche conosciute (alchimia, astrologia, ecc.) potrebbe rivelare questi livelli di significato più profondi, che lasceremo a chi sta leggendo il compito di esplorare e decifrare.

Il riferimento ad Afrodite e alla terra di Alessandro in A Stranger in the Garden potrebbe essere un punto di partenza per questa indagine. Gli Skyclad hanno avuto il grande merito di aver dato il via in modo significativo al genere folk metal, sovrapponendo al tessuto musicale più intersezioni liriche, frutto delle precedenti esperienze nei Satan e nei Sabbat. Per ora il cerchio si chiude qui ma una seconda puntata sulla band è già pronta per compendiare tutto.