La folle storia dei KLF

Questa è la storia di due artisti che, in soli cinque anni, sono riusciti a: essere citati in giudizio dagli Abba a causa di campionamenti illegali con cui avevano autoprodotto il loro primo album; pianificare un singolo col preciso intento di farne una hit, riuscendoci in pieno; collaborare con musicisti di assoluto prestigio, rivitalizzandone le carriere e ritrovandosi in cima alle classifiche; mandare infine tutto volutamente all’aria, con una delle uscite di scena più clamorose di sempre.
Questa è la storia dei KLF.


Nel 1987, a Londra, lo scozzese William Ernest “Bill” Drummond (musicista, scrittore e discografico, al tempo A&R della WEA) e l’inglese James Francis “Jimmy” Cauty (chitarrista ed artista visuale, ex Zodiac Mindwarp e Brilliant), decidono di creare un progetto hip-hop a nome “The Justified Ancient Of Mu Mu” (“The JAMs”), ispirandosi dalla celebre e controversa “Trilogia Degli Illuminati”.

Con l’ausilio di un computer Apple II, una batteria elettronica e un sampler, si rinchiudono nello studio casalingo di Cauty ribattezzato “Trancentral” e danno vita allo strampalato album  1987 What The F*** Is Going On: in pratica, un minestrone di campionamenti del tutto illegali, tenuti insieme da parti rappate e ritmiche varie.

Neanche il tempo di pubblicarlo, ovviamente in maniera del tutto indipendente, che i nostri vengono immediatamente citati nientemeno che dagli Abba, per l’uso non autorizzato di spezzoni di Dancing Queen nel brano The Queen And I. Condannati poi ad eliminare fisicamente le copie invendute dell’album, saranno essi stessi a procedere alla loro distruzione.

Per nulla intimiditi, Drummond e Cauty fondano la propria etichetta discografica KLF Communications e pubblicano, l’anno successivo, il secondo album Who Killed The JAMs?, più o meno sulla falsariga del primo ma più organico e un po’ meno caciarone.

Fino a questo punto, i JAMs hanno ricevuto recensioni tutto sommato positive e si sono fatti un nome in ambienti underground. È da qui che iniziano a pensare più in grande, decidendo di realizzare un singolo al solo scopo di farlo diventare un successo commerciale. Il bello è che ci riescono!

Drummond e Cauty l’hanno studiata veramente bene: prendendo come riferimento alcune icone della cultura popolare inglese, hanno prodotto un mash-up del tema della popolarissima serie televisiva Doctor Who, del ritornello di Rock And Roll di Gary Glitter e dell’intro di Block Buster degli Sweet.

Cambiato il nome della band in The Timelords e scelto un titolo che è un’evidente parodia di un successone dei Coldcut, raggiungono in pieno l’obbiettivo prefissato: Doctorin’ The Tardis esce nel maggio 1988 e sbanca le classifiche (numero 1 in Inghilterra e Nuova Zelanda, numero 2 in Australia e top 10 in almeno altri quattro paesi).

Tanto e tale è il suo successo, che i due funambolici artisti si permettono perfino di scrivere un libro su come raggiungere facilmente la cima delle classifiche, ovvero “The Manual (How to Have a Number One the Easy Way)”, uscito sempre nel 1988 e ristampato almeno altre due volte.


Spinti dal consenso ottenuto, Drummond e Cauty cambiano di nuovo nome e adottano definitivamente quello di KLF, con l’intento dichiarato di smarcarsi dal sampling selvaggio e creare “pura musica dance”.

Fra il 1989 e il 1990 escono infatti alcuni singoli strumentali denominati Pure Trance Originals, apprezzati nei club ma quasi del tutto snobbati dalla stampa.
Nel 1990 esce il primo album ufficiale a nome KLF, ma come è ormai tradizione per loro, si tratta di qualcosa di completamente diverso dai precedenti: Chill Out, la cui copertina mostra una mezza dozzina di pecore sedute in un campo, è un disco fondamentalmente ambient, che racconta un viaggio immaginario nelle campagne del sud degli Stati Uniti. Musicalmente rilassato e quasi onirico, include sia parti campionate che suonate, con rimandi al country ed ai Pink Floyd. Insomma, quanto di più anticommerciale si possa immaginare.

Sfruttando i proventi di Doctorin’ The Tardis, i nostri tentano anche di realizzare un film con relativa colonna sonora, che avrebbe dovuto essere un “road movie” chiamato The White Room.

Il film non è stato mai completato ma la colonna sonora, per quanto pesantemente rivista, apparirà nel 1991 come il secondo album dei KLF, appunto The White Room, un disco molto più house e “vendibile”.

Nel frattempo, i KLF hanno comunque continuato a sfornare singoli, rielaborando i precedenti “pure trance” in quella che è stata definita la “Stadium House Trilogy”, cioè versioni più commerciali, con parti cantate e rappate e melodie più accattivanti.

What Time Is Love?, 3 A.M. Eternal e Last Train To Trancentral diventano in breve tempo delle hit, trascinate da uno stile più radiofonico, un’iconografia bizzarra ma subito riconoscibile e testi autoreferenziali, sempre basati su “Illuminati”.

Le melodie semplici che ti si stampano in testa, l’ossessivo coro “Mu! Mu!” infilato ovunque, i videoclip elaborati e una discreta rotazione in radio e TV, fanno sì che i KLF diventino noti al grande pubblico.

La rivisitazione dei propri brani è, a questo punto, una costante per il duo, tanto che esistono almeno tre versioni ufficiali e una quantità imprecisata di remix di ognuna delle canzoni più conosciute.

Nel 1991 esce il singolo Justified And Ancient (Stand By The JAMs), ennesima versione di un brano apparso in diverse forme già nei primissimi album. Questa è però considerabile come la versione definitiva, per merito di un ricco e ricercato arrangiamento, una forma canzone più convenzionale e soprattutto, la voce dell’americana Tammy Wynette, diva della musica country che ne canta le strofe.

Obbiettivamente si tratta di una gran bella canzone, un efficace mix di canti tribali, funk, rap, country e rock, grazie anche al riff principale che richiama Voodoo Child di Jimi Hendrix.

Il singolo fa il botto a livello internazionale, addirittura riportando Wynette nella top 20 della classifica di Billboard dopo più di vent’anni. È proprio questa apparentemente assurda collaborazione a trainare il brano: la combinazione funziona alla grande ed i media danno recensioni molto positive.
Quante cose erano cambiate per Drummond e Cauty, in così pochi anni!

Il successo rapido è però un’arma a doppio taglio e può essere, fra le altre cose, fonte di notevole frustrazione.

Una seconda e forse ancora più inaspettata collaborazione si concretizza poco dopo, quando i KLF scelgono di rielaborare What Time Is Love? insieme a Glenn Hughes, ex cantante di Trapeze, Deep Purple e Black Sabbath.

Il risultato è un piccolo capolavoro chiamato America: What Time Is Love?: ciò che era nato come un pezzo acid house, guadagna in questa versione un’atmosfera epica e una potenza spaventosa, grazie in particolare all’insistente riff di chitarra “scippato” ad Ace Of Spades dei Motörhead. Non solo, ci sono anche la voce di Hughes che urla il ritornello in maniera splendida, il break centrale ispirato al musical Hair e gli evocativi cori che vanno a completare quello che, forse, è il primo vero esempio di techno/metal

Menzione doverosa anche per il video, girato in bianco e nero e introdotto da una narrazione che ci informa che l’America non fu scoperta da Colombo nel 1492 ma dai Justified Ancients of Mu Mu 500 anni prima, nel 992.

Subito dopo, siamo a bordo di un drakkar vichingo dove, sotto secchiate di pioggia, troviamo Glenn Hughes e il rapper Isaac Bello scatenati insieme a una ventina di comparse, con Drummond e Cauty in armatura ed elmo medievali, intenti a malmenare le proprie chitarre. Semplicemente meraviglioso!

Come per il singolo precedente, anche “America…” ottiene ottimi risultati, cementando la posizione dei KLF come band che non può essere ignorata ad inizio anni ’90.
Per un duo dedito all’house music, scegliere di lavorare con due artisti di enorme spessore ma di stili diametralmente opposti, come Tammy Wynette e Glenn Hughes, è stato già di per sé un colpo di genio.

Farlo, poi, esplorando e combinando in maniera convincente dei generi musicali in apparenza incompatibili, non è niente di meno dell’espressione di un innegabile talento.

Lo stesso Glenn Hughes ha di fatto rilanciato la propria carriera con questa collaborazione e la cosa non passa inosservata: diverse fonti, infatti, riferiscono che i KLF sono stati sommersi di richieste da artisti ormai in declino, che vedono il duo britannico come delle specie di Re Mida, in pratica un’occasione per tornare sulla breccia.

Tuttavia, uno come Bill Drummond, che ha già esternato in mille modi il suo disprezzo per l’industria discografica, evidentemente non può e non vuole stare al gioco. Ecco, quindi, che in lui e in Jimmy Cauty si fa strada l’idea di darci un taglio, proprio nel momento di massima fama. Due visionari del genere potranno mai farlo in maniera convenzionale, magari con una conferenza stampa in cui annunciano lo scioglimento? Certo che no!

La trovata successiva prende forma con la decisione di creare un ultimo album, che dovrà idealmente essere l’anti-“The White Room”, la sua nemesi, il lato oscuro dei KLF. Non a caso, il titolo scelto sarà The Black Room. Dopo averci lavorato per un po’, i KLF scelgono nuovamente di imbastire una collaborazione, solo che questa volta optano per una band… grindcore!

Si rivolgono infatti ai conterranei Extreme Noise Terror, riuscendo in qualche modo a convincerli a registrare insieme una versione metal di “3 A.M. Eternal” e programmando di presentarla a Top Of The Pops a Natale del 1991. Prevedibilmente, TOTP rifiuta la proposta, così l’inconcepibile accoppiata KLF/ENT pianifica la propria rivincita, che avverrà la sera del 12 febbraio 1992, all’annuale cerimonia per i BRIT Awards (praticamente, i Grammy inglesi).

I KLF si esibiscono da vincitori del premio come “miglior gruppo britannico” ma nessuno dei presenti e di chi sta guardando la TV può anche lontanamente immaginare cosa sta per vedere…

Bill Drummond si presenta appoggiato a una stampella, con un kilt scozzese addosso e un sigaro in bocca, dichiarando al microfono: “this is television freedom!”.

Immediatamente dopo, parte una versione brutale, dissonante, dissacrante e quasi cacofonica di quella che dovrebbe essere un’elegante e melodica canzone house, con i due vocalist degli ENT (Phil Vane e Dean Jones) a dividersi le parti “cantate” con Drummond, mentre Jimmy Cauty tortura una povera chitarra e il resto degli ENT viaggia a mille all’ora.

Due minuti e mezzo di assoluto caos, al termine dei quali Drummond spara sul pubblico una raffica di mitra (a salve, per fortuna!) e una voce fuori campo annuncia che i KLF hanno lasciato il music business.

Pochi mesi più tardi, anche le registrazioni di The Black Room vengono abbandonate e cancellate.

È la fine? Non esattamente, perché i due hanno ancora qualche idea per la testa e nessuna di esse è quella che i fans si aspetterebbero.
Inizialmente, cancellano il loro intero catalogo e si assicurano di distruggere le copie fisiche dei loro dischi, tanto è vero che spariranno dai negozi e non esisterà più nulla di ufficiale a nome KLF fino addirittura al 2021.

Rimasti con circa un milione di sterline a disposizione, nel 1993 creano la fondazione artistica “K Foundation”, con lo scopo di spendere i soldi guadagnati con le vendite dei dischi in iniziative al limite dell’assurdo. Ci vorrebbe un articolo a parte per parlarne in maniera esaustiva ma citiamone giusto un paio: dopo una serie di annunci criptici, pubblicati su varie riviste, viene istituito un premio per “peggiore artista dell’anno”. Questo va in diretto contrasto con il “Turner Prize”, organizzato dalla Tate Gallery e rivolto agli artisti visuali contemporanei.

Alla fine dell’anno, la scultrice Rachel Whiteread vince sia il Turner come migliore artista, che il K Foundation Award come peggiore artista: inizialmente Whiteread rifiuta il secondo (che consisterebbe in 40000 sterline) ma cambia con riluttanza idea, quando le viene riferito che i soldi sarebbero stati distrutti se non li avesse accettati. Alla fine, è “costretta” ad accettare pubblicamente il premio in contanti, dichiarando che avrebbe devoluto l’intera somma in beneficenza.

La K Foundation decide poi di inchiodare il milione di sterline a una tavola di legno, per farla esporre in una galleria d’arte; quando (anche in questo caso, prevedibilmente) non ci riesce, sceglie di mettere in scena un’ultima, controversa esibizione…

Il 23 agosto 1994, Drummond e Cauty si recano sull’isola di Jura in Scozia e procedono a bruciare il milione di sterline, una banconota da 50 alla volta! Non contenti, filmano il tutto e ne fanno una specie di documentario rilasciato l’anno successivo.

Subito dopo, si auto impongono un silenzio stampa di 23 anni, durante i quali non potranno mai parlare della distruzione dei soldi e della loro attività come KLF e K Foundation.
C’è infine una fugace apparizione col nome di “2K” nel 1997, con un brano intitolato F*** The Millennium (che altro non è che l’ennesima rivisitazione di What Time Is Love?).

Per il resto, a parte questa e una serie di altre, oscure e brevissime iniziative, dei KLF non si sentirà più parlare fino al 2017, alla fine del loro autoimposto esilio. I brani più noti compariranno poi sulle piattaforme di streaming nel 2021, quando saranno pubblicate alcune compilation ufficiali.

Cosa dire di Bill Drummond e Jimmy Cauty, che non sia già stato detto? Due visionari come pochi altri, artisti autentici e coraggiosi (per quanto un po’ folli) che fra una controversia e l’altra, hanno dimostrato di avere un grande talento musicale.

Passare dai campionamenti alla dance, all’ambient, al country, al rock, fino a sfiorare il death metal, non è cosa di tutti i giorni. E pensare che hanno fatto tutto questo in neanche cinque anni!

La loro uscita di scena è stata qualcosa di storico, un enorme e urlato “vaffa” all’industria dell’intrattenimento.
Ciò che ci hanno lasciato, al di là di tutte le loro discutibili scelte, è la consapevolezza che non ci sono limiti in musica e che, se veramente si vuole creare qualcosa di nuovo e di diverso, si può fare.

Un’ultima nota sul nome KLF. Non è mai stato ufficialmente confermato ma la sua spiegazione più accreditata è anche quella che meglio calza all’incredibile carriera di questi due pazzi scatenati: Kopyright Liberation Front!